LA SCRITTA SULLO ZERBINO
"Manners maketh man. "
William of Wykeham, Motto of Winchester College and New College, Oxford
ISTRUZIONI PER L'USO
Questo 'Diario clandestino' è talmente clandestino che non è neppure un diario. E ciò sia detto a parziale rettifica del titolo e a conforto di chi, leggendo la parola 'diario', drizza sospettoso le orecchie.
Non è un diario, uno dei soliti diari dove si può leggere che il tal giorno il protagonista ha fatto la tal cosa, il tal giorno ha pensato la talaltra e via discorrendo; uno dei soliti diari in cui l'autore si mette al centro dell'universo come se egli ne costituisse il perno.
(Guareschi, 'Diario clandestino', 1949)
La vita offre molto spesso una seconda opportunitá: questa almeno é la mia esperienza.Spesso allora cadere nella prostrazione e nella disperazione per l'apparente irrimediabilitá di una situazione é sbagliato; bisogna continuare a credere in se stessi e scavare interiormente per cercare le giuste energie e ripartire. Perché desideriamo ripartire, non soffrire. |
É finita. La parte scorre nelle ultime righe del copione. Cinque anni per descrivere una traiettoria, oggi i presupposti per i quali era giusto far nascere questo personaggio sono tutti svaniti. In parte la vita li ha trascinati via, in parte l'impegno, la tenacia, la voglia, l'istinto hanno permesso di superare molti impasse. Il Diario di Henry nacque per un'idea carpita e adattata di una psicologa, conosciuta casualmente anni fa. Il giorno della mia vita in cui piú probabilmente sono stato piú abbattuto, piú ancora che nei giorni di lutto o in quelli di malattia. Francamente é una storia vecchia, che mi sono stancato di raccontare. Uno ad uno ho chiuso tutti i capitoli, tutti quelli che si sono aperti volontariamente o meno. É ora di chiudere tutto il libro. Spesso ne ho riletto molte parti ma non diverte piú proseguire e questo epilogo ne é un esempio. Da giorni ne progetto la scrittura ma ho insistito a rimandare, posporre, rinviare ed ora siamo al vero epilogo: ad Henry dó la dignita del congedo. Se lo merita, é stato parte di me e mi ha aiutato a far emergere quello che la vita non mi dava o non mi permetteva di dire. Ho avuto alcuni compagni di viaggio. Ho a cuore alcuni di loro e devo loro un commiato. Il resto non conta. Non conta piú a confronto della bellezza che é fuori di qua e che ho deciso di vivere con tutte le mie energie. Addio. HW |
La rabbia. Quella rabbia che cresce dentro. Immotivata. Motivata. Ingiustificata. Giustificatissima. Spesso nell'adolescenza, o magari anche prima, se la sensibilitá del soggetto avanza piú velocemente. Penso spesso alla mia situazione, a quello che ho vissuto. Al vero e proprio distacco che ho creato inconsciamente nei confronti dell'universo valoriale di mia madre e a quello comportamentale di mio fratello. E io ancora oggi provo rabbia. Ma perché? Non mi hanno certo fatto nulla di grave, semmai spesso il contrario. Perché riesco a dar retta, magari anche confidenza con persone estranee che a volte si sono rivelati approfittatori meschini, e non riesco a dedicare non solo tempo, ma qualitá ai miei familiari? Sono reduce dall'aver visto un bel film che mi ha commosso. Il protagonista mi ricordava spesso il mio secondogenito. Il protagonista provava la mia stessa rabbia da ragazzino. Non lo so, non lo so. Con gli anni e con l'etá mi sembra che poco alla volta io ci stia arrivando a comprendere, ma questa conoscenza avanza molto lentamente e a scatti. E poi c'é un'esistenza da riempire di contenuti come un gigantesco scatolone di cianfrusaglie, ma non solo. Quindi i sintomi sono la rabbia? Quali altri? Il dolore. Chi fá sport seriamente convive con il dolore: un piccolo crampo, un accumulo di acido lattico, una comunissima fascite plantare o una piú dolorosa infiammazione articolare. E con la soddisfazione che a volte questo dolore porta con sé, per essersi spinto un po' piú avanti, un po' piú in lá. O la frustrazione che diventa impotenza. Ma sono inscindibili. Lo sport e il dolore, il cimento fisico e la sofferenza. Come per la vita. Potrei sostituire a tutte le frasi precedenti la parola 'sport' con 'vita'. Non lo faccio perché ormai il concetto é chiaro. La diagnosi differenziale dice che non sono mai stato meglio. Pronto a mettere seriamente a repentaglio questa condizione con un nuovo traguardo, con un nuovo cimento che sta per iniziare davvero questa volta. |
Penso. |
Non si può certo non credere che il tempo sia una pura invenzione umana. Il tempo non è immanente ma siamo noi a crearlo ed avendo un congenito senso di inferiorità, abbiamo cercato di misurarlo, squadrarlo, incasellarlo. Ma è fine a se stesso. Il tempo è. Ci sfugge. Accelera o decelera, pensando con Einstein, si deforma. Forse, alla fine, è sopravvalutato. Mi guardo intorno e negli ultimi mesi sono iniziate a morire persone con cui ho avuto a che fare nel lavoro, sì, molti anni fa, sì, appartenevano a generazioni precedenti, ma anche miei coetanei hanno iniziato ad ammalarsi, mali strani, mali brutti. Questo è il tunnel. Inesorabilmente si stringe. Si stringe per tutti? No. Si stringe costantemente? No. Però, mediamente, per tutti, si stringe. La luce filtra sempre meno. Sempre più ci si deve ranicchiare per continuare a procedere. Forse sembrano strane queste riflessioni fatte da una persona a cui la vita sta sorridendo, come poche altre volte nella vita. Non importa. Probabilmente in questo momento il mio tunnel si è riaperto. Da un po' di tempo si è riaperto. E non è 'successo'. Ci ho lavorato su. Molto molto molto molto molto. Ecco, vorrei scrivere qui che serve. Serve serve serve serve serve. Serve ascoltarsi, per capire quali sono le nostre vere preferenze. Serve darsi una disciplina, perchè è fondamentale inseguirle. Serve guardare chi sta meglio, per cercare di rubare un piccolo segreto, un frammento di lezione di vita. Serve guardare chi sta peggio, per averne paura. Gli altri ci servono. Noi serviamo agli altri. Non deve spaventare: è un sinallagma molto chiaro e nitido. Troppo cinico? Vi sorprenderei dicendo allora che poche persone sono così innamorate della vita quanto me. Ci si proietta pensando che si sta bene, che si starà bene e che saremo sempre più o meno in grado di fare le stesse cose. Ecco, non è così. Ma è imprevedibile. Non sono più molto in grado di scrivere, scrivere nel modo in cui ho scritto in questi anni. Perchè sono cambiato. Perchè intorno a me ho cambiato tante tante cose. |
Questa è una reale domanda. Una domanda con tante, mai troppe risposte. E per tutto questo bisogno di amore, deviato, egoista, autocelebrativo, superficiale, immaturo, quante esistenze bruciamo, distruggiamo, sottomettiamo, cancelliamo per sempre da altri destini. Non capisco, non capisci, non capiamo. Non si può prendere il posto di un'altra persona. Nè emotivamente, nè fisicamente. E le persone non sono staticamente identiche. Quante 'donne della mia vita' o 'uomini della mia vita' ci possono essere in una vita sola. Una? Più di una? Quante menzogne superficialmente infantili. Quante vite continuiamo a spappolare. Vite di adulti, vite di adolescennti, vite di bambini. Che avranno questa piccola, letale, infinitesima deviazione. Deviazione che, come una piccola, impercettibile scoliosi, porterà ad altre deformità. Altre sindromi. Alla degenerazione. Vite spappolate. Per tutto questo presunto bisogno di amore. |
Finalmente sfinito di fronte alla tastiera in una camera d'albergo dopo migliaia di chilometri. Ecco come e dove ritrovo la voglia di ripassare le dita sulla tastiera a distanza di tanto e non troppo tempo. Ho provato a me stesso molte molte cose in questi anni, in cui ho ritrovato una collocazione individuale, un baricentro dentro di me. 'Ritrovato' o forse 'trovato', ma non è essenziale. 'Trovato' grazie (o forse 'a causa') di tante (e in questo caso forse troppe) perdite. Necessarie e ineluttabili come la vita. Oggi ho scritto a una mia nipote che il sentimento verso un'altra persona è una delle cose per cui vale la pena vivere e mi sono decisamente sorpreso che una frase del genere mi fosse scaturita di getto. Anni per reprimere la passione ed adorare la tentazione, costruire una nuova disciplina con cui affrontare la mezza età. Ci sono esseri umani orrendi, mediocri e odiosi. La società è attualmente mediocre e cresce sempre più in me la voglia di contribuire, aumenta la necessità di tirare fuori il proprio senso civico. Ho molte difficoltà a trovare il modo di farlo, non riconoscendomi nelle religioni, nei partiti politici, spesso neppure nei movimenti di pensiero. Non riconoscendomi soprattutto nell'opportunismo imperante. Se questo impegno può per assimilazione diventare 'devozione', allora con il tempo sto cercando di spostare l'oggetto di questa devozione da me stesso a un'altra persona. A cui sto dando tutto quello che riesco, il meglio sino all'eccesso, perchè voglio farlo. Per me. Non credo di aver mai dato così tanto come nell'ultimo anno. Materialità e spirito, piacere e attenzioni, cure, tempo, energie. Energie che sono dentro di me, sempre di più, e che mi impegno a produrre grazie alla mia nuova autodisciplina. Continuo a guardare avanti. Con tanta decisione e tanto impeto. |
Cosa rappresenta la nostra esistenza? Cosa rappresenta per noi? Cosa rappresenta per gli altri? E (soprattutto) cosa intendiamo rappresentare con la nostra esistenza? Tornando con la memoria a quella frase in cui si diceva di rendere la propria esistenza un'opera d'arte (era Papà, ovviamente), ecco, quello sarebbe un ottimo proposito, un anelito ambizioso, una direzione a cui tendere. Penso spesso all'esistenza in forma di una traiettoria. Una traiettoria nello spazio, non solo su un misero foglio di carta. Di più, una traiettoria nello spaziotempo. La visualizzo nel volo di un piccolissimo moscerino. Apparentemente senza scopo, senza meta, senza ordine. Con questo (illusorio, forse colpevole) desiderio di volerlo razionalizzare a tutti i costi, demonizzando le passioni, le emozioni, gli sbalzi d'umore. Cercando di sotterrare la realtà che è fatta di una materia corporea che comanda e non la mente (che in fondo è corporea), nè soprattutto lo spirito (che non esiste). Ho attraversato gli ultimi mesi in una enorme rinascita fisica, a cui è seguita quella emotiva e affettiva. E ho tralasciato, eliminato tante altre cose e tante altre persone. Non ho grandi rimpianti: oggi posso fumare quando lo desidero (e lo desidero molto di rado), posso bere quando lo desidero (quasi mai ultimamente) e cerco di vedere persone che mi trasmettano qualcosa e non solo, non più per riempire del tempo. Forse per questo ho meno argomenti da affidare al mio Diario, meno situazioni assurde, meno immaginazione probabilmente e minori fonti di ispirazione. |
'Dignità' è una parola che andrebbe sempre scritta con la maiuscola, ortograficamente è scorretto ma simbolicamente è appropriato. Le conferirebbe il giusto tono. Dignità determina dei comportamenti che permettono di distinguere un essere umano come tale. Ed è difficile averne e proprio per questo costituisce un elemento distintivo. Ovviamente al giorno d'oggi la Dignità si mescola pesantemente con questioni venali. Oggi scrivo perchè mi ritrovo irretito da una persona che anni fa navigava nell'oro e soprattutto lo ostentava. Tanto da addirittura infastidire un materialista che apprezza il lusso come me. Però con sua (loro) vita era davvero uno schiaffo in faccia, senza quella Dignità discreta di possedere ma con buon gusto, con tatto, con una parvenza di discrezione. Anche gli attici in via della Spiga non andavano bene. Il personale erano schiavi, maltrattabili e maltrattati. Si percorreva il green del court con un Jaguar o con un Carrera. Il vento è poi (purtroppo) cambiato. Drammaticamente cambiato. Ma la Dignità continua ad essere assente. Ora è la povertà a essere sbandierata. I conti in tasca propria condivisi anche con chi non li vuole condividere. Utilizzati come alibi per non mantenere gli impegni che si sono presi, malgrado anche i favori che si sono ricevuti. E non è una questione di soldi, è una questione di imbarazzo, di malintesi, di poca chiarezza e di poco rispetto. Di mancanza grave di Dignità. Nell'uno e nell'altro caso. |
Non ho tatuaggi sul mio corpo, non del genere visibile quantomeno; il genere che ho visto come non mai fiorire in spiaggia. Pensandoci, non possono che aumentare. Ripensandoci, direi che si tratta di elementi di conformismo. Opposti che si toccano e si contraddicono in un lampo. Ma poco importa. E' il solito discorso sui clichè: argomento che ho già toccato, ribadito, sviscerato e su cui non sono più in grado di aggiungere alcunchè di sensato [o addirittura intelligente]. |
Distratto: come altro mi potrei definire dopo aver visto che il mio ultimo scritto risale a quasi due mesi fa? Distratto, non posso negarlo. Lontano da questo mondo che è stato rifugio per molto tempo ed ora non trova neppure più quelle briciole di tempo per raccogliere piccole impressioni ed esperienze. Non che le esperienze siano calate, infatti. Vedo, ascolto, leggo, assisto a situazioni come sempre. Più di sempre. Ma il legame con il volto nero di questo schermo mi è sempre meno familiare. Non ho frequentazioni, non ho stimoli, raramente leggo in giro se non da poche e ben fidate fonti. Ho fatto un po' di cose in queste settimane, sono soprattutto concentrato sull'essere un uomo nuovo e virtuoso e per questo sto molto meglio. La scorsa estate è niziata la svolta, spesso ci penso: una maturazione emotiva e una serie di episodi e riflessioni, più una persona che ha avuto una funzione catartica. Ci sarebbe potuto essere molto e ben poco c'è stato ma ho ricevuto questa bella eredità: lo stimolo a cambiare significativamente il mio stile di vita. Lo stimolo a stare bene fisicamente. Questo è il risultato che ho raggiunto in questi mesi. E stare meglio vuol dire tanto, soprattutto vuol dire affrontare con forza le grandi avversità. Avere un'energia dirompente che sovverte, ribalta, distrugge, annienta nuvole e tempeste. Il corpo comanda la mente. Spesso, molto spesso. Con queste lenti, silenziose, sto guardando intorno a me. |
Passion and love, sex, money, (The Pe Shop Boys, 'Paninaro') Il fatto che io non scriva non significa necessariamente che il mio alter-ego sia defunto. Semplicemente è più taciturno, oppresso dall'ego che ha evidentemente deciso di vivere un'esistenza al di fuori dello schermo [e delle righe]. Non per questo, però, i sentimenti e le sensazioni spariscono, ma si incanalano altrove, molto più spesso in una diversa grondaia. Quattro persone, quattro persone di mezza età, stranamente assortite che però sembravano accalorate nella loro conversazione. Eppure non ci vedevamo da mesi, anzi con uno in particolare mi sono visto due volte negli ultimi vent'anni. Però c'è sempre qualcosa di magico con i compagni del liceo, sembra che la vita e il tempo non riescano a cancellare quei cinque anni di camera di sicurezza dove ognuno ha dato sfogo a modo proprio ai propri istinti, alla propria adolescenza, ai propri ormoni, alla propria necessità di individualizzarsi. E c'è dialogo, intesa e anche stima, magari quando anni addietro non c'era affatto. E' incredibilmente magico questo affiatamento. Ho trascorso una serata piacevole. Profonda. Non come quelle normali che costellano la settimana, anche se ultimamente [forse proprio perchè rare] apprezzo molto quelle poche sere che trascorro a casa, da solo. Ho da mesi una nuova vita che mi riempie di orgoglio e che soprattutto mi fa stare molto [molto] meglio. La parte extra-lavorativa è interessante, l'altra meno: detesto questo modo di pensare piccolo, provinciale e gretto che mi circonda. Infatti penso spesso alla fuga, ma vedremo. Penso soprattutto spesso ai temi sociali, sono molto preoccupato, estenuato e nauseato. Da tutti, me incluso, per la nostra incapacità di progredire verso un nuovo litorale che è assolutamente necessario ma che, come struzzi, ci rifiutiamo di vedere. Soprattutto di accettarne l'assoluta incombenza. Per questo scrivo oggi, perchè stanotte qualcuno ha detto che 'we proved that we are still a people capable of doing big things and tackling our biggest challenges', stanotte 'we pushed back on the undue influence of special interests'. Questa iniezione di fiducia era necessaria e io la celebro mettendole a lato una commemorazione di quello che dopo il Futurismo, è il movimento 'culturale' che il nostro Paese ha prodotto negli ultimi decenni. Wild boys. |
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