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« Il tempo per la paceIride »

Si fa presto a dire piove

Post n°5 pubblicato il 08 Settembre 2010 da Cogoi

Ancora non ci siamo, ma il tempo non lo sa.

Da stanotte non ha fatto altro, tranne pochi momenti di pausa.

Il grigiore ti entra nelle ossa, accompagnato dall’acqua che ti arriva addosso appena metti il naso fuori dall’uscio.

L’ombrello, il rumore delle auto sull’asfalto bagnato, il vialetto di casa allagato, i panni stesi nello scantinato che non vogliono asciugare, gli alberi grondanti con le foglie rivolte verso il basso, come il pelo di un cane appena uscito dall’acqua.

Ma è proprio necessario tutto questo?

Stasera devo per forza uscire, ho un invito presso una pizzeria a pochi chilometri e non posso fingere di essere occupato o di stare male, la scusa non reggerebbe.

Con il cappuccio sulla tesa mi avvio senza alcuna voglia.

L’auto è fredda, umida anche all’interno, dove è finita l’estate?

Per la strada guidatori prudenti, troppo cauti, timorosi per il manto stradale scivoloso.

Finalmente arrivo a destinazione, entro, sono l’ultimo, gli altri hanno già ordinato da bere, il mio posto è in fondo al tavolo, sono il 13° (numero fortunato).

La pizza non è un granché, s’intona con il tempo.

Molti discorsi stupidi, non sono convinto di aver fatto la cosa giusta ad uscire, ma ormai non posso sparire: “… fare bel viso a cattivo gioco …”

Finalmente abbiamo finito, bevuto anche l’ultimo digestivo dopo il caffè, usciamo in ordine sparso.

Sulla porta d’ingresso incrocio un viso di donna sotto l’ombrello, solo un attimo, mi evoca il ricordo di qualcuno che non identifico, inizia la ricerca negli archivi della mia memoria.

Intanto piove

La situazione non mi è nuova, déjà vu o ricordo vero?

Nella strada del rientro non faccio che scavare, cerco come il gatto fa con il topo, ma non trovo niente.

Eppure mi ha colpito così tanto che mi scordo persino la pioggia.

Solo quando devo smontare per rientrare in casa, ritorna il fastidio per le gocce che mi bagnano gli occhiali.

Adesso guardo senza attenzione la TV, i rumori del temporale mi invitano a spegnere il televisore.

Me ne vado a letto, apro il libro che sta sul comodino da questa primavera scorsa, non ricordo neppure di cosa parla, mi sforzo e leggo alcune pagine poi, preso dal sonno, lo abbandono e chiudo gli occhi.

Fuori piove ancora, e dentro l’immagine di quello sguardo ritorna come i cartelloni pubblicitari lungo la statale, sempre gli stessi con cadenza regolare.

Stento a prendere sonno, nonostante la stanchezza, mi ci vorrebbe qualcuno con cui parlare, questi sono i soli momenti in cui la solitudine mi pesa.

Ma ci sono abituato, quello a cui non sono abituato, invece, è quello sguardo, è cercare un nome a quel volto, è capire il perché ci penso ancora.

Chi sei? Perché non mi lasci in pace?

Ora dormi che domani sarà un altro giorno e forse non pioverà più.

 

 
 
 
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Un blog di: Cogoi
Data di creazione: 29/08/2010
 

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