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Pavese, Alice non lo, sa io e De Gregori

Post n°21 pubblicato il 18 Febbraio 2010 da hesse_f
 

 

 Alice non lo sa

e

Pavese

io e De Gregori


“E Cesare perduto nella pioggia sta aspettando da sei ore il suo amore, ballerina.
E rimane lì a bagnarsi ancora un po' e il tram di mezzanotte se ne va..ma tutto questo Alice non lo sa”.

 

Avrò avuto 17..18 anni quando m’intrufolai nel camerino di Francesco DeGregori.

Non volevo un autografo, figurarsi!!Volevo discutere con lui "dell’ermetismo delle sue canzoni che era, a mio (illustre!)parere di troppo difficile comprensione per le masse. Ancora adesso riesco a sentire il terrore che mi chiudeva la gola e interrompeva ogni tanto lo scorrere di quegli sproloqui che mi venivano fuori come un riflesso incondizionato. Lui, molto gentilmente, si sedette vicino a me e cercò di spiegarmi le motivazioni della sua scelta, con calma e tranquillità, non innervosendosi nemmeno di fronte alle domande più volutamente provocatorie. In seguito scoprii che il “Cesare perduto nella pioggia…..” di “Alice “ del 1973 era Cesare Pavese.

L’episodio per chi, come me, ama Pavese è abbastanza conosciuto anche perché è raccontato da Davide Lajolo ne “Il vizio assurdo”.

Pavese nel1925 si invaghì di Pucci, una cantante-ballerina che lavorava al caffè concerto “la Meridiana”. Dopo aver frequentato il locale per qualche tempo e aver scambiato con la ragazza parecchi sguardi e qualche parola, una sera Pavese si fece coraggio e le chiese un appuntamento. Pucci accettò e l’incontro fu stabilito per le sei (pm) del giorno seguente. Pavese si presentò all’appuntamento, naturalmente, in anticipo. Le sei, le sette, le otto, passarono anche le 11 e cominciò a piovere, della ragazza nemmeno l’ombra, ma Pavese non se ne andò, restò ancora li “perduto nella pioggia” fino a mezzanotte. Il giorno successivo venne a sapere che Pucci aveva lasciato il locale puntuale alle sei dalla porta sul retro, dove era attesa da un altro spasimante, “meno insistente e più fortunato di lui” riporta Lajolo, che chiude l’episodio raccontandoci come l’autore fu costretto a tre mesi di letto per una pleurite presa in quella notte di pioggia.


“Non si ricordano i giorni, si ricordano gli attimi”, Cesare Pavese Il mestiere di vivere.

a.b.

 
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Noneraunsogno
Noneraunsogno il 20/02/10 alle 08:41 via WEB
Sembra quasi che la pioggia guardi Alice e dica, ma non l'ha capito ancora che lui non verrà? E i gatti che dicano la stessa cosa. Ma Alice, in fondo in fondo, se lo aspettava perchè non si può pensare di racchiudere un poeta in una data, in un' ora, in un giorno. I poeti vengono amati per attimi, per quello che sono. Ho riletto il POST anche al contrario, partendo dal finale, e la storia non cambia, ma questo alice non lo sa. A volte la musica, riesce a dire più delle parole questo forse voleva dire De Gregori. ciao e.c.g.
(Rispondi)
 
 
Noneraunsogno
Noneraunsogno il 20/02/10 alle 09:00 via WEB
Certo ho cambiato le parti, ma sai quante volte, Cesare è uscito dalla porta laterale, fuggendo in anticipo dal mondo? Sempre ciao e.c.g.
(Rispondi)
 
hesse_f
hesse_f il 20/02/10 alle 16:03 via WEB
non si può pensare di racchiudere una donna in una data, in un' ora, in un giorno.le donne vengono amate per attimi, per quello che sono. Ho riletto il COMMENTO anche al contrario, partendo dal finale...un sorriso a.b.
(Rispondi)
 
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