Creato da korov_ev il 06/02/2013

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Child in time

Post n°37 pubblicato il 12 Novembre 2013 da korov_ev

Il cancello era alto,  molto più alto dei miei occhi e delle ali. Le domeniche passavano lente a guardare i genitori degli altri che venivano, portavano qualche regalo, qualche pasticcino. Alcuni facevano evadere i figli col permesso della madre superiora, allora il grande cancello di ferro battuto si apriva e il mondo di fuori non era più scomposto in colonne.
Anche mia madre veniva a trovarmi, ma non tutte le settimane, non poteva, allora me ne stavo a giocare nella pineta, lì solo lo sguardo delle finestre dell’ultimo piano poteva spiarmi, ma erano occhi ciechi, chiusi dietro pesanti palpebre di legno verde.
Di nascosto dal mondo raccoglievo grandi scaglie di corteccia abbandonate dai pini marittimi  e le grattavo contro i muri scrostati della mia infanzia per dargli la forma di un desiderio.
È morbida, la pelle dei pini, più morbida del mio sentire che ogni giorno si adattava a qualcosa in meno. È morbida e scabrosa, ma solo dal di fuori; il suo cuore levigato si sfoglia come un libro e quante storie ci puoi leggere dentro; storie e tempo, e storie di tempo.
Me le raccontavo sfregando e plasmando quella consistenza calda e odorosa di resina e ogni volta una nuova forma nasceva dalle mani che piano si tingevano di una polvere rossa e sottilissima che cancellava le linee nel palmo: vita, fortuna,  amore. Ingannai il destino. Nessuna zingara avrebbe pronunciato il mio nome.

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Commenti al Post:
ipocrisia_zero_M
ipocrisia_zero_M il 13/11/13 alle 08:30 via WEB
In quelle scaglie di legno c'è il segreto della vita, è il gesto simbolico di prenderle e levigarle sul muro immaginando la forma voluta, desiderata. Un gesto duro, polveroso, di mano sudata che stringe il legno, forza che plasma le scaglie ruvide, segatura rossa che abbandona il legno per lasciare posto alla "forma". Sono parole, le tue, che segnano come quel muro. Grazie.
 
 
korov_ev
korov_ev il 19/11/13 alle 17:27 via WEB
Minchia, Zero, o io sono veramente bravo nel descrivere, oppure in quel collegio c'eri anche tu! :-)
Scherzi a parte, sì: in quelle scaglie di legno c'è il segreto (o almeno uno dei tanti) della vita. E detto fra noi: a volte ho paura di non riuscire più a dar loro una forma. E' che a forza di limare sogni ho cominciato a consumare le dita... ma è una cosa che capita a tutti, non ci lamentiamo :-)
Grazie a te, Zero.
 
Maddalena_e_oltre
Maddalena_e_oltre il 13/11/13 alle 10:29 via WEB
Sweet child in time... scaglie e parole, limate con pietra pomice, levigate senza toglierne l'asprezza, quella che incide e che resta. Non credo che se una zingara si fosse presentata, tu l'avresti ascoltata. Tu sei quello che costruisci e che dici, non avresti accolto una strada già tracciata da altri.
 
 
korov_ev
korov_ev il 19/11/13 alle 17:34 via WEB
No, madame, non avrei accettato una strada segnata da altri, ma io non faccio testo, madame: io non avevo scelta.
Poi sono cresciuto e il far di testa mia è diventato un vizio che mi ha ridotto a quel che sono oggi.
Ribadisco il concetto di cui sopra: non ci lamentiamo, potrebbe andar peggio: potrebbe piovere (come disse Igor :-)
 
lussert
lussert il 14/11/13 alle 21:46 via WEB
Mi hai fatto venire in mente un vecchio film dei fratelli Taviani, "San Michele aveva un gallo", in cui all'inizio un bambino, rinchiuso per punizione in un armadio, e successivamente il protagonista, in carcere, per darsi coraggio e soprattutto dare un senso allo scorrere del tempo della prigionia, ripetono ossessivamente la filastrocca che da il titolo al film. Un mantra che permette di aprire , se non le porte della cella, almeno quelle della fantasia, e di sopravvivere. Uno dei tanti modi di tracciare la rotta del proprio destino.
 
 
korov_ev
korov_ev il 19/11/13 alle 17:44 via WEB
Sì, sicuramente era anche quello mio, un modo per guardare oltre il pesante cancello di ferro. Ed era anche una richiesta d'aiuto e una dichiarazione d'amore e il desiderio che tutto fosse diverso e... e chissà quante altre cose ancora.
E' che ciò che io conoscevo come normalità della vita non coincideva con quello che vedevo vivere agli altri, Luss; e ancora non so se sia stato un bene o un male. Ancora mi chiedo, a volte, come sarebbe stato, se...
Ma è solo curiosità, da rompicoglioni, la mia: poteva andare decisamente peggio! :-)
 
ElettrikaPsike
ElettrikaPsike il 20/11/13 alle 02:00 via WEB
...sicuro che ora non piova? ,-) Però...a parte tutto, quell'esercizio ritmato e ripetitivo con la resina l'ha plasmato Creatore consapevole (di Se Stesso, non del Mondo, ma alla fine non è poi così differente...)e le ha regalato la capacità di cancellare il tracciato accordato con la nascita e di intortare un destino che avrebbe voluto farle pagare una strana alleanza di linee e dolori…Non credo, a leggerla, che quel cancello fosse stato più alto delle sue ali, sa? Dietro gli occhi ciechi sembra ci sia la veggenza e le finestre chiuse che la guardavano giocare in pineta forse lo sapevano che quello che lei stava per imparare con le cortecce degli alberi era una magia che dà una nuova forma alla sensibilità di un bambino già sensibile. Non so quanto sia stato diverso il suo dolore dal mio e non so quanto morbida possa essere la pelle dei pini, ma non credo più morbida del suo sentire. Forse quel bambino ogni giorno si adattava a qualcosa in meno e questo lo rende più bello di quanto già non fosse. Avrei voluto guardarlo, allora, come facevano quelle finestre. Come voglio leggerla ora. Oh, si, sarebbe potuto andarle decisamente peggio, Korov_ev… Ha chiesto che nessuna zingara pronunciasse il suo nome e il Destino le ha risposto… Si – può – fare! ;-)
 
 
korov_ev
korov_ev il 20/11/13 alle 15:55 via WEB
Eh già, stavolta, purtroppo, piove eccome.
Vede, madame, fino a quel momento la sorte aveva deciso la mia strada. Ero un bambino particolare, qualcuno avrebbe detto “strano”, a causa di alcune traversie passate. Poi il collegio, sa, è uno di quei posti in cui i bimbi sfogano i loro istinti peggiori (non sto parlando di collegi svizzeri, naturalmente); è una specie di giungla condominiale in cui vige la legge del più forte, e fu proprio allora che capii di essere forte… ma anche che ci sarebbe sempre stato qualcosa più forte di me.
 
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