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« Messaggio #83 | Messaggio #85 » |
Post n°84 pubblicato il 27 Ottobre 2008 da FleneurSenzaTempo
♀ ♂ Io che vissi nel porto da dove ti amavo la solitudine attraversata dal sogno e dal silenzio rinchiuso silenzioso delirante tra il mare e la tristezza Oh poterti celebrare con tutte le parole della gioia cantare, ♪ ardere ♪ fuggire, come un campanile nella mani di un folle Qualcosa canta tra queste parole fugaci qualcosa canta, qualcosa sale fino alla mia avida bocca Storie da raccontarti sulla riva del crepuscolo tenerezza triste e dolce perché non fossi triste sono andato segnando con croci di fuoco l’atlante bianco del tuo corpo Triste tenerezza mia, cosa diventi d’improvviso? qualcosa va morendo qualcosa con ali di passero qualcosa d’angoscia e di dolore ti pervade ed il mio cuore si ritrae come un fiore notturno ♂ ♀ |
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dici bene, parole, melodia, immagini che: "chiedono freschezza", NON questuano liturgicamente
pensiero che con-tiene la freschezza istrionesca che si espande nelle quattro poesie
quella integrale di Pablo nella pagina web
il post con le medesime parole di Pablo re-interpretate dalla mia urgenza, affinché dicano ciò che IO VOGLIO che dicano
la simbologia dell'immagine che racchiude anche dei particolari spaziotemporali chiari e univoci oltre quelli squisitamente simbolici
ed infine l'indicibile genesi del pensiero che per potersi dire ha generato il tutto
non chiedono perchè sanno che non è possibile forzare la variegata genesi dell'attimo che potrebbe tornare come potrebbe non tornare mai più
l'istrionesca spavalderia è dono e castigo di chi come la natura, non è solito questuare
pensiero ben sintetizzato da quella fanciulla che passeggiando tra antichi ciottolati, abbarbicata al mio braccio come l'edera, mi raccontava dei suoi eternamente innamorati, poi guardandomi l'anima con sguardo indagatrice mi sorride complicemente divertita dicendomi-si: no tu no, tu non sei il tipo, estrema sintesi che è dono e castigo dell'intuito femminile
sono petali che non sanno e NON VOGLIONO questuare al cielo che faccia svanire le nubi perchè sanno che le nubi sono natura come i petali, attendono rinchiusi il sorgere della luce che manifesta la sua presenza anche nel buio, attendono li, in quel lembo di terra sferzato dagli elementi senza maledire il cielo che riversa sui fragili petali la sua natura, hanno imparato che anche l'elemento più devastante ha il suo termine, pur desiderando di cancellare, NON vogliono cancellare, abbracciandoli li contengono riparati nel pistillo per morire con loro dentro, li contengono assieme i pollini che affideranno al vento come alle ali delle farfalle per nutrirle e generare nuova vita
adulatrice ^___^ altro che petalo, a volte sono pistillo, altre polline, ma alle volte sono spina, rammenta sempre che siamo il prodotto dell'interazione che a volte ci porta ad essere pozzanghera ed altre limpido laghetto che riflette il cielo
a me piace sempre, anche quando è "sbagliato" così >clikka<
Vedo che passi spesso nel mio blog ma nemmeno un ciao :o( peccato
chiamano arte l'attitudine che incanta, ma io SO che l'Arte è altro
L'idea che "l'artista" sia tenuto a darci qualcosa
in apparenza un postulato di sostanzialità e di ricchezza
elimina in realtà, l'una e l'altra,
e determina l'impoverimento della facoltà di dare.
Rimproverare a qualcuno di non dare nulla è ridicolo.
Se il rapporto è diventato sterile, tanto vale scioglierlo.
Ma a chi lo mantiene in vita, e pur si lamenta,
manca sempre l'organo dell'accoglienza: la fantasia.
Entrambi devono dare qualcosa,
la felicità come ciò che - precisamente -
non si può scambiare e di cui non ci si può lamentare;
ma questo dare è inseparabile dal prendere.
mi hai augurato la tremenda condanna di Vivere, ed io cerco di fare del mio meglio ^____^
vorresti conoscere la voce interpretante o la voce dell'autore?
misteri delle nuove tecnologie, in questo mio esposto c'è solo UNA voce maschile, ma ho fatto nel 2006 un post ove ho fuso due voci, una maschile e l'altra femminile, il quesito è: tu hai ascoltato questo cliccando sulla parola # ardere # o hai cliccato sull'altro che sarebbe questo >clikka<
il cuore si ritrae ma non il braccio che sorregge e la spalla che accoglie
non so che fare, è una mia "debolezza" accogliere piuttosto che com-prendere
coccola di simpatia per te
penso di aver una costruzione semantica che mi ri-manda alla radice per farmi giungere all'epilogo, costruzione semantica che poco lascia alla sublimazione perchè avvezza alla tortuosità del concetto, concedendomi raramente la sublimazione poietica, perciò nell'esposto mi sono affidato al verbo altrui, ma non credevo dovessi chiarirlo tanto è noto l'autore, si tratta del verbo di Neruda, verbo che ho un pò reinterpretato affinchè dica ciò che io VOGLIO dire
quindi è a Neruda che dovresti volgere i tuoi complimenti, perchè io ho un inestinguibile pugna in atto con il semantica cosale che non ha parole dell'essere e lo costringe nel discorso per potersi dire, ma in assenza di Pablo custodisco il tuoi incanto volto a ciò che l'immenso Eduardo chiama:
'o munno d' 'e pparole
Si t' 'o ddico nun me cride
manco si pittass' 'o sole
pecché 'o munno d' 'e pparole
mpara ll'arte d' 'o pparlà
E tu saje ca st'arte è l'arte
ca se sceglie 'o traditore
pecché l'ommo senza core
fa furtuna c' 'o pparlà.
Io, gnorsì, pire sò chillo
c'ha liggiuto e s'è applicato;
c' 'o mestiere s'ha 'mparato,
e se serve d' 'o pparlà...
Se capisce ca parlanno,
nciucio, mbroglio... e faccio 'ammore.
Ma però tengo nu core
e cu te, che vuò parlà!
ogni tanto mi faccio un giro per la "pruvincia granda" ^____^
si è toccante, ma non malinconica, almeno io non la leggo così, questa invece si che è malinconica >clikka<
terapia fatta, ma il terapeuta era più fuori di me, ascoltalo un po >clikka<
mi permetto; non certo verso di te, ma verso la parola
mi permetto un'irriverente approccio nei riguardi della parola scritta e letta, perchè di questo si tratta, mi permetto con l'ausilio di uno che è stato ancor più istrione di me >clikka<
sorrido al tuo giocare con le parole simile al mio
è con il gioco che si esorcizza l'aura dogmatica del verbo, aura mantenuta in vita da strutture che hanno l'unico scopo di perpetuarsi dogmaticamente omettendo di dire che la parola non costruisce la vita ma ne è strumento al seguito, strumento che se viene cristallizzato smarrisce la contemporaneità con la vita
proprio sopra al tuo commento mi son permesso un ausilio audio partorito dalla vena istrionesca di Carmelo Bene, se vuoi farti due risate seguite dall'inevitabile attenzione meditativa clicca sopra di te ove ho scritto >clikka<
ne sono lieto e ti sorrido ^___^
ma devo dirti che non so essere sempre e solamente così, ho la necessità d'infrangere irriguardosamente, d'essere irriverente, indelicato e istrionicamente irrequieto
come avrai notato; gli attributi "gentili" vanno anche in minoranza ^___^
e fu così che a furia di semi mi ritrovai nella selva più oscura ^____^
nulla esiste che sia solo buono, neppure i sogni
pensa un po cosa mi accadrebbe se il tuo auspicio si realizzasse
fortunatamente siamo troppo pigri per cercare di realizzare tutti i sogni
disgraziatamente ri-versiamo nel piccolo mucchietto di sogni che tentiamo di realizzare; tutta quella serie di particolari che appartengono agli altri sogni, così non riusciamo a realizzarli o ne viene fuori una cosa strana, sbilenca, zoppa, insomma un sogno pieno di difetti
noi e nessun'altro siamo la nostra condanna, però è tanto divertente
quando ti affacci in questo piccolo spicchio di mio mondo
d'altronde è risaputo che basta un frammento di specchio per potersi specchiare tutta, e come al solito dipende dal volere
una delle nostre prerogative è certamente quelle di ri-cercare perennemente delle conferme, meglio se speculari, l'indicare con il dito il fondo del pozzo gridando alla luna è consequenziale
è un "dono" di tutti, me compreso, difatti ogni tanto mi autoimpongo una full immersion con cose, persone, autori e quant'altro sia molto distante da me, non nego che mi fa venire l'orticaria e la mia irriverenza si dilata fino all'insofferenza, ma il bottino di obiettività che mi resta attaccato addosso come un seconda pelle mi ripaga delle varie orticarie
ps> si nota che sono nel mio periodo obiettivamente "terapeutico"? ^_____^
o il non essere oggi disposti a vedere il proprio rovescio? ^__*
devo confessarti una cosa: ogni volta che qualcuno mi chiede come sto; "mi gratto" ^___^
sei quasi più birichina di me, perciò ti "sperdono" ^____^
devo confessarti che sono piuttosto birichino, non so mai come m'ispira una cosa, tantomeno mi impongo cosa scrivere, così per non turbare mi limito, ma non sempre, oggi è stata una di quelle giornate in cui la mano è andata più veloce del pensiero, e come mio solito mi sono ritrovato impelagato in una diatriba
prometto che come sento l'ispirazione adatta non farò mancare il mio segno da te ^____^
evidentemente molti hanno un approccio differente dal tuo ^___^ generalmente l'approccio che si ha nei riguardi della virtualità è differente da quello che si ha nel reale, tutti noi muovendoci incrociamo moltissime persone ma interagiamo con un numero ristretto per tutta una serie di motivi che nell'approccio virtuale non esistono, perciò si è propensi ad interagire con un numero maggiore di persone e se capita d'incrociarsi senza interagire ne vien chiesto spiegazioni perchè nella particolarità approcciativa l'assenza d'interazione viene comunemente intesa come un'anomalia
altro e differente fattore quello del piacere della primizia del dolore dell'assenza
estrema sintesi di quell'immaginifico mondo femminile che pre-gustando la presenza nell'assenza la pre-dispone alla presenza, ma come ben sai è anche l'origine di ciò che risponde al nome di: ispirazione
l'ispirazione, tutte le ispirazioni sono una presenza presente nell'assenza
les poètes,
devant mes grandes attitudes,
consumeront leurs jours
car j'ai, pour fasciner ces dociles amants
de purs miroirs qui font toutes choses plus belles
mes yeux!
pour toi deux yeux qui sourient
sei come la fenice, ho sentito la tua mancanza >clikka<
chiedi cos'è che fa soffrire
cos'altro se non quel meraviglioso desiderio d'infinito eternamente immutabile?
l'umanità ha sempre saputo che quella è un'aspirazione irrealizzabile, ed anche che; attraverso quest'aspirazione desideriamo ciò che ancora non è, fare l'amore con la persona amata ma lontana, come sentire il profumo delle viole in un campo coperto dalla coltre bianca, oppure volare liberi come una rondine in primavera
sono tutte immagini che non esistono se non sfocate nella fantasia della nostra mente, immagini che prendono forma e consistenza man mano che le realizziamo, alcune ci riescono bene, altre meno, a dire la verità sono più quelle sbagliate che quelle giuste, allora stabiliamo di divulgare la cono-scienza (scienza limitata in un cono) ma solo quelle giusta (e già qui l'errore; cos'è giusto e cos'è sbagliato?) divulgando solo quelle realizzate abbiamo scartato una potenzialità immensa, ma non è finita, come divulgare questa "giusta" cono-scienza se non attraverso la dazione collettiva che permetta a molti di com-prendere, altro immenso errore, perchè chi com-prende non elabora, non riformula, non progredisce perchè replica liturgicamente
ma l'errore più grande è stata l'invenzione della cultura dell'eternità, cultura che non sa accogliere perchè è figlia del com-prendere, cultura che non riformula e non progredisce, anzi DEVE cristallizzare per potersi perpetuare liturgicamente
addestrato alla cultura dell'infinito che com-prende, non sa più che l'essere è in-finito, nel senso che è NON finito, in continua evoluzione, CREDE che tutti siano statici come il verbo e cerca di rendere l'interazione liturgicamente ripetitiva nel vano tentativo di rinnovare quell'attimo che si rinnova naturalmente solo in presenza di determinati fattori che coincidono con l'attimo stesso
questa è la sofferenza ed il timore che canta la cultura attraverso noi suoi cantori, perciò vien detto che non ci diciamo ma è il verbo che dice se stesso
così amiamo, amiamo più le credenze del verbo che le persone e soffriamo, ma non per la persona, perchè chi Ama non soffre se la persona amata è felice, soffre per le statiche credenze del verbo che vengono infrante
ed io non vivo mica sulla luna, anch'io sono stato addestrato come tutti, quindi anch'io soffro per ciò che non dovrei, anche se ogni tanto ho dei spazzi di lucida follia, proprio della follia comunemente intesa, folle è colui che è fuori dalle norme
se ci hai fatto caso, tutte le mie espressioni racchiudono quel pizzico di follia che infrange la norma con un moto di ribellione, ed è sempre una forma di ribellione eticamente confacente all'interazione, in questa è: il mio cuore si ritrae come un fiore notturno, sottintendendo implicitamente che; essendo un fiore si dischiuderà ai primi caldi raggi del sole
siamo così stolti che non soffriamo mai per le persone ma per l'idea normatica che costruiamo sulle persone
il volere stringe, potrebbe soffocare, lascia le mani aperte
mai e sempre non sono termini umani!
difatti non riusciamo ad essere saggi ogni evento
non ci vado molto d'accordo con la serenità, la trovo noiosa ^__^