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Ciak a Quixadà

Post n°650 pubblicato il 05 Maggio 2012 da LivinginFortaleza
 

monoliti attorno a Quixadà

Bisogna armarsi di pazienza, percorrere una lunga strada costantemente diritta, fare attenzione a buche ed avvallamenti stradali, ma poi eccoli lì in tutta la loro magnificenza. Colossi di granito nati 600 milioni di anni fa, monoliti sparsi qua e là per questa Vale das Pedras,  pietroni che visti dall'alto sembrano sparsi a casaccio, come bricioline di pane.. levigati e graffiati, di forme bizzarre, alcuni assomigliano ad animali, profili, altri sono quasi tondeggianti.. sopra o ai lati, negli anfratti crescono aloe e piante grasse, cactus che si accontentano di una manciata di terra e di poche rare gocce d'acqua.. tutt'intorno la caatinga del sertão centrale del Cearà, a circa 200 km dalla capitale. 

monoliti lungo la strada  nelle vicinanze di Quixadà

Quixadà ed i suoi monoliti sono stati dichiarati Area Protetta e Patrimonio Nazionale negli anni 2004-2005,  per preservare tale ambiente di grande importanza geologica, evitarne la distruzione o il degrado. Un complesso "montuoso" , sparso su 200.000 ettari, conosciuto e riconosciuto anche all'estero, visto che le "pedras", accanto alla Serra di Guaramiranga ed al Parco Nazionale di Ubajara, altre due interessanti zone montuose del Cearà- fanno parte dell'Associazione Internazionale Montagne Famose (World Famous Mountains Association - WFMA). Massicci composti da graniti e dioriti, roccie antichissime formatesi anteriormente all' Era Cambriana e successivamente emerse per lenta erosione dell'acqua.

E' fra questi scenari molto surreali e profondamente tipici, che sono state girate numerose pellicole, prima fra tutte il film "A morte comanda o cangaço", del 1960, diretto da Carlos Coimbra. Sorta di western alla brasiliana, racconta la storia, ambientata nel 1929, di un cangaceiro, protetto da un coronel, ricco e potente proprietario terriero.  A poco a poco altri registi hanno deciso di girare qui, utilizzando angoli della città ed ambienti rurali circonstanti e  a tutt'oggi sono ben 50 le produzioni cinematografiche realizzate, fra film, cortometraggi, videoclips, video sperimentali, documentari, tanto che ormai si parla della cittadina come di una specie di Hollywood sertaneja.

troupe cinematografiche girano presso lo Chalet da pedra, Quixadà


Se i registi sfruttano l'ambientazione naturale, senza ricostruire od approntare niente, i direttori della fotografia hanno il loro bel daffare a regolare e utilizzare al meglio la particolare luminosità che c'è a queste latitudini. Uno dei fattori, infatti, determinanti nella scelta di tale luogo, oltrechè per la particolarità dell'ambiente naturale, è anche la luce : il cielo è quasi un fondale irreale e fittizio, tanto è azzurro, ed ogni cosa è avvolta da un nitore rilucente. Anche il fattore climatico ha avuto sempre la sua importanza. Il clima semi-arido, che ha inflitto agli abitanti nei secoli passati, ed anche odierni, cicliche siccità, assume, in questo caso, connotazione positiva, perchè la scarsità di piogge, e quindi il gran numero di giornate di sole, si traduce nella possibilità di fare le riprese diurne, del tutto indisturbati.  

Chalet da pedra, Quixadà

Quixadá non avebbe mai immaginato di trasformarsi un giorno in un privilegiato set cinematografico. E se all'inizio, i circa 46.000 abitanti erano indifferenti al via vai di macchinari ed operatori, registi e produttori, se ne interessavano poco, come un qualcosa di assai distante dalle loro vite e dalla loro quotidianità, piano piano, hanno iniziato ad apprezzare e prenderci gusto ed è scattata la febbre del cinema. I giovani hanno  fondato l' Associação de Cinema e Vídeo de Quixadá (ACVQ), molti hanno seguito passo passo tutte le varie fasi della lavorazione, finendo per assistere alle riprese, affascinati, immobili e silenziosi, davanti al mitico "Ciak ! Si gira". In alcuni casi sono state coinvolte intere comunità, come quelle di Juatama, piccolo villaggio a 20 km da Quixadà, dove tutti hanno provato l'ebbezza di sentirsi attori per una volta nella vita, anche se nelle vesti di figuranti. Quando il copione esigeva una fazenda,  si è sempre ricorso alla Fazenda Fonseca, a 5 Km dal centro, i cui proprietari, vantano orgogliosamente di aver fornito lo scenario per i film  "A morte comanda o cangaço", "O Quinze", e "Siri-a-rá". 

sul set diel film "Homens com cheiro de flor"/ trailer del film "O Caminho das Nuvens"

Ma sono tanti i lungometraggi girati fra i monoliti di Quixadà, come  "Dora Doralina", "Corisco e Dadá", "Ô Casamento", "Vila Lobos", "O Caminho das Nuvens". Quest'ultimo, del 2003, ispirato ad una storia vera, narra di un camionista disoccupato di Paraiba che è costretto a percorrere 3200 km in bicicletta assieme alla moglie e ai cinque figli, per raggiungere Rio de Janeiro dove lo aspetta un buon impiego. Lungo il  viaggio la famiglia dovrà affrontare stanchezza, caldo, fame e violenza. Anche "Cine Tapuia", film di Rosemberg Cariry del 2006, è una sorta di road movie.. e narra la storia di un cieco ed una india che viaggiano per l'entroterra nordestino proiettando vecchi film in bianco e nero, finchè non conoscono un portoghese che vende vhs e dvd pirata. 

 

scene del film "A morte comanda o cangaço" / scene del film "O Cangaceiro Trapalhão"

Il filone però senz'altro più sfruttato  e ricorrente è quello che ruota intorno ai cangaceiros. "O cangaceiro trapalhão" (il cangaceiro goffo) è una commedia del 1983, di Daniel Filho, che lo presenta non tanto come un coraggioso bandito,  ma piuttosto come un poveraccio credulone, fifone, stolto, clownesco. Girato per la maggior parte nel villaggio di Juatama, la scena della "gallina dalle uova d'oro" è stata invece ambientata sulle pendici e sulla sommità della formazione rocciosa - una fra le più famose- chiamata Pedra da Galinha Choca (pietra della gallina che cova) chiamata così per il particolare profilo che richiama appunto quello di tale animale.

Pedra da Galinha Choca - Açude do Cedro - Quixadà

Anche se la maggior parte delle riprese furono effettuate in località Madalena, nel vicino distretto di Quixeramobim, in una grande fazenda- la Fazenda Teutonio (di proprietà del gruppo Edson Queiroz) tutt'ora all'avanguardia nell'allevamento selettivo di bovini ed ovini- il lungometraggio "Luzia Homem", di Fabio Barreto (1984), venne girato in parte anche a Quixadà. Tratto dall'omonimo romanzo di Domingos Olimpio, racconta la storia di una bambina che dopo aver assistito all'omicidio della madre, viene allevata alla durezza del sertão da un mandriano ed acquisisce modi maschili. Quando cresce e diventa donna,va alla ricerca degli assassini per potersi vendicare, ma finisce per incontrare l'amore.

monoliti attorno a Quixadà

Ed infine si arriva a produzioni più recenti. "O Quinze" (Il Quindici) film di Jurandir de Oliveira, del 2004, liberamente tratto dal romanzo omonimo di Rachel de Queiroz, che proprio a Quixadà lo scrisse, parla delle sofferenze degli abitanti del sertão centrale del Ceará, a seguito di una grande siccità che si abbattè nel 1915. "Homens com cheiro de flor",  film del 2010, firmato Joe Pimentel, invece narra la storia di tre moderni pistoleri, le cui vite si intrecceranno : Deodato, che vorrebbe smetterla con questa vita, Zé Galego, che da bovaro casualmente si fa coinvolgere e diventa un assassino a pagamento e Custódio, che da poliziotto si trasforma in killer professionista. Quasi uno studio antropologico sul tema, con tanto di credenze, costumi, leggende, valori ed ambizioni.

monoliti attorno a Quixadà

Approccio senz'altro più leggero per la commedia "O auto da camisinha" lungometraggio che ha visto la partecipazione di un famoso attore comico cearense - di recente scomparso- Chico Anysio- del regista quixadense Clébio Viriato Ribeiro. Attraverso una serie di situazioni legate al quotidiano ed espressioni della cultura sertaneja, viene lanciato un messaggio educativo, per  incentivare l'uso del preservativo fra i giovani e prevenire la trasmissione dell'HIV. Del medesimo regista anche "Gato Preto" (Gatto nero), girato in vari punti turistici della città, fra cui l' Açude (lago artificiale) do Eurípides e l'Açude do Cedro.  Al centro del film la presenza degli zingari- numerosi per le vie della città negli anni '70- soggetti a discriminazioni e pregiudizi, ed una leggenda urbana molto diffusa a Quixadà, che il regista sentiva spesso da bambino : una ragazzina saliva  periodicamente sulla parte più alta della Pedra do Cruzeiro, in pieno centro città, spinta a farlo - lei diceva- da un gatto.

monoliti attorno al  Açude do Cedro - Quixadà

Il modo migliore per godere di tale paesaggio ed abbracciare con lo sguardo tutta l'area e la sua particolare bellezza, sarebbe infatti quello di salirci sopra, i free climber e rocciatori li prediligono per le loro arrampicate, gli appassionati di parapendio è proprio da qui che si lanciano per i loro voli ed anche la Madonna ha pensato bene di sistemarsi in alto per benino.. in posizione dominante, sulla sommità della Serra di Urucum, a una dozzina di km da Quixadà, il  Santuario della Madonna Immacolata "Rainha do Sertão" (Regina del Sertão) accoglie pellegrini e devoti che salgono fin qui su in processione, e fra una sosta e l'altra della via crucis  riprendono fiato ed ammirano il panorama sottostante. Santuario voluto da un intraprendente religioso, vescovo della città per 19 anni, tale don Adelio Tomasin, veneto della provincia di Verona, al quale i quixadensi devono pure l'ospedale, centri di accoglienza e persino un' università privata, l' Università Cattolica "Rainha do Sertão",  aperta nel 2003 con 18 facoltà. 

monoliti attorno al Açude do Cedro - Quixadà

L'ultima fatica cinematografica che ha i misteriosi  monoliti come protagonisti - in questi giorni uscita nelle sale brasiliane - è  "Area Q", cooproduzione brasiliana- americana,  filmata fra Quixadá, Quixeramobim e Los Angeles. Il regista Gerson Sanginitto, affronta l'avvicente tema dell'avvistamento ed apparizioni di UFO,   e si è ispirato ad episodi realmente accaduti, verso la fine degli anni '70, in queste due città. Un giornalista americano giunge in Brasile per investigare su strani fatti che stanno accadendo nel Cearà, incontra Joao Batista, un semplice, umile sertanejo... Il "caso Barroso" ebbe luogo il 3 aprile 1976 a Quixadá. Il contadino Luis Fernandez Barroso "..una volta alla settimana, si recava in fattoria per badare alla mandria, e per approfittare del fresco mattutino,  partiva molto presto, alle 2.00 del mattino. Un giorno, mentre guidava il carretto, entrò in contatto con qualcosa che sembrava un aereo - solo che discese, gli scese vicino, e sparò un fascio di luce potente e quasi accecante su di lui " così racconta il figlio.  

 
 Açude do Cedro - Quixadà


Costui, Francisco Barroso, narra che dopo tale presunto contatto con gli alieni, il padre mostrò strani sintomi sulla pelle- dapprima arrossata come se fosse bruciata e poi ringiovanita, come se si fosse rinnovata. Quando morì, il figlio afferma che aveva una pelle troppo giovane, non adeguata alla sua vera età. L'uomo subì anche un deterioramento psichico, una sorta di regressione all'infanzia,  riusciva a malapena a pronunciare poche semplici parole e le sue facoltà mentali risultarono compromesse, ridotte a quelle di un bambino. Visitato da specialisti e recatosi in vari ospedali a Fortaleza, nessuno fu in grado di dare una spiegazione scientifica. Il suo caso rimase un  mistero irrisolto e al contempo iniziò a diffondersi e diventare oggetto di studio da parte di vari ufologi, spagnoli, portoghesi, italiani. 

monoliti attorno al Açude do Cedro - Quixadà

 Il figlio, ora proprietario di un negozio di alimentari a Quixadà, che ha, fra l'altro, recitato nel film suddetto- afferma di aver avuto esperienze simili, mentre stava guidando lungo la stessa strada, in direzione della fattoria.. "Ero in moto e ho visto un oggetto che emetteva una luce molto brillante. Mi sono allontanato per evitare di essere accecato dalla luce e  ho rallentato. Mi sono ricordato due consigli che mi dava sempre mio padre -Non aver paura e non essere nervoso. Cerca di stare vicino alle radici di un albero,perchè lì il dispositivo che usano gli alieni perde il contatto". Pare che dopo quella prima volta, queste apparizioni siano divenute una prassi normale nella sua vita, e per lui ciò non costituisce alcun problema "Dopo un pò ci si abitua. Non ho alcun rancore contro gli extraterrestri. E 'stato un incidente. Sarebbe potuto accadere a me, a te, o a chiunque altro ". L'ufologo Reginaldo de Athayde ha seguito il caso Barroso, dal momento in cui l'agricoltore fu rapito, fino alla sua morte. Per 17 anni, diligentemente, si recava a Quixadà una volta la mese con altri ricercatori. Tutto documentato nel suo libro "ET, Santos e Demonios na Terra do Sol" (Santi e Demoni nella Terra del Sole).

trailer del film "Area Q"
 

Crederci ? Non crederci ? La magia di questi luoghi è innegabile, una terra incantata, facile che ispiri miti, suggestioni, leggende. Una antichissima, di origine india,  parla di pietre volanti, che non sono state sempre nello stesso posto..

 
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