Post n°27903 pubblicato il
06 Marzo 2021 da
forddisseche
E’da una stretta interlocuzione tra l’onorevole del Movimento 5 Stelle Maria Luisa Faroe l’ex sottosegretario alle Infrastrutture e Trasporti Roberto Traversiche ha preso slancio il progetto del prolungamento della SS 693 da Vico del Gargano fino a Vieste. “Per chiudere l’anello viario in grado di collegare tutte le principali località del Gargano” è stato ribadito negli annunci dell’intervento presentato in prima battuta agli attori istituzionali del territorio a Peschici, in una tavola rotonda che fu convocata nel febbraio del 2020 presso il Comune. L’opera infrastrutturale ritenuta strategica per il turismo dell’intera area da chi l’ha proposta e sponsorizzata e la dovrà realizzare deve anche fare i conti con le forti resistenze di chi al contrario ne teme l’impatto negativo su un ecosistema che si presenta fragile e irripetibile, di una incredibile bellezza naturale e selvatica – a tratti ancora recondita e segreta – che chiede innanzitutto di essere protetta e salvaguardata, e su un paesaggio naturalistico caratterizzato da una spiccata biodiversità che è soggetto alle prescrizioni e ai vincoli del Parco Nazionale del Gargano e che dovrebbe restare al riparo da minacce di cementificazione. A lanciare il primo appello pubblico per aprire un tavolo di confronto sul progetto – di cui ancora non si conoscono le soluzioni esecutive – è la presidente della sezione di Italia Nostra del Gargano Menuccia Fontana che spiega le ragioni della sua posizione orientata alla difesa dell’integrità dei luoghi e alla ricerca di soluzioni alternative al consumo di suolo.
“Il primo passo che Italia Nostra ha fatto per avere contezza compiuta del progetto che ancora non è stato ufficialmente presentato è stata la richiesta di accesso agli atti inoltrata alla divisione dei servizi infrastrutturali dell’Anas, lo scorso 25 febbraio. Entro trenta giorni, pena l’apertura di una procedura pervie legali, deve essere prodotto lo studio di prefattibilità.
Che cosa la spaventa di più dell’intervento e quali sono le maggiori criticità che evidenzia insieme alla sua associazione?
La nostra presa di posizione nasce in particolare da una notizia che se confermata rappresenterebbe uno sfregio gravissimo all’integrità paesaggistica e geomorfologica del territorio: è giunta voce che nel primo tratto del prolungamento, proprio a partire da Vico, sarebbe stata prevista l’edificazione di un ponte della lunghezza di circa 5 chilometri. L’opera dovrebbe partire dunque da un’altitudine collinare di 450 metri sul livello del mare, dove si trova il comune di Vico, e arrivare sino alla piana di Kàlena. Lei capisce bene che un tale intervento, con disboscamento di alberi e sradicamento di piante e innesto di piloni e piloni in cemento avrebbe un impatto devastante su un ecosistema fragilissimo.
La sua posizione contrasta con quella di chi sostiene che l’opera, che è stata riconosciuta di interesse nazionale dal governo Conte, sia in realtà strategica per lo sviluppo dell’economia locale e che dovrebbero essere le stesse comunità a fare fronte comune per ottenerne la realizzazione. Cosa risponde a proposito?
Innanzitutto vorrei che queste persone mi chiarissero qual è il loro concetto di paesaggio e in che misura per loro esso rappresenta davvero una risorsa. E poi vorrei porre una questione di ordine più generale: in un momento della nostra storia così buio e difficile, in cui è stato chiaramente provato che l’origine di questa pandemia è collegata alla distruzione degli ecosistemi e della biodiversità del pianeta, è impensabile che il capitale natura non venga considerato prezioso e prioritario nelle scelte. Si parla tanto di economia green, di transizione ecologica ma poi poco di tutto ciò viene tradotto in fatti. Allora servono anche delle linee guida del Governo: questi progetti megagalattici e inutili che richiedono un costo di miliardi, possono essere sostituiti dal recupero dell’esistente. In questo momento storico risultano davvero aberranti perché vanno ad intaccare un patrimonio prezioso che ci assicura ossigeno, acqua, cibo. Il consumo del suolo non ha più ragion d’essere, oggi più che mai.
Un trentennio addietro si proponeva la volontà di creare una bretella per il prolungamento dello stesso tratto di strada ed in quell’occasione tutto si risolse in un nulla di fatto. Lei fu una fervente protagonista del fronte del NO anche in quella circostanza. Cosa riuscì ad impedire la realizzazione dell’opera?
Riuscimmo a far valere ragioni che non si discostano da ciò che diciamo anche oggi. Trent’anni fa riuscimmo a far comprendere o meglio si cercò di spiegare che da Vico all’innesto per Vieste ci si imbatte in un paesaggio fragile, a grave rischio idrogeologico, e ne sono prova i ripetuti allagamenti delle zone a valle quando le acque alluvionali scendono a basse quote e invadono e travolgono le spiagge, basta chiedere agli operatori turistici di Peschici che sono particolarmente colpiti da questi eventi avversi. Oggi il problema non cambia, semmai è reso più allarmante dalla presenza del ponte sui primi 5 chilometri del tratto: tutti i piloni che andrebbero a sostenere il ponte comportano taglio di alberi e vegetazione, le acque alluvionali senza più il freno delle radici, si riverseranno a valle in una maniera violentissima e senza alcun argine a contenerle. Non dobbiamo mai dimenticare che la natura è madre ma può essere anche matrigna…
Il fronte che lei rappresenta e l’idea che porta avanti viene spesso associata ad una visione che può imbrigliare le politiche di sviluppo e le occasioni di lavoro che esso potrebbe portare sul territorio. Lei si sente responsabile di questo limite?
Assolutamente no. Queste accuse appartengono a chi non ha ancora compreso che l’economia oggi più di sempre va ripensata in modo armoniosamente contiguo alla natura, esse non sono due realtà separate e l’una trae nutrimento dall’altra e viceversa. Il Gargano è sede di un Parco Nazionale e il turista che viene a visitarlo cerca il contatto con il verde, ci viene perché è attratto proprio da questo e poi le sensibilità dei viaggiatori sono cambiate: oggi chi ha 30,40 o 50 anni ha raggiunto e sviluppato una maggiore sensibilità e consapevolezza, non attira più la vacanza con la movida, semmai questa appartiene di più ai gusti degli adolescenti. E’ una nuova filosofia del turismo che lentamente ma inesorabilmente sta investendo anche il Gargano. Per l’argomento lavoro tengo a fare una precisazione: invece che accanirsi a realizzare progetti megagalattici si può dare impiego anche dedicandosi al recupero ed alla sistemazione dell’esistente e tanto ci sarebbe da fare sul Gargano, cominciando ad allargare le strade esistenti, per esempio. L’economia del futuro non è più quella delle grandi infrastrutture ma quella dei micro interventi che producono ugualmente profitto, ma qui servirebbe anche una visione politica che non mi pare ci sia. Adesso arriveranno tanti soldi e bisognerà spenderli, anche a discapito della qualità di ciò che si deciderà di realizzare. Come ebbe a scrivere Bernard Berensonnoto critico del Novecento “l’Italia sarà bella finché sarà povera”, cioè lui pensava che il denaro può essere una fonte di benessere ma può anche diventare principio di distruzione.
Quali sono le prossime mosse che Italia Nostra intende fare per la questione della SS 693?
Posso già annunciare che è in fase di costituzione un Comitato formato innanzitutto da cittadini che condividono una visione orientata alla esclusione del consumo di suolo. Colgo anche l’occasione per lanciare qui un appello a tutte le associazioni da Legambiente, al WWF e a tutti quanti sentono di condividere la nostra stessa sensibilità sull’argomento perchè insieme si vince. Inoltre ci adopereremo in tutti i modi per aprire un tavolo di confronto e dialogo con gli attori istituzionali del territorio sul quale ricadranno le conseguenze della progettualità, a partire dall’amministrazione di Vico del Gargano alla presidenza dell’ente Parco, all’Anas. Pretenderemo di capire cosa si vuole realizzare prima che l’iter entri nella sua fase esecutiva”.
Daniela Corfiati
l’attacco
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