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Pizzomunno con gerani rossi.

 

 
Pizzomunno

Lungo il tratto meridionale della costa viestana, ritroviamo una piccola spiaggia che deve il suo nome all’ imponente faraglione che dalle acque cristalline si erge sovrano a sorvegliare la città ed i suoi abitanti: la Spiaggia del Pizzomunno.

Qui sembra aver avuto luogo un’ interessante e fantastica vicenda che ha come protagonisti due giovani innamorati , entrambi originari di Vieste .

Pizzomunno , giovane ed attraente pescatore, e Cristalda , ragazza bellissima dai lunghissimi capelli color dell’ oro, si amavano teneramente e vivevano nella convinzione che nulla al mondo potesse intaccare un sentimento tanto forte e sincero.

Ogni sera, Cristalda scendeva in spiaggia per salutare il suo bel Pizzomunno prima che con la sua barca andasse incontro al mare aperto.

Ogni notte, in mare, Pizzomunno riceveva la visita delle sirene che cercavano di ammaliarlo con i loro canti soavi. Le regine del mare desideravano ardentemente che Pizzomunno diventasse il loro re ed amante.

Il giovane, però, non cedette mai alle avance delle sirene tentatrici , avendo già donato il suo cuore alla candida Cristalda.

I reiterati rifiuti del giovane, scatenarono la furia delle sirene .

Una sera, le sirene raggiunsero i due amanti sulla spiaggia ed aggredirono Cristalda con grande ferocia, inghiottendola nelle profondità del mare.

Pizzomunno
fu colto da un dolore devastante, talmente grande da pietrificarlo per sempre.

Il giorno seguente, i pescatori di Vieste trovarono Pizzomunno pietrificato sulla roccia che oggi porta il suo nome.

La leggenda vuole che, ogni cento anni, Cristalda riemerga dalle profondità del mare per incontrare Pizzomunno e rivivere con lui l’ emozione di una notte d’amore sulla spiaggia che li fece incontrare.

 

 

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Promontorio del Gargano

Il più delle volte si pensa che la storia antropologica ebbe inizio sul promontorio del Gargano con l'apparizione dell'Arcangelo Michele più di sedici secoli or sono quando ancora il Cristianesimo conviveva con le allora attuali religioni pagane. Ma se analizziamo le carte romane si nota che gli insediamenti sedentari sono precedenti all'apparizione dell'Arcangelo e si trovavano sulla costa e ai piedi del sontuoso monte (Ergitium ,Sipontum ,Merinum ,Teanum , ,Apulum ,Urium).
Si trovano degli insediamenti umani persino precedenti a questi ultimi, ma bisogna risalire addiritturà all'età del bronzo, tanto è vero che lungo la provinciale che collega Foggia con San Marco in Lamis, a qualche chilometro da Borgo Celano, in zona"Chiancata La Civita-Valle di Vitturo"  è stato ritrovato la necropoli più antica della intera Europa. Altre testimonianze sono date dagli insediamenti rupestri e dalla innumerevole presenza di oggetti litici e di mura megalitiche che si sono scoperti nel corso degli anni sul Gargano.
 

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Toro seduto

 

Per noi i guerrieri non sono quello che voi intendete. Il guerriero non è chi combatte, perché nessuno ha il diritto di prendersi la vita di un altro. Il guerriero per noi è chi sacrifica sé stesso per il bene degli altri. È suo compito occuparsi degli anziani, degli indifesi, di chi non può provvedere a sé stesso e soprattutto dei bambini, il futuro dell'umanità.

Toro seduto

 

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Tutto ciò che l'uomo ha imparato

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Servo di Dio Don Antonio Spalatro .

 

Messaggi del 19/02/2016

LA CRISI NON RISPARMIA NESSUNO

Post n°16127 pubblicato il 19 Febbraio 2016 da forddisseche

LA CRISI NON RISPARMIA NESSUNO

Clicca per Ingrandire Colti di sorpresa dalla notizia dell’interruzione di gestione e dal temporaneo ridimensionamento dei servizi, molti utenti della Mediateca Regionale Pugliese (leggi Scheda in calce; ndr) da oltre un mese si sono organizzati. Nasce così l’Associazione “Amici della Mediateca pugliese”, dal 18 febbraio ufficialmente registrata e operativa, a seguito di numerose consultazioni con gli uffici regionali, col nuovo direttore del Dipartimento, Aldo Patruno, e dopo aver sentito sia l’assessore regionale Loredana Capone sia la stessa Apulia Film Commission. Lo scopo è raccogliere quel patrimonio di utenti e realtà associative che della Mediateca avevano fatto un luogo di cittadinanza e partecipato attivamente alla sua costruzione come biblioteca di comunità.

Si vuole contribuire in positivo, non solo a mantenere questa innovativa visione di Public Library, ma anche trasformare la crisi in occasione di ripartenza per una nuova crescita. In particolare si conta di lavorare verso la costruzione tanto dei contenuti quanto del modello di gestione partecipata di quel Polo bibliotecario regionale nella barese ex Caserma Rossani che, proprio in questi giorni, ha visto il varo del progetto definitivo per la sua sede. Anche per questo l’Associazione guarderà alla valorizzazione non solo della Mediateca ma anche della Teca del Mediterraneo, importante biblioteca del Consiglio Regionale che con la Mediateca dovrà fondersi nel nuovo spazio.

Nei prossimi mesi, il primo intento dell’Associazione è coinvolgere sia l’intero territorio regionale sia quanti ancora non hanno scoperto il valore, per le loro attività e la propria crescita, di una Public Library di questo tipo. Individuata la sede - l’ex Caserma Rossani - e varato il progetto per il suo contenitore, ora si tratta di costruire i suoi contenuti e anche questo non potrà che essere un progetto partecipato. Per info scrivere a amicidellamediateca@gmail.com - news su www.amicidellamediatecapugliese.wordpress.com – tel. 366. 21.70.353 (Andrea Sgobba, presidente).


LA SCHEDA = La Mediateca Regionale Pugliese è un luogo di attraversamento di saperi, socialità e pratiche quali la ricerca, l’intrattenimento, l’informazione, la distrazione, la visione, l’ascolto, l’esposizione, la condivisione, l’apprendimento. Nata il 21 aprile 1984 (Legge Regionale n. 19) come “Centro di documentazione audiovisiva” della Regione Puglia, è una delle prime mediateche d’Italia ma rimane a lungo inattiva fino alla chiusura del 2003. Dopo l’avvio della Film Commission (Legge 6/2004), il 2007 si istituisce la Mediateca Regionale Pugliese affidandole il deposito legale di “documenti sonori e video, film, trattamenti e sceneggiature prodotti nella regione”.

Una integrazione alla stessa Legge recita: “La Mediateca acquisisce, conserva e riproduce i materiali cinematografici e audiovisivi prodotti, commissionati o acquisiti dalla Regione nonché la relativa documentazione fotografica e a stampa, riguardanti anche la conoscenza della storia, della cultura e dello spettacolo dei territori della Puglia. Promuove e diffonde la conoscenza del patrimonio cinematografico e audiovisivo della Regione, anche di concerto con la Fondazione Apulia Film Commission” che avrà il compito di valorizzarne il patrimonio storico-culturale. Il 2012 viene attivato un Progetto per la sua riapertura a valere su risorse Fesr Puglia 2007-13 (Asse IV, Azione 4.3.1.) e il 7 marzo 2013 riapre cambiando completamente forma e missione e diventando luogo della memoria e della conservazione ma soprattutto dell’accesso e della condivisione di pratiche e saperi.

Inizialmente finanzia anche documentari sul patrimonio culturale regionale, produzioni in formati video ormai obsoleti che si inizia a catalogare e preservare in cella refrigerata, dotandosi di un laboratorio fra i pochi in Italia per il recupero e la digitalizzazione dei contenuti. Un servizio orientato anche al recupero di fondi privati, significativi per la memoria e l’identità regionale. Conserva anche un importante fondo di manifesti cinematografici degli anni ’90 che la Regione Puglia acquista dal collezionista Nicola Gargano di Grumo Appula. Finalmente dopo anni di pericoloso oblio i manifesti vengono catalogati e se ne inizia la digitalizzazione. La valorizzazione di questo patrimonio è una delle principali motivazioni del fabbisogno espresso dalla Fondazione Apulia Film Commission per il progetto “Mia” (Mobilità Individuale Alunni).

 Comunicato + Redazione (foto puglialive.net)

 
 

 
 
 

Celestino Papa e il dramma della sua cattura a Vieste

Post n°16126 pubblicato il 19 Febbraio 2016 da forddisseche

Celestino Papa e il dramma della sua cattura a ViestePDFStampaE-mail
venerdì 19 febbraio 2016 ore 14:55
La Città di Vieste e la sua diocesi nel sec. XII (seconda e ultima parte).

 

 Dopo la morte del Pontefice Niccolò Pp. IV Masci, avvenuta a Roma il 4 aprile 1292, il Colle­gio cardinalizio si riunì in Conclave in Santa Maria Maggiore, sull'Aventino, e alla Minerva, ma dovette sciogliersi per una sopravvenuta pestilenza. Il 18 ottobre 1293 i Cardina­li si ritrovarono a Perugia, ma il tempo vi trascorse senza che ne risultasse alcun risultato positi­vo. I Cardinali, ridotti a soli 12, erano infatti divisi in due fazioni irreconciliabili: l'una capeggia­ta dal Card. Matteo Rosso Orsini, l'altra dal Card. Giavomo Co­lonna. Né valevano a conciliare gli animi dei porporati le notizie di rivolte e disordini scoppiati a Roma e in altri centri dello Stato pontificio a causa della secolare avversione tra le due potenti fa­miglie, né le proteste che giun­gevano da ogni parte per i gra­vi inconvenienti provocati dalla vacanza sovrana. Tra gli episodi che prece­dettero la conclusione del lungo Conclave vengono ricordati, più che altro per quello che accadde in seguito: l'accorato appello di fr. Pietro Angeleri da Morrone, in fama di santità, al suo protetto­re Card. Orsini; l'intervento diretto di Car­lo II d'Angiò, Re di Napoli, nel­la sala delle adunanze cardina­lizie, che sarebbe dovuta rima­nere preclusa agli estranei, il che provocò le rimostranze del Card. Benedetto Gaetani. Allorché. il 2 luglio 1294, dopo due anni e tre mesi di atte­sa, il Conclave elesse all'unanimità nuovo Pontefice il detto fr. Pietro, esso s'era ridotto a soli 9 Cardinali. Furono gli stessi a parlare dell'accordo finalmente intervenuto fra loro, dovuto, in mancanza d'ogni altra spiegazione, a un prodigio [SILONE Ignazio, L’avventura d'un pove­ro cristiano, Verona, Mondatorì, 2° ed. ,v: 1968, pag. 256]. Le fonti essenziali della biografia di fr. Pietro Angeleri, che assunse il nome di Celesti­no pp. V (onde oggi è più spesso comunemente detto S. PierCele­stino Papa) si trovano negli atti del processò di canonizzazione. Nacque nel 1215 a Isernia (la famiglia di contadini, penul­timo di 12 figli. A sei anni per­dette il padre Angelerio. Giova­nissimo, si fece monaco nella Badia benedettina molisana di Falfoli, dove rimase tre anni. A quel periodo risale la sua forma­zione culturale, rimasta piutto­sto rudimentale. Apprese il lati­no dai libri sacri e dalla liturgia, ma non, neanche per approssi­mazione, la storia civile, il di­ritto e le altre discipline profa­ne: Ignazio Silone addebita a ciò l'impossibilità sua di rendersi conto della crisi del proprio tem­po, determinata dalla disgrega­zione del mondo feudale e della christianitas e dall'insorgere di nuobi bisogni sociali” (o.c. 257). Dopo un breve soggiorno a Roma, dove ricevette la consa­crazione sacerdotale, preferì ritirarsi in un eremo. Per cinque anni visse in una grotta alle pen­dici del monte Morrone, un con­trafforte della Maiella, sopra Sulmona. In seguito, cercò rifu­gi più lontani dai luoghi abitati, per sfuggire alla crescente sua popolarità. Alto di statura, ro­busto di corpo, allegro e vivacissimo di aspetto, dolce e attraen­te d'eloquio, verso il 1240 fr. Pietro interruppe per qualche tem­po la vita eremitica e cominciò a organizzare in gruppi comunita­ri i numerosi fedeli attratti dal­la crescente fama dei suoi pro­digi e delle sue virtù. La con­gregazione cosi da lui forma­ta ebbe un primo riconoscimen­to de facto nel 1263 da Urbano Pp. N Pantaléon, ma, in segui­to, poiché contro il moltiplicarsi di nuovi Ordini venne riesuma­ta la deliberazione del Concilio IV Lateranense (1215) che li vie­tava, egli si recò nella primave­ra del 1275 in Francia, dove era riunito il Concilio II di Lione, per implorare dal B. Gregorio pp. X Visconti un'eccezione a favore del proprio Ordine. Il Papa glie­la concesse, a patto però che la congregazione si dichiaras­se un semplice ramo dell'Ordi­ne benedettino, alla stregua dei Camaldolesi, Cistercensi, Clu­niacensi, Olivetani, Trappisti e Vallonbrosani. La sua Regola ri­calcava quindi quella benedet­tina, dalla quale si differenziava per un maggiore rigore nelle pe­nitenze. In quel periodo la nuova congregazione si chiamò semplicemente dei Frati di Pietro da Morrone, oppure dei Fra­ti morronesi, o anche della Ba­dia di Santo Spirito presso Sul­mona. A capo della congregazio­ne era l'Abate di Santo Spirito, che veniva eletto per un trien­nio dal Capitolo Generale. I frati vestivano una tunica bianca con cappuccio nero e portava­no come sopravveste una cocol­la nera. La congregazione ave­va come stemma una Croce con una S intrecciata alla parte in­feriore dell'asta verticale {o.e., pp. 257 s.]. Dopo più di due anni di sede pontificia vacante, il fondatore del nuovo ramo benedetti­no, venerato come santo negli Abruzzi, nel Contado di Molise e in Capitanata, fu eletto nel 1294 Sommo Pontefice col nome di Celestino pp. V, e da lui pre­se nome l'Ordine dei Celestini . Era già un vecchio di 72 anni. Appena consacrato, egli rinnovò la Costituzione di Gregorio pp. X Visconti relativa all'elezione dei Papi, revocando le bolle di dispensa dei suoi predecessori. Riformò molte istituzioni, specialmente monastiche, favoren­do però esageratamente il suo istituto dei Celestini [ARIENTI Sac. Giuseppe, o.c., pp. 376 s.]. Ebbe sede in Napoli, ove favo­rì un trattato di pace per la Si­cilia fra Re Carlo II di Napoli e Re Giacomo II d'Aragona e fu accusato di essersi lasciato do­minare però troppo dal primo. Sentendosi impari al gravissi­mo ufficio e non volendo che il suo pontificato tornasse in danno della Chiesa né dell'anima sua, dopo essersi consultato con i Cardinali dichiarò con sua Co­stituzione "potere un Papa de­porre la suprema dignità": il che fece infatti, nonostante le oppo­sizioni di Carlo Il d'Angiò e di al­cuni Cardinali, tra i quali Bene­detto Gaetani, che sarebbe stato chiamato a succedergli come Bonifacio pp. VIII. In pubblico Concistoro, il 13 dicembre 1294, protestò di "deporre spontanea­mente e liberamente la dignità pontificia, dando al Sacro Colle­gio piena e libera facoltà di eleg­gere canonicamente un nuovo Pontefice [ O.C., pg.377]. L’impressione destata dalla decisione di Celestino fu ovun­que enorme e non solo tra gli Spirituali, ma anche tra i culto­ri del diritto canonico, non po­chi dei quali si sentirono stimo­lati a contraddire la legittimi­tà dell'abdicazione. Ma lo sgo­mento fu enorme soprattutto tra la stragrande maggioranza di quanti avevano salutato in Cele­stino il Papa spirituale, l'imman­cabile realizzatore della riforma della Chiesa, il pastore angeli­co atteso dall'umanità. Non era in gioco soltanto la sua perso­na, quanto il sogno e l'ideale di quella Ecclesia spiritualis, che da tempo accarezzavano e la cui realizzazione riceveva così un colpo fatale. Non pochi rea­girono accusando di viltà il po­vero vecchio eremita del Mor­rone: fra questi Dante Alighieri, del quale è notissimo il duro giu­dizio su Celestino Pp. V, il Papa che "fece per viltade il gran ri­fiuto"; anzi, come è noto, Dante mise Celestino nell'Inferno [III, 58 ss.]. Altri, al contrario, come Francesco Petrarca nella sua De vita solitaria [l. II, tr. III, cap. XVIII], elogiarono il suo gesto di sublime disinteresse e di auten­tica umiltà. Comunque sia, Celestino pp. V si illuse, ridivenendo l'umi­le monaco fr. Pietro del Morro­ne, di tornare davvero quello che era sempre stato. Ma Boni­facio pp. VIII Gaetani, temendo - e non infondatamente - che alcuni ne potessero sfruttare la debolezza e servirsene per i loro interessi, non gli permise di rientrare nella sua antica cella. Invano Celestino tentò la fuga dirigendosi da Rodi Garganico in mare per la costa epirota; re­spinto dalla tempesta, naufrago sul litorale di Vieste, rifugiato­si a S. Maria di Merino, fu cat­turato il 16 maggio 1295 e con­dotto da Guglielmo l'Estendard, Connestabile del Rehno di Na­poli, prima a Capua e di lì poi ad Anagni, nella residenza di Bonifacio pp. VIII, suo successo­re. Dopo breve tempo, vista l'im­possibilità di addivenire a una qualsiasi forma di collaborazio­ne, Bonifacio fece custodire Pier Celestino nella vicina rocca di Fumone, sopra Fermentino, da sei cavalieri e 30 armati e questi ivi morì il 19 maggio 1296, in età di 81 anni. Solo allora - e solo alle sue spoglie - gli fu permes­so di riposare nella quiete d'una Chiesa celestiniana, quella stes­sa S. Maria di Colle maggio che aveva visto un giorno la sua in­coronazione. Scrive Ignazio Silone [o.c., pag.260]: < Corse subito voce che egli fosse stato assassinato per ordi­ne di Bonifazio. Degli indizi pro e contro questa gravissima ac­cusa si è discusso parecchio, senza però giungere a una con­clusione certa. Dagli avversari di Bonifazio tra l'altro si accen­nò al ritrovamento d'uno scal­pello che sarebbe stato l'arma del delitto. Maggiore peso han­no senza dubbio alcune antiche raffigurazioni iconografi­che. L’immagine di San Pier Ce­lestino con la palma del martirio si trova scolpita nella campa­na maggiore della badia di San­to Spirito a Sulmona, come pure è disegnata nel Digestum scrip­torum Coelestinianae Congre­gationis ... e in un affresco di pittore abruzzese del XIV seco­lo nell'eremo di Sant'Onofrio. E' anche sintomatico che, nei giorni nostri, il drammaturgo catto­lico tedesco Reinhold Schneider abbia accettato in pieno la ver­sione dell'assassionio nel suo dramma celestiniano ... >  - Il Re di Francia Filippo il Bello, che voleva farne l'emble­ma di una Chiesa disinteressa­ta e pura, in solis spiritualibus, chiese qualche anno dopo la sua canonizzazione come santo Martire e Clemente pp. V di Got, che non si sentiva di permettere uno sfruttamento così sco­perto del modesto eremita, si limitò a farne un santo Confes­sore il 5 maggio 1313 in Avigno­ne [FALCONI Carlo, Storia dei Papi e del Papato, vol. ID. Mi­lano, CEI, pago 388]. Ma nemmeno l'atto della sua canonizzazione fu esente da ambiguità, poiché concorse ad affrettarla, oltre la fama del­le sue virtù e dei suoi prodigi, la ferma volontà di Filippo il Bello, che si riteneva mosso, in verità, da odio alla memoria di Bonifa­cio pp. VIII. La breve durata di questo pontificato e le successive vi­cende turbarono non poco la vita della congregazione dei Ce­lestini in Italia, ma ne favoriro­no l'espansione in Francia, pro­prio grazie alla protezione di Fi­lippo il Bello, in odio a Bonifacio pp. VIII Gaetani. Sorsero allora Conventi celestini anche in Bel­gio, Boemia, Inghilterra e Spa­gna. Essi vissero ancora per vari secoli senza infamia e sen­za gloria: nel corso del 1600 si accentuò la loro decadenza. La Rivoluzione del 1789 li soppresse in Francia, Napoleone Bona­parte in Italia nel 1810. Vita del tutto effimera ebbe­ro i Poveri Eremiti di Papa Ce­lestini, nei quali si raccolsero i Francescani "spirituali" subito dopo l'incoronazione di Celesti­no pp. V nel settembre del 1294, per darsi un aspetto legale e sfuggire alle conseguenze della lotta loro fatta dai FF. MM. Con­ventuali e ai Tribunali ecclesia­stici. La loro tranquillità ebbe la durata del pontificato di S, Cele­stino, poco più di tre mesi. Appe­na egli abbandonò la tiara, i fraticelli spirituali furono oggetto di persecuzioni spietate. Bonifa­cio pp. VIII Gaetani sciolse for­malmente la loro improvvisata congregazione nel 1302. Si fa questione sulla condot­ta di Papa Bonifacio VIII, che gli successe, favoleggiando di timo­ri incussi a Celestino per farlo abdicare, ma la sana critica sto­rica ne ha fatto giustizia, E' anzi comprovato che il Card. Benedetto Gaetani (il futuro Bonifacio pp. VIII) fu uno degli oppo­sitori alla rinuncia. Così pure, se Papa Bonifacio fece custodi­re Celestino nel castello di Fu­mone, non fu certo per togliere di mezzo l'abdicatario, ma per impedire che si abusasse della semplicità di Celestino a danno della Chiesa. Nativo di Anagni, Bonifacio pp. VIII Gaetani salì al trono pontificio il 24 dicembre 1294 in seguito all'abdicazione di Ce­lestino Pp.-V. Eruditissimo in utroque jure e addirittura prin­ceps nel diritto canonico, appena eletto ebbe cura di riportare la sede pontificia in Roma per assicurare l'assoluta indipen­denza della S. Sede. Se - scrive l'Arienti [o.c., pp. 379 s.] "revo­cò tutte le grazie e i privilegi che papa Celestino imprudentemen­te aveva largito", ciò fu neces­sario "perché molte di queste grazie erano state carpite all'in­genuo Celestino" e fu ciò che gli procurò molte inimicizie e calunnie. In quanto sia alla opportu­nità e legittimità della rinuncia al trono pontificio di Celestino pp. V che alla severa condotta di Bo­nifacio pp. VIII, occorre conside­rare che per un Romano Ponte­fice il bene della Chiesa deve ve­nire prima di tutto. In quanto a quella abdicazipne, val la pena ricordare che vi furono precedenti e non ci fu soltanto Cele­stino pp. V. Essa fu, come quel­la, di cui abbiamo avuto notizia mentre di ciò scrivevamo, di Be­nedetto pp. XVI Ratzinger, una ammissione coraggiosa del de­clino delle forze umane e un ge­sto di fede nella provvidenza di­vina. Solo chi ignori il diritto ca­nonico e pretenda tuttavia di di­scuterne può disapprovare quel gesto, revocandone in dubbio la legittimità. Sia prima della co­dificazione la C. 1 de renuncia­tione, I, 7, in VI° che poi il C.J.C. 1917, al can. 221, hanno previ­sto il caso "si contingat ut Ro­manus Pontifex renuntiet", ma richiamando quei testi, anche il Codex Juris Canonici vigente prevede, al can. 332, § 2, la ri­nuncia libera e debitamente manifestata del Romano Pontefice al suo ufficio. Il Martyrologium Romanum gregoriano-clementino-benedettino registra, alla data del 19 maggio: Natalis sancti Petri de Morono, quiex anacoreta summus Pontifex creatus, dictus est Caelestinus quintus: sed Pontifi­catu se abdicans, et in solitudine religiosam bitam agens, vir­tutibus et miraculis clarus mi­gravit ad Domuum.

Emilio Benvenuto

 
 
 

Eugenio Bennato e un mare di gente ai 100 anni dell'ultimo cantore di Carpino

Post n°16125 pubblicato il 19 Febbraio 2016 da forddisseche

Eugenio Bennato e un mare di gente ai 100 anni dell'ultimo cantore di CarpinoPDFStampaE-mail
venerdì 19 febbraio 2016 ore 09:52
"Carpino Italia provincia di Foggia, la poesia cade dal cielo come la pioggia" Così una delle tante canzoni di Eugenio Bennato dedicate alla cittadina garganica. Ieri più che mai epicentro della musica popolare, per festeggiare i 100 anni di Zi Antonio Piccininno, l'ultimo cantore di Carpino che insieme ad Andrea Sacco e Antonio Maccarone formavano il gruppo dei Cantori. La musica e le parole di Antonio Piccininno anche in questa occasione hanno commosso tutti coloro che hanno deciso di partecipare alla sua grande festa. Tutto il paese lo ha festeggiato e coccolato per l'intera giornata, iniziata con la santa messa e con l'arcivescovo di Manfredonia che gli ha regalato una coroncina a sua volta ricevuta dal Papa, poi i ricordi e le testimonianze dei tantissimi amici giunti da tutta la Puglia. Ma il momento più emozionante è stato quando è arrivato Eugenio Bennato: Piccininno all'abbraccio dell'artista napoletano non è riuscito a trattenere le lacrime. "Questa è la culla della tarantella, non c'è altra scuola per imparare ed io - ha detto Bennato - ho attinto davvero tanto da questa terra e da personaggi straordinari come Antonio Piccininno, un'icona del Gargano". E Piccininno: "Grazie Eugenio per essere venuto, è il regalo più bello".

Saverio Serlenga

 
 
 

Vieste/ Il Giubileo delle Famiglie nell'anno della Misericordia

Post n°16124 pubblicato il 19 Febbraio 2016 da forddisseche

Vieste/ Il Giubileo delle Famiglie nell'anno della MisericordiaPDFStampaE-mail
venerdì 19 febbraio 2016 ore 11:19

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Domani, sabato 20 febbraio alle ore 19,00, presso il salone della parrocchia Santa Maria delle Grazie di Vieste ci sarà l'ultimo incontro di pastorale familiare interparrocchiale.

L'incontro sarà animato dai coniugi Lombardi- Prencipe affronteranno il tema : Il perdono nella famiglia. L'ultimo incontro è anche di preparazione al Giubileo delle Famiglie che si terrà domenica 28 pesso la Cattedrale di Vieste.
 

 
 
 
 
 

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