Riceviamo e pubblichiamo: Cittadini carissimi, sonoErsilia; sono stata il Vostro Sindaco fino a qualche settimana fa, poi aseguito di una becera manovra di palazzo orchestrata da altrettanto beceripoliticanti, ho dovuto terminare anticipatamente il mio mandato a pochesettimane dalla sua scadenza naturale. L’esigenzadi scrivervi questa “lettera aperta” nasce dal rispetto e dalla devozione cheho maturato nei Vostri confronti in tutti questi anni di mandato sindacale.Ritengo sia doveroso da parte mia rivolgerVi un saluto e nello stesso tempo unariflessione il cui significato mi proviene dal profondo del cuore. VoglioparlarVi con semplicità e franchezza, come forse avrei dovuto fare da tempo,uscendo da quel silenzio che mi ha circondata in questi anni e che–inconsapevolmente, sbagliando- ho accettato o forse più spesso subìto. Maè stato il silenzio di chi opera e non il silenzio di chi vuol celare onascondersi o offuscare la trasparenza del proprio agire, poiché, come sapete,non ho mai covato interessi o aspettative di carattere personale o familiare daspingere o tutelare, ma mi sono occupata solo di cose che erano nell’interessedi tutti e che assicurassero alla città una guida stabile e responsabile. AVoi voglio dire che indossare la fascia tricolore, a nome della città diVieste, è stato un privilegio assoluto ed un onore che mai avrei pensatopotesse ricadere su di me, consegnandomi alla storia di questa città come laprima donna-sindaco. Giàuna donna: chi l’avrebbe mai detto! l’impronta di una donna; il sensodell’essere donna e misurarsi con l’impegno della politica dal punto più alto,dalla responsabilità più decisiva e fin dalla prima volta, in un ambito,segnato a tratti da maschilismo retrivo e dilagante e per niente incline a cedereil passo ad una donna. Diosa quante difficoltà ho dovuto superare, ma sempre di privilegio si è trattato.Tanto che mi ha caricato di una responsabilità che ho sentito ogni giorno e perla quale ho speso il massimo impegno sacrificando lavoro, famiglia e tantialtri aspetti di una vita normale. Hodato tanto e ho ricevuto altrettanto in termini di stima e di considerazione daparte della stragrande maggioranza dei cittadini, soprattutto di quelli cheguardano alle persone senza pregiudizi o i paraocchi e i filtri dellamalapolitica animata da chi, anche in questa campagna elettorale, non le sta risparmiando l’impronta dellamaldicenza e del dileggio di cui si è portatore sano. Pensodi essere stata un sindaco semplice e schietto, senza peli sulla lingua, e aicittadini -quelli che badano alla sostanza, al sodo,in sostanza “i viestaniveri”- questa qualità me la riconoscono ad ogni angolo di strada ed è piaciuta,perché in me loro si sono riconosciuti in pieno, nei difetti, come nei pregi.Hanno voluto un Sindaco a loro immagine e somiglianza e non a caso, dopo ilprimo mandato, mi hanno ridato la fiducia anche per il secondo: se ne faccianouna ragione i denigratori di professione. Sonoun Sindaco che ha parlato la loro stessa lingua, che ha sentito battere il lorocuore nella stessa direzione del loro quando palpitava per i problemi grandi epiccoli della nostra esistenza. Laviestanità penso di averla interpretata tutta nel suo significato più genuino esincero fin dalla sua sempre affascinante coloritura dialettale, sinonimo dischiettezza e sincerità. A nessuno ho mai negato il diritto di essereascoltato, di dover dire la sua, di dovermi rappresentare i propri drammi e leproprie soddisfazioni. Sentodi essere stata più vicina soprattutto a quella parte della città piùsofferente e invece sempre allergica ai portatori degli interessi occulti, delsottobanco, dell’intrigo, delle camarille, delle manovre di corridoio, che maltravestiti conservano pure la faccia tosta di ripresentarsi alle elezioni. Nona caso, proprio l’insofferenza che ho provocato ai tanti campioni di questamalapolitica ha segnato il mio destino seppure temprato da una lunga e tenaceresistenza ad ogni pressione, avvicinamento o ammiccamento, percepitoingiustificabile. Hoconosciuto il sapore amaro delle alchimie della politica ed il disgusto acredel tradimento. Ho detto anche tanti “no”, perché era giusto –in coscienza-dire quei “no”, come non è stato facile denunciare le illegalità e confermarleanche nelle aule di tribunale. E infatti non ho esitato a frequentarle perstare accanto all’ Antiracket Vieste, per condividerne testimonianze e finalitàin ossequio al valore della legalità, un valore che è fondamento irrinunciabiledella nostra comunità ed alla base della nostra civile convivenza. Hodovuto operare scelte scomode, ma necessarie; non ho nascosto la polvere sottoil tappeto, ho invece aperto le finestre facendo entrare aria fresca e pulitanelle stanze del Comune, troppe volte violate dalla presenza di soggetti chemai dovrebbero avvicinarvisi. Moltescelte difficili e dolorose sono state vissute col peso della solitudine.Purtroppo della solitudine dei Sindaci non si parla mai, costretti come sono ainterfacciarsi col cittadino spesso per attuare scelte politiche impopolarioperate ai livelli più alti senza una corretta assunzione di responsabilità, esolo per scaricare su di loro la fama di esattori spietati e senza scrupoli chene ha allontanato molte simpatie da parte dei cittadini. Horappresentato lo Stato, ho avuto rapporti con le Forze dell’Ordine e con laMagistratura. A Loro va il mio grazie più sincero e il mio più vivoriconoscimento per la loro preziosa attività volta –ognuno nel proprio ruolo- aconservare la massima fiducia nello Stato e nelle Istituzioni. Unamarea di esperienze, di volti, di stati d’animo ha segnato questo straordinarioperiodo della mia vita. Ricordo le feste patronali, gli incontri conl’arcivescovo, le manifestazioni pubbliche, i colloqui col Prefetto, con glialtri Sindaci, con le forze dell’Ordine, col Presidente della Regione, conparlamentari ed alte cariche dello Stato. Epoi eventi grandi e piccoli come gli incendi, le alluvioni, lo sciopero, lacittadinanza onoraria a Lucio Dalla e all’arcivescovo Mons. GiuseppeD’Ambrosio; la messa della vigilia di Santa Maria, le processioni, ipellegrinaggi, le commemorazioni dei defunti e dei nostri avi caduti in guerra,i cortei, le fiaccolate, i telegrammi di incoraggiamento, le lettere diaffetto, i colloqui con gli anziani e con i cittadini per strada e inufficio, talvolta divertenti, animati ecoloriti: il tutto a confluire nel palcoscenico della piccola e grande storiadella nostra amatissima Vieste alla quale ho offerto il mio contributo. Nonsarò io a dire quanto consistente, visto che è giudizio del Tribunale dellaStoria e delle Coscienze. A me basta l’aver dato il massimo con l’orgoglio disentirmi viestana e di averlo testimoniato laddove Nostro Signore mi ha messoalla prova. Graziedi tutto. SempreVostra, Ersilia Nobile |
Inviato da: GiuliettaScaglietti
il 13/06/2024 alle 16:24
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Inviato da: cassetta2
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il 30/06/2022 alle 17:12