Creato da korov_ev il 06/02/2013

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ILVA

Post n°88 pubblicato il 06 Settembre 2018 da korov_ev

Questa è la terra dove il fuoco ci sosteneva, dove il ferro sfamava le nostre bocche; dove una fornace di mercanti ha sbiancato le nostre anime, bruciato i nostri corpi puri e lasciato le vedove a sopportare le lapidi e le loro preghiere vane.
Eppure io l'ho visto bene quell'anelito levarsi alto e volteggiare come una promessa d'oro e d'argento sulle nostre vite, e ho udito la giustizia rombare e precipitare in metallo lucente a dividere questa spianata tra bestemmie e scintille.
L'ho visto levarsi, sì, e poi perdersi in un giorno di festa per le vie della città e fin dentro il cuore delle nostre fiere di paese, nelle risate e nelle profondità del mare piccolo,  e ho visto immense ciminiere dritte contro il cielo guardare giù come neri predicatori.
Ci avevano detto che i nostri stivali erano lucidi di gloria, ma allora come potevamo essere poveri?
Mio padre contava le rughe nel palmo e sulla fronte, gettava carbone nelle fauci morenti della fornace sotto un cielo d'argilla e fuliggine mentre lasciava testamento all'aria piegata dal calore.
- Quando morirò, diceva, non andrò in paradiso, non saprei fare il lavoro degli angeli. Prenderò il diavolo per la coda e gli farò vedere come si tiene davvero caldo un inferno. Lo prenderò per la coda e gli farò vedere come si vive e come si muore qui, sotto questo cielo velenoso, in una terra di ferro e fuoco dove il pane non cresce più.

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Commenti al Post:
woodenship
woodenship il 06/09/18 alle 11:57 via WEB
Potente che ti entra sottopelle,nei polmoni,come solo una di quelle nuvole di ruggini...Una prosa ch'è poesia,mio caro Korov:afferra con un susseguirsi di immagini che ti si annodano in gola:mondo che fu,mondo che è,mondo che sarà.E sono i tuoi occhi a dirne,la tua aninma a parlarne.........Molto sentito..........ciao.........W........
 
 
korov_ev
korov_ev il 06/09/18 alle 13:29 via WEB
Era quello che volevo, Wood, che entrasse sotto pelle, che si stampasse nella mente di chi legge, ma chi legge me queste cose le sa già. E poi, purtroppo, nessuna parola può far sentire nella carne il dolore, la rabbia, la sofferenza di chi resta e di chi se ne va.
Sono i miei occhi a parlarne, sì, Wood. I miei occhi stanchi. Non sai quanta voglia avrei di chiuderli.
 
Coralie.fr
Coralie.fr il 06/09/18 alle 12:49 via WEB
Vorrei che se ne parlasse affinché il fuoco di cui scrivi non sia soltanto metafora di una situazione infernale, ma che divenga forza e consapevolezza attiva per mutare una realtà insostenibile e vergognosa.
 
 
korov_ev
korov_ev il 06/09/18 alle 13:25 via WEB
Il problema è che se ne parla anche troppo,madame, e finché si continua a parlare, le teste delle ultime file in parlamento continueranno a reclinarsi di fianco ronfanti.
Se ne parla tanto, ma mai nei giusti termini. La questione è sempre quella: denaro. Troppi soldi in ballo per un cane che continua a mordersi la coda. La fondeia dà da mangiare all'intera città e fermarla è improponibile come è improponibile continuare a leggere necrologi.
Intanto l'acciaio cinese e croato abbattono il prezzo, i compratori svaniscono, le cose si complicano e lo Stato latita.
 
   
Coralie.fr
Coralie.fr il 06/09/18 alle 14:08 via WEB
Il fatto di parlarne è concentrato in momenti particolari e specifici, poi torna il silenzio. Credo che, certamente alla parola debba seguire l'azione, la questione sia sollevata ad intervalli per cadere poi nell'oblio e poi ripresentarsi, e come se una manovra venga a quietare voci e proteste (?) in maniera momentanea, ma che non risolva perché ...beh lo scrivi bene e chiaramente tu. Purtroppo.
 
qmr
qmr il 06/09/18 alle 21:56 via WEB
Le ciminiere dell'ex Italsider, oggi Riva e domani forse ArcelorMittal rappresentano un paesaggio inquietante sia per che le costeggia per la prima volta dia per chi sotto la loro ombra ci vive.Esse rappresentano la morte che si nutre della vita, così come il tuo scritto efficacemente racconta con parole che bruciano dentro. Ma le ragioni economiche annullano le aree e la rivolta di una città poco conta di fronte ad un dio chiamato denaro
 
 
korov_ev
korov_ev il 17/09/18 alle 16:19 via WEB
Io spero solo, madame qmr, che i nuovi proprietari adeguino le emissioni agli standard europei. Il problema è che come la si gira la questione rimane di difficile soluzione. La scelta rimane sempre quella: morire di cancro o di fame.
In alternativa riconvertire, ma non è facile con una realtà come l'ILVA.
Si è sbagliato fin dall'inizio e adesso ci si ritrova incastrati.
Non so cosa pensare, ormai. rimane solo da sperare bene.
Buona serata, madame.
 
qmr
qmr il 06/09/18 alle 21:59 via WEB
Le ciminiere dell'ex Italsider, oggi Riva e domani forse ArcelorMittal rappresentano un paesaggio inquietante sia per chi le costeggia per la prima volta sia per chi sotto la loro ombra ci vive.Esse rappresentano la morte che si nutre della vita, così come il tuo scritto efficacemente racconta con parole che bruciano dentro. Ma le ragioni economiche annullano le altre e la rivolta di una città poco conta di fronte ad un dio chiamato denaro P.S. A sostituzione del precedente commento con refusi
 
fosco6
fosco6 il 09/09/18 alle 10:23 via WEB
Caro Korov, sarebbe da ripensare il modello di sviluppo dell'intera umanità, ovvero che tutti i governi del Mondo si mettessero d'accordo su una linea di comdotta universale che tenga conto sì del benessere materiale delle persone ma anche della loro salute e della salvaguardia dell'ambiente che ne è in gran parte allla base.
Le guerre combattute con le armi e le guerre economiche (che poi spesso coincidono)non portano la Terra in questa direzione ma verso uno sfrenato edonismo e una incetta di beni di ogni tipo per soddisfare ogni tipo di egoismo e di bisogni, questi ultimi anche indotti o creati ad arte per sfruttare la credulità e la sciocca vanità della gente. Non so se siamo ad un punto di non ritorno, mi auguro che l'istinto di sopravvivenza (non certo la ragione che sembra latitare)porti a fermare questa sciocca rincorsa al voluttuario, questa continua distruzione del nostro pianeta, perché prima o poi ci verrà portato il conto dei nostri misfatti, che sarà molto salato visto che le risorse non possono essere eterne e visto che le popolazioni più svantaggiate non staranno sempre a guardare e a subire la prepotenza dei Grandi.
Sulla questione da te trattata con la consueta sensibilità, temo che si dovrà accettare il male minore, sempre che esista un male minore, visto che senza lavoro la città non sopravviverebbe, sperando che i grossi rischi per la salute e per l'ambiente possano essere in gran parte contenuti, cosa di cui non ho ovviamente la certezza, ma mi auguro che la triste esperienza passata possa obbligare le autorità a esercitare severi controlli ripetuti nel tempo, onde prevenire eventuali ricadute sulla salute delle persone.
In attesa che l'umanità disegni per i propri figli un futuro diverso, che possa essere utilizzata sempre di più energia pulita e che le risorse siano distribuite in modo più equo, altrimenti l'estinzione di massa dovuta a guerre e/o a veleni sarà sempre più probabile.
Sogno un risveglio delle coscienze, ma temo che sia un po' utopistico, meglio forse sperare, come ho detto, che la paura ci imponga comportamenti più virtuosi.
Ciao....CARLO.
 
 
korov_ev
korov_ev il 17/09/18 alle 16:26 via WEB
Purtroppo, caro Carlo, temo tu abbia ragione, e "utopia" è forse una parola ancorché ottimistica.
Qui si usano i morti come i grani sabbia in una clessidra, per ognuno che cade giù ci si avvicina alla soluzione, ma quanti deserti si dovranno riversare ancora nell'ampolla? E quante volte la rigireranno sottosopra per ricominciare tutto da capo?
Un'altra giravolta di promesse e parole vane e il conto riparte.
Va be', anzi no, non va bene affatto, eppure la si fa andar bene lostesso.
Ciao Carlo, buona serata.
 
ElettrikaPsike
ElettrikaPsike il 13/09/18 alle 20:47 via WEB
La questione sembra di facile risoluzione, a senso, a parole: da una parte tutelare l’occupazione di chi mangia producendo e trasformando l’acciaio, e dall’altra impiegare volontà, denaro e tempo in investimenti perché quella stessa cattedrale nel deserto che li fa lavorare non sia più – ma per nessuno - una succursale terrestre dell’inferno, né per chi ci lavora, né per chi vive accanto ad essa. Ma tutto questo blaterare di progetti e proposte è diventato un farneticare fastidioso e tossico, quasi al pari di quanto fuoriesce dall’acciaieria, dalle particelle di Ipa alle diossine. In questi casi le sole parole non indigeste, anche se efficaci come mitraglie alla bocca dello stomaco, sono quelle di una letteratura onesta. Quella che scrive di ciminiere ipocrite come predicatori neri, di anime sbiancate da una promessa d'oro e d'argento – o anche di molto meno - e dei loro stivali lustri di una gloria calzata su piedi fragili, chiedendosi il senso di tanta insigne povertà, raccontando ogni giorno una giustizia che taglia il metallo fra lapilli di bestemmie e scintille. Forse sarebbe efficace se si prendesse anche noi - già da vivi ed evidentemente incapaci di fare il lavoro degli angeli – il diavolo per la coda…
 
 
korov_ev
korov_ev il 17/09/18 alle 16:37 via WEB
Purtroppo, madame Psike, chi legge e piange su parole come quelle che ho scritto sono gli stessi che avrebbero potuto scriverle. E sono sempre troppo pochi.
Il diavolo si dovrebbe prendere per la coda adesso, sì, e non farci prendere noi per il culo da lui. Ma l'inganno più grande di chi il diavolo l'ha creato per noi e quello di far credere alla gente che l'inferno sia nell'aldilà.
Sono sempre più arrabbiato, madame, e più mi sento impotente e più m'arrabbio. E m'arrabbio per niente.
Abbia pazienza ancora una volta, carissima dolce Psike, tanto ormai con me ci sarà abituata, no?
Passi una buona serata e si riguardi.
 
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