Creato da quattro.mani il 02/05/2007
Quando la fantasia non riesce più a stare dentro la mente,e corre via,imbratta i muri e riempie le righe dei diari.Quando si consumano le penne, e la voce non smette di raccontare i pezzi della storia creata per gioco..è il momento di agire!

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Post N° 31

Post n°31 pubblicato il 22 Giugno 2007 da quattro.mani

Doveva entrare nella sua mente, provare a pensare come avrebbe fatto lui. Nonostante avesse letto il suo diario e parlato ore ed ore con Elizabeth trovarsi in quella stanza la faceva sentire a disagio. Voleva andare via al più presto, allontanarsi da quel posto.

Andò verso la libreria e cominciò a scorrere con lo sguardo i vari titoli. C’erano testi di psicologia, classici e triller. Tutti perfettamente in ordine come ogni cosa in quella stanza. Nulla che sembrasse fuori posto. Passò ai cassetti del comodino. Trovò lo stesso maniacale ordine.

Cominciò a sentirsi angosciata. Era in casa dell’uomo che aveva tentato di violentarla e che aveva giurato di fargliela pagare. Era senza un mandato ed oltretutto non sapeva cosa diavolo cercare.

E poi, non riusciva a pensare ad altri che ad Elizabeth nelle sue mani ancora una volta. Cercò di concentrarsi. Non aveva più tempo.

Guardò nell’armadio a muro. C’erano giacche e camicie perfettamente stirate e confezionate in buste trasparenti. Anche queste in ordine di colore. Aprì il primo dei tre cassetti e prese una scatola al suo interno. Si mise a sedere sul letto e tolse il coperchio. Al suo interno c’erano alcune foto, un registratore portatile ed alcune cassette catalogate con delle sigle. Cominciò a guardare le foto e restò senza fiato. Erano le sue vittime. Ma com’era possibile che la polizia non avesse trovato quella scatola? Un brivido di inquietudine le percorse la schiena. Ognuna di quelle foto era una vita in qualche modo spezzata. Le vennero le lacrime agli occhi. Non ebbe il coraggio di ascoltare le cassette. Sapeva bene cosa contenevano. Memories aveva l’abitudine di registrare le sue violenze.

Strinse i pugni e la rabbia la pervase. Alex aveva lasciato quella scatola per lei, per ricordarle che era lui a condurre il gioco. Voleva spaventarla anche in quel momento così delicato. Voleva distruggerla psicologicamente mentre la costringeva ad aiutarlo.

Prese una cassetta dalla scatola e la mise in tasca, poi continuò a cercare.

Dopo quasi un’ora si sentì schiacciata dal senso di impotenza. Non riusciva a capire cosa dovesse trovare, cosa volesse dirle Memories.

Accese lo stereo e la stanza si riempì di una bellissima melodia. Riconobbe subito Franz Schubert. Chiuse gli occhi e cercò di ripetere in mente le sue parole. 

“Tu saprai dove cercare. Siamo legati dallo stesso passato. Se uccide me tu finisci al fresco. Vogliono me sottoterra e te fuori dal gioco perché gli sei arrivata pericolosamente vicino. Ah… dottoressa… non fidarti di nessuno” Quando riaprì gli occhi lo vide. La fissava con odio dalla cornice sulla parete. Come aveva fatto a non vederla prima? Era la stessa foto che aveva ritrovato tra le cose del padre. 

 “siamo legati dallo stesso passato” Susan si alzò dal letto e andò lentamente verso la parete. Il cuore le batteva all'impazzata nel petto. Staccò la cornice dal muro e se la rigirò tra le mani. Aprì i ganci che mantenevano il pannello sul retro della cornice e capì di aver trovato quello che voleva Memories.

 

 
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