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Post n°56 pubblicato il 30 Luglio 2014 da korov_ev
Così solleticato dai racconti di madame Maddalena e dalle prove di recitazione di madame Rendy, ho deciso di raccontare, in questo post, “l’esperimento” di un uomo alquanto eclettico, Fosco Maraini, che nel 1978 pubblicò una raccolta di poesie non proprio convenzionali. La raccolta s’intitola “Gnosi delle fanfole”. La tiratura limitata della prima edizione ne ha resa praticamente introvabile ogni copia, ma nel 1998 Bollani ne ha creato un’edizione in musica, mentre nel 2007 il piccolo volumetto è stato, fortunatamente, ristampato dalla Baldini Castoldi Dalai. Il Lonfo non vaterca né gluisce Ora, chiedendovi un piccolo sforzo, vorrei che voi immaginaste e descriveste il “vostro” lonfo. P.S. Per Madame Maddalena: madame, credo di aver identificato l’animale che emetteva lo strano verso di cui al suo ultimo post: trattatasi quasi sicuramente di un esemplare adulto di Lonfo, anche se, come dice Vittoria Contini Serpieri, nel suo “Tutto quello che avreste voluto sapere sul barigatto ma non avete mai osato chiedere!” (Edizioni La Lanterna, Genova, 1937): P.S. Per madame Rendy: deve sapere, madame, che poesie come “Il lonfo” vengono spesso utilizzate nelle scuole di recitazione per testare la velocità di reazione dell’aspirante attore, nonché la sua capacità di interpretazione, di fronte ad un testo, per così dire, anomalo.
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Ciao...CARLO!
In realtà la "metasemantica" era una tecnica già tentata da altri prima che da Maraini, ma a lui è riuscita proprio bene :-)
...e nonso perché, ma la risposta per lei continua a scivolare sotto quella di madame Maddalena. Mah!
Certo, se lei potesse fornire prova fonica del barigatto udito casualmente la scorsa sera, le cose sarebbero ben diverse.
Comunque l'ipotesi che ciò che lei ha udito fosse proprio un barigatto non è esclusa a priori dalle parole della Serpieri Contini e, se verificata, sarebbe una rivoluzione nel campo della zoologia: il suo nome potrebbe passare alla storia, madame! Potrebbe diventare la Dian Fossey del terzo millennio
Buon fine settimana.
Come può ben notare la radice indoeuropea “Arr” è la stessa; una radice di tipo chiaramente onomatopeico, nella quale le due R che seguono la A iniziale danno all’udito un senso di movimento rotatorio, una specie di vorticare. In effetti il verbo “arravugliare”, in napoletano, vuol dire, come credo lei ben sappia, ingarbugliare, arrotolare a casaccio.
(Che dice, l’ho superato l’esame come accademico della Crusca? :-)
P.S. In alternativa che ne dice di “Mustela maculata sofolentis” ? :-)