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Pizzomunno con gerani rossi.

 

 
Pizzomunno

Lungo il tratto meridionale della costa viestana, ritroviamo una piccola spiaggia che deve il suo nome all’ imponente faraglione che dalle acque cristalline si erge sovrano a sorvegliare la città ed i suoi abitanti: la Spiaggia del Pizzomunno.

Qui sembra aver avuto luogo un’ interessante e fantastica vicenda che ha come protagonisti due giovani innamorati , entrambi originari di Vieste .

Pizzomunno , giovane ed attraente pescatore, e Cristalda , ragazza bellissima dai lunghissimi capelli color dell’ oro, si amavano teneramente e vivevano nella convinzione che nulla al mondo potesse intaccare un sentimento tanto forte e sincero.

Ogni sera, Cristalda scendeva in spiaggia per salutare il suo bel Pizzomunno prima che con la sua barca andasse incontro al mare aperto.

Ogni notte, in mare, Pizzomunno riceveva la visita delle sirene che cercavano di ammaliarlo con i loro canti soavi. Le regine del mare desideravano ardentemente che Pizzomunno diventasse il loro re ed amante.

Il giovane, però, non cedette mai alle avance delle sirene tentatrici , avendo già donato il suo cuore alla candida Cristalda.

I reiterati rifiuti del giovane, scatenarono la furia delle sirene .

Una sera, le sirene raggiunsero i due amanti sulla spiaggia ed aggredirono Cristalda con grande ferocia, inghiottendola nelle profondità del mare.

Pizzomunno
fu colto da un dolore devastante, talmente grande da pietrificarlo per sempre.

Il giorno seguente, i pescatori di Vieste trovarono Pizzomunno pietrificato sulla roccia che oggi porta il suo nome.

La leggenda vuole che, ogni cento anni, Cristalda riemerga dalle profondità del mare per incontrare Pizzomunno e rivivere con lui l’ emozione di una notte d’amore sulla spiaggia che li fece incontrare.

 

 

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Il più delle volte si pensa che la storia antropologica ebbe inizio sul promontorio del Gargano con l'apparizione dell'Arcangelo Michele più di sedici secoli or sono quando ancora il Cristianesimo conviveva con le allora attuali religioni pagane. Ma se analizziamo le carte romane si nota che gli insediamenti sedentari sono precedenti all'apparizione dell'Arcangelo e si trovavano sulla costa e ai piedi del sontuoso monte (Ergitium ,Sipontum ,Merinum ,Teanum , ,Apulum ,Urium).
Si trovano degli insediamenti umani persino precedenti a questi ultimi, ma bisogna risalire addiritturà all'età del bronzo, tanto è vero che lungo la provinciale che collega Foggia con San Marco in Lamis, a qualche chilometro da Borgo Celano, in zona"Chiancata La Civita-Valle di Vitturo"  è stato ritrovato la necropoli più antica della intera Europa. Altre testimonianze sono date dagli insediamenti rupestri e dalla innumerevole presenza di oggetti litici e di mura megalitiche che si sono scoperti nel corso degli anni sul Gargano.
 

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Per noi i guerrieri non sono quello che voi intendete. Il guerriero non è chi combatte, perché nessuno ha il diritto di prendersi la vita di un altro. Il guerriero per noi è chi sacrifica sé stesso per il bene degli altri. È suo compito occuparsi degli anziani, degli indifesi, di chi non può provvedere a sé stesso e soprattutto dei bambini, il futuro dell'umanità.

Toro seduto

 

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Messaggi del 17/12/2009

«Mio marito Aldo ucciso dalla leucemia per l’uranio impoverito»

Post n°1548 pubblicato il 17 Dicembre 2009 da forddisseche

«Mio marito Aldo 
ucciso dalla leucemia 
per l’uranio impoverito»
 
di GIANPAOLO BALSAMO

CORATO - «Nessuno forse ammetterà mai le cause che hanno portato alla morte di mio marito ma io andrò avanti e continuerò a cercare la verità, per rispetto non soltanto nei confronti del mio Aldo ma anche di tutti quei ragazzi che si sono ammalati e sono deceduti dopo essere stati in missione all’este - ro». Sono le parole dirette di una moglie ferita, arrabbiata, che vuole soltanto conoscere perchè suo marito è morto. Rachele Mazzilli, 30 anni di Corato è la vedova del caporale maggiore Cataldo Taccardo, paracadutista al 187° Reggimento «Folgore», morto nel settembre 2004 a causa di una «emorragia cerebrale con leucemia mieloide acuta». 

Aldo aveva appena 29 anni e, undici anni prima, nel 1993 aveva preso parte ad una «missione di pace» in Somalia come autista di mezzi militari. Ma, pare, sarebbe stato incaricato anche a pulire le armi. Lì, in quel tremendo teatro di guerra, rimase dodici mesi prima di rientrare in Italia. Si fidanzò, si sposò, ebbe una bambina ma 40 giorni dopo il lieto evento, Aldo morì. E sul suo dramma, ancora una volta, si affaccia lo spettro del «metallo del disonore»: l'uranio impoverito. 

Signora Rachele, cosa mi può raccontare di quel periodo? 
«Ricordo tutto perfettamente, come se fosse avvenuto ieri. È successo tutto in tre giorni, senza neanche capire cosa stesse accadendo. La mia triste e brutta storia inizia nel settembre del 2004, in vacanza. Da premettere che la mia attuale figlia, Angelica, era nata da 40 giorni. Mio marito si svegliò una mattina dicendo che aveva la febbre, andò dal dottore che gli diede un antibiotico generico. Verso sera la febbre calò, la mattina seguente si svegliò dicendomi che urinava sangue e così di corsa andammo all’ospedale di Andria. Qui lo tennero in pronto soccorso fino alle 11.30, una infermiera mi disse che non era niente, anzi mi accennò solo che erano delle vene che erano "impazzite". Mi disse anche che bisognava trasportarlo in un altro ospedale, quello di Trani. Ci fecero andare in macchina, perchè lui poteva guidare. Quando arrivammo all'ospedale di Trani c'era già ad aspettarci il primario, il quale, avendo saputo che non avevamo preso l'ambulanza, si arrabbiò, perchè in quel contesto mio marito non poteva assolutamente guidare, visto la gravità della situazione di cui noi però non sapevamo ancora nulla. Lo ricoverarono subito e fecero svariati esami, compresa l'aspirazione del midollo dallo sterno, dopo ore lo rividi e lui mi disse che gli faceva molto male, ma io non capii ancora la gravità della cosa, nessuno mi diceva niente». 

Quali sono state le ultime parole che suo marito le ha rivolto? 
«Era il pomeriggio dell’8 settembre. Aldo stava soffrendo. Mi esortò ad allattare Angelica e mi pregò di non piangere. Poi, si girò di lato e da quel momento non parlò più. Entrò in coma sono al giorno successivo quando, intorno alle 14.30, fummo chiamati dal personale dell’ospedale tranese. “Chi sono i parenti di Taccardo? È morto”. Quelle parole, quella freddezza inaudita non potrò più dimenticarle». 

Rachele Mazzilli è una donna tenace, tuttora innamorata del suo Aldo che, con la voce emozionata, lo descrive così: «Era un uomo fantastico. Io sono di corporatura esile. Lui era un “omone”, la mia “roccia”. Con lui mi sentivo protetta e tuttora la sua presenza l’avverlo vicino a me». Rachele vive con Angelica a Cologno Monzese. Lavora in un call center e abita nella casa che Aldo Taccardo costruì con i suoi sacrifici quando lavorava come carrozziere a Sesto San Giovanni. Doveva essere il loro nido d’amore, la casa dove Aldo e Rachele avrebbero dovuto vivere felicemente, prendendosi cura dei loro bambini. 

Come mai pensa che l’uranio impoverito possa centrare con la morte di Aldo? 
«In questi anni non sono riuscita a darmi pace. La morte di Aldo è stata così veloce, così maledettamente strana. Io mi porto ancora oggi una rabbia alla quale non riesco a dare sfogo e tregua perchè mi chiedo sempre: “perché a me?”, “perché a lui? alla nostra famiglia, alla nostra figlia appena nata?”. Poi, navigando su internet, ho letto le storie dei familiari delle tante vittime tra i militari reduci dalle missioni all’estero, malati e famiglie che spesso si ritrovano da soli a combattere mali spesso incurabili. Alcuni “calvari” erano uguali a quello che io ho vissuto. Anche altri giovani militari sono morti di leucemia fulminante». 
Fino a quando Rachele, con una struggente lettera, ha contattato il legale dell’Associazione Vittime Uranio, Bruno Ciarmoli del Foro di Bari. 

Signora cosa intende fare adesso? 
«Il ricordo di mio marito è sempre vivo in me e negli occhi di mia figlia . Lui vive non solo dentro i nostri cuori ma è presente con le sue immagini ovunque, in casa, al lavoro. Questo per non scordare mai l'uomo che ho amato e che sempre amerò e per ricordare anche a mia figlia l'amore che quest'uomo ha donato, se pur per breve tempo, a tutti noi». «Papà è il mio angioletto», lo descrive la sua bambina. Un angelo strappato alla vita prematuramente. Forse la nona vittima pugliese (la seconda in provincia di Bari) stroncata dal maledetto uranio impoverito. Che continua la sua strage silenziosa. La strage degli innocenti.

 
 
 

UNO X TUTTI E TUTTI X UNO: IL TURISMO!

Post n°1547 pubblicato il 17 Dicembre 2009 da forddisseche

Clicca la Foto per Ingrandirla

 
17/12/2009

UNO X TUTTI E TUTTI X UNO: IL TURISMO!

 Qualche settimana fa, pubblicando l’articolo “Gargano: Indietro Tutta” (segui il link http://www.puntodistella.it/news.asp?id=2899 – “TURISMO, QUALE FUTURO?”; ndr), ponevo delle riflessioni senza risposte sulle evoluzioni del turismo, sui nuovi problemi che diversi operatori stanno riscontrando, sulle difficoltà nelle sinergie e sulle strategie prospettate da alcuni illuminati. Proviamo però a dare delle risposte o comunque a entrare meglio nella discussione e nelle varie e ipotetiche soluzioni da intraprendere, considerando che il 2010 e il 2011 saranno anni difficili per il settore. Ad esempio cominciamo a chiederci cosa non c’è nel nostro amato Gargano, cosa occorrerebbe per far sì che il reparto turistico possa strutturarsi per poter meglio intraprendere le sfide che il mercato turistico globale esige.

Personalmente credo che più di ogni altra cosa, manchi una discussione SERIA sul turismo, un confronto che veda tutte le parti coinvolte intorno a un tavolo, quindi operatori, enti, rappresentanti di categoria, consorzi, associazioni del territorio, associazioni di categoria, ma anche la “popolazione garganica”. Questo perché non se ne può più dei tanti luoghi comuni per poi ritrovarsi tutti in perfetta solitudine ad affrontare ogni tipo di problema, a iniziare dalle tante difficoltà degli operatori turistici.

I “luoghi comuni”, secondo un mio parere, da abbattere sono quelli che gli operatori turistici siano tutti degli impostori, ecomafiosi, abusivisti, senza scrupoli né etica, che gli operatori pensino solo ai fatti loro, che si facciano “un’insaccata di soldi” lavorando 3 mesi l’anno. I luoghi comuni sono quelli che chi non lavora nel settore pensa che l’attività turistica, anche se di riflesso, non gli porti nessun beneficio, ma poi - chiediamoci - se non ci fosse il turismo quanta verdura in meno si venderebbe, oppure che all’ufficio postale basterebbero meno impiegati, che le imprese edili avrebbero certamente meno da fare, che anche il cantoniere avrebbe meno strade da sistemare.

Riflettiamo… Se non ci fosse il turismo, avremmo strade ancora peggiori di quelle che abbiamo, basti pensare al Subappennino. Nelle scuole occorrerebbero molti meno insegnanti, poiché se non ci fosse il salvagente del turismo, molta gente, ancor più di quanto già accade, sarebbe costretta ad andar via, con relativi figli a seguito. E poi ci sono, più che da abbattere, da combattere i tanti luoghi comuni sulle istituzioni. Evitare anche qui le solite “sagre di pensiero negativo” che, seppur giustificate, non portano certamente verso politiche di condivisione, anzi, sono dell’idea che i segnali debbano sempre venire dal basso per poter essere meglio interpretati dalle istituzioni. E ci sono anche i tanti luoghi comuni sulle persone del Gargano, che non vogliono lavorare, che non sono professionali per il settore turistico, che non credono nel supporto organizzato alle strutture di settore, quindi anche qui si dilaga su concetti che tutto sommato portano a ulteriore distacco.

Ora mi chiedo e vi chiedo: vogliamo cominciare a pensare che tutti insieme, coinvolti direttamente o indirettamente, dovremmo dare più dignità a questo settore che è la vera ricchezza di questo territorio, augurandoci che lo sia anche per le generazioni future? Possiamo provare a uscire fuori da tutti questi luoghi comuni e confrontarci, dando ognuno il proprio apporto e la propria risorsa e serietà a questo settore? Riusciremo mai a scavalcare le tante banalità che diciamo sul turismo, sugli operatori, sui cittadini garganici che ci lavorano o vorrebbero lavorarci?

Personalmente conosco cittadini garganici molto sensibili al turismo, conosco operatori (la gran parte) che fanno molti sacrifici e rischiano anche molto, “operatori con un’etica” ben delineata che, grazie a loro, portano occupazione. Conosco politici che vorrebbero solo la spinta giusta dal settore per intraprendere un salto di qualità, così come apprezzo i tanti consorzi che, al di là delle strategie giuste o perfezionabili, comunque svolgono un ruolo di promozione del territorio importante.

Ora rifletto sulla possibilità, se non sulla necessità, che tutte queste “energie insieme” possano rappresentare un’ottima linea guida per il settore. Anche perché, nei tanti e timidi tentativi a volte fatti dalle istituzioni, altre volte da consorzi, non si è mai arrivati a una consulta importante, immaginando il turismo come “L’azienda Gargano”. Questo vuol dire che si continua a operare senza mai fermarsi per riflettere, senza mai chiedersi cosa fa bene, cosa va bene… eppure chiunque ha un’azienda ma anche semplicemente un’economia dettata da scelte, l’analisi la fa puntualmente, come a esempio un operatore turistico a ottobre sulla stagione trascorsa.

E’ necessaria un’analisi del settore perché si commette un errore se si pensa che quello che fa vendere è l’albergo bello e moderno, e si sbaglia se si pensa che si lavora solo grazie alle proprie capacità. Si sbaglia perché le “capacità” sono fondamentali, così come la costanza e la serietà. Ma se c’è una cosa cui noi garganici dovremmo ogni giorno dire grazie è quella di essere in questo territorio baciato da madre natura, quindi diventa fondamentale la tutela, perché è il Gargano la nostra prima insegna luminosa, è il Gargano che ci dà queste possibilità, poiché gli ospiti accorrono, le spiagge si affollano, gli alberghi si riempiono grazie al Gargano.

“L’azienda Gargano è di tutti”, di tutte le persone che ci lavorano, ci vivono, ci operano, lo sostengono, un’azienda che non bisogna tradire, per questo da tutelare. Ma per tutelarla c’è bisogno proprio di tutti lasciando a casa banalità e luoghi comuni. Perché ci arrabbiamo se qualcuno ci sfregia la macchina, invece ci importa poco se qualcuno ci sfregia un Trabucco? Lì forse dimentichiamo che prima ancora del danno alla natura, sta creando un danno alla nostra azienda. Avete notato l’assenteismo del settore turistico di fronte a qualsiasi tipo di “attacco” che il nostro territorio ha ricevuto?

Ogni anno puntualmente si ripetono “episodi incresciosi”, solo negli ultimi due anni il settore turistico ha assistito passivamente al disastro dell’incendio nel 2007, all’attacco dei media nazionali, agli attacchi esasperati da parte della Gazzetta del Mezzogiorno “filo-salentina”, agli incidenti dove ogni anno perdono la vita turisti, ad esempio nella galleria di Mattinata. Quest’estate un residence di Peschici ha vissuto la disavventura, che poteva capitare anche ad altre strutture non recentissime: aver visto una famiglia ospite vittima di una bombola di gas esplosa semplicemente per una disattenzione. Ho visto anche come quella struttura ha dovuto difendersi da sola mentre dalle reti nazionali e dal televideo continuavano a uscire comunicati che destabilizzavano il nostro settore turistico, facendo passare per gravissime le condizioni dei componenti della famiglia, quando poi in realtà sono stati dimessi il giorno dopo, per fortuna di tutti.

Ora vi chiedo: quanto occorrerebbe questo tipo di tutela? Quanto ne gioverebbe il territorio se ci fosse un’associazione di categoria di tutela del turismo? Magari con un presidente dalle spiccate doti interlocutive, con esperienza nel settore, un presidente di peso, che chiaramente andrebbe individuato tra gli operatori turistici. Così La Gazzetta che ci insulta puntualmente ogni estate avrebbe risposte ufficiali dal settore, che essendo comunque di parte, non rischia ritorsioni personali. Ecco perché politici, sindaci, assessori, non parlano di fronte a questi affondi frontali sul turismo fatti da alcuni media, che continuano quindi a fare ciò che ritengono, poiché non c’è nessuna associazione di categoria che potrebbe creare loro problemi o addirittura denunciarli. Quando, malauguratamente, avessimo episodi incresciosi, ci sarebbero comunicati ufficiali nel rispetto delle vittime (cosa importantissima, anche per rispetto dei familiari).

Ma tutto questo occorre anche per le nostre “belle iniziative” - fiere, eventi… - insomma per tutto ciò che gira intorno al settore. Un’associazione di categoria turistica aiuterebbe a far sì che quella galleria di Mattinata fosse più monitorata e migliorata nella sicurezza, oppure pensiamo al tratto che da Vieste conduce verso la zona di Porticello: centinaia di metri di strada statale affiancata da una recinzione fatta con semplice filo spinato, dove basta una caduta da bicicletta per perdere la vita. Bene, una categoria che solleva questi casi aiuterebbe certamente il lavoro di Ersilia Nobile verso gli Enti sopracomunali.

Diciamo questo: “la tutela è necessaria in tutti i settori del turismo”. Esempio: da qualche giorno è nato il “Comitato in difesa del mare”, voluto da anime ambientaliste. Come non pensare che ciò aiuterà il turismo? Tranquilli, ché chi vorrà compiere atti illeciti nel nostro mare, d’ora in poi ci penserà una volta di più. Basta con le riunioni, molte volte occasionali, dove si conclude invitando gli operatori a mettere 300 euro o 500 euro a testa per fare quella fiera o quel catalogo. Oggi non occorrono i soldi, ma il cuore, e possibilmente anche “l’anima” per un turismo più tutelato e di qualità. Per far questo occorre maturità e intelligenza, come fanno a Rimini, in Trentino o in Veneto.

Ricordate un paio d’anni fa la vicenda della ragazza violentata sul lungomare di Rimini? Pensate sia stata l’istituzione a incastrare “l’aggressore” dopo solo due giorni? No, è stata la “Associazione degli albergatori” che, in modo strategico, mise una taglia diffondendo l’identikit del delinquente. Ecco così che una notizia negativa loro riescono a convertirla in positiva, diffondendo tramite i mezzi stampa che Rimini era tanto sicura che se qualcuno commetteva qualcosa veniva subito “incastrato”.

Dobbiamo “crescere”, sono i tempi che ce lo impongono, ma anche un “nuovo” tessuto sociale che nel Gargano sta pian piano prendendo coscienza attraverso persone sensibili e audaci giovanissimi. Ora dovremmo davvero tentare di fare un passo avanti importante, qualcosa che non è mai stato fatto, cioè cercare di condividere idee, insieme a persone che possiamo anche rinnegare, non salutare, invidiare apertamente, ma ciò non significa che non dobbiamo sederci insieme allo stesso tavolo, proprio perché anche loro rappresentano il settore, quanto meglio o peggio di noi non lo so, ma certamente anch’essi coinvolti. Mettere su quel tavolo tutte le idee, i progetti, le opinioni, i pensieri, i suggerimenti per un “Gargano migliore”, per dare pian piano vita a una consulta importante e costante nel tempo sul tema “Turismo”.

I porti del Gargano, la difesa dei beni culturali, l’eolico che incombe, l’aeroporto, il trenino, le strade, gli uffici turistici, i rifiuti, l’ospedale, le ordinanze, le regole che non ci sono, l’offerta turistica coordinata, l’occupazione professionale del settore, e poi le statistiche di “qualità del turismo”, i rilevamenti sui motivi della presenza degli ospiti: tante le cose da fare… Insieme! Lo scorso anno si parlava di Gargano Channel, altra iniziativa molto interessante e lungimirante. Bene, perché non sederci “tutti insieme” per chiederci se ne valga la pena, e semmai sul come fare? Oppure tutti insieme decidere che non ci interessa…. Ma occorre una discussione su tutte le cose che ho appena scritto. Certo, ce ne sono alcune esclusivamente di responsabilità istituzionale, ma se l’istituzione comprende le volontà di un territorio non può far altro che comportarsi di conseguenza, quindi anche per loro diventa un aiuto percepire la volontà e la determinazione di un settore, per non dire di un territorio.

Il 9 gennaio, a Vico del Gargano, con le associazioni “Io Sono Garganico” e “Obiettivo Gargano” promuoveremo proprio questa idea, un’idea semplice, pulita, lineare, o meglio: una “linea orizzontale sul turismo” dove ognuno sia al fianco di qualcun altro, nessuno sopra, nessuno sotto. Inviteremo tutti gli operatori turistici, tutti i consorzi, tutti i Comuni del Gargano, tutti gli enti sopracomunali, tutti i cittadini del Gargano sensibili al settore turistico e al territorio. Ma, soprattutto, ad aspettarvi ci saranno le tante associazioni che proprio in quel giorno di un anno fa s’incontrarono per la prima volta, avviando così, senza troppe domande e con poche risposte, l’idea dell’Associazionismo del Gargano, un’attività che in un solo anno ha visto almeno venti incontri su temi a tutti noi cari e in particolare la volontà di dare costanza a questi incontri avviando dibattiti e discussioni certamente fondamentali per la crescita culturale, prima ancora di quella del settore turistico.

Riproporremo lo stesso modello, “tutti insieme in modo informale”, senza linee guida di chi pensa di avere un progetto già scritto, ma TUTTO ancora da scrivere insieme sul capitolo TURISMO. Ci incontreremo e magari per la prima volta lasceremo a casa o nella nostra azienda i nostri rancori personali, comprendendo che la “vera forza” sta nello stare insieme, perché tutti insieme potremmo beneficiarne, anche se poi i nostri rancori personali ce li teniamo lo stesso.

Ci sarebbe da chiedere, infine, quanto di solo turistico ci sia in questa “analisi”. Forse poco! Per questo mi auguro che tutti si sentano coinvolti da queste parole e abbiano voglia di venire il 9 a Vico, fosse solo per dare la propria disponibilità. Anche perché la conclusione sta proprio in questo: il 9, a Vico, non lanceremo altre idee se non quella di far sì che “si cominci” a radicare una consulta sul turismo. L’incontro permetterà a tutti di dire la propria sul turismo, ma soprattutto, attraverso un form, chiederemo a tutti se intendono in futuro sedersi al “tavolo di consulta”, che sia istituzione, associazione, consorzio, privato, l’importante è che la volontà sia decretata da un sentimento sincero, sebbene eventualmente dettato da interessi. Così facendo potremmo arrivare a un successivo incontro dove già sappiamo di cosa parlare e cosa chiederci, guardandoci in faccia, se abbiamo davvero voglia di continuare a vederci, a discutere, a dibattere, a lottare per auspicare il meglio per il turismo del nostro territorio.

Anche perché “non bastano le idee”, occorre capire se esista davvero questo interesse, se ci siano persone che vogliano dare un contributo, fosse solo per passione del territorio, persone che abbiano voglia di far nascere una nuova cultura turistica, che sacrifichino tante volte il proprio tempo, affinché pensino un po’ di più al domani. L’esempio delle Associazioni del Gargano valga per tutti! Vi aspettiamo il 9 gennaio a Vico.

Gaetano Berthoud

 
 
 

VIESTE - IL PRESEPE VIVENTE A SANTA MARIA E NEL CENTRO STORICO

Post n°1546 pubblicato il 17 Dicembre 2009 da forddisseche

VIESTE - IL PRESEPE VIVENTE A SANTA MARIA E NEL CENTRO STORICO PDF Stampa E-mail
giovedì 17 dicembre 2009

Di fronte al proliferare di iniziative finalizzate a sottolineare gli aspetti dell’umanità di Cristo può ingenerarsi un senso di fastidio e di noia. Così per i presepi viventi o la rappresentazione dal vivo della passione di Gesù o altre cose del genere.

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Il bisogno di vivere dal vivo queste o altre rappresentazioni religiose nasconde due esigenze intime presenti nell’uomo più semplice e genuino: -umanizzare la figura del Cristo, farla più palpitante, più vicina alla vita quotidiana dell’uomo, poterla toccare, contemplarla, accostarla come a qualcosa che appartiene;
- appropriarsi in modo vivo e plastico delle proprie radici, della propria memoria storica contro chi, ideologicamente e in modo subdolo, ce le vuole sottrarre: dal presepe alle cartoline degli auguri di Natale, ai crocifissi.
     Nella società aconfessionale e laicista attuale impera un ordine sotterraneo e perverso (la massoneria? new age? Ideologie dannose che nascono da pensieri sempre più deboli?), che vuole sbarazzarsi di ogni simbolo religioso e sostituirlo con simboli nuovi, muti per la nostra cultura o ingannevoli per la nostra tradizione cristiana.
     La lotta è serrata aggressiva e su molti fronti. La parola d’ordine è distruggere l’ordine precostituito e introdurre un altro ordine senza Dio, senza Chiesa, senza preti e senza morale.
     Se non fosse per la fede delle nostre popolazioni, radicata e viva nel cuore della società, la nostra realtà civile e sociale fondata sui valori e sulla fede, già avrebbe scricchiolato e forse ceduto ai richiami di un mondo senza valori assoluti, senza Dio, fondata sul relativismo etico, sull’ipersonalismo, sul vuoto e sul nulla di pensiero.
     Inquadrato in questa reale situazione di certa nostra società, il bisogno grande da parte di tanti di ritornare a valorizzare riti e tradizioni legati al cristianesimo, è un’invocazione di aiuto. Si vuol ritornare al valore sacro del Natale, al presepe come punto e momento aggregante della famiglia, allo scambio di doni e di auguri in cui non è escluso pregiudizialmente il “Festeggiato”. Si moltiplicano i riti visivi legati a questi momenti di fede. In mille modi si mettono in piedi rappresentazioni sacre che oltre a trasmettere via orale – uditiva l’annunzio e il messaggio, spesso acquistano più grande efficacia nel trasmette quel messaggio e quell’annunzio, che poi è di speranza per l’uomo. L’immagine, nel contesto della comunicazione attuale, ha un valore insostituibile e forte. Diventa parte della vita.
     Non sfugga il desiderio di rappresentare la realtà per riceverne beneficio e utilità, almeno in questo settore. Un Dio che si fa carne non è una cosa di poco conto. Vedere il mistero dell’incarnazione rappresentata in immagini, ravviva la realtà profonda del mistero, avvicina alla verità, rafforza le convinzioni religiose.
     É bello vedere persone sempre più numerose che si mettono in cammino nei giorni del Natale per andare a visitare presepi, alcuni artistici, per andare a vedere eventi e personaggi ambientati storicamente al luogo della nascita di Gesù, partecipare alla gioia della nascita. Aumenta la letizia e ci dispone a maggiore bontà e solidarietà.
     Quest’anno a Vieste c’è una nuova esperienza in questo settore. Un originale “presepe vivente” è allestito nel giardino di S. Maria, dove scrupolosamente dal vivo verrà presentata la nascita di Gesù nell’ambiente storico e umano di Betlemme. Una quindicina di capanne artigianali sono state costruite per ospitare mestieri e ambienti familiari. Con qualche felice sorpresa per i visitatori.
      Invitiamo la popolazione a venire a vedere, come i pastori, i quali andarono a vedere e trovarono tutto come l’angelo aveva annunziato: Il Bambino avvolto in fasce e  posto nella mangiatoia con Maria e Giuseppe e il bue e l’asinello, dal vero.
     I giorni della rappresentazione sono le domeniche 20 -27 dicembre e 3 gennaio e in più il giorno di Natale e dell’Epifania alle ore 8,30 dopo la messa.
     A tutti auguri di un felice e santo Natale.

don Giorgio Trotta

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Nel centro storico, invece, il presepe vivente sarà rappresentato domani, 18 dicembre, a partire dalle ore 18.30. Interessate le vie Cimaglia, Ripe e Judeca. Ad organizzarlo, docenti e studenti dell'Ippsar "Mattei" e della scuola media "Alighieri-Spalatro". Oltre 120 figuranti per un presepe anni Trenta. Davvero suggestivo. Tutti invitati a visitarlo e a degustare dolcetti e vin brulé.

 
 
 
 
 

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