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Trasporti, Massimo Gatti: “La Provincia alza le tariffe dei bus e regala soldi alle autostrade”

Post n°52 pubblicato il 20 Luglio 2011 da fdsbinaschino
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Milano, 20 luglio 2011. In merito all’ aumento del 20% delle tariffe sul trasporto pubblico locale a partire dal 1° agosto, deliberato dalla Regione Lombardia, applicato dalla Provincia di Milano, il Capogruppo in Provincia di Milano per Lista un’Altra Provincia-PRC-PdCI, Massimo Gatti, intervenendo durante la Commissione provinciale Mobilità e Trasporti riunitasi nella mattina di oggi con all’ordine del giorno le tariffe del trasporto pubblico locale, ha dichiarato:

“Siamo di fronte a una resa senza condizioni della Provincia di Milano alla Regione Lombardia e al Governo nazionale PDL-Lega. Due anni fa il Presidente Podestà e l’Assessore ai Trasporti De Nicola avevano annunciato che non ci sarebbero stati aumenti lineari e oggi invece vengono applicati! Due anni fa avevano annunciato che si stava studiando l’introduzione del biglietto unico integrato e oggi ci dicono che stanno ancora studiando… Risultati: zero! Nemmeno l’avvio di una fase sperimentale in una sola area, come invece avevo richiesto con una ordine del giorno collegato al bilancio di previsione 2011. L’ ulteriore aumento del 20% delle tariffe, dopo quello già introdotto nel 2010, arriva peraltro senza un miglioramento delle condizioni del trasporto pubblico, come invece previsto dalla stessa delibera regionale! Dove sono i dati che dimostrano il raggiungimento di questo obiettivo? Qual è la situazione del personale tecnico, amministrativo e ispettivo della Provincia del settore trasporti? Tutti zitti, tutti allineati. Il risultato del governo del fare e dell’abbattimento delle tasse, propagandato da PDL e Lega Nord, è un’altra gabella imposta ai cittadini già colpiti dall’aumento dei ticket sanitari e dell’RC Auto. È una vergogna che la Giunta provinciale e il suo Presidente abbiano abbassato la testa di fronte all’aumento delle tariffe imposto dai tagli di Tremonti e da Formigoni senza nemmeno fiatare. Eppure la Provincia di Milano potrebbe fare molto per sostenere il trasporto pubblico e non per demolirlo. Solo per fare un esempio, i proventi della vendita delle quote azionarie di Serenissima detenute da Serravalle (150 milioni di euro!) possono essere destinati al miglioramento del trasporto pubblico e al sostegno dei pendolari, rinunciando al finanziamento di un’opera autostradale inutile e dannosa come la Tangenziale Est Esterna di Milano, che la società TEM deve finanziare con soli soldi privati, secondo le regole vigenti! Ma i signori che pro-tempore sono in maggioranza non sanno cos’è l’interresse generale di una popolazione e, infatti, non riescono neppure a far applicare una mozione approvata all’unanimità dal Consiglio provinciale, per il ripristino della deducibilità degli abbonamenti dalla dichiarazione dei redditi dei pendolari”.

 
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I nemici li abbiamo in casa...

Post n°51 pubblicato il 12 Luglio 2011 da fdsbinaschino

L’attacco speculativo contro l’Italia è arrivato. Se non verrà bloccato determinerà effetti molto pesanti sulla condizione sociale del paese: disoccupazione, ulteriore precarietà, taglio di salari e pensioni, taglio dello stato sociale. Come abbiamo visto per quanto riguarda la Grecia, la speculazione produce danni come una guerra e le politiche europee non costituiscono una difesa ma favoriscono la speculazione. Una guerra economica scatenata dalle classi dominanti – politiche ed economiche - contro i popoli europei al fine di cancellare tutte le conquiste ottenute dal secondo dopoguerra in avanti, sia quelle sociali che quelle democratiche.

La reazione a questo attacco speculativo è la proposta – caldeggiata dal Presidente della Repubblica -  di unità tra tutte le forze politiche per approvare la manovra. Si tratta di una prospettiva non solo sbagliata ma dannosa: la manovra, come segnala anche la Cgil, non è rivolta contro la speculazione ma contro i lavoratori e lo stato sociale. L’approvazione della manovra, che è recessiva, aggraverà la situazione, mettendo a disposizione della speculazione ulteriori risorse di cui cibarsi.

Siamo quindi contro ogni forma di patto politico per approvare la manovra e riteniamo necessario opporsi alla manovra in tutti i modi al fine di evitare la sua approvazione. Occorre costruire la mobilitazione sociale contro questa manovra, che è solo l’inizio della stangata che hanno programmato a livello europeo.

Per sconfiggere la speculazione è necessario fare una manovra contro la speculazione e contro gli speculatori, cioè quei delinquenti in giacca e cravatta che vanno sotto il nome di banchieri e finanzieri e che dalla distruzione dell’economia di interi stati stanno guadagnando barche di quattrini: i nostri.

Questa è l’elementare verità che occorre gridare dai tetti in questi giorni in cui la censura verso ogni voce fuori dal coro è totale: per sconfiggere la speculazione occorre combattere la speculazione, non sparare sui popoli. Questa elementare verità si basa su una premessa: sconfiggere la speculazione è possibile. La speculazione viene presentata come un fenomeno naturale, come una specie di tempesta scatenata dagli dei. Gli ideologi del neoliberismo – che vanno sotto il nome di economisti – ci presentano il capitalismo neoliberista come fosse un fenomeno naturale. E’ una menzogna!

La speculazione è stata volutamente resa possibile dalla deregolamentazione di ogni aspetto dei mercati finanziari ad opera dei governi e dei parlamenti. La forza della speculazione non è intrinseca ma è stata creata da decisioni politiche sbagliate assunte in questi anni in nome dell’ideologia neoliberista. La speculazione può essere sconfitta a partire da decisioni politiche che correggano gli errori del passato e costruiscano un nuovo sistema di regole.

Non è un caso che la speculazione stia attaccando l’Europa. Solo in Europa le classi dirigenti di centro destra e di centro sinistra sono state così criminali da costruire – a partire dagli accordi di Maastricht – un sistema finanziario che consegna totalmente in mano degli speculatori i destini delle nazioni e dei popoli. Solo in Europa la Banca Centrale non può acquistare i Titoli di debito degli stati nazionali, obbligandoli a cercare sul mercato – cioè dagli speculatori – le risorse necessarie a finanziarie il debito. Negli Stati Uniti la Federal Reserve può tranquillamente acquistare – come hanno sempre fatto le banche centrali di ogni singolo paese anche in Europa sino all’avvento dell’Euro – i titoli del debito pubblico.

Questa è la prima proposta che avanziamo: a livello europeo si decida che la BCE acquisti subito a al tasso di interesse fissato ufficialmente (1,5%) i titoli degli stati sottoposti ad attacchi speculativi. Questo porrebbe immediatamente fine alla speculazione perché verrebbe a mancare immediatamente la possibilità di speculare al ribasso. Se i governanti europei non assumono questa posizione vuol dire che stanno dalla parte degli speculatori e non delle nazioni che rappresentano. Invece di finanziare gli speculatori (cioè le Banche), la BCE difenda gli stati dalla speculazione!

In secondo luogo è necessario porre da subito una tassa alle transazioni speculative di capitale (denaro contro denaro) in modo da togliere convenienza economica alle manovre speculative (la cosidetta Tobin Tax). La speculazione avviene attraverso piccolissimi guadagni percentuali su masse enormi di denaro. Basta una piccola tassa per togliere convenienza alla speculazione.

In terzo luogo è necessario impedire la vendita di titoli allo scoperto. Forse non tutti sanno che nel mercato azionario italiano è possibile mettere in vendita titoli anche se non si posseggono. Questa è una delle modalità più utilizzate dagli speculatori per fare una speculazione al ribasso (come quella che stanno subendo i titoli di stato in questi giorni). In altri paesi europei – a cominciare dalla Germania – questa pratica è illegale. Che cosa aspetta il Parlamento italiano e rendere illegale anche in Italia questa pratica che ha l’unico scopo di favorire la speculazione?

In quarto luogo la speculazione viene fatta direttamente dalla Banche e dai fondi che da esse dipendono. Una delle modalità è quella di tenere “fuori bilancio” una massa sterminata di “derivati”. Si faccia una norma che impedisca alle banche di gestire i “derivati” fuori bilancio, riportando il complesso dell’attività finanziaria all’interno delle regole fissate e oggi completamente aggirate.

Se queste misure non dovessero bastare l’Italia deve ristrutturare il debito, garantendo per intero i piccoli risparmiatori e allungando unilateralmente i tempi di restituzione e le cifre da restituire alle grandi finanziarie, cioè agli speculatori. Anche se nessuno ne parla, l’Islanda lo ha fatto con ottimi risultati.

Le 5 proposte sopra esposte servono a bloccare la speculazioni. Ne avanziamo altre 5 che rappresentano una manovra economica alternativa a quella proposta dal governo:

Si faccia immediatamente una tassa sui grandi patrimoni. Una piccola tassa sui grandi patrimoni che superano il milione di euro permetterebbe di abbassare le tasse ai lavoratori, ai pensionati e di dar vita ad un reddito sociale per i disoccupati.

Si azzerino le grandi opere (dalla TAV in Val di Susa al Ponte sullo stretto) e con quelle risorse si faccia un piano per rendere autonomo energeticamente ogni edificio pubblico (pannelli solari su tutti i tetti).

Si obblighino le aziende che de localizzano a restituire i finanziamenti pubblici di cui hanno beneficiato.

Si dimezzi lo stipendio dei parlamentari e si riducano gli enti inutili usando quelle risorse per stabilizzare i precari della pubblica amministrazione

Si ritiri l’esercito dall’Afganistan, si smetta di bombardare la Libia, si riducano di un quarto le spese militari e con quei soldi di finanzi lo stato sociale e l’istruzione pubblica.

Più pesante è la crisi e più servono scelte nette i governanti europei e italiani, vogliono utilizzare la speculazione come scusa per distruggere i diritti sociali e civili. Noi al contrario vogliamo mettere la mordacchia al capitale finanziario per impedire la speculazione e allargare i diritti sociali e civili. Questa è la posta in gioco oggi in Italia e in Europa.

Paolo Ferrero

 
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La Fds...

Post n°50 pubblicato il 21 Giugno 2011 da fdsbinaschino

La Fds,Sel,l'unità della sinistra e la questione del governo
La doppia vittoria nelle elezioni amministrative e nei referendum ha riaperto a sinistra la discussione intorno alla possibilità non soltanto di liberare il Paese da Berlusconi ma, addirittura, di pervenire in tempi brevi ad un'alternativa di governo capace di cambiare in profondità la realtà dell'Italia. Porsi questo interrogativo è non solo legittimo, ma necessario. L'ipotesi di un cambiamento radicale degli equilibri politici va indagata razionalmente, scansando pregiudizi ostativi ed anche frettolose (ed illusorie) precipitazioni.
Sel, ad esempio, è convinta che le condizioni siano maturate a tal punto che i suoi più autorevoli esponenti pongono all'ordine del giorno niente meno che la costruzione di un soggetto unico della sinistra. Allora converrà afferrare il toro per le corna e non eludere il tema posto che chiama in causa anche la Federazione della Sinistra e la sua strategia.
Personalmente, ritengo che sia salutare evitare due opposte tendenze: quella di chi respinge a priori l'ipotesi di un coinvolgimento della Fds in un'alleanza di governo in quanto ciò comporterebbe un inevitabile, recidivante cedimento compromissorio, da escludersi per principio sino a quando non maturino nel Paese le condizioni di un governo di sinistra-sinistra, portatore di una radicale trasformazione cripto-socialista; e l'altra tesi, diametralmente opposta, di chi ritiene che tale evento sia ormai alle porte, disinvoltamente eludendo - sotto la spinta dei sentimenti e di una certa euforia da successo - l'effettiva possibilità di condividere con uno schieramento di centrosinistra un programma di reale rivolgimento sociale e democratico dell'Italia.
Il solo modo per venire a capo di quella che diversamente si trasformerebbe in un'astratta disputa ideologica è quello di impegnarsi, come si sarebbe detto una volta, nell'analisi concreta della situazione concreta. Insomma, fuori dalle formule e andando al sodo, valutando, in ispecie, con quale progetto di trasformazione e con quali alleanze sia possibile costruire un serio e credibile programma di governo. Non una finzione elettoralistica, buona per insediarsi nei palazzi del potere e da archiviare subito dopo per fare altro o addirittura l'opposto, come capitò con il governo Prodi.
La bussola da tenere ferma non può essere allora che quella dei contenuti.
Su questo punto ha ragione Bersani: è il programma di governo che traccia il denominatore comune dei soggetti chiamati a realizzarlo, che definisce il perimetro delle alleanze, che identifica chi vi sta dentro e chi no. 
Dire il contrario, affermare cioè che la scelta del leader della coalizione, attraverso le primarie, precede e risolve la chiarezza sugli intenti, equivale a rendere opaco e impalpabile il progetto politico, esponendolo ad una vaghezza foriera di insanabili contrasti oppure di preoccupanti cedimenti. Così come affidare ad un "eletto" il compito di allargare (sino al Terzo Polo?) il fronte dell'alternativa porta con sé un'implicita indifferenza al merito, uno sbiadimento dell'azione di governo così forte e prevedibile da rendere ininfluente - perché del tutto subalterna - la presenza nell'esecutivo della sinistra, nuovamente consegnata ad un ruolo ornamentale. Imperniare tutto sulla preliminare scelta del capo sottende cioè un'implicita torsione carismatica della guida ed una propensione per la delega, mentre il tema che ha fatto irruzione nelle elezioni amministrative appena concluse e, ancor più, nella campagna referendaria è stato proprio quello della democrazia come partecipazione e protagonismo diffusi, refrattari al verticismo politicista e ostili ad ogni degenerazione populistica.
Voglio dire, in definitiva, che il gioco non si può fare a carte coperte. Certo non lo può fare la sinistra.
Proviamo a venire in chiaro con qualche esempio. 
Abbiamo appena incassato uno strepitoso risultato sull'acqua pubblica. Ma sappiamo anche quali ambiguità (o aperti dissensi) alberghino nel Pd circa un'effettiva pubblicizzazione della gestione delle reti idriche. E sappiamo che già sono in corso manovre per fare surrettiziamente rientrare dalla finestra ciò che il voto ha prepotentemente cacciato dalla porta. E allora? Il centrosinistra ascolterebbe queste sirene o sosterrebbe la proposta di legge formulata dal Comitato per l'acqua pubblica?
Proseguiamo. L'Italia rischia concretamente il contagio della crisi greca e il pericolo di precipitare in un vicolo cieco è tutt'altro che remoto, mentre tanta gente non ha più di che vivere e l'industria batte in testa. L'intervento più urgente, il solo capace di liberare significative risorse per gli investimenti e contemporaneamente sostenere i redditi da lavoro e rilanciare i consumi interni è, nell'immediato, quello di una riforma fiscale tutta orientata a spostare risorse verso la parte bassa della piramide sociale, da finanziarsi con una forte tassazione delle rendite finanziarie, con una imposta patrimoniale, col taglio delle spese militari, con la revoca degli impieghi destinati alla Tav e con misure severissime contro l'evasione fiscale. O si fanno (almeno) queste cose oppure la redistribuzione e la ripresa restano un mito. Sono in grado il centrosinistra - o lo stesso Pd - di reggere un impegno di questa portata?
Il precariato sta devastando (economicamente e moralmente) una generazione messa alla gogna da una produzione legislativa che ha smantellato l'intera impalcatura dei diritti nel lavoro. Col risultato che i contratti a termine - nelle mille acrobatiche tipologie che hanno fatto del lavoro una merce a basso costo - hanno dequalificato persino funzioni pubbliche nevralgiche nella sanità, nei trasporti, nella ricerca, nella scuola. E' nelle corde del centrosinistra - o dello stesso Pd - l'abbandono dell'elegia della flessibilità per tornare alla centralità del rapporto di lavoro a tempo indeterminato?
Il padronato italiano sta assestando colpi mortali al contratto nazionale di lavoro, al diritto di coalizione dei lavoratori, al diritto di sciopero. Si può confidare che il centrosinistra prenda partito, facendo propria la proposta di legge attraverso la quale la Fiom chiede che i lavoratori non siano espropriati della facoltà di scegliere la propria rappresentanza sindacale e competa a loro - e solo a loro - legittimare o respingere con il voto ogni atto negoziale? O piuttosto, come sin qui avvenuto, il piatto della bilancia penderà dalla parte di Marchionne, della Confindustria e dei sindacati complici?
L'Italia è direttamente coinvolta in azioni militari su diversi teatri di guerra, in palese violazione dell'articolo 11 della Costituzione. Dal pantano guerrafondaio è indispensabile uscire, non fantasticando di improbabili exit-strategy che durano il tempo strettamente necessario a giustificare il rifinanziamento delle missioni, ma decidendo di mettere la parola fine all'ingaggio militare e alla proliferazione del nostro arsenale bellico. E' immaginabile che il centrosinistra - o lo stesso Pd - sia disponibile ad una simile metamorfosi? O, viceversa, è pensabile che una sinistra al governo possa fare spallucce ed acconciarsi a subire, sia pure recalcitrando?
Come si vede, non vi è nulla di semplice. Soprattutto, le condizioni di una svolta politica sono ancora da conquistare. E non aiuta certo a determinarle la perdurante divisione a sinistra, il rifiuto ostinato di Sel - va finalmente detto con chiarezza - a qualsiasi rapporto di collaborazione con la Federazione della Sinistra e la rinuncia alla costruzione di un polo autonomo alla sinistra del Pd, nell'illusione che siano praticabili taumaturgiche scorciatoie.
Nessuna pregiudiziale preclusione ad un confronto sui contenuti, dunque. Anzi, se vale una sensazione - ormai suffragata da troppi fatti - è che di pregiudiziale vi sia solo l'intenzione di escludere la Federazione da ogni livello di interlocuzione: sbarramento a sinistra, nessun confine a destra.
Tenere saldo il timone è dunque, se possibile, ancor più necessario. Ed utile. Ne dà la misura anche la pervicacia con cui i custodi del recinto provano ad alzare lo steccato.
Investire sulla buona politica e sulla coerenza è molto faticoso. E comporta prezzi pesanti. Ma alla lunga paga. Non abbiate paura, compagni
 
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Assemblea pubblica...

Post n°48 pubblicato il 11 Maggio 2011 da fdsbinaschino
Foto di fdsbinaschino

Assemblea pubblica contro l'autostrada
MELEGNANO - MAGENTA
presso il Parco Mamoli Lacchiarella il giorno
24 maggio alle ore 21.
Interverrà Massimo Gatti consigliere Provinciale Prc-Pdci

 
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Congresso...

Post n°46 pubblicato il 23 Aprile 2011 da fdsbinaschino

VI CONGRESSO DEL PCC
Risoluzione sulle Linee di
Politica Economica e Sociale del
Partito e la Rivoluzione

Il Sesto Congresso del Partito Comunista di Cuba ha discusso e analizzato il
Progetto finale delle Linee di Politica Economica e Sociale del Partito e la
Rivoluzione, per attualizzare il modello economico cubano, con l’obiettivo di
garantire la continuità e l’irreversibilità del Socialismo, lo sviluppo
economico del paese e il miglioramento del livello di vita della popolazione,
coniugati con la necessaria formazione dei valori etici e politici dei nostri
cittadini.

Le Linee  definiscono che il sistema economico che prevarrà continuerà a
basarsi nella proprietà socialista di tutto il popolo sui mezzi fondamentali di
produzione, dove sarà guida il principio di distribuzione socialista "di ognuno
secondo le sue capacità e ad ognuno secondo il suo lavoro".

La politica economica del Partito corrisponderà al principio che solo il
socialismo è capace di vincere le difficoltà e preservare le conquiste della
Rivoluzione, e che nell’ attualizzazione del modello economico avrà priorità 
la pianificazione, che considererà le tendenze del mercato.

Questi principi vanno armonizzati con maggior autonomia dalle imprese statali
per lo sviluppo di altre forme di gestione.

Il modello riconoscerà e promuoverà oltre all’impresa statale socialista, la
forma principale dell’economia nazionale, le modalità degli investimenti
stranieri, le cooperative, i piccoli agricoltori, gli usufruttuari, gli
affittuari,  i lavoratori indipendenti e altre forme che potranno sorgere per
contribuire ad elevare l’efficienza.

Nella politica economica è presente il concetto che socialismo significa
uguaglianza dei diritti e delle opportunità per tutti i cittadini, non
egualitarismo, e si ratifica il principio che nella società socialista cubana
nessuno sarà mai abbandonato.

Il Progetto delle Linee di Politica Economica e Sociale del Partito e della
Rivoluzione è stato sottoposto a dibattito, essendo sostenuto dalla maggioranza
dei cittadini.

Le Linee sono state riformulate a partire dalle proposte realizzate da costoro
in un processo democratico di amplia partecipazione popolare.

Il Sesto Congresso del PCC, una volta valutati i dettami delle Commissioni
create, ha accordato:

-Approvare le Linee di Politica Economica e Sociale del Partito e la
Rivoluzione, con le modifiche accordate.

-Orientare il Governo alla creazione di una Commissione Permanente per l’

Implementazione e lo Sviluppo che, senza intervenire nelle funzioni che
corrispondono ai rispettivi Organismi dell’Amministrazione Centrale dello
Stato, avrà la responsabilità di controllare, verificare e coordinare le azioni
di tutti i coinvolti in questa attività; proporre l’incorporazione delle nuove
Linee e condurre in coordinamento con gli organismi competenti la divulgazione
adeguata del processo.

-Raccomandare all’Assemblea Nazionale del Potere Popolare, al Governo e agli
organismi corrispondenti, che elaborino e approvino, secondo il caso le norme
giuridiche necessarie per creare una base legale e istituzionale che sostenga
le modifiche funzionali, strutturali ed economiche che si adotteranno.

-Incaricare il Partito Comunista di Cuba della responsabilità di controllare e
spingere ed esigere il compimento delle Linee approvate e questo presuppone d’
elevare la cultura economica dei suoi quadri e dei militanti a tutti i livelli.
Il Plenum del Comitato Centrale e il Partito analizzeranno almeno due volte l’
anno la marcia dell’attualizzazione del modello economico e l’esecuzione del
piano dell’economia.

(Traduzione Granma Int.)


 

 

 

 
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Lettera...

Post n°45 pubblicato il 15 Aprile 2011 da fdsbinaschino

Yousef Salman: addio, caro Vittorio

CARO  VITTORIO,

Di sicuro i tuoi assassini  conoscevano chi eri e cosa rappresentavi. Non è importante chi erano gli assassini e cosa rappresentano, ma alla fine dei conti, hanno commesso un delitto e un brutale odioso assassinio.
Hanno ucciso un uomo libero, un amante della libertà e della giustizia, un amico della pace e del popolo palestinese, che tu ha difeso, hai amato e che hai fatto della sua causa una ragione di esistenza e di vita.
Non so chi sono e cosa rappresentano, ma so che NON sono palestinesi, che sono un pericolo serio e costante per i palestinesi e che sono degli assassini della Palestina, della sua causa, del suo popolo e dei suoi veri e sinceri amici. Sono nemici dell’umanità che Vittorio ha sempre cercato di difendere  e fare vincere in Palestina.
Vittorio potevi rimanere in Italia a fare la bella vita e so che tu appartiene a una grande famiglia, benestante e ricca di grandi valori, hai  lasciato il tuo benessere per venire a vivere fra i più poveri e sfortunati  della terra, nell’inferno di Gaza e hai voluto sposare la giusta causa del popolo più disgraziato e sfortunato al mondo.
La morte drammatica tua, Vittorio non è diversa ed è simile con quella del grande artista palestinese ebreo, Juliano Mer Khamis, ucciso una settimana prima nel Campo profughi di Jenin.
Lo so che il destino dei liberi sognatori, dei veri rivoluzionari, degli onesti idealisti è in contrasto con ed in scontro continuo contro il mondo dell’ignoranza, dell’estremismo, della prepotenza, della pazzia e della repressione e della brutalità
dell’occupazione israelo-sionista alla Palestina. Lo so e lo sappiamo che l’arma dell’ignoranza e dell’estremismo è  la pallottola, la violenza e l’odio ed in pochi attimi può sterminare una vita buona ed innocente  dedicata
a favore e al  servizio della causa palestinese e del suo popolo.
Di sicuro chi ti ha ucciso, sa chi sei e cosa rappresenti, la carica ideale, i valori che porti e che difendi e di sicuro è riuscito a fare e realizzare ciò che non è riuscito a fare e realizzare da tempo  il nemico comune: l’occupante israeliano.
E’ l’occupazione israeliana è l’unica parte vantaggiato dalla tua scomparsa,  grande e caro amico Vittorio.
Vittorio ti sei innamorato della Palestina e di Gaza in particolare ma anche i palestinesi e particolarmente quelli di Gaza, si sono innamorati di te, Vittorio e della tua bella Italia.
Vittorio sarai sempre nei nostri cuori e viverai sempre nella nostre lotte, per una Palestina libera, laica e democratica.
ADDIO CARO FRATELLO E RESTIAMO ANCORA UMANI..

Dr. Yousef Salman
Delegato della Mezza Luna Rossa Palestinese in Italia

 
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Rifiuti...

Post n°44 pubblicato il 05 Aprile 2011 da fdsbinaschino
Foto di fdsbinaschino

Rifiuti, gli inceneritori? Non servono

Per smaltire i rifiuti non è necessario bruciarli. E forse non è neppure conveniente. Di certo non lo è per la salute di chi vive accanto ai circa 50 termovalorizzatori d'Italia. Probabilmente questi forni perderebbero qualsiasi convenienza se venissero meno gli incentivi all'energia prodotta dagli inceneritori. E non dimentichiamo che il ricorso massiccio dell'Italia ai termovalorizzatori avviene a dispetto di diverse leggi europee e nazionali, che lo vietano espressamente.
Margherita Bologna, una giornalista e ricercatrice scientifica indipendente, ha divulgato una proposta alternativa - rilanciata da www.rassegna.it - che punta proprio a lasciarsi alle spalle i "forni" ottemperando a quanto prescrive l'Europa. Bologna ha inviato la sua ricerca (titolo: “Qualche proposta per controllare gli illeciti connessi al ciclo dei rifiuti nella gestione dei materiali postutilizzo senza inceneritori”) alla Commissione Bicamerale per i rifiuti, con l'obiettivo di mostrare i vantaggi per l’ambiente e il risparmio energetico che deriva dal riuso-riciclo dei rifiuti stessi. "I materiali già utilizzati – argomenta Bologna in un articolo pubblicato su Micromega -, se trattati con tecnologie appropriate, sono una miniera da cui estrarre risorse preziose ed energia pulita. Gli impianti ci sono già. E sono tutti in Italia. Sono le moderne e diversificate tecnologie di trattamento meccanico-biologico (TMB) che fanno retrocedere gli inceneritori a quella funzione residuale di chiusura del 'ciclo' di gestione dei rifiuti stabilita dalla legge europea ed italiana". Secondo la ricercatrice, per farlo "è sufficiente trattare ogni tipologia di rifiuto con la tecnologia più appropriata per ottenere nuova materia da riutilizzare, insieme alla produzione di energia pulita". Bologna propone di sostituire al forno quattro diversi impianti di trattamento meccanico-biologico (Tmb) che selezionano i rifiuti a freddo, riducendo dell’80/90% quelli da incenerire. Con un mix di tecniche e modalità si possono trattare la frazione organica, i rifiuti secchi, la plastica, l’immondizia raccolta pulendo le strade dagli addetti alla nettezza urbana, archiviando o lasciando una funzione marginale ai termovalorizzatori. Gli impianti descritti sono già tutti operativi in Italia, assicura Bologna, e non devono essere inventati né acquistati."Per il 10-20% dei materiali postconsumo destinati all'incenerimento – spiega – la strada maestra da seguire indicata dalla direttiva Quadro 2008/98/CE è la riprogettazione ecologica dei materiali", così da "ridurre sia i rifiuti non riciclabili, sia la presenza di sostanze nocive (Ecodesign). Ma anche per questi limitati quantitativi ci sono nuove soluzioni impiantistiche che mandano completamente in soffitta gli inceneritori, come il mulino Thor". La ricercatrice assicura che gli impianti proposti sono particolarmente necessari in quelle regioni d'Italia dove non è sviluppata la raccolta differenziata. Mentre, dove è praticata, sono il complemento che dà agli amministratori un'ulteriore garanzia di poter controllare tutto il ciclo dei rifiuti.
Volere è potere. I nostri amministratori e decisori lo sanno.

 
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La censura...

Post n°43 pubblicato il 31 Marzo 2011 da fdsbinaschino

La censura comunista come metodo

Per il servizio televisivo pubblico, per la Rai, il Prc, la Federazione della Sinistra, i suoi esponenti non si devono né vedere né sentire. E' un imperativo categorico, un mandato editoriale ferreo. I dati ufficiali che documentano questa totale cancellazione sono di tale spettacolare evidenza da non ammettere repliche.
La crociata anticomunista, che dopo l'89 e ancor più dopo l'uscita della sinistra dal Parlamento ha assunto le dimensioni di uno tsunami, è divenuta, nel tempo, il viatico di un oscuramento sostenuto da una compulsiva campagna di disinformazione. Tanto la maggioranza quanto la minoranza parlamentare, avvinte dal modello bipolare prodotto dal sistema elettorale maggioritario, condividono solidalmente questa conventio ad excludendum. Con poche sostanziali differenze: l'una parte perché caratterizzata da una viscerale avversione per tutto ciò che sa di sinistra, l'altra perché impegnata a dimostrare di essersi depurata di tutte le scorie della precedente appartenenza politica. Questa convergenza di intenti ha agito potentemente, condizionando i media e permettendo che fosse eretta una vera e propria cortina, un insuperabile sbarramento utile ad ostruire qualsiasi visibilità a tutte le iniziative che hanno per protagonista la sinistra comunista.
Per non stare sul vago e non inclinare nel vittimismo basta un esempio, il più recente a portata di mano: la grande manifestazione di sabato scorso per l'acqua pubblica. Non vi è orbo che possa esserlo al punto di non essersi accorto della consistente presenza in piazza dei comunisti e dei loro dirigenti, già protagonisti - insieme a tante persone e soggetti collettivi - della formidabile campagna che consentì di raggiungere l'inedito traguardo di un milione e 400mila firme a sostegno del referendum che si svolgerà nel prossimo mese di giugno per impedire la mercificazione del più essenziale dei beni comuni. Questa vistosa presenza è stata deliberatamente ignorata ed espunta dalle cronache e dai commenti di tutti i giornali. Anche da parte di Repubblica, in prima fila contro le leggi "bavaglio" e a difesa del pluralismo dell'informazione. Pluralismo che, come si vede, vive chiuso in un ben delimitato perimetro, oltre il quale scatta, come una mannaia, la censura. Poi, capita che la sorte ci metta lo zampino e la grande foto che nel quotidiano progressista illustra lo straordinario evento faccia giustizia di una così clamorosa omissione, ma tant'è.
Sia ben chiaro, in queste ostinate rimozioni non c'è involontarietà o leggerezza. C'è dolo. Ed una notevole pervicacia nel praticare l'obiettivo. Prima si costruisce la ribalta e si moltiplicano le comparsate dei protagonisti chiamati ad animarla, confidando sul fatto che i giornali e soprattutto la tv hanno il potere di creare la realtà, omettendo scrupolosamente di documentarla. Poi, puntuali, arrivano i sondaggi, come profezie che si autodeterminano in un campo prima sapientemente arato e seminato. Fino a dove il reale possa essere sostituito (stravolto) dal virtuale lo ha proprio ieri rivelato Stefania Pezzopane, assessore alla cultura del comune dell'Aquila che, in una lettera-esposto, ha raccontato come la signora spacciata per terremotata del capoluogo abruzzese, chiamata ad una nota trasmissione di Canale 5 per magnificare l'opera di ricostruzione della sua città ad opera del governo, fosse in realtà persona del tutto estranea ai fatti, reclutata e pagata per raccontare la fraudolenta storiella.
Ecco, così van le cose. In questo modo il falso ottunde il vero. E il reale scompare. E' il mondo di Matrix, dove nulla è ciò che sembra e dove tutto può essere manipolato.

Dino Greco
 
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Cuba...

Post n°42 pubblicato il 25 Marzo 2011 da fdsbinaschino


Marzio Castagneti

Per i 50 anni di Playa Giron, la vittoriosa battaglia cubana contro  gli
invasori mercenari della Cia del 1961, si svolgerà una grandiosa
manifestazione nella  Plaza de la Revolucion Jose´Marti´de La Habana – e in molte altre
città piccole  o grandi in tutta Cuba – e sarà una ben degna,vigorosa e ferma
risposta a tutti i  bugiardi e provocatori anti cubani che impestano il
mondo. La sfilata è già  definita ‘grandiosa’ con la partecipazione prevista di 
un milione di persone e una  presenza  speciale della gioventù cubana, con
decine e decine di migliaia di studenti di ogni ordine e grado, specialmente gli
universitari. Inoltre è stata già annunciata una grande sfilata militare, la seconda dopo
quella del 2 dicembre del 2006, cinquantenario dell’arrivo del Granma e data
di creazione delle Forze Armate cubane, le FAR.
Ricordiamo il fatto storico della Baia dei Porci nelle località di Playa
Larga e Playa Giron.
Il 15 aprile 1961, aerei americani  mascherati con insegne cubane,
bombardarono l’Avana provocando 8 morti. Il giorno dopo Fidel Castro, durante la
manifestazione dei funerali delle vittime, in uno storico discorso tenuto
nei pressi del cimitero di Colon all’incrocio tra le strade 23 y 12, dichiarò
per la prima volta il carattere socialista della rivoluzione cubana. Il 17
aprile avvenne il tentativo di invasione alla Baia dei  Porci. 6 navi apparse dal
largo del Mar dei Caraibi, sbarcarono 1550 mercenari addestrati e pagati
dalla Cia e forniti di moderno e abbondante armamento, compresi mortai, cannoni,
autoblindo e con la copertura di oltre 25 caccia  bombardieri. Gli invasori
riuscirono a installare una piccola ma debole testa di  ponte e penetrarono
per una ventina di chilometri nelle campagne acquitrinose  della Cienaga de
Zapata. Ma la reazione di miliziani cubani sotto il comando diretto al fronte di
Fidel, in 60 ore sbaragliarono i mercenari invasori composti in gran parte da ex
soldati e poliziotti del regime di Batista crollato alla fine del 1958. I
caduti della battaglia furono 135 cubani e 115 mercenari, 500 dei quali
riuscirono a risalire sulla navi in rada e a fuggire.
Novecento furono fatti prigionieri e rilasciati10 mesi dopo. Al largo, fuori
vista incrociava una portaerei americana con migliaia di marines a bordo.
Il progetto di invasione e sovversione a Cuba era stato studiato sin da tre
anni prima sotto la presidenza Haysenhower e venne eseguito e tentato sotto la
presidenza di John Kennedy. Se i mercenari fossero riusciti appena a
installarsi in terra cubana e a costituire una qualsiasi sembianza di
autorità fantoccio, i marines Usa avrebbero sicuramente tentato l’invasione diretta.
Ci provano sempre loro, 50 anni fa, come 100 o come anche oggi, ovunque i loro
rapinosi interessi li guidino. Con frodi e falsità ci provano sempre, come
in Iraq e in Afganistan.

Ci  provano anche oggi in Libia! E´una mania la loro, è il loro modo di
comandare il mondo. Bombardare, invadere, occupare territori e depredare Stati
che non gli appartengono mal i interessano.
Con i cubani non ce la fecero. A Playa Giron avvenne la prima sconfitta
militare degli Usa in America. Il 16 aprile prossimo a L’Avana si celebrerà
questa loro sconfitta e la corrispondente grande  vittoria del popolo cubano.

 

 
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L'Onu...

Post n°41 pubblicato il 24 Marzo 2011 da fdsbinaschino
Foto di fdsbinaschino

L'Onu e la guerra
Mi riconosco completamente nelle posizioni espresse negli articoli di fondo e di commento pubblicati nelle ultime settimane su Liberazione circa la vicenda libica. Non ripeterò, quindi, i giudizi articolati sui diversi regimi investiti dalle rivolte popolari. Come non ribadirò il senso delle diverse motivazioni che militano contro l'intervento militare guerrafondaio in corso in Libia. Mi interessa, invece, mettere in evidenza un punto controverso (forse il più controverso) della questione pace-guerra oggi. Si tratta della presunta legittimazione dell'Onu a consentire intraprese militari, del tutto assimilabili alla guerra, ancorché condotte con i moderni strumenti militari che permettono alle potenze occidentali di condurre la guerra dal cielo senza subire perdite, e trasformando una delle fazioni in lotta nelle proprie truppe di terra. 
Non c'è telegiornale o talk show, non c'è pensoso commentatore ed "esperto di politica internazionale" o di "politica militare", tranne qualche mosca bianca generalmente censurata, che dica o scriva che le Nazioni Unite hanno autorizzato..., hanno legittimato…, hanno deciso…, e così via.
Come qualcuno dovrebbe pur ricordare, la guerra contro la Repubblica Federale Yugolslava del '99 non fu nemmeno discussa in sede di Consiglio di Sicurezza Onu e l'allora Segretario Generale lamentò di non essere nemmeno stato informato dell'inizio dei bombardamenti. Fu, invece, il G7 allargato alla Russia a decidere, pur essendo un puro incontro informale non retto da alcun trattato internazionale, la fine del conflitto. Come qualcuno dovrebbe ricordare, sul precedente conflitto bosniaco l'Onu esercitò la propria funzione predisponendo una missione militare d'interposizione allo scopo di impedire la continuazione del conflitto armato. Peccato che, non disponendo di propri strumenti militari, per altro previsti fin dal 1945 nell'articolo 43 dello Statuto, ma mai organizzati a causa della guerra fredda, dovette ricorrere al buon cuore di paesi volontari ed organizzò una forza di circa 5000 unità invece delle 60.000 considerate necessarie. Così i baschi blu dell'Onu nulla poterono contro le diverse pulizie etniche fino all'intervento della Nato, che venne fatto esattamente dai paesi che si erano rifiutati di mettere a disposizione dell'Onu le truppe necessarie affinché la missione di interposizione avesse successo. Senza ricordare questi due precedenti è difficile capire cosa stia succedendo oggi in Libia, giacché si tratta di un caso analogo a quello della Repubblica Federale Yogoslava. Analogo perché si tratta di un paese membro dell'Onu, dilaniato da una guerra civile interna. L'analogia, però, finisce qui. Anche se distingue inequivocabilmente questa fattispecie di casi da quelli dell'Afghanistan e dell'Iraq. 
Lasciamo perdere i "motivi umanitari" ai quali credono solo gli ipocriti e cinici complici degli obiettivi neocoloniali conclamati delle potenze occidentali. Stiamo sul punto della funzione dell'Onu e sulla sua presunta facoltà di legittimare e autorizzare intraprese militari di parte. 
Di fronte alle tragedie umanitarie prodotte da un conflitto armato che sia in grado di minacciare la pace a livello internazionale, senza entrare nello specifico della situazione libica, cosa dovrebbe fare l'Onu?
In più articoli dello Statuto si parla chiarissimo. Non ho qui lo spazio per citare lo Statuto (ne consiglio però una ri-lettura periodica come per la Costituzione Italiana). Ma non temo smentite se affermo che è improntato alla soluzione negoziale e diplomatica di ogni conflitto, all'idea di riduzione drastica degli apparati e delle spese militari ed alla ricerca di soluzioni collettive e concordate dei conflitti. Ovviamente lo Statuto prevede anche interventi militari, ma solo nel caso falliscano tutte le azioni non militari (previste negli articoli 40 e 41). 
Chiunque può giudicare se l'Onu abbia o meno esperito tutti i tentativi che il suo statuto prevede per mettere fine ad un conflitto nel caso della Libia. Eppure ci sono state proposte per esercitare una funzione di mediazione, proposte per avviare un negoziato. Tutte volutamente ignorate sia dai ribelli anti-Gheddafi sia dalle potenze occidentali. E fin qui è normale e sembra la copia esatta della vicenda kosovara. Ma sono state ignorate anche dal Segretario Generale dell'Onu! Che però, per questo, è venuto meno ad un suo preciso compito statutario. A nulla vale dire che bombardare una parte in lotta in una guerra civile è una azione in difesa dei civili, come ha fatto Ban Ki-moon. È un grottesco aggiramento e svuotamento dello Statuto dell'Onu. 
In altre parole la risoluzione del Consiglio di Sicurezza è illegittima, ed anche ove la colpevole astensione di Cina e Russia, che solo ora sembrano accorgersi della vera natura guerrafondaia della risoluzione (sic), lo abbia reso apparentemente legittimo, è più che criticabile. E non giustifica in nessun modo l'atteggiamento di chi, governo od opposizione che sia, vorrebbe venderlo come oro colato. 
Ma c'è di più. 
Anche questa vicenda dimostra che è assurdo, sempre che i principi e il diritto internazionale abbiano un valore, che dopo ventidue anni dalla fine della guerra fredda l'ONU non disponga di una propria forza militare permanente per esercitare la funzione di polizia internazionale, come previsto dall'articolo 43 del suo Statuto. 
Rimanendo nel regime "transitorio" per cui il Consiglio di Sicurezza deve "autorizzare" missioni di paesi "volonterosi", spiegato se non giustificato dall'equilibrio della guerra fredda, si codifica e cristallizza il monopolio occidentale (leggi soprattutto Nato) dell'uso della forza militare. 
Mi si scuserà la sommarietà del paragone, ma è come dire che uno stato emana leggi ma non avendo una polizia ai propri ordini, deve affidarsi alle polizie private dei più potenti cittadini, per farle rispettare. Ci saranno leggi per cui si troverà la polizia ed altre che rimarranno inapplicate per mancanza della forza necessaria. Ed è esattamente ciò che succede nel mondo. 
Tutti quelli che si dichiarano difensori dei diritti umani, preoccupati per le crisi umanitarie, desiderosi di promuovere la democrazia in ogni dove, e che fanno finta di non sapere queste cose o, peggio ancora, le ignorano, accettando l'idea che lo Statuto dell'ONU sia una variabile dipendente dagli interessi dei paesi più armati e più potenti non è solo ipocrita. È complice e servo della dittatura "occidentale" che trascina il mondo nella catastrofe e che uccide lentamente le Nazioni Unite riducendole sempre più a "notaio" delle proprie decisioni.
Ramon Mantovani

 
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Mobilitiamoci...

Post n°39 pubblicato il 22 Marzo 2011 da fdsbinaschino

 
Fermiamo la guerra
 

 
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La guerra...

Post n°38 pubblicato il 21 Marzo 2011 da fdsbinaschino
Foto di fdsbinaschino

LA GUERRA E' INIZIATA. MOBILITAZIONE GENERALE DEI GIOVANI COMUNISTI.

La guerra è iniziata. Lo sapevamo, lo avevamo ampiamente previsto, in guardia rispetto alla rapida involuzione di un quadro che, purtroppo, lasciava poco spazio all’equivoco e all’immaginazione.

Ora siamo in guerra. Aerei francesi e americani hanno iniziato i bombardamenti e lo stesso faranno, a breve, gli aerei che stanno partendo dalle basi collocate sul suolo italiano.

E’ il giorno della rabbia e della vergogna. Rabbia per non essere stati in grado di fermare la barbarie. Vergogna per essere parte di un sistema di potere (economico, politico, militare) che da secoli non fa altro che uccidere tutto ciò che non si adegua ai suoi dettami.

Ma deve essere anche il giorno della reazione di massa e di popolo alla guerra neocoloniale contro la Libia.

E deve esserlo a partire da noi, dal nostro partito, dalla Federazione della Sinistra e, in particolare, dai Giovani Comunisti.

Da domani mattina tutte le nostre strutture territoriali si devono sentire investite dell’obbligo di organizzare iniziative di controinformazione, presidi di solidarietà, picchetti, sit-in, assemblee. Dall’obbligo di prendere per mano il movimento contro la guerra e farlo uscire da un torpore che in questi giorni ha già fatto molti danni.

Ogni mobilitazione, ogni iniziativa che riusciremo a mettere in campo sarà positiva, importante, fondamentale.

Nei prossimi giorni organizzeremo anche momenti nazionali. Sicuramente saremo davanti alle basi di Trapani e di Sigonella. Stiamo organizzando in queste ore manifestazioni, possibilmente permanenti.

Quello che vi chiedo è di coordinarci insieme, di lavorare in stretto contatto tra noi, di non disperdere le energie e di finalizzarle tutte nella stessa direzione.

Per questo è fondamentale tenere la barra sulla linea politica definita in questi giorni, senza ambiguità né tentennamenti.

Non abbiamo alcuna simpatia per il regime dispotico di Gheddafi (che non a caso ha intessuto con tante potenze neocoloniali in questi anni grandi rapporti di collaborazione e profitto, a partire dall’Italia). Le rivolte e la repressione di queste settimane ci fanno male, sollecitano la nostra coscienza. Ma l’attacco militare di questa notte definisce con chiarezza la nostra scala di priorità. Oggi la priorità è contrastare la guerra, riaffermare il principio di non ingerenza, il diritto all’autodeterminazione dei popoli e alla loro sovranità.

Prepariamoci al moltiplicarsi esponenziale delle menzogne della propaganda, che ancora di più che in queste ultime settimane parlerà di “intervento umanitario” per difendere il popolo dai crimini del dittatore. Agli Stati Uniti, all’Unione Europea, agli Stati colonialisti non interessa nulla del popolo libico. Interessa soltanto il suo petrolio, il suo gas naturale e la collocazione strategica del territorio libico.

Care compagne e cari compagni, la guerra imperialista contro la Libia è iniziata. Dimostriamo nel nostro Paese quanto grande può essere la solidarietà internazionalista dei comunisti. 

 

Simone Oggionni

portavoce nazionale Gc - responsabile Esteri Gc

 
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Primo vaccino al mondo...

Post n°37 pubblicato il 20 Marzo 2011 da fdsbinaschino

 

Il primo vaccino  terapeutico del mondo contro il cancro ai polmoni
Una nuova scoperta scientifica di Cuba.

Cuba ha registrato il primo vaccino  terapeutico contro il cancro al
polmone
avanzato del mondo, chiamato  CIMAVAX-EGF, con il quale sono stati trattati
gia
più di 1.000 pazienti nell’Isola. La responsabile del progetto di
questa
vaccinazione del Centro d‘Immunologia Molecolare (CIM) de L’Avana,
Gisela
González, ha spiegato che offre la possibilità  di trasformare il
cancro
avanzato in una “malattia cronica controllabile”.

CIMAVAX-EGF è il risultato di circa quindici anni d’investigazioni ed è
indirizzato al sistema relazionato al tumore e non provoca effetti
secondari
severi, ha precisato la specialista.

“Si basa su una proteina che abbiamo tutti, il fattore di crescita
epidermico,
relazionato con i processi di proliferazione cellulare che, quando c’è
un cancro, non sono controllati”, ha dettagliato la dottoressa González,
che
ha
indicato:” Dato che l’organismo tollera ciò che è suo e reagisce contro
l’
estraneo”, abbiamo fatto una composizione tale che riuscisse a generare
anticorpi”.
Questo vaccino si applica nel momento in cui il paziente termina il
trattamento con radioterapia o chemioterapia ed è considerato terminale
senza
alternative terapeutiche, perchè aiuta a controllare la crescita
tumorale
senza
tossicità associate, ha precisato.
Inoltre lo si può utilizzare come trattamento cronico, che aumenta le
aspettative e la qualità della vita del paziente.
L’investigatrice ha segnalato che dopo la sua registrazione in Cuba,
attualmente il CIMAVAX-EGF sta “avanzando ” in altri paesi e che si sta
valutando la forma di usare il suo principio in terapie contro altri
tumori,
come quelli della prostata, dell’utero e della mammella.

 
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Stop al nucleare! Blitz alla Prefettura di Milano

Post n°36 pubblicato il 20 Marzo 2011 da fdsbinaschino
Foto di fdsbinaschino

Ieri 18 marzo 2011, alla fine del presidio lampo di uomini e donne vestiti con tute bianche e mascherine antigas a simboleggiare la fragilità delle difese umane contro le radiazioni nucleari, una delegazione composta dal Consigliere comunale Basilio Rizzo, capolista della Lista unitaria Sinistra per Pisapia che correrà alle Comunali di maggio, dal Consigliere Provinciale Massimo Gatti, capogruppo in Provincia di Milano per Lista un’Altra Provincia-Prc-PdCi e da Giovanna Capelli e Giansandro Barzaghi della Segreteria provinciale del Prc hanno incontrato il vice prefetto.
La delegazione ha espresso indignazione e preoccupazione per la posizione irresponsabile del Governo italiano che ignora la tragedia giapponese e, diversamente dagli altri governi europei, prosegue nell’insensata scelta del ricorso all'energia nucleare. Il piano del Governo ha degli elementi di pura follia e di arroganza politica: non tiene conto delle caratteristiche del territorio italiano per lo più montuoso e sismico, disprezza la vita delle persone, viola il principio di precauzione e il sentire popolare che ha bocciato il nucleare nel referendum nel 1987, è unicamente e acriticamente supino agli interessi privati delle lobby rapaci dei nuclearisti. L'apparente frenata nelle dichiarazioni dei ministri sono ispirate all'opportunismo elettoralista;in realtà prosegue il boicottaggio dei referendum :niente election day,pur con grande spreco di denaro pubblico.

Lista Sinistra per Pisapia, Federazione della sinistra Milano

 
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A MILANO NASCE LA LISTA SINISTRA PER PISAPIA

Post n°34 pubblicato il 17 Marzo 2011 da fdsbinaschino

Comunali, nasce la lista unitaria “Sinistra per Pisapia”

 

Milano, 7 marzo 2011 . Si chiamerà "Sinistra per Pisapia" la lista unitaria della Sinistra per le elezioni comunali di Milano del prossimo 15 maggio. La Lista riunisce Federazione della Sinistra (Prc, Pdci, Socialismo 2000, Lavoro e Solidarietà), Partito Umanista, Comitati Civici ed esponenti di associazioni ; a guidarla sarà Basilio Rizzo, storico esponente della sinistra milanese e attualmente consigliere comunale.

Ecco il simbolo della "Sinistra per Pisapia" :



 

 

 
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Attenti al virus...

Post n°33 pubblicato il 16 Marzo 2011 da fdsbinaschino

   di Alberto Burgio
Attenti al virus mutante della Lega
Tutti guardiamo a Berlusconi e alle sue sorti e rischiamo di sottovalutare il ruolo di un altro protagonista della scena politica. Questa legislatura ha visto la Lega Nord conseguire importanti risultati. Il partito di Bossi, guidato in modo ferreo (a dispetto delle sue articolazioni) da un gruppo dirigente spregiudicato e abile, occupa posti-chiave nel governo (in particolare gli Interni e quella Semplificazione normativa che è il vero Ministero per le riforme istituzionali) e una posizione strategica in forza dell'asse con Tremonti. L'alleanza col Pdl gli ha permesso di dilagare nel sottogoverno (sia in periferia che a «Roma ladrona», nei consigli di amministrazione di banche, partecipate e media) e di rafforzarsi negli Enti locali (a cominciare dalle presidenze di Piemonte e Veneto e dalla vice-presidenza della Lombardia). In modo speculare, lo sradicamento della sinistra moderata dal mondo del lavoro dipendente e dalle fabbriche ha consentito alla Lega di conquistare consensi negli stessi settori più avanzati della classe operaia. Tutto questo è (dovrebbe essere) noto da tempo, ma ora c'è una novità. In queste settimane è emersa in modo plateale la capacità della Lega di sfruttare le crisi altrui (e persino le proprie) per trarne vantaggi.
L'esempio più evidente riguarda le rivolte nei Paesi della sponda sud del Mediterraneo. Non è inverosimile che la Libia cessi di fungere da posto di blocco per i migranti. La Ue evoca esodi biblici. E Bossi si frega le mani per il dono inatteso: tutta manna per la propaganda leghista, per l'appello razzista alla paura e all'identità. Lo stesso meccanismo riguarda i rapporti con Berlusconi. La base leghista freme, non ama l'«utilizzatore finale» e non vuole favorire l'impunità dei politici corrotti. Questo fatto qualche grattacapo lo crea, com'è emerso nella vicenda del veto sulla trasmissione con l'Annunziata e nel commissariamento di giornali e radio, posti sotto il controllo del Trota. Ma non tutto il male vien per nuocere. Il malessere del popolo padano permette a Bossi di alzare il prezzo della lealtà e non è un caso che il governo abbia prontamente chiesto per il «federalismo municipale» un voto di fiducia della Camera che è di per sé un insulto, data la natura istituzionale del provvedimento.
La Lega è come un virus mutante, ha straordinarie capacità di resistenza anche perché intercetta umori profondi nel sottosuolo del Paese. E studia per diventare, nella parte più ricca del Paese, l'azionista di maggioranza nella destra italiana. Bisognerebbe stare attenti, smetterla di banalizzare, e invece siamo ancora alla spregiudicatezza manovriera di chi vede la battaglia e dimentica la guerra. A questo riguardo l'intervista concessa dal segretario del Pd alla Padania il 15 febbraio merita più attenzione di quanta non ne abbia riscosso.
Nell'intento conquistare la fiducia di Bossi e Calderoli, Bersani insiste sulle analogie tra la Lega e il Pd, entrambi partiti popolari e appassionatamente federalisti (le «due vere forze autonomiste in questo Paese», secondo un concetto ribadito nel dibattito alla Camera). Il segretario del Pd assicura che alla base dell'apertura alla Lega non vi è alcun calcolo: c'è piuttosto il timore che il «federalismo» (una «riforma storica, epocale per la democrazia italiana») venga azzoppato da qualche impenitente centralista. E via di questo passo, sino al commovente ricordo della «bellissima» festa padana di Busto Arsizio (gennaio 2006), che Bersani oggi rammenta «con grande simpatia». Ma quel «federalismo» che cos'è? Il nome è abusato, salvo credere alle mitologie identitarie care alla Lega. Più prosaicamente (come dimostra già la sciagurata riforma del Titolo V della Costituzione, che Bersani rivendica), è lo strumento con cui le aree più ricche d'Italia intendono salvaguardare le proprie condizioni scaricando la palla al piede del Mezzogiorno. Storia vecchia quanto l'unità del Paese (già Gramsci parlava della Piovra del nord), oggi rinverdita dal declino industriale e dai morsi della crisi. Il sud (e parte del centro) precipita. La crescita sotto zero, i redditi incomparabilmente inferiori a quelli del nord, la disoccupazione doppia (quella dei giovani e delle donne tripla), le infrastrutture e i servizi fatiscenti. Il divario è tale da mettere a rischio la stessa unità territoriale del Paese, ma che importa, pur di lisciare il pelo alla «costola della sinistra»? Davvero un bel modo di celebrare il 150° dell'unificazione nazionale.
E il razzismo leghista? Bersani giura: non serve che qualcuno gli spieghi che la Lega non è razzista. Solo retorica, insomma, quella di Borghezio che spruzza deodorante sui viaggiatori nigeriani in treno. Puro eccesso di zelo quello di Gentilini che invoca la «pulizia etnica contro i culattoni», si vanta di aver distrutto campi rom e giura di voler «eliminare i bambini degli zingari che rubano agli anziani». Solo boutades quelle di Salvini (un fan di Bersani, stando alle ultime dichiarazioni) che esige rastrellamenti casa per casa nella sua civile Milano. Mere divagazioni antropologiche quelle di Cota a sostegno delle «classi-ponte» e del senatore Pittoni contro l'invasione degli insegnanti meridionali (quindi ignoranti). Solo una goliardata quella di Tosi che raccoglie le firme per ripulire (anche lui) Verona dagli «zingari». Semplice superficialità quella di Maroni che si costituisce parte civile contro la cittadina somala maltrattata dagli agenti a Ciampino. Bersani non ha bisogno che gli si dica che cos'è la Lega: forse avrebbe bisogno di chiarirsi le idee su che cos'è il razzismo, come del resto dimostra tutta la legislazione «democratica» sui migranti dai tempi d'oro della Turco-Napolitano e dei Cpt.
Qui però non è il caso di fare prediche o lezioni, ma di riflettere freddamente. La strumentalità in politica è di casa e non c'è da stupirsi, ma perché arrivare all'autolesionismo? Sono anni che il Pd insegue l'avversario sul suo terreno: è un caso che oggi col cappello in mano cerchi i più impresentabili alleati sulla scena politica? Proprio la Lega si è giovata dell'abbandono della classe operaia da parte della sinistra liberista e della distruzione del partito di massa nel nome del partito d'opinione: possibile che non ci si fermi un momento per fare un bilancio delle proprie scelte? Pensare che la sperabile caduta di Berlusconi porti automaticamente a una rinascita sarebbe ingenuo. Vent'anni di devastazione sociale e politica e di corruzione civile e morale hanno sfigurato il Paese. Occorrerà un lavoro lungo, paziente, tenace per cancellare privilegi e restituire un minimo di decenza e di equità. Ma la partenza di questo cammino è cruciale, e il primo passo dovrebbe essere la chiarezza degli obiettivi. L'esatto contrario della confusione che oggi regna sovrana, complice la retorica della da troppi e con troppo diverse ragioni evocata

 
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Festa del Tesseramento

Post n°32 pubblicato il 14 Marzo 2011 da fdsbinaschino
Foto di fdsbinaschino

Cari compagni siamo molto soddisfatti di questa prima fase del tesseramento, gli iscritti sono aumentati notevolmente(30% in più).Un ringraziamento particolare va  ai compagni e alle compagne che ieri hanno partecipato alla festa del tesseramento, vi invitiamo a sostenerci sempre,"sentire"il vostro affetto e "percepire" la vostra presenza  alle iniziative del partito ci dà la forza per guardare avanti perchè "noi" in un altro mondo possibile ci crediamo davvero.

 
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Un Sabato Grasso di Proteste

Post n°30 pubblicato il 12 Marzo 2011 da fdsbinaschino
Foto di fdsbinaschino

di Luciano Muhlbauer
Sabato 12 marzo sarà un altro giorno di mobilitazioni a Milano. E come già avvenuto altri sabati precedenti, le iniziative, sebbene non siano in contrapposizione tra di loro, si svolgono in contemporanea e in luoghi diversi della città. Insomma, siamo di fronte a una perfetta metafora della situazione generale, fatta da tante persone che si muovono, che esprimono opposizione e voglia di cambiamento, ma senza un centro di gravità e una meta condivisi.
Comunque sia, guardiamo al bicchiere mezzo pieno e, quindi, elenco brevemente le iniziative in campo (scusandomi per eventuali dimenticanze). Poi, fermo restando che a casa non si rimane, pioggia o non pioggia, scegliete voi dove andare.
Anzitutto c’è l’appuntamento più conosciuto e pubblicizzato, poiché ha carattere nazionale e il suo epicentro si trova a Roma. Si tratta della mobilitazione A difesa della Costituzione, che a Milano si svolgerà in largo Cairoli, dove verrà allestito un palco, dalle ore 15.00 alle 19.00. Per info:www.adifesadellacostituzione.it
Strada facendo, anche grazie alle edificanti esternazioni sulla scuola pubblica da parte di Berlusconi, alla parola d’ordine della difesa della Costituzione si è aggiunta con forza anche quella della difesa della scuola pubblica, provocando peraltro il manifestarsi di qualche contraddizione.
Infatti, come già quella del 13 febbraio scorso, anche la piazza del 12 marzo si caratterizza per essere molto ampia e così si prevede, almeno a Roma, anche la presenza di esponenti finiani. Orbene, è risaputo che i deputati e i senatori di Fli hanno votato a favore dei tagli alla scuola pubblica e della riforma Gelmini. Contraddizioni delle larghe intese in chiave antiberlusconiana, si dirà, ma intanto ha fatto sì che a Roma la maggioranza del movimento degli studenti universitari si è data appuntamento in un piazza diversa (e, per quello che vale, sono d’accordo con loro). Per info:www.ateneinrivolta.org – www.uniriot.org – www.unionedeglistudenti.net/sito
A Milano, divisioni spaziali di questo tipo non si sono verificate, ma il problema politico ovviamente rimane e anche le ripercussioni. Comunque, in largo Cairoli ci sarà Rete Scuole, che garantirà parole chiare in tema di scuola pubblica. Per info: www.retescuole.net
Alle ore 14.30, in piazza Duca d’Aosta (stazione Centrale), c’è invece l’appuntamento per il Samedi Gras – il carnevale antirazzista di Milano, alla sua seconda edizione, dopo l’esperienza positiva dell’anno scorso. Ci sarà una parata in maschera, con carri allegorici e giochi per bambini di ogni età e cultura, ma soprattutto è un’occasione per ricordarci che milanesi non si nasce ma si diventa e per mandare un abbraccio a chi in Tunisia, Egitto, Libia ecc. è insorto per la libertà. Per info:www.milanomovida.tk
Alle ore 15.00, presso il circolo LO-FI, in via Pietro e Giuseppe Pestagalli 27, c’è poi un’assemblea, organizzata dall’Arci Milano, per iniziare a rispondere alla politica di chiusura degli spazi di socialità dell’amministrazione milanese, che una settimana fa ha provocato la sua ultima vittima in ordine di tempo: il circolo La Casa 139. Vi segnalo questa iniziativa non tanto perché ci sia bisogno di una presenza di massa, ma soprattutto perché iniziate a segnarvi sull’agenda la mobilitazione di piazza che quell’assemblea è chiamata a preparare e che si terrà sabato prossimo. E nel frattempo, firmate anche l’appello Liberiamo la musica! Per info: www.arcimilano.it
Infine, visto che ci siamo e che il 25 aprile si avvicina, vi segnalo anche la tre giorni di iniziative di Partigiani in Ogni Quartiere, che inizia oggi venerdì e si conclude domenica 13 marzo. Per info:http://poq.noblogs.org
Buon week end di lotta e speranza!
Luciano Muhlbauer

 
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PROGRAMMA MARZO 2011

Post n°29 pubblicato il 10 Marzo 2011 da fdsbinaschino
 

PROGRAMMA FEDERAZIONE DELLA SINISTRA DI MARZO 2011


VENERDI 4 MARZO DALLE ORE 21.30

  ASSEMBLEA CIRCOLO PRESSO CENTRO CIVICO CASARILE

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SABATO 5 MARZO DALLE ORE 14.00

 VOLANTINAGGIO PRESSO MERCATO DI LACCHIARELLA

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DOMENICA 6 MARZO  DALLE ORE  9.00

 VOLANTINAGGIO PRESSO PIAZZA CENTRALE DI LACCHIARELLA

------------------------------------------------------

VENERDI 11 MARZO DALLE ORE 14.00

VOLANTINAGGIO PRESSO MERCATO DI CASARILE

-------------------------------------

SABATO 12 MARZO DALLE ORE 14.00

 VOLANTINAGGIO PRESSO MERCATO DI BINASCO

-------------------------------------

DOMENICA 13 MARZO DALLE ORE 17.00

FESTA CIRCOLO (APERITIVO POPOLARE) PRESSO CENTRO CIVICO DI CASARILE 

-----------------------------------

VENERDI 18 MARZO DALLE ORE 21.00

ASSEMBLEA CIRCOLO PRESSO CENTRO CIVICO CASARILE

-----------------------------------

FEDERAZIONE DELLA SINISTRA DI BINASCO-CASARILE-LACCHIARELLA

 
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APERITIVO POPOLARE

Post n°28 pubblicato il 10 Marzo 2011 da fdsbinaschino
 

APERITIVO POPOLARE

GRATUITO

DOMENICA 13 MARZO 2011

INIZIO ORE 17.00

PRESSO IL CENTRO CIVICO DI CASARILE VIA CARDUCCI

APERITIVO E BUFFET

OVVIAMENTE ACCOMPAGNATI DA BUONA MUSICA-PARTIGIANA-POPOLARE-RAP MILITANTE-REGGAE-

IL TUTTO VIENE OFFERTO DAI COMPAGNI DEL CIRCOLO DI BINASCO-CASARILE-LACCHIARELLA PER CHIUNQUE VOGLIA PARTECIPARE

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RIFONDAZIONE ELEZIONI 2013

assemblea circolo

ASSEMBLEA DEL CIRCOLO

DI BINASCO/CASARILE/LACCHIARELLA

OGNI PRIMO E TERZO VENERDI DEL MESE

PRESSO IL CENTRO CIVICO DI CASARILE

VIA CARDUCCI

INIZIO ASSEMBLEA ORE 21.10

PER INFORMAZIONI:

EMAIL: fdsbinaschino@libero.it

TELEFONO: 3333535860 (andrea)

 

 

VI CONSIGLIAMO QUESTO LIBRO

SCRITTO DAL COMPAGNO GINO

UN LIBRO MOLTO COINVOLGENTE E SCORREVOLE OTTIMO DIREI

I COMPAGNI DEL CIRCOLO

 

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