Una vita scandita dai rintocchi delle campane. Nel piccolo paese sulle colline del cuneese la vita era osservata, sminuzzata dall'edificio più grande: la chiesa!
La chiesa in perfetto stile gotico, con la sua gradinata, la grande porta centrale, dove entravano soltanto cerimonie e funerali. Di lato, due piccole aperture, il passaggio per i fedeli. Ricordo tanti anni fa, quando le regole eran precise e collaudate rispetto alla modernità parziale del tempo, gli uomini entravano separati dalle donne. Ognuno il suo spazio, coordinato dalla perpetua che non ammetteva un marito accanto alla moglie in chiesa. Lì non si era coppia pur essendo passati al si sull'altare. L'ossimoro ecclesiastico di allora. Molto rigidi sul capo di abbigliamento, sul velo, rigorosamente lungo e indispensabile per le donne, il parroco aveva la facoltà di espellere dalla chiesa chiunque non tenesse comportamenti consoni ed adeguati al luogo.
Le campane avevano un funzione primaria e indagatrice sui movimenti delle famiglie. Poche anime abitavano il centro e tante cascine sparse per la valle. Ma lui, il parrocco, conosceva tutti, per nome e stranome. Ricordava antenati di ogni famiglia, era arroccato a quell'altare ormai quasi da un secolo. Ma sempre lucido e presente da accorgersi quando qualcuno mancava alla funzione. I suoi sermoni erano diventati piccole storie, pettegolezzi involontari sulle magagne e dimenticanze clericali di qualche famiglia. E parlava con enfasi mistica, quasi possedduto da tutto ciò che lo circondava, dalle statue dei santi all'effige della madonna che teneva sempre sul pulpito a ricordare , sopratutto alle donne, quanto fosse importante la moralità. E predicava di purezza di corpo e spirito e sentenziava giudicava su donne malandrine che dopo il secondo anno di matrimonio non avevano ancora concepito. Blasfema donna di città che ribaltava i concetti del sacro vivere. Fuori dalla casa di Dio.
Mi spaventava a volte con il suo accento calcato sulle esse che nel suo fonicare delirante diventavano zeta. Un segno divino della sua saggezza. Però mi piaceva, giocava , pur vecchissimo, con i ragazzi, non perdeva una partita di "pallapugno", gioco tipico delle zone .
La sua veste lunga, nera era indicatrice di guai quando spazzava velocemente le stradine del paese. Intimoriva con la sua presenza ed era rispettato da tutti. Ricordo molto bene la disponibilità ad aiutare tutti in caso di bisogno, la sua presenza era più ricercata di quella del medico. Quando qualcuno stava male, prima si chiamava il don poi il medico. Uno era parte dell'altro. O forse, data l'età media degli abitanti, era prevenzione all'incontro con Cristo nell'aldilà. Si sa mai che muoia senza tutti i crismi religiosi.
E le campane a martello, a corda, la sveglia per il contadino, la messa mattutina per le donne e guai a mancare. Poi le campane a festa, quelle della processione domenicale, delle scarpe pulite delle cravatte storte e i colletti ancora inamidati.
Le donne del paese vestite come le figlie di Maria, tutte, anche io bambina, con i calzettoni al ginocchio e i cambiamenti dell'età che mi facevano spostare di anno in anno, fino ad arrivare nel posto "dei grandi".
Le litanie sussurrate senza capire una parola di latino, seguivo la musicalità della parola, scandivo la frase a seconda dell'importanza, seguivola nenia sonora senza avere la minima idea di quello che dicevo!
Poi tutto è cambiato. Le campane sono registrate e diffuse da altoparlanti. il parrocco mette i jeans e la camicia, la distinzione la fa un piccolo colletto rotondo intorno al collo. In chiesa si entra senza velo, si applaude, si fanno concerti.
E io è parecchio tempo che non parlo con Lui.
In città si sentono di rado, poco e da lontano. Malgrado tutto , però, mi emoziona sentire il suono potente del batacchio. Come se sentissi il suono della mia infanzia.
Inviato da: cassetta2
il 22/10/2024 alle 19:52
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il 05/07/2020 alle 00:22
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