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Post n°30 pubblicato il 18 Settembre 2013 da korov_ev
Sopra un nastro d’asfalto lucido di nero e pioggia corrono le macchine. Corrono dentro le piaghe di questa notte coi loro occhi brillanti di xeno e iodio che a vederli da quassù sembrano lucciole impazzite. Corrono e pare non vedano altro che strada e rabbia e tempo sempre troppo corto, sempre troppo perso. Sul palco si sono spenti i riflettori; gli occhi orgogliosi di tua madre piangono al buio, oggi, e io che posso dirti? Io che non faccio nascere, io che non do alla luce, ma curo e accudisco. L’avrei fatto, io? Quanti pensieri, quante paure mi avrebbero stretto la gola, legato le caviglie? E quanti ne hai scacciati tu? N.d.r. Non serve a nulla, ma vorrei dedicare queste poche righe alla dottoressa Eleonora Cantamessa e a tutti coloro cui l’amore per la vita abbia fatto muovere le mani o anche solo sfiorato la mente e l’anima. |
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Grazie a te e a tutti quelli che hanno apprezzato.
Già, a volte l'egoismo o il dolore ci fanno dimenticare chi siamo e cosa sia importante, vero, madame?
Grazie anche a lei per l'incoraggiamento :-)
Che carino :-)
Spero che davvero non si sia spenta, quella fiammella, madame, che possa aver solo cambiato veste, ma ho seri dubbi in proposito.