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« Manifestazione di Vicenz...Rotta verso la fiducia »

La caduta su proclama D'Alema, o della strategia del mercato di riparazione

Post n°147 pubblicato il 22 Febbraio 2007 da fabri.t
 

(L’equilibrio precario di un governo del doppio binario)

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La forzatura dell’ “altrimenti tutti a casa” può essere vista come un azzardo del (ex?) ministro D’Alema in un gioco che sembra prediligere, quello del fare e disfare i “castelli di sabbia” (i governi, le maggioranze, le presidenze del consiglio)? E sulla capacità di sondare i numeri della propria coalizione, si può avere qualche sospetto di un gioco più o meno interno e comunque scellerato?

Una chiave di lettura assegnerebbe la “sorpresina” (ma quale?)  appannaggio di D’Alema, una colpa o un merito secondo i punti di vista. Che potrebbe essere stata messa in atto dal baffino come strategia per aprire il mercato di riparazione ed eventualmente acquisire dissidenti, centristi, indipendentisti, al fine di garantire al governo qualche testa in più per il futuro, e forse un diverso bilanciamento delle forze di coalizione. E’ un’ipotesi, c’è chi la vedrebbe come merito, la strategia dello schiaffo “a fin di bene” ma, di converso, l’ingresso di soccorritori potrebbe alimentare la distanza nel governo con la sinistra critica.

Di ora in ora, tanti scenari si profilano: larghe intese, governo tecnico-istituzionale, dimissioni di tutti e sospensione del campionato, da riprendere secondo convenienza di maglia e numeri. Difficile che si arrivi a elezioni anticipate, almeno come prima soluzione. Le coalizioni sfilacciate e la cinica considerazione che il 20% circa dei parlamentari è alla prima legislatura e se non si superano i due anni e mezzo di mandato salta la pensione a vita dovrebbe essere un deterrente per tenere lontane le urne..

Ad ogni modo, scelta inevitabilmente la posizione da cui vogliamo osservare l’accadimento, il governo è andato al tappeto dopo 9 round (mesi) e cerca di risollevarsi cambiando, secondo Prodi, il meno possibile, per non dare il posto di timoniere al Cavaliere.

E Prodi, con pazienza e caricandosi di tutte le critiche possibili a scapito del consenso personale, stava provando eroicamente a tenere dritta la barra governativa.

Pur nel permanente stato di tensione numerica, pacco-bomba di Berlusconi quando era coscientemente prossimo alla prevista sconfitta elettorale e confezionato da Calderoli sotto forma di porcata dichiarata che continua a sporcare la flebile affermazione del centrosinistra, anche i recenti dati sull’economia promettevano bene e il grado di fiducia dell’UE aumentava, assegnando una stima di crescita del PIL come mai dal 2000.

Nella caccia al colpevole, alcuni indicano unicamente i due cosiddetti “irriducibili”, irresponsabili secondo i loro compagni di formazione politica. Però, quand’anche i due non avessero dato di stomaco e si fossero assestati sul mal di pancia del compromesso fra le due grandi anime di sinistra del governo, quella riformista e quella critica, la mozione non sarebbe passata. Il susseguente tiro al bersaglio contro la sinistra radicale al fine di sprigionare la delusione è risultato solo un gioco “consolatorio” e strumentale.

Il tentativo di D’Alema d’illustrare una via comune percorribile, a cui qualcuno ha attribuito meriti di chiarezza, si è accompagnato alla dichiarazione del “tutti a casa altrimenti”, una forzatura di cui il castello di sabbia non necessitava. Non ha convinto i due dissidenti e non è stata apprezzata dal senatore a vita Andreotti, che l’ha ridotta ad una sola questione di discontinuità. Non si può non fare a meno di aggiungere un piccolo ingrediente alla pozione preparatoria: la sorprendente dichiarazione del Presidente Napolitano, che asseriva che “per quanto legittimi e importanti siano anche i canali del conflitto sociale e delle manifestazioni di massa e di piazza, è fuorviante la tendenza a farne la forma suprema della partecipazione e, retoricamente, il sale della democrazia». Affermazione sconveniente che di certo non sarebbe risultata utile a convertire i riottosi. In parole schiette, se la poteva risparmiare. La memoria di tempi recenti mi suggerisce che ogni Capo di Stato si sia affannato ad edulcorare lo spirito della Presidenza della Repubblica esprimendo vicinanza al sentir comune popolare. Per la prima volta abbiamo dovuto ascoltare affermazioni contro la democrazia partecipativa, da un Capo di Stato di formazione comunista. E’ proprio vero che con il passare degli anni non solo non si ascolti molto l’altro ma si richiudano nel cassetto antico anche certi ideali. Ed è un po’ triste.

Pur nell’inevitabile critica verso i due recalcitranti parlamentari di sinistra, guidati da coerenza interna personale più che da uno spirito sacrificale di partito/coalizione, bisogna pur guardare al calcolo dei voti sulla mozione presentata da D’Alema. Astenuti (equivalenti al voto contrario) e senatore Di Gregorio a parte (eletto con l’Italia dei Valori e poi passato dall’altra parte, ora “indipendente” fino ad un’accezione spregiativa), è un’ innocente ingenuità quella che ha portato a ritenere che tra i senatori a vita i Pininfarina e Andreotti avrebbero sostenuto la sopravvivenza della maggioranza? Due stampelle tutt’ altro che affidabili, visto che Pininfarina era assente dai banchi da mesi e sembra “sia stato portato” in aula da qualche amico e Andreotti non dovrebbe e non doveva essere considerato di sicuro affidamento sulla politica del governo di centro-sinistra, nell’accenno dalemiano alla discontinuità. Ad avvalere il dubbio, l’ipotesi che il senatore Andreotti si sia fatto portatore delle rimostranze della Chiesa, (io la chiamo ingerenza tout court a questo punto) in sete di rivalsa sulla questione dei Dico.

Che ci siano stati due, solo due dissidenti, il senatore Rossi, il quale facendo estrema fede al suo cognome non ha voluto sbiadirsi nel rosa ed il senatore Turigliatto, (da tempo nell’ala trotzkista di Ferrando ex PRC, non dovrebbe troppo meravigliare, se non per i puristi della fede incrollabile dell’ordine di partito. In realtà non ci si dovrebbe meravigliare quasi di niente perché la diversità endemica prima o poi sconta il proprio essere. Un’emblematica raffigurazione si è avuta nell’estensione del campo politico di governo evidenziata dal programma Matrix, andato in onda nella stessa serata delle Ceneri. Contenta la Chiesa, c’è di che cospargersi il capo secondo tradizione liturgica di tale giorno.

Forse si sarebbe potuto evitare di fare lo scacco matto sull’esito di questo voto, che ha costretto il premier a dare le dimissioni non per obbligo costituzionale ma per etica politica susseguente a quella dichiarazione preventiva. A Prodi, in questa ipotesi affossato dal suo alfiere-Ministro, tocca l’ardua missione di ricomporre e di continuare ad arbitrare il gioco del tiro alla fune tra i “riformisti” viaggianti verso il partito democratico (Ds+Margherita=Partito Democratico) e gli altri, quelli della sinistra critica che in prospettiva macro partitica cominciano ad essere individuati come “Confederazione della Sinistra”.

Siamo alle avvisaglie di ciò che potrebbe scaturire a seguito del congresso dei Ds di aprile, il fattore di rimescolamento macro partitico comincia a far vedere le sue schermaglie, diventando così un ulteriore elemento di possibile implosione della sinistra unita per il governo.

Ma non bisogna sottovalutare che questo colpo assestato alla sinistra critica da una regia centrista forse plurale, sostenuta dalla prospettiva di un partito democratico che sogna di poter governare in futuro liberandosi di ali che contano e molto, tenderebbe di riflesso a rinforzare un nuovo nemico. Quello che prova rancore verso la casa da cui si vedrebbe costretto, più o meno forzatamente, ad uscire. Ma forse il tempo non è ancora quello, o forse si.

(foto: rainews24.it) 

p.s. ringrazio la redazione per aver pubblicato questo post nel Blog Magazine

 

 

 

 

 
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Commenti al Post:
rigitans
rigitans il 22/02/07 alle 21:01 via WEB
hanno tutti da guadagnarci da questa situazione tranne prodi, bertinotti e la sinistra radicale+verdi. la cdl può fare le larghe intese con l'udc(almeno forza italia, e forse an), i senatori a vita sono moderati, quindi certe cose tipo i dico non li apprezzano, tanto meno un cambiamento di politica estera, per non parlare del resto. mastella non ha particolare programmi, qualunque cosa gli va bene, basta che ha un posticino. l'ulivo ne guadagna rafforzando il partito democratico facendo leva sulla sinistra radicale. mettiamoci pure le ingerenze della chiesa e dell'amministrazione bush...insomma, vuoi che non ci sia un complotto con queste premesse? ciao,alla prossima
(Rispondi)
 
 
fabri.t
fabri.t il 22/02/07 alle 22:44 via WEB
Mamma mia..il quadro tracciato da entrambi fa paura! Mi fa sorridere amaramente la frase su Mastella, che sta già cavalcando la situazione chiedendo lo stop dei Dico, inoltre potrebbe sempre pensare di passare dall'altra parte. D'Alema dovrebbe dimettersi dal governo, l'ha fatto cadere (ci aggiungerei anche Parisi per ora)
(Rispondi)
 
fabri.t
fabri.t il 23/02/07 alle 19:52 via WEB (Rispondi)
 
fabri.t
fabri.t il 24/02/07 alle 21:45 via WEB
Mi fa piacere che il mio post sia stato pubblicato nel Magazine, ma ahimé i commenti latitano. Forse perché in ciò che ho spiegato ho preso nel segno. Entrando nel merito della questione, mi dispiace notare, dalla lettura di qualche blog qua e là, che molti non si siano ancora resi conto che la forzatura e la conseguente caduta di Prodi era stata architettata da D'Alema, senza dimenticare il concorso di causa dei dissidenti e di Andreotti. C'è ancora chi vede come responsabili solo i due dissidenti, oppure il solo Andreotti, ma la politica va osservata a più livelli. Non vorrei sembrare quello del "so tutto io" ma fin dal momento in cui D'Alema aveva azzardato che se non ci fosse stata la maggioranza al Senato il governo sarebbe andato a casa avevo intuito la strategia. D'Alema sapeva benissimo che non c'erano i numeri per far passare la mozione (dunque non credo ad un errore di comunicazione) e che con la caduta di Prodi avrebbe potuto far passare il messaggio che la sinistra radicale è poco affidabile per Prodi e per la tenuta del governo. Aveva studiato la cosa per farsi considerare una persona responsabile sulla politica estera e per indebolire il peso della sinistra radicale, soottolineando la necessità (secondo lui) del partito democratico di cui non fa altro che parlare da quel giorno (e lo stesso sta facendo Fassino, che Prodi si sia dovuto dimettere non gliene frega niente) Poi le spinte centriste e la Chiesa (Andreotti) ci hanno messo il loro, certo. (Ed anche Fassino ha una "fede", che potrebbe essere interiormente contraria ai Dico). E' stata un'operazione della sinistra riformista per sostenere il partito democratico, ai danni della sinistra radicale, e in aprile ci sarà il congresso dei Ds che segnerà una grossa frattura nel partito. D'Alema e Fassino pensano che il partito democratico possa risolvere tutto (quando poi il 30% degli iscritti ai Ds dovrebbe tirarsi fuori, per non parlare delle conseguenze su quella famiglia politica in Europa, dato che il nuovo soggetto politico non entrerà direttamente nel Partito del Socialismo Europeo, dal quale non è neppure visto di buon occhio). Spero che qualcuno se ne renda conto.
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Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 26/02/07 alle 00:02 via WEB
Guardate un poco che razza di losco individuo ha in mano le sorti del governo Italiano!!!
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fabri.t
fabri.t il 26/02/07 alle 11:23 via WEB
Non mi sorprende che la moglie di un politico, chiunque sia e indipendentemente dal "colore", abbia un posto di responsabilità statale. Non conoscendo inoltre le competenze della persona in questione non so quali siano i fattori che abbiano fatto ricadere la scelta su questa persona. Credo sia stata nominata dal precedente governo e, se ho ben letto, ha ottenuto il rinnovo della carica il 2 febbraio, dunque non legato alla crisi di governo. A meno che la crisi non sia stata progettata, ipotesi che ho avanzato nel post.
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