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Post N° 1

Post n°1 pubblicato il 13 Aprile 2008 da pasquale.deluca93

Da
2000 anni circa, il concetto di fine del mondo si è arricchito di una
nuova carica religiosa: la fine del mondo coinciderà con il Giudizio
Universale, in cui tutti gli uomini saranno giudicati e ripagati per le
loro azioni. Ma il concetto di fine del mondo, non è proprio soltanto
della sfera    religiosa, perché esso ha da sempre
rappresentato uno dei timori più diffusi nell'uomo. Parecchi miti sono
incentrati sulla fine del mondo, che verrà preannunciata da gravi
disastri ed indizi inequivocabili. Tralasciando la carica di pura
superstizione che impregna questo discorso, sarebbe interessante cercare
di capire o intuire in che modo quantificare o qualificare la fine del
mondo. Le domande a tal riguardo sono molteplici e varie, ma una spicca
su tutte: per fine del mondo deve intendersi la fine del pianeta Terra,
la fine di ogni forma di vita sul pianeta o ancora la fine dell'attuale
civiltà e l'inizio di un nuovo periodo di lento progredire? Non è
certo cosa facile rispondere e dopo tutto, bisogna ammettere che non è
immediata la comprensione di un' idea che afferma che il mondo potrebbe
finire da un momento all'altro. Nell'ammettere tali ipotesi entrerebbero
in gioco altre domande. Cosa causerebbe la fine del mondo intesa come
distruzione del pianeta?



Lo spegnimento del Sole... ma sembra che esso sia solo alla metà del
suo ciclo vitale...



L'impatto con una meteora... ma esse "piccole" per quanto
possano Essere sarebbero prontamente tenute sotto controllo.



Uno scompenso gravitazionale, magari causato da improvvisi mutamenti
dell'equilibrio del sistema solare... già... una simile ipotesi
potrebbe accadere se la Terra si trovasse nel mezzo di un allineamento
planetario, che produrrebbe un'elevatissima forza di attrazione che
potrebbe far deviare la Terra dal suo naturale percorso. Francamente,
però, nessuno scienziato può dirsi in grado di stabilire ciò che
effettivamente potrebbe produrre un simile allineamento. A questo punto
entra in gioco un sottile alito di mistero che come un uragano sconvolge
anche la mente più assennata, riportando parole dimenticate, quasi
perse nel tempo, pronunciate nel III sec. a. C. da Berosso, un
astronomo: <<Io Berosso...affermo che tutto ciò che la Terra ha
ereditato, verrà consegnato alle fiamme, quando i cinque pianeti si
uniranno in Cancro, disponendosi in un'unica fila sicché una retta
potrebbe trapassare le loro sfere>>. Questa disposizione
planetaria è avvenuta il 5 maggio del 2000, senza causare nessun
dissesto. Forse, Berosso non voleva imputare la causa della fine del
mondo all'allineamento dei pianeti, forse egli voleva soltanto fissare
un punto, un evento, un riferimento.



Si intuisce quindi che a poco o a nulla serve sapere come avverrà la
fine del mondo, se non si sa quando, da qui l'esigenza di conoscere e
misurare il tempo. Sia che esso, venga diviso in spazi grossolani
(Luce-Buio), sia in spazi sempre più precisi (Anni, mesi, giorni, ore,
minuti, secondi, millisecondi...), l'uomo ha da sempre cercato di dare e
darsi dei precisi riferimenti per catalogare gli eventi. Gli Egizi
scandivano il loro tempo sulla base dei periodi di piena del Nilo; altri
popoli si basavano su altri elementi, caratteristico è, a tal
proposito, il calendario dei mesi dei Lakota che si basava su precisi
riferimenti naturali (luna degli alberi scoppiettanti=dicembre; luna
quando le ciliege diventano nere=agosto; luna delle foglie
cadenti=novembre), si noti come l'elemento astronomico (luna... luna...
luna...), appreso grazie ad attente osservazioni dei fenomeni celesti,
vada a innestarsi con l'elemento naturale per coprirsi semplicemente di
certezza!(ecco raggiunto lo scopo della misurazione del tempo: riuscire
a catalogare con precisi riferimenti i vari eventi).



Tra tutti i popoli e le culture sviluppatesi nel mondo intero, uno
soltanto può definirsi come il popolo che aveva ossessione del tempo e
voleva misurarlo e conseguentemente controllarlo. Tale popolo era il
popolo Maya. Il loro calendario è estremamente preciso, calcola la
durata dell'anno solare in 365,2420 giorni (errore per difetto di soli
0,0002 giorni. N.B. quello attualmente utilizzato da noi erra di circa
0,0003 giorni...), e quello lunare in 29,528395 (di poco inferiore al
valore reale). Essi avevano altresì sviluppato un perfetto metodo di
previsione delle eclissi, avendo nozione che esse possono avvenire
soltanto 18 giorni prima o dopo del nodo (=punto in cui l'orbita lunare
interseca quella apparente del sole). Conoscevano anche il concetto di
zero, inteso come valore nullo, ma concreto allo stesso tempo. Il
calendario maya andava oltre, collegandosi ai fenomeni celesti di un
latro importante pianeta: Venere. I Maya sapevano che Venere era sia
l'astro del mattino e sia quello della sera; sapevano che esso compie un
giro intorno al sole in 224,7 giorni, mentre la terra in 365,2420
giorni. Il risultato combinato di questi due elementi è che il pianeta
Venere, sorgeva esattamente nello stesso punto del cielo visibile dalla
Terra ogni 584 giorni circa.



I maestri Maya, sapevano che 584 era una quantità approssimata,
stimarono infatti i giorni della rivoluzione sinodica media di Venere in
583,92 (è lo stesso numero che si è calcolato ai giorni nostri). I
maestri Maya utilizzarono queste loro ampie conoscenze creando un
complesso sistema di calcolo calendaristico. Ogni 61 anni venusiani
praticavano un aggiustamento di 4 giorni per armonizzare il ciclo
sinodico di Venere con il loro anno sacro (composto da 260 divisi in 13
mesi da 20 giorni ciascuno). Nel corso di ogni V ciclo, alla fine della
57^ rivoluzione veniva effettuato un aggiustamento di 8 giorni, che
interelava così strettamente l'anno sacro Maya con la rivoluzione
sinodica di Venere da produrre semplicemente l'errore di un giorno ogni
6000 anni. Tutta un'altra serie di aggiustamenti facevano si che
risultasse interrelato anche il normale calendario solare, che venne
reso in grado di funzionare senza errori su archi di tempo
eccezionalmente lunghi. La domanda a questo punto è già nata: che
motivo avevano i Maya di adottare un così preciso calendario? Il motivo
era uno solo, l'ossessione del tempo in quanto essi sapevano esattamente
quanto il mondo era destinato a durare.



Il segreto di ciò sta nel cosiddetto lungo computo. Esso è un sistema
per calcolare le date, fortemente impregnato da credenze del passato.
Secondo questo il tempo operava in grandi cicli nei quali avevano luogo
creazioni e distruzioni del mondo. Secondo i Maya, l'attuale ciclo
iniziato il 13 agosto 3114 a.C. è destinato a finire il 23 dicembre
2012 d.C. Questa data, ritornando alle predizioni di Berosso, vedrà una
disposizione planetaria così singolare ed unica da verificarsi soltanto
una volta ogni 45.000 anni. 


Nuovamente
e per fortuna, nessuno è in grado di dire come e se ciò succederà,
resta comunque un interrogativo di non poco conto: 


che
motivo hanno avuto i Maya di creare calendari e sistemi computistici così
complessi da ragionare in cifre vicine ai milioni di anni, senza aver
creato né nell'architettura, né nell'arte un qualcosa capace di
resistere al tempo? 


Questo
modo di contare i giorni e di scandire il tempo è forse frutto di
un'antica eredità lasciata da qualche civiltà che soccombette alla
fine dell'ultimo ciclo? 


Sono,
queste, domande che sebbene non chiariscono il concetto di fine del
mondo, aprono pur sempre la via della ricerca; ricerca di una civiltà
che è venuta prima di noi e ci ha lasciato in modo discreto, ma
insolitamente penetrante, numerosi indizi dei quali abbiamo raccolto
soltanto una minima parte dell'immensa verità cui vogliono condurci.

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Commenti al Post:
ulisse.dragone
ulisse.dragone il 22/04/09 alle 13:04 via WEB
A tutto quello che hai scritto forse qualche risposta riesco a dartela io, se leggi il mio blog forse già riesci a comprendere qualcosa.
 
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