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STRANE STORIE
Gianni Aricò, Annelise Borth,Angelo Casile,
Franco Scordo, Luigi Lo Celso
Non ci sono industrie a Reggio Calabria negli anni ‘50. L’isolamento dei braccianti agricoli, sparsi qua e là, assieme alla mancanza di una classe operaia frutta una dirigenza politica allo sbando tra clientelismo e mafia. Impoverita, depauperata anche del ricordo dei suoi morti in quello che viene generalmente chiamato “il terremoto di Messina” del 1908, questa terra si piega al volere di una natura matrigna. Tre anni consecutivi di disastri ambientali accrescono in tutta la regione l’esodo della sua gente. Negli anni ‘70 poco è cambiato e il malcontento che dilaga a macchia d’olio non aspetta altro che una miccia s’infiammi. Sinistra e destra si scontrano e si mischiano in una confusione che passa attraverso il “boia chi molla” che Francesco Franco detto “Ciccio”, sbandiera come grido di una rivolta che, cominciata con il pretesto della scelta di Catanzaro come sede della neo eletta assemblea regionale, viene tatticamente sfruttata da chi ben conosce il potenziale di una rabbia sincera abilmente dirottata. Corrono veloci quei mesi tra una carica della polizia che uccide Bruno Labate e il deragliamento della Freccia del sud che, se lascia dietro di se 6 morti e 72 feriti, non lascia invece nessun dubbio negli inquirenti. Con una rapida conclusione, smentita poi nel corso degli anni dai processi e da altre inchieste, si riduce la responsabilità ad un errore dei macchinisti. A settembre riprendono i disordini che, celando un’abile strategia, fanno scoppiare alcuni ordigni a Reggio e bombe sui treni. Il crescendo continua fino a quando in uno scontro tra fascisti e polizia ci scappa un morto forse del tutto estraneo alle rivolte. Ciccio Franco viene arrestato, condannato e in seguito…. eletto Senatore. In quella fine estate dell’anno 1970, Gianni Aricò e la giovanissima moglie Annelise Borth, detta Muki,Angelo Casile (nella foto), Franco Scordo e Luigi Lo Celso, giovani anarchici dai 18 ai 26 anni stanno andando a Roma in automobile. Alle porte della città, la loro Mini Minor viene coinvolta in un incidente mortale. Un camion guidato da due dipendenti del principe Junio Valerio Borghese taglia loro la strada in un sinistro la cui dinamica parve da subito strana anche agli agenti della Stradale che stilarono i rapporti. Tre di questi ragazzi, che a Roma andavano ad una manifestazione contro Nixon per alcuni, o per consegnare un dossier di contro informazione per altri, erano stati indagati, l’anno precedente, nel processo per la strage di Piazza Fontana. I due fascicoli riguardanti Aricò e Casile sono scomparsi, ma leggendo quello “della amica tedesca di Valpreda”, così venne chiamata Muki negli articoli sul Corriere di quei giorni, si deduce che i tre giovani pagavano così il loro essere tra i nomi di spicco del movimento anarchico reggino. Questo episodio, che con rapidità fu catalogato come incidente, rimane una storia oscura anche dopo che, nel ‘93, un pentito lo tirò in ballo, intrecciando un racconto fatto di mandanti, voci e responsabilità. Tempo fa ho letto che “i morti da stadio sono stati molti di più in questi 20 anni che i morti da corteo” e così in questo strano parallelo mi sono tornati alla mente questi 5 ragazzi e la loro strana storia, che entra a pieno titolo tra le “tante strane storie” senza risposte degli anni ’70.
a.b.
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