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Post n°37 pubblicato il 12 Novembre 2013 da korov_ev
Il cancello era alto, molto più alto dei miei occhi e delle ali. Le domeniche passavano lente a guardare i genitori degli altri che venivano, portavano qualche regalo, qualche pasticcino. Alcuni facevano evadere i figli col permesso della madre superiora, allora il grande cancello di ferro battuto si apriva e il mondo di fuori non era più scomposto in colonne. |
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Scherzi a parte, sì: in quelle scaglie di legno c'è il segreto (o almeno uno dei tanti) della vita. E detto fra noi: a volte ho paura di non riuscire più a dar loro una forma. E' che a forza di limare sogni ho cominciato a consumare le dita... ma è una cosa che capita a tutti, non ci lamentiamo :-)
Grazie a te, Zero.
Poi sono cresciuto e il far di testa mia è diventato un vizio che mi ha ridotto a quel che sono oggi.
Ribadisco il concetto di cui sopra: non ci lamentiamo, potrebbe andar peggio: potrebbe piovere (come disse Igor :-)
E' che ciò che io conoscevo come normalità della vita non coincideva con quello che vedevo vivere agli altri, Luss; e ancora non so se sia stato un bene o un male. Ancora mi chiedo, a volte, come sarebbe stato, se...
Ma è solo curiosità, da rompicoglioni, la mia: poteva andare decisamente peggio! :-)
Vede, madame, fino a quel momento la sorte aveva deciso la mia strada. Ero un bambino particolare, qualcuno avrebbe detto “strano”, a causa di alcune traversie passate. Poi il collegio, sa, è uno di quei posti in cui i bimbi sfogano i loro istinti peggiori (non sto parlando di collegi svizzeri, naturalmente); è una specie di giungla condominiale in cui vige la legge del più forte, e fu proprio allora che capii di essere forte… ma anche che ci sarebbe sempre stato qualcosa più forte di me.