la fata di fango
they say there's nothing I can do but talk to strangers and wait for you« Messaggio #9 | Messaggio #11 » |
per il quarto anno come un dolce parto le mie dita lunghe e magre cascano in gola, lungamente, acremente.
vomito.
l'unica realtà di un'improbabile e sempre ironica ironia, perchè senza tregua io ne rido!
sì.
non sono una di quelle che piange sopra le proprie prodezze. io rido. io mi compiaccio, godo, soffro solo se proprio necessario.
mi è capitato spesso di arrendermi, dopo, del tutto spossata, cadere in uno di quei sonni che vibrano dei sogni più allucinanti, di quelli che non si dimenticano mai più.
ho sognato di essere ricoperta di api, in silenzio, esterrefatta dinnanzi la montagna senza fine, alta come il cielo e sottile come un velo, che si stagliava fra me e tutto il resto.
non potevo piangere, per le api. ne urlare, per le api. io e la montagna sottile come un velo.
senza suoni.
piano mi svuotavo.
forse io rido di gusto per tentare di raccogliermi, se ci fosse mai qualche eco di ritorno, se le mie risate suonassero mai meno vuote.
forse io rido perchè c'è una matassa di carne nel mio petto, e non è un cuore, e non pulsa, non fa che giacere acido e tremulo.
forse io rido perchè vivo lo stupore di un istante che non è passato, e non è presente, e mai risuona di futuro. si può morire un istante solo, e poi vivere per sempre senza cuore, senza tregua.
il quarto anno scendono come velluto. tecnica colta impedisce ormai ogni vago sintomo, è come se niente fosse. ormai non sento neppure la violenza, la cattiveria.
eppure vivo.
eccome.
eppure vivo. addirittura più di molti altri incontrati.
sarà perciò che nonostante tutto, mi guardo allo specchio con la pelle sempre più chiara, come una nuvola, e non sento più nessuna colpa.
e rido.
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Inviato da: demianfree
il 10/11/2005 alle 09:46
Inviato da: demianfree
il 08/11/2005 alle 16:09
Inviato da: fehe
il 07/11/2005 alle 21:49
Inviato da: aranciaamaraa
il 07/11/2005 alle 20:59
Inviato da: make81
il 07/11/2005 alle 16:56