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Alice non lo sa
e
Pavese
io e De Gregori
Avrò avuto 17..18 anni quando m’intrufolai nel camerino di Francesco DeGregori.
Non volevo un autografo, figurarsi!!Volevo discutere con lui "dell’ermetismo delle sue canzoni che era, a mio (illustre!)parere di troppo difficile comprensione per le masse. Ancora adesso riesco a sentire il terrore che mi chiudeva la gola e interrompeva ogni tanto lo scorrere di quegli sproloqui che mi venivano fuori come un riflesso incondizionato. Lui, molto gentilmente, si sedette vicino a me e cercò di spiegarmi le motivazioni della sua scelta, con calma e tranquillità, non innervosendosi nemmeno di fronte alle domande più volutamente provocatorie. In seguito scoprii che il “Cesare perduto nella pioggia…..” di “Alice “ del 1973 era Cesare Pavese.
L’episodio per chi, come me, ama Pavese è abbastanza conosciuto anche perché è raccontato da Davide Lajolo ne “Il vizio assurdo”.
Pavese nel1925 si invaghì di Pucci, una cantante-ballerina che lavorava al caffè concerto “la Meridiana”. Dopo aver frequentato il locale per qualche tempo e aver scambiato con la ragazza parecchi sguardi e qualche parola, una sera Pavese si fece coraggio e le chiese un appuntamento. Pucci accettò e l’incontro fu stabilito per le sei (pm) del giorno seguente. Pavese si presentò all’appuntamento, naturalmente, in anticipo. Le sei, le sette, le otto, passarono anche le 11 e cominciò a piovere, della ragazza nemmeno l’ombra, ma Pavese non se ne andò, restò ancora li “perduto nella pioggia” fino a mezzanotte. Il giorno successivo venne a sapere che Pucci aveva lasciato il locale puntuale alle sei dalla porta sul retro, dove era attesa da un altro spasimante, “meno insistente e più fortunato di lui” riporta Lajolo, che chiude l’episodio raccontandoci come l’autore fu costretto a tre mesi di letto per una pleurite presa in quella notte di pioggia.
“Non si ricordano i giorni, si ricordano gli attimi”, Cesare Pavese Il mestiere di vivere.
a.b.
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