Creato da JackMidnight il 01/07/2011

Bitter midnight

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marino

Post n°12 pubblicato il 16 Settembre 2011 da JackMidnight

Erano solo poche centinaia di metri, ma bastavano per riempirgli la testa di ricordi che un vento messaggero portava con sé.
Il mare era lì vicino, separato da una lingua di terra immensa ai suoi occhi, ma infinitesima a quelli del mare stesso.
C’erano, nell’aria portata, immagini di pescherecci con la poppa avvolta dai gabbiani, il rumore dei cantieri  e dei frullini intenti a pulire le carene dai denti di cane, l’umido delle cime legate alle bitte dopo una forte mareggiata, e se si concentrava bene poteva individuare, nelle pause del soffio alternato del vento, persino i lenti giri dei motori diesel dei pescherecci.
Mancava da troppo tempo.
Mancava al mare, quello intimo dell’inverno, da quel giorno di ottobre con quella fantastica mareggiata con onde pare e dritte che assaltavano la spiaggia ordinate come legioni romane. 
La spiaggia invece placida rispondeva,  accoglieva con una sorta di non-violenza che pareva dire: “Quello che mi levi ora me lo ridarai.”
La spiaggia è una mamma paziente, il mare un padre imprevedibile e il vento un figlio che passa di braccia in braccia, di brezza in brezza.
Lui invece era un ospite che non sapeva di essere gradito o no: ma veniva accolto ogni volta con benevolenza e il vento ora sembrava invitarlo di nuovo a visitarli.
Era quasi arrivato alla porta e inspirò profondamente quell’aria tersa e lasciando fuori l’odore violento della cucina.
“Tornerò…” sembrò dire espirando prima di scivolare con malavoglia dentro la mensa.

 
 
 
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