Creato da fiore.parisini il 28/10/2013
Una donna nel corpo di un uomo

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« la prima volta in gonnaQuella volta che mia mad... »

Da quel Natale e l'incontro con Giorgio

Da quella volta, tutti i Natali e le ricorrenze (compleanni, anniversari) indosso la gonna scozzese e quando piove o è nuvoloso, gli stivali di gomma.

Intanto, con il passare dei mesi, dopo quel Natale del 1982, ero sempre più attratto dall'abbigliamento femminile: gonne, autoreggenti, camicette, mutandine di pizzo che indossavo di nascosto a casa quando mia madre non c'era. Lei ancora non si era accorta di niente ma una volta mi scoprirà. E quello che è successo ve lo racconto in un altro post.

A scuola, malgrado mia madre avesse cercato di convincermi invano a indossare il kilt, non ci ero ancora andato, almeno alle elementari. Al momento me lo faceva mettere solo il giorno di Natale. Era questo il nostro patto

Passano gli anni e alle medie mi accorgo che non mi interessavano le ragazzine ma i maschi. Il primo uomo che mi è piaciuto era il mio compagno di banco, Marco. Però allora un po' mi vergognavo di quello che provavo. Con gli anni, dopo diverse sedute di analisi, ho capito che essere gay è completamente differente dal fatto di sentirsi donna. Prima pensavo di essere omosessuale. Certo, mi piacciono solo gli uomini e non riesco a fare a meno di loro. Ma non come uomo ma come una donna nel corpo di un uomo. Per questo, almeno all'inizio alcune storie non hanno funzionato.

Nei prossimi post andrò più nello specifico. Due anni fa, alla vigilia di Natale sempre da mia nonna, è cominciata una storia bellissima e al tempo stesso che mi provoca dolore perché lui non si decide. Conosco un professore universitario, Giorgio, circa 58 anni (quasi 20 più di me) ma affascinante, un po' stempiato e brizzolato ma con uno sguardo vivo e profondo. Gli racconto del mio brillante curriculum universitario alla facoltà di Lettere (laureato a 23 anni con 110 e lode, con sette 30 e quindici 30 e lode perché mi è sempre piaciuto essere secchione e ho voluto dare due esami in più). Abbiamo parlato tutta la sera di arte, cinema e musica classica. Sarebbe rimasto anche il giorno dopo a passare il Natale con noi. Era un amico di mia zia e si stava separando dalla moglie. Siamo andati a letto verso mezzanotte e il giorno dopo ci siamo dati appuntamento per le 7 e mezza per fare una bella passeggiata prima del pranzo.

Il giorno dopo, quando mi sveglio alle 7, vedo che è molto nuvoloso. Vorrei evitare il kilt, ma mia madre appena se ne accorge, mi dice che ci tiene davvero e farei un dispiacere anche alla nonna. Così mi metto i vestiti preparati, un po' mi vergogno, un po' però ormai mi piace farmi vedere da lui vestito così. Quindi indosso il completo scozzese (panciotto, papillon, camicia bianca, giacca, gonna), poi mi metto un collant color carne 20 denari con sotto delle mutandine femminili e gli stivali di gomma marroni Superga (proprio come nella foto qui sotto). Sopra ho preparato impermeabile e cappello. Appena scendo, lui mi vede e resta come basito. Poi mi fa un sorriso bellissimo e mi dice: "Fiore, ho preparato le biciclette, andiamo".

Così pedaliamo un po'. Poi comincia a piovere piano. Ci prendiamo gli ombrelli e proseguiamo a camminare. Ero contentissimo. Dalla borsa tiro fuori i miei occhialoni da vista per vedere il bellissimo panorama che avevamo davanti e, non so perché, comincio a piangere senza motivo. Giorgio ci resta di stucco, io gli dico che non è niente, è solo un momento un po' così. Lui dolcemente mi passa un fazzoletto e mi asciugo le lacrime. Poi continuamo a parlare ed io ero sempre più attratto/a. A un certo punto gli parlo pure della mia passione per la cucina e lui mi dice: "Allora una volta mi devi invitare per una cena fatta da te?". Ed io: "Non sto scherzando, lo faccio". E sorrido. E lui, scherzando, ma con uno sguardo ambiguo: "Magari vestito così o da donna". E io sono arrossito. Poi vedevo che mi guardava spesso gli stivali di gomma. E io allora gli ho chiesto: "Ti sei fissato sugli stivali?". E lui: "No, mi piacciono molto quando li vedo indossati, è una sorta di feticismo che ho da quando ero bambino". E io prontamente, in modo provocante gli dico: "Sai che ne ho 15 paia?". Vedo che lui balbetta e poi mi dice: "Questi Superga sono molto belli e poi ti stanno davvero bene vestito così". Io a questo punto apro l'impermeabile guardandolo. Momento di imbarazzo e di silenzio e abbiamo continuato a camminare. A un certo puntgo abbiamo attraversato un ruscello sui sassi, io ero in difficoltà e ho chiesto aiuto a Giorgio. Subito dopo abbiamo visto un cane e più lontano il padrone. Io ho avuto paura e gli ho preso istintivamente la mano e ho sentito un brivido. Poi il padrone era passato e Giorgio mi dice: "No dai è buono quel cane". Io da lontano l'avevo rivisto e mi è tornato spontaneo appoggiarmi a Giorgio e mi sono stretto a lui. Ho visto che anche lui mi teneva ma forse non avevamo il coraggio di guardarci negli occhi. Poi ci siamo avvicinati di più e io gli ho dato prima un bacio sulla guancia. Vedevo che non reagiva ma neanche mi respingeva. Ho insistito con un altro bacio sulla guancia, uno vicino al collo, e poi ho iniziato a sfiorargli la bocca. Finalmente anche lui ha iniziato a baciarmi, è stato bellissimo, così almeno 20 minuti. Mi stavo per togliere gli occhiali ma lui mi ha ddetto: "No tienili, stai benissimo". Poi siamo rientrati per il pranzo. Alle biciclette mi è tornato da piangere. Lui miha preso e ci siamo abbracciati e baciati di nuovo. Avevo già preso una cotta. Poi a tavola abbiamo dovuto far finta di niente. Verso le cinque se ne è dovuto andare. Quando ci siamo salutati in modo formale (due baci sulla guancia e gli tenevo per un attimo la mano come per non farlo andar via), lui mi ha lasciato un biglietto con il cellulare. Ci saremo rivisti presto. E questa storia, tra alti e bassi, sta continuando ancora oggi.

 

 

 

 

 

 

 
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