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Le prime iniziative per l'Università del Ministro Mussi

Post n°83 pubblicato il 05 Giugno 2006 da fabri.t
 

Tra le notizie dei gg scorsi mi era sfuggita quella relativa alle prime iniziative del neo-Ministro dell’ Università, Fabio Mussi. Ecco un link ad un post informativo pubblicato in Libero Blog, riguardante il giusto ritiro di 3 decreti.

Voglio notare che un obiettivo nel programma nell’Unione è di arrivare, nell’arco della legislatura,  al 2% del Pil destinato alla ricerca, quasi il doppio rispetto alla situazione attuale. "Va potenziato senz'altro, dice Mussi, l'apporto dei privati, ma i due terzi della spesa devono provenire dallo Stato". (Lo Stato centrale si è sempre fatto carico del sistema d'istruzione, e questo vale anche in merito all'ipotesi di riforma costituzionale (referendum il prossimo 25 giugno) che assegnerebbe poteri esclusivi alle Regioni anche in questo settore, e spingerebbe verso un divario tra scuole ricche e povere, del Nord e del Sud etc.). Sulla ricerca:  ''Non e' affatto scandaloso che chi fa ricerca si senta cittadino del mondo, ma questo non deve diventare un obbligo. Bisogna creare delle condizioni di occupazione e di reddito - ha concluso - che rendano libera la scelta. Oggi molta emigrazione culturale e' forzata. A questa tendenza bisogna mettere la parola fine'' (da noi si tratta infatti il più delle volte di fuga dei cervelli)

Ecco poi una dichiarazione del neo-Ministro al “Il Sole 24ore”: (concordo su ogni punto)

"Se abolissimo il valore legale dei titoli di studio, temo che ne resterebbe uno solo, che gia' oggi ha largo corso: -figlio di-"

(si correrebbe il pericolo di alimentare un classismo d'appartenenza familiare e un'eventuale abolizione manderebbe in fumo gli sforzi dell'Unione Europea sul riconoscimento e l'equivalenza dei titoli di studio nei paesei UE)

 L'affermazione di Mussi è la risposta alle tre proposte di Luigi Zingales:
- portare le tasse universitarie a 15mila euro (follia, l'università super elitaria?!)
- abolire il valore legale dei titoli di studio (è
contro il sistema europeo, un minimo di riconoscimento giuridico è essenziale)
- garantire alle universita' totale autonomia
 (l'istruzione non è un'azienda privata)
"Posso sbagliarmi, ma immagino che la combinazione delle tre fulminee azioni suggerite" - ha continuato Mussi - "avrebbe come effetto immediato una drastica riduzione della popolazione universitaria, e la nascita trionfale dell'Universita' dei Predestinati
".

Ed un’altra decisione resa nota il 1 giugno:

Il ministro Mussi ha congelato la nascita di nuovi atenei web e ha stretto un giro di vite nella ormai diffusa pratica di ´laureare l´esperienza´. In particolare sulle convenzioni tra atenei ed enti e istituzioni varie per il conseguimento di titoli universitari, e´ stato emanato un primo atto di indicazioni operative con cui si sono invitate le Universita´ a contenere il limite quantitativo dei crediti formativi riconoscibili nel numero di 60 sulla laurea triennale, pari a un anno di corso

"Basta con le lauree addomesticate. Sono da rivedere quelle convenzioni tra atenei e pubblica amministrazione che consentono una super valutazione dei crediti formativi degli studenti «dipendenti pubblici» grazie a quel riconoscimento, che la legge prevede, delle «conoscenze e abilità professionali certificate». Non possono pesare più degli esami da sostenere. Possono valere al massimo 60 crediti per una laurea triennale per cui ne servono 180"

Che si sia arrivati a situazioni paradossali con atenei come la Libera Università Konè di Enna dove sui 180 crediti necessari per conseguire la laurea breve, ne vengono «scontati» ben 135 ai dipendenti della regione Sicilia, o all’ateneo San Pio V di Roma dove un ispettore di polizia, sostenendo soli sette esami, può conseguire la laurea triennale, lo testimonia da ultimo la documentatissima inchiesta realizzata dalla trasmissione Report di Rai 3.  

Un responsabile di questa situazione è la Moratti, che con la finanziaria 2002 ha liberalizzato, eliminando qualsiasi tetto al riconoscimento dei crediti formativi che ha portato all’eccesso di una laurea triennale conseguita con appena sei o sette esami.

 
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