FERNANDO EROS CARO

CONTRO LA PENA DI MORTE

 

YAQUI (POPOLO)

Gruppo etnico di indiani d’America che vive prevalentemente nello stato messicano di Sonora, lungo il fiume Yaqui. Popolazione appartenente al ceppo linguistico uto-azteco, gli yaqui possedevano una coesione sociale, tradizioni, costumi e forme di governo tanto solidi e radicati, che né gli spagnoli né i gesuiti riuscirono mai a sottometterli totalmente. Il forte spirito di autonomia indusse gli yaqui a creare, durante la guerra d’indipendenza del Messico, una confederazione di indios nello stato di Sonora. In seguito, la ribellione degli yaqui al governo di Porfirio Díaz portò alla loro decimazione. Nel censimento del 1990 il gruppo contava 13.000 unità, stanziate, oltre che in Messico, anche in Arizona

 
Non stare a piangere sulla mia cenere.
Non sono la'. Non sono morto.
Io sono mille venti che soffiano.
Io sono lo splendore nella neve.
Io sono le lacrime che luccicano nei tuoi occhi.
Non piangere per me. Non sono morto.
Io sono il sole sui tuoi capelli: guardami.
Io sono dappertutto.
Per favore, non stare a piangere per me.
Non sono la'. E non dormo..
 

 

ORSO CHE CORRE - CLARENCE RAY ALLEN

WA-DO Ya-nu a-di-si (grazie Orso che corre) per averci insegnato la vita. WA-DO per la tua umanità e per l'amicizia che ci hai offerto. Buon viaggio nel "villaggio dei mille tepee". Non ti dimenticheremo.
 

La vita è ciò che tu ne fai. Il segreto per giungere all'appagamento non è la ricchezza, il potere o la longevità, ma è il vivere la vita stessa.

 

SAN QUENTIN

 
 

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Vi racconto la leggenda della musica Yaqui

Post n°3 pubblicato il 24 Maggio 2008 da fernando_eros_caro

di Fernando Eros Caro

Moltissimi inverni fa, ancor prima che gli indiani Yaquis (o Yoeme, cioè "Popolo delle Persone") incontrassero l'uomo bianco, la mia gente non conosceva quello che voi chiamate Dio. Per noi esisteva solamente Seataka, cioè la forza espressa attraverso ogni forma, animata e non, che popolava l'universo. Seataka, per gli Yaquis, è considerato il dono che le persone possiedono quando nascono e può significare molte cose: il potere del tempo, la saggezza degli animali, delle piante, della vita, la possibilità di ogni persona di poter fare cose che nessun'altra può fare; ma le parole non sono sufficienti a descrivere l'intero significato di Seataka.
Un giorno alcuni Yaquis, mentre attraversavano un bosco fitto di vegetazione, notarono in una radura un albero molto strano. Non c'era un solo alito di vento, eppure sembrava che le foglie di quell'albero danzassero sussurrando un canto magico. La luce miracolosa del tramonto allungava le ombre, penetrando sin dentro l'anima dei colori. Quei raggi, così intensi e caldi, disegnarono un'espressione di stupore sui volti degli Yaquis, che rimasero lì, immobili, incerti tra il timore e la curiosità. Ma dopo un pò, la voglia di conoscere fu più grande della paura. Così l'intero gruppo si avvicinò a quell'albero straordinario. Si resero subito conto di trovarsi al cospetti di una creatura davvero speciale: essa non emetteva rumori, ma cantava con parole strane, incomprensibili. Un linguaggio suadente e melodico.
Gli Yaquis si convinsero che quello era un segno premonitore per il destino del loro popolo. Ci voleva qualcuno con occhi che sanno guardare e orecchie che sanno ascoltare per decifrare quel messaggio misterioso. Allora tutti pensarono all'Anziana del Sapere, una vecchia sciamana che con i suoi poteri riusciva a comprendere linguaggi di ogni genere. Lei parlava col suono cristallino dell'acqua, con l'armonico soffio del vento, coi fiori bisbiglianti e coi piccoli e grandi animali che vivono in natura.
Gli Yaquis, dopo due giorni di cammino, trovarono l'Anziana e le raccontarono ciò che avevano visto e udito. La Vecchia Sapiente li guardò fissamente, uno ad uno, e vedendo che gli occhi di quegli uomini non mentivano, decise di seguirli, affinchè la condussero nel luogo dove anch'essa potesse vedere ed ascoltare il magico albero.
Quando la donna arrivò sul posto, l'albero inizio subito a parlarle con note magiche ed ancestrali. E cantò parole che le travissero il cuore, trasformando in tristezza il suo stupore. Alcune lacrime scorsero tra i solchi rugosi che le scarabocchiavano il viso. Solo poche lacrime, tra cui un accenno di sorriso.
Di colpo l'albero tacque e la Sapiente cantilenò per sua voce.
Bene, molti Yaquis accettarono la premonizione dell'albero che cantava, ma molti altri la rifiutarono, rifugiandosi nel corpo accogliente della Madre Terra, dove ancora oggi continuano la loro vita primordiale: loro sono le formiche! E' proprio in questi luoghi segreti che esiste il mondo primordiale del Popolo delle Persone, le loro radici, le loro tradizioni. Un luogo che si chiama Surem Yoania, dove si è liberi di vivere tra sogno e realtà.

 
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INFO


Un blog di: fernando_eros_caro
Data di creazione: 22/05/2008
 

 

YAQUI

 

DICIAMO NO ALLA PENA DI MORTE PERCHE' .......

  • è diseducativa: non solo uccide, ma insegna anche ad uccidere
  • l'attesa della morte è il massimo terrore che un essere umano possa provare
  • è iniqua e razzista: non vale per i ricchi e potenti ma solo per i poveri, le minoranze, gli handicappati, gli analfabeti ......
  • le statistiche ci dicono che il rischio di uccidere anche gli inoocenti è molto elevato
  • oltre ad essere crudele è anche inutile: in secoli di storia umana la pena capitale non è riuscita a cancellare l'ingiustizia ed il crimine
  • non ha nessun potere deterrente: la criminalità e la violenza aumentano nei Paesi che la applicano
  • i condannati vengono degradati e disumanizzati facendo credere all'opinione pubblica che non sono esseri umani
  • quando è uno stato ad uccidere siamo tutti colpevoli
  • è peggiore dei crimini che vuole punire
  • ....... si può vivere, si può morire, ma nessuno dovrebbe vivere aspettando di morire .......
 

 

YAQUI DEER DANCER (SONORA-MEXICO)

 
“Parmi un assurdo, che le leggi, che sono l'espressione della pubblica volontà, che detestano e puniscono l'omicidio, ne commettano uno esse medesime, e, per allontanare i cittadini dall'assassinio, ne ordinino uno pubblico”

Cesare Beccaria
 

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