Creato da enca4 il 15/02/2010
PENSIERI E PAROLE
 

W. Allen

NON E' CHE HO PAURA DI MORIRE.

E' CHE NON VORREI ESSERE LI'

QUANDO QUESTO SUCCEDE.

W. Allen

 

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CANZONE

Che giorno è

E' tutti i giorni

Amica mia

E' tutta la vita

Amore mio

Noi ci amiamo noi viviamo

noi viviamo noi ci amiamo

E non sappiamo cosa sia la vita

Cosa sia il giorno

E non sappiamo cosa sia l'amore

Jacques Prévert

 

I ragazzi che si amano si baciano

In piedi contro le porte della notte

I passanti che passano se li segnano a dito

Ma i ragazzi che si amano

Non ci sono per nessuno

E se qualcosa trema nella notte

Non sono loro ma la loro ombra

Per far rabbia ai passanti

Per far rabbia disprezzo invidia riso

I ragazzi che si amano non ci sono per nessuno

Sono altrove lontano più lontano della notte

Più in alto del giorno

Nella luce accecante del loro primo amore.

Jacques Prèvert

 

DALLA - CANZONE

 

N. de Chamfort

CHE COSA DIVENTA UN PRESUNTUOSO

PRIVO DELLA SUA PRESUNZIONE?

PROVATE A LEVAR LE ALI AD UNA FARFALLA:

NON RESTA CHE UN VERME.

N. de Chamfort

 

GLI APOSTOLI DIVENTANO RARI,

TUTTI SONO PADRETERNI

A. Karr

 

 

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SOGNO O REALTA'?

Post n°161 pubblicato il 12 Luglio 2010 da enca4

Dodici anni fa moriva mio padre. In questi dodici anni ho pensato molto a lui, ma non sempre nel modo giusto. Non avevamo un ottimo rapporto tra di noi. A volte sembrava quasi che ci sopportassimo a vicenda.

Lui chiuso, poco incline al sorriso. Critico in tutte le cose che non lo riguardassero direttamente. Diffidente verso chi non conosceva. Cercava, nelle persone, prima di tutto il lato negativo e, se lo trovava, il rapporto, qualsiasi tipo di rapporto, poteva già dirsi chiuso.

Io, viceversa, aperto al dialogo, ottimista sempre, pronto a offrire la mia amicizia senza farmi alcun calcolo. Estroverso al massimo.

Lui in vita sua non ha mai rischiato più di tanto. Faceva di mestiere l’ebanista. Lavorava il legno come pochi. Ha tentato, riuscendoci, a trasmettermi l’amore per questo materiale che lui considerava vivo.

Ma io non ho voluto continuare il suo lavoro, e questo è stato uno dei nostri maggiori contrasti.

Diceva di me: “Ho un figlio con delle mani d’oro ma dalla testa di legno”.

In questi anni ho pensato qualche volta a lui, ma solo qualche volta. Troppi contrasti tra noi. Troppa diffidenza nei miei confronti.

Poi succede che questa notte, per la prima volta in dodici anni ho sognato mio padre.

Era bello, elegante. Con un sorriso che gli illuminava il volto. E quel sorriso era rivolto a me.

Non mi ricordo cosa stessimo facendo e dove eravamo. So per certo che parlavamo come due amici quando si confidano i loro segreti. Ha detto qualche cosa che mi ha fatto ridere e questo quando era vivo non succedeva mai.

Ascoltava quello che io gli dicevo, ma non criticava il mio dire. Anzi, sembrava quasi che lo condividesse appieno.

Poi mi ha salutato dicendomi: “Adesso devo andare, non posso più fermarmi”.

So di aver tentato di trattenerlo ancora con me. Mi ha abbracciato, mi ha baciato, mi ha sorriso ed è andato via girandosi più volte a guardarmi.

L’ho chiamato forte, avevo bisogno di lui, avevo bisogno di sapere.

Mi sono svegliato piangendo dalla gioia.

Pochi minuti dura un sogno, ma questo fatto da me è un sogno che ha attraversato tutto l’arco di una vita, la mia.

Non so dare una interpretazione ai sogni, e non voglio darla. Non mi interessa. La cosa importante è che mio padre mi è venuto a trovare. Ha sentito il bisogno di vedermi, di parlare con me.

Non mi ha detto “Vivrai” o “Morirai”, mi ha sorriso, mi ha abbracciato. Mi ha fatto felice.

Mi manchi papà. Ti amo papà.

                                                                                  Enrico

 

 
 
 
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