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il 03/08/2009 alle 12:45
sempre qui ad aspettarti ma ancora...(') non ti vedo,...
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il 25/07/2009 alle 02:05
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« Messaggio #82 | Messaggio #84 » |
Post n°83 pubblicato il 07 Ottobre 2008 da FleneurSenzaTempo
♀ ♂ Così è l'angelo che si fa demone il ♪ demone ♪ che si fa angelo il male oscuro la paura del male diventano l'inferno vivo della mente ♂ ♀ |
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sono un angelo che si fa demone ed un demone che si fa angelo, senza scegliere; così non so mai chi sono fino a che finalmente sono, ma sempre senza voler essere
questo è lo stratagemma per poter essere, voler di non voler essere
per me non è un dilemma poter scegliere tra essere o non essere
l'unico vero grande problema è; l'assenza di scelte
non sei solo tu a sapere sopratutto cosa NON vuoi ma è un desiderio comune a tutta l'umanità
la moltitudine di input che percepiamo fanno si che sia oltremodo difficoltoso compiere una scelta che per forza di cose ne preclude altre mille, così preferiamo voler NON essere determinate esperienze pregresse
la conseguenza d'un simile atteggiamento induce alla pigrizia di abbracciare una via data per certa e pre-costituita da altri, non nego il valore della spinta data dall'auto convincimento, senza non ci sarebbero i Michelangelo o Einstein, questo è il valore dell'auto convincimento nella fede
faccio solo un distinguo tra fedi spacciate per certe e fedi che generano la certezza attraverso la puntigliosa confutazione delle certezze per giungere all'atemporalità attraverso le temporali certezze
fedi umane generate dalla pienezza d'essere umani inscindibilmente costituiti da materia e pensiero, lascio rispettosamente dopo averle abbracciate e confutate entrambi, la scelta d'essere una fede di sola materia o di solo pensiero a chi nel suo percorso abbraccia simili scelte
per quanto riguarda l'effettiva conoscenza di un cosiddetto tale che avrebbe sconfitto la morte, posso solo annotare che non avendo avuto seguito i risvegli, se il fatto è vero; o è un errore della natura o il tizio in questione non vuole condividere la sua conoscenza se non in nell'unica forma immateriale che tutto è tranne che pienamente umana
io molto semplicemente tento di vivere la pienezza della condizione umana attuale, se al termine del percorso umano vi sia da compiere un percorso inumano, lo affronterò con le capacità della mia inesperita nuova condizione, rifiutandomi di mercificare la mia attuale condizione umana in cambio d'un corrispettivo inumano
semprechè il "tale" in questione non mi renda partecipe delle sue inumane esperienze soddisfacendo i miei umanissimi quesiti su una opinabile condizione inumana
(Giovanni 3)
C'era tra i farisei un uomo chiamato Nicodemo, uno dei capi dei Giudei. 2 Egli venne di notte da Gesù, e gli disse: «Rabbì, noi sappiamo che tu sei un dottore venuto da Dio; perché nessuno può fare questi miracoli che tu fai, se Dio non è con lui». 3 Gesù gli rispose: «In verità, in verità ti dico che se uno non è nato di nuovo non può vedere il regno di Dio». 4 Nicodemo gli disse: «Come può un uomo nascere quando è già vecchio? Può egli entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e nascere?» 5 Gesù rispose: «In verità, in verità ti dico che se uno non è nato d'acqua e di Spirito, non può entrare nel regno di Dio. 6 Quello che è nato dalla carne, è carne; e quello che è nato dallo Spirito, è spirito. 7 Non ti meravigliare se ti ho detto: "Bisogna che nasciate di nuovo". 8 Il vento soffia dove vuole, e tu ne odi il rumore, ma non sai né da dove viene né dove va; così è di chiunque è nato dallo Spirito». 9 Nicodemo replicò e gli disse: «Come possono avvenire queste cose?» 10 Gesù gli rispose: «Tu sei maestro d'Israele e non sai queste cose? 11 In verità, in verità ti dico che noi parliamo di ciò che sappiamo e testimoniamo di ciò che abbiamo visto; ma voi non ricevete la nostra testimonianza. 12 Se vi ho parlato delle cose terrene e non credete, come crederete se vi parlerò delle cose celesti? 13 Nessuno è salito in cielo, se non colui che è disceso dal cielo: il Figlio dell'uomo [che è nel cielo].
tu dici se ci sarà qualcosa da imparare di un altra "dimensione" dell'essere lo sperimenterai quando ti troverai in quell'altro stato dell'essere e li ricomincerò a imparare a vivere... La mia intuizione è che la parola di DIo, la Buona novella in maniera molto densa ci suggerisca quanto vicina sia, quell'altra dimensione dell'essere..di cui ora tu credi non sia il caso di proccuparsi, o meglio di prestare attenzione. Lui il tale, ti mette a disposizine i suoi insegnamenti per farti sperimentare parte di quel paradiso che promette... e se noi fossimo abbastanza razionali come diciamo di essere (siamo diventati una marea di scienziati, che vogliono sperimentare tutto nel laboratorio) inizieremmo col mettere in pratica cio che Lui ci suggerisce.. foss'anche dico io per dimostrare che dice il falso. La verità phil? la strada che propoe Lui è la strada stretta, non quella larga, e se ci pensi non sn in mlti a volerla percorrere. E cosi è molto piu semplice bollarla come "autoconvincimento" o "favoletta per addolcire la vita"... il giogo che Lui ci fa portare è dolce perche non siamo piu soli a traspostarlo... ma nel quotidiano, essere cristiani coerenti è ben piu di professare il proprio Credo ad alta voce... io posso testimniarti che quando riesco e sono disposta a camminare in quella strada stretta, beh phil arrivano le risposte, perchè non sol lo Spirito ha bisogno di risposte ma anche la ragione, questo lo so. E Lui in questo anche è fedele.. a volte basta riuscire a fare un po di silenzio dentro se stessi per comprendere che le risposte non sol ci stanno davanti, ma che Lui non si è mai mosso di li e ci stava aspettando da sempre.... Phil, forse io non ho parole a suffiecienza per spiegarmi senza il rischio di apparire ridondante... ma credo che DIo prima di escluderlo dalla propria vita, vada sperimentato. COme? avrebbe otuto dire...se mi volete venite a cercarmi... ma ad un certo punto probabilmente si è accorto cdi quant eravami miseri, e ha detto : vabbè visto che voi qua spra non siete capaci di arrivarci da soli, scendo io... ecco Cristo Gesù.. è in contro a Lui che bisogna andare se si vuole sperimetare Dio. Un viaggio non lineare, un viaggio in cui qualche volta si resta fermi in stazione per "riparazioni di routine" un viaggio in cui sovente bisogna guardare il biglietto... perche pur avendo scelto di salire sul treno.. chissa come si dimentica la destinazione... un viaggio dove ogni tanto bisogna scendere per portare prendere qualcosa... ah dimenticavo.. un viaggio il cui biglietto è gratuito, esistono i controllori su quel treno... ma non hanno la funzione di beccarti in fallo.. ma sol ti chiedono: come stai? come prosegue il tuo viaggio? spero di incontrarti presto, facciamo che ti tengo il posto... ah.. il treno passa a tutte le ore, e ovunque tu ti trovi. Un abbraccio e perdonami la mia lungaggine ma stasera credo di aver scritto anche a me oltre che a te!
senza il male non c'è il bene, ogni bene quando viene a mancare si tramuta in male ed ogni male quando viene a mancare si tramuta in bene
ma c'è anche una sorta di male che fa bene
l'importante è non pretendere di fermare il corso naturale degli accadimenti, si cade nel misticismo che mistifica il reale impedendone la piena vivibilità
mentre la vita non chiede altro che essere vissuta
"ognuno di noi parla una lingua diversa"
certamente, ma ad onor del vero va anche detto che c'è una comunànza di lingua che è propria dei generi
la differente lingua discende direttamente dalla differente biologia e conseguente percezione del sè biologico, l'interpretazione che ne consegue è la nostra lingua, ma è uno degli ultimi anelli della catena biologico-percettiva-interpretativa
certamente il verbo ha anche la prerogativa di disvelare l'intento del momento, ma nel contempo ergendosi si ammanta dell'atemporalità interpretativa celando la reale temporalità percettiva
questo fa il verbo nato per la cosa statica
perciò Alda dice che:
E su queste rive di canto
nasce forse
l'espansione di una lingua
che non conosce nessuno
e di cui non parlerà mai nessuno
certo è che non posso e non penso assolutamente che Alda nello specifico sia stata priva di verbo; ha semplicemente voluto suonare su un altro registro, quello atemporale della cosa: l'angelo, il demone, la paura, il male, l'inferno
disvelando che prigionieri del linguaggio cosale ri-torniamo al palpito divino della percezione che non ha una lingua per dirsi
difatti afferma che: La poesia (verbo) è distanza tra corpo e corpo
io dialo-giocando con il suo verbo, mi son divertito nel tentare dare verbo alle percezioni
il fatto divertente è che spuntano in ispanico
ps> non sei tu ad essere complicata; come dici nella tua descrizione
è colpa del verbo cosale, induce alla staticità interpretativa ciò che in natura pullula di vita, le percezioni
credo di avere un rapporto antico con il dolore, sicuramente oltre che innato è anche appreso da chi come i Greci che ben sapevano che gli unici immortali erano gli dei, immortali ma non esenti dalle tribolazioni umane quale il dolore psichico, che associato alla condanna dell'immortalità rendeva il dolore perenne, così si sono dovuti ingegnare una qualche forma di soluzione, la comprensione, quella comprensione che non pone fine al dolore e neppure lo rinnega ma insegna a conviverci perchè sa che il fiore reciso è la condizione naturale per generazione del nuovo fiore
finchè VOGLIAMO decidere noi chi o cosa essere, sarà sempre una mistificazione di ciò che siamo
è l'interazione che promuove e decide, dobbiamo solo privare l'interazione dell'intento di voler essere per poter essere l'interazione
io dico di: lasciar decidere all'interazione chi essere nel frangente, privando l'interazione temporale dell'atemporalità intenzionale che la mistificherebbe
non affermo che il fatto cosale interazione possiede implicitamente una volontà pre, ante, ma che la pro-muove
è innegabile che la terza persona NOI generata dall'interazione delle singolarità IO
possiede delle caratteristiche proprie
è altrettanto innegabile che gli input provenienti delle singolarità IO incontrandosi nel luogo NOI subiscono una sorta d'interpretazione adattativa da parte della terza persona NOI
questa autonomia interpretativa è foriera d'una volontà diversa e differente dai sé che l'hanno promossa
quanti progetti delle singolarità IO s'infrangono sulla barriera del NOI!
perciò affermo la necessità di non far primeggiare il singolo intento, di voler di non volere per poter giungere
l'unico male che considero veramente tale è quello intenzionale, non certo quello che scaturisce spontaneo da un'interazione spontanea
essendo un male privo d'intento, sa cogliere l'attimo in cui deve modificarsi perchè è modificata l'interazione
essendo parte dell'essere non scorgo motivi validi perchè non gli si consenta d'esprimersi attraverso l'interazione che lo pro-muove
e di modificarsi quando l'interazione lo richiede
sono convinto che mi annoierei a morte se costretto in un ambiente mielosamente convenevole, probabilmente non sono molto adatto al cosiddetto paradiso, ho l'umana necessità di scottarmi le natiche per poi andarmele a rinfrescare su una nuvoletta
negare che l'errore naturale sia costituente e costitutivo dell'essere è dichiararsi deità!
questo non vuol dire che nego: la vera vittoria è riuscire a trasformare quella forza distruttiva in luce
dico semplicemente che è un errore voler decidere a priori quale luce
ho atteso a risponderti perchè ero interpretativamente combattuto tra il Nietzscheniano asservimento ad una piccola gioia al giorno rinunciando alle grandi gioie che assomiglia alla Freudiana rinuncia al piacere per la certezza per poi propendere verso l'insopprimibile vertigine che spinge a non rinunciare al piacere del salto nel vuoto perchè il tuo "saresti" non solo lascia aperta questa porta ma la spalanca consapevolmente
il valore del credo è insostituibile, ma sempre e solamente se non lo si lascia cristallizzare, la vita è movimento, non stasi
non nego assolutamente il valore del volere, semplicemente non ometto di chiedermi perchè di quel volere e non altri
certamente concorderai che più è ampio il conoscere più è ampio il ventaglio delle scelte, i momenti bui come quelli gai, altro non sono che il riflesso delle nostre aspettative soddisfatte o negate conseguenti al nostro VOLER andare in quel luogo preciso su cui abbiamo posto le nostre aspettative
ma quanto sono davvero nostre quelle aspettative?
non me la sento d'indicare la sola razionalità a contrasto del male, i lagher erano quanto di più razionale sia stato escogitato
bene e male man mano che il pensiero culturale cresceva, il naturale pensiero di bene; tutto ciò che è semplicemente vita e male tutto ciò che danneggia la vita si è culturalmente modificato
tra i primi pensieri sostanziosi, annovero la cosiddetta filosofia e teosofia con le sue teorie sulla morale, pensiero confacente al volgo di allora, ma lo reputo una colpa intenzionale nei riguardi delle eccelse menti che l'hanno prodotto
pensiero che si sta lentamente evolvendo in etica
l'etica sa bene che il semplice essere in vita, muoversi, occupare fisicamente uno spazio, vivere, comporta un danno verso chi vede diminuire il suo spazio, verso le cose manipolate per poter vivere e verso altre forme di vita necessarie al nostro sostentamento
l'essere è stato posto al centro ed al comando dell'universo da lui conosciuto dalle teosofie che hanno sostituito l'antico pensiero di parte attiva del tutto, teosofia mistica e mistificante che ancor oggi ci abita e produce la gran parte dei danni
abbiamo infarcito di mistica anche il naturale rapporto tra i due sessi, il danno della mistica che pone l'essere al comando del conosciuto si manifesta sopratutto nello scontro tra le due singole progettualità e conseguenti aspettative
ogni singolarità ri-versa sull'altro i suoi mistici progetti che mistificano il naturale pensiero compartecipativo
a questo punto avrai compreso che: cosa noi pensiamo è privo di valenza se non ci poniamo il perchè pensiamo così
sostituire il valore compartecipativo con il meretricio del singolo teso a guadagnarsi il benessere in una successiva vita immateriale, si smarrisce il valore materiale della com-partecipazione materiale, quella com-partecipazione che fa dire: non sono felice se chi è almeno da me visto non è felice
chi ha detto che non li vediamo? non credo che Bencivenga sappia cosa vedono o non vedono gli altri
ma ad un maestro come lui si perdona questo e altro
l'attimo in cui il male si percepisce come oscuro è quell'attimo in cui l'evento di tutti i nostri timori diviene per noi una funesta certezza
ma il fiore di quella certezza era già in noi, nei nostri progetti, nelle nostre aspirazioni disattese, questo è stato humus e terreno, fertile al punto di farlo germogliare e fiorire fino a farci assaggiare i suoi amari frutti
ma abbiamo fatto tutto da soli come al solito
ad onor del vero; vi è anche una sorta d'inferno che brucia dentro e che a volte fa anche male, ma non di quel dolore che indica la fine, è un altro dolore, è quel dolore che chiede vita per trasformarsi in braci ardenti
quell'inferno si chiama desiderio
ho la vaga impressione che questa volta NON hai cliccato sulla parola colorata che funge da link audio visivo e completativo del post
sopratutto perche la mia parte muta oltre che possedere il classico colore azzurro mascolino, è in quell'ispanico che tu comprendi, è in ispanico per un fattore meramente culturale dell'italico idioma che; mi induce ad una semi maniacale precisione logico semantica che richiederebbe una mole impressionante di parole per esplicarsi, l'ispanico mi concede di sfuggire a questa sorta di semi inconscia costrizione culturale
il mio menzionare l'inferno ed il paradiso rientra in quella tradizione che relega la mistica ad un qualcosa che è esterno a noi, tradizione che non mi appartiene ma che è costretta dal registro culturale utilizzato da Alda
argomento trattato anche ieri con una cara persona che rendendomi partecipe d'un progetto letterario inedito in cui annotavo al pari dei molti scritti di Alda, una certa dominanza della mistica culturale che oblia la mistica dell'essere alterando anche la mistica delle reali relazioni dell'essere, quel relazionarsi con le sue pulsioni, con il suo desiderio, con le cose e le persone con cui si relaziona, le gioie ed i dolori che l'essere incontra nella sua via
la mia muta ispanica dialettica è un ricondurre la dialettica culturale ad una mistica interiore all'essere
la parte parlata di Alda Merini è talmente ricca di riferimenti alla mistica culturale che dis-locando fuori l'interiorità, la mistifica, re-legandola ad una sola forma esterna all'essere, obliando così la reale origine interiore
è pigramente più tollerabile affrontare la ferocia implacabile del desiderio se si opera una dis-locazione fuori di se piuttosto che affrontarlo in sè, perciò una certa forma culturale continua ad essere diffusa inducendo alla scelta di non conoscersi, di non affrontarsi
la nostra modalità di pensiero è stata formata dal pensiero logico, la razionalità appartiene alla tipologia modale
la molteplicità degli scopi e dell'utilizzo che se ne fa; affermano la neutralità della razionalità
il pensiero che concede di produrre abiti nel tempo più breve possibile ed al costo più contenuto possibile è un pensiero razionale
la modalità industriale è stata quella che ha concesso di progettare lo sterminio in modalità industriale, ma lo è stata proprio in forza della sua neutralità che consente al medesimo stabilimento di produrre cannoni per distruggere oppure elementi metallici che consentono alle case di non crollare durante i terremoti
follia è pensare di poter pervenire ad un essere con la sola gamba del bene o del male, non camminerebbe
tutto è male e tutto è bene, la semplice carezza che ricevi, l'attimo in cui quella carezza viene a mancare diventa per te un male, lo stesso sarebbe per la carezza donata che è un bene per chi la da oltre che per chi la riceve, ma se chi la riceve poi preferisce riceverla da qualcun'altro, per te che la davi, diviene un male non poterla dare
comprenderai che bene e male non possono essere decisi dalla singolarità ma appartengono a quella personalità che risponde al nome di NOI, personalità generata dal relazionarsi e come la prole possiede si i tratti di chi l'ha generata ma ha una sua personalità indipendente, personalità che si relaziona con altri in modalità differenti da come si relazionerebbero coloro che l'hanno generata
più che pensare la follia teosofica d'eliminare una delle gambe dell'umano, sarebbe meglio indurlo ad una più approfondita conoscenza di se, specie se ci si rende conto che: giustificando l'esistenza di un pensiero che contempli il solo bene; proprio in forza di questo bene non può impedirsi di giustificare la nefasta esistenza del pensiero che contempla il solo male, se lo impedirebbe coercitivamente non sarebbe più solo bene
questo è l'enorme inganno delle teosofie