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fantasmi o fantasie?

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castelraimondo

Post n°56 pubblicato il 29 Dicembre 2008 da beby85e

Nell’Università di Camerino, nell’immediato dopoguerra, il corso di studi più frequentato era quello sull’occultismo tenuto dal professor Giuseppe Stoppolini, un geniale professore di psicologia. Agli inizi di settembre del 1950 Stoppolini presentò ai suoi studenti Maria Bocca, una medium, che nel corso della lezione cadde in trance e sbalordì tutti poiché cominciò a parlare con la voce riconoscibile di morti, uomini e donne, conosciuti dai presenti. Ma verso la fine della seduta una voce sconosciuta di donna si manifestò supplicando tutti di restare ad ascoltarla. 

Testualmente la voce raccontò:

 

“Sono nata Rosa Manichelli il primo luglio del 1900, quando morii ero Rosa Spadoni ma mio marito era mancato prima di me. Siamo sepolti entrambi nel cimitero di Castelraimondo poco lontano da Camerino. Vi chiedo soltanto di aiutare altre persone perché anche a loro potrebbe accadere la stessa cosa che accadde a me. Due giorni dopo che fu stilato il mio certificato di morte, fui portata al cimitero e lì sepolta viva!” Gli studenti rimasero sconvolti a seguito di quella storia mentre Maria Bocca, dopo aver lanciato un urlo, cadde a terra svenuta. Il giorno dopo Stoppolini scoprì che effettivamente una certa Rosa Spadoni era morta all’ospedale civile di Camerino il 4 settembre del 1939, fu realmente sepolta due giorni dopo nel Cimitero di Castelraimondo. Dal momento che i parenti più prossimi di  Rosa erano morti e che nessuno si oppose all’esumazione, si procedette alla suddetta operazione il 13 settembre 1950. Oltre al professor Stoppolini, all’esumazione erano presenti degli operai ingaggiati per l’occasione, alcuni patologi dell’autorità sanitaria di Camerino, tre ufficiali in rappresentanza del governo italiano e un fotografo. La bara fu trovata dopo quasi un’ora di scavo e Stoppolini scese personalmente nella fossa  per assistere all’apertura del coperchio. La scena che ne seguì era agghiacciante, lo scheletro di Rosa giaceva supino con il cranio piegato a sinistra mentre il braccio sinistro era sollevato, con le ossa delle dita infilate nella bocca e nella gola. Le ginocchia erano piegate come nello sforzo di aprire il coperchio, ma la cosa più raccapricciante erano dei profondi graffi paralleli nella parte interna del coperchio che erano un segno evidente del tentativo di Rosa di aprirsi una via d’uscita  dalla bara con le unghie.

 

I patologi stilarono un comunicato ufficiale in cui si leggeva:

 

“E’ del tutto irrilevante sapere come il professor Stoppolini sia giunto alla conoscenza dei fatti. Dobbiamo ammettere con lui che Rosa Spadoni fu sepolta mentre si trovava in stato di coma in assenza di percepibili segni di vita e che si risvegliò nella bara quando era troppo tardi per soccorrerla.”

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Nella valle dei morti

Nella valle dei morti sono entrato.
La mente ardeva possente, ho cantato.
Eco fischianti e arcangeli d’abisso
mi seguivan nel viaggio. Mi scortavano
fino alle ultime barriere dei mondi
esseri limpidi d’aria ed il ricordo
di saggi antichi e splendenti che un tempo,
aquile alte, guidavano il mondo.

Per un giorno ho veduto, ho contemplato il mare
dove giacciono le ancore dei velieri scomparsi.
Ho raccolto dall’albero di vita un rosso frutto,
l’ho accostato alle labbra, l’ho baciato e ho pianto.

Quando morsi, però, morsi il mio cuore:
svanì la gioia e tace il dolce canto.
Hanno chiuso i miei occhi, mi han rubato
il frutto rosso: il fanciullo è infelice.
Dalle case di pianto non sa uscire,
non vi è alcuno a sentirlo, non vi è alcuno.
In nessun luogo al mondo vi è qualcuno.

28.III.1987

   

 

 

 

 

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Storie di fantasmi per il dopocena

In questa casa (in promo piano nella foto) visse Ettore Scognamiglio, ebanista napoletano trasferitosi a Mantova nella prima decade dell'8oo. La pronuncia di Scognamiglio risentiva con forza del vernacolo d'origine: quando diceva buono, ad esempio, pronunciava quella U di buono più profonda di un pozzo, tanto che la gente mantovana si girava per strada colpita da un suono a cui non era abituata. E nelle mescite, e in bottega, e in piazza tutti gli dicevano, Ma come parli Ettore, con quella U sembra che muggisci!!! Il pover'uomo se ne fece presto una malattia. Tutti lo schernivano per la sua pronuncia, e Scognamiglio cadde in uno stato di prostrazione da cui uscì dopo un'anno, rendendo l'anima a Dio. Dopo tre mesi i mantovani incominciarono a vedere Scognamiglio nelle sembianze di un'apparizione fantasmatica. Girava per le strade di Mantova, Scognamiglio, ululando ai passanti un profondissimo Buuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuono.

 

 

                        

 
 
 

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