Creato da korov_ev il 06/02/2013

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Post n°32 pubblicato il 09 Ottobre 2013 da korov_ev

Oggi, giorno in cui ricorre il cinquantesimo anniversario della tragedia del Vajont, ho deciso di ricordare con poche parole i morti di Lampedusa.
Si può far torto ai morti con le parole? Non lo so. Sicuramente, però, lo si può fare continuando a regalare ai vivi una morte assurda.
L’Italia chiama?  “Armiamoci e partite!”  risponde Bruxelles

Come il brulicare delle foglie contro un cielo duro,
adesso li puoi vedere,
sul sale di questa  stesa azzurra a camminare.
Nere foglie e neri capelli
e neri pensieri neri.
Grani di pepe allineati alla chiglia sfinita,
adesso li puoi vedere,
sul sale di un sogno azzurro a riposare.
Cantano confuse, le sirene, e sfiorano le onde
e corrono veloci a mani tese,
a lunghe gambe stanche,
a tante bocche aperte e scure.
E non importa se l’orizzonte improvviso si rovescia;
se un po’ di nero seppia si perde dentro al mare.

 

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Commenti al Post:
Maddalena_e_oltre
Maddalena_e_oltre il 09/10/13 alle 20:14 via WEB
Grani di sale allineati sulla pelle viva. Piccoli cristalli numerati in un hangar muto. Barchette naufragate alla deriva di un viaggio troppo breve. E' annebbiata la vista che conta quelle speranze abortite. Queste che si sommano a quelle duemila di 50 anni fa e alle altre migliaia sparpagliate nella storia dell'essere umano.
 
 
korov_ev
korov_ev il 16/10/13 alle 17:42 via WEB
Sì, madame, abbiamo una vista annebbiata e la Storia, purtroppo, sembra insegnare che non esistono occhiali adatti a certa miopia.
 
ElettrikaPsike
ElettrikaPsike il 11/10/13 alle 06:50 via WEB
Ai cadaveri della vita, di qualsiasi genere, e per qualsiasi ragione lo siano diventati, non si può, neanche volendolo, fare nessun torto. Benché talvolta l'insistenza umana perseveri nel tentativo ossessivo compulsivo di uccidere anche i cadaveri. Si può, però, al limite, far torto alle idee che portavano avanti quegli uomini da vivi, oppure dar loro gloria, o portare avanti lo stesso rispettoso o irrispettoso disaccordo che si sarebbe espresso se fossero stati ancora vivi. In ogni caso lei qui ha scattato una foto che non lascia enigmi ma racconta quei morti con la dignità che può dare solo la poesia. Nere foglie e neri capelli e neri pensieri neri, finiti. Ma li fa riposare sul sale di un sogno azzurro. Le sirene sono certamente confuse per quelle tante bocche aperte e scure, ma forse ora anche un po' grate perché se l'orizzonte, poi, d'improvviso si rovescia e i cadaveri scuri coprono il mare, è meno oscuro e più dignitoso, di quella dignità strana e per qualcuno consolatoria che sa dare la poesia, leggere invece che un po’ di nero seppia, si perde dentro al mare.
 
 
korov_ev
korov_ev il 16/10/13 alle 17:53 via WEB
Sì, madame, per qualcuno è meno oscuro e più dignitoso leggere che "un po' di nero seppia si perde dentro al mare".
E io che ne ho scritto? Io che se non l'avessi fatto sarei stato male, non sono egoista anch'io?
E' che a volte mi sento così impotente.
 
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