Creato da anfo80 il 19/02/2010
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La necessità dell'individuo, l'inutilità dell'intimismo

Post n°17 pubblicato il 01 Aprile 2010 da anfo80
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La letteratura, nella pretesa di universalizzarla, cioè di renderla adatta alle masse la si è distrutta, si è tentato di distruggerla dalla cerchia di intellettuali asserviti al potere, hanno fatto in modo che tutti si ritenessero in grado di essere degli artisti, e questo per forza di cose non è, da qui è sbocciato l'intimismo, chiunque, anche alle volte con sincerità ma senza intelletto e preparazione si prova a scrivere qualunque cosa, intasando le case editrici, riempiendo di manoscrotti pessimi, editori che pubblicano si, manoscritti pessimi, ma quelli di gente che appartiene al loro clan, questa è  la lobbycrazia in ciui vivimao, questi manoscritti pessimi venduti e commercializzati inducono le masse a scrivere a loro volta manoscritti pessimi, non ci vuole poi molto in questo, andando a intasare di nuovo le case editrici che producono spazzatura di potere rifiutrando la spazzatura di ingenui scrittori che inviano loro materiale. Questo è il quadro disastroso che impedisce alla vera cultutra di essere non solo pubblicata ma presto forse anche scritta. Quindi? A me come ad altre meteore di cultura  non asservite a un clan non resta che pubblicare con piccoli editori e accettare di essere letto da pochi eletti, ma non è questa la vera tragedia, io posso anche accontentarmi, il sono felice di essere quello che sono, la vera tragedia è che l'assenza generlizzata di vera cultura e di individualismo crea infelicità, alienazione, e l'uomo sarà sempre più nevrotico, sempre più rettile striscante, sempre più accondiscendente a tutto e di conseguenza brutale e privo di valori etici, ripeto leggete i classici e barricatevi in casa, con i fucili spianati ale finestre

 
 
 

L'ideologia contro la passione

Post n°16 pubblicato il 28 Marzo 2010 da anfo80
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I nemici dell'arte sono i critici, sopratutto i critici militanti di sinistra, che hanno reinterpretato la cultura a loro uso e consumo, che hanno storpiato gli autori i iimpegando il loro tempo a dimostrare che Aristofane era un precursore di Marx e che Goldoni presupponeva il socialismo. La massa dei contestatari si è allineata a taglaire fuori i dissidenti, i veri dissidenti, a isolarli, a misconoscere nel collettivismo della cultura, menzogna mostruosa l'ndividuo e la forza spirituale dell'individuo, che è l'unica vera forza. Hanno creato dei miti sociali per asservire e tramutatare gli uomini, consociati a rettili striscianti, così le persone, per fuggire alla solitudine si sono violentate, hanno dovuto aderire ai riti collettivi, i più deboli e magari sensibili, pur di non crepare nell'isolamento, per integrarsi hanno distrutto la loro individualità. E intanto in libreria trionfa la dittatura dei grandi editori asserviti alle lobby impedendo al lettore di conoscere, di arricchirsi di opere che posseggano originalità, impediti dal confrontarsi autentico. La vera democrazia ci sarebbe forse se la politica tentasse di occuparsi di cose concrete, aldilà delle ideolgie, sempre retoriche e tentasse di favorire la crescita dell'individuo sul piano cultrale ad esempio creando librerie dove si esponga materiale diversificato e variegato il più possibile, selezionato per settore e non per editore, potrebbe essere un inizio, ma non succederà  mai statene certi. Il garnde Baudleaire rifiutava l'idiozia del progresso, del razionalismo, del collettivismo, la palingenesi stronza, la rivoluzione ancora più stronza, defilato dalla celebrazione del nulla, solitario celebrava la vita e sputava sul mondo, fate come lui, barricatevi in casa.

 
 
 

Tamerlano il Grande

Post n°15 pubblicato il 24 Marzo 2010 da anfo80
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Impresa alla quale attendo, questo Tamerlano il grande, dopo la stesura di Edoardo II che non ha ancora un contratto con un editore, mentre un quarto libro di cui non dico altro per scaramzia vedrà presto la luce o il buio dei lettori. Ancora un invenzione da Marlowe, la stanchezza mi assalle dopo tre anni febbrili, ma sono grato agli dei di questa "forza che deforma per sempre da dentro le cose" che mi sommuove a l'Opera, questa dannazzione seconda solo alla vita, questo crollare di spelndore che accecadagli squarci del sole, dai miasmi dell'Erebo creature e visioni violente mi possiedono e spingono all'opera. Tamerlano come Agamennone è possesduto dal demone della conquista, per lui la gloria è la fame biblica di potenza che lo incarna dio degli dei Assiri contro i vari monoteismi, come Caligola dio di se stesso.Ma ben diverso nel suo barbarico tendere sanguinario al potere" perché la distruzione sarà, e sopra di essa l'ncanto di un infanzia immortale"      Così il prologo graffiante dell'autore spregiudicato della prima parte della tragedia : Dai ritmi saltellanti e scherzi logori dei poetastri pagati dai pagliacci, vi portiamo alla splendida tenda di guerra dove udirete lo scita Tamerlano sfidare il mondo con parole altisone  mentre devasta i regni con la spada. Prima guardatelo in questo specchio tragico, poi, se vi piace la sua sorte, appalauditela. Cristopher Marlowe .  Vi lascio con Holderlin, in cui a pieno mi riconosco : Grazie a te solitudine fedele, che mia hai  tolto al vociare della folla perché io canti ardendo il lauro a cui unicamente il mio cuore è consacrato

 
 
 

Siamo stanchi della modernità

Post n°14 pubblicato il 22 Marzo 2010 da anfo80
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Per pubblicare un libro devi essere moderno. Perché un grande editore si occupi di te, a parte essere amico intimo del dirigente editoriale, meglio della bella moglie tanto più se bisessuale devi scrivere di argomenti scottanti, e gli a argomenti scottanti sono i più gelidi  ei più inesistenti, già morti ancora prima che accadano, perché purtroppo accadono, e la gente deve imbeversi di informazione che non informa ma forma tutto e tutti aimmagine e somiglianza del Nulla assoluto. Bisogna che gli scrittori urlino contro tutti, scottati nel vivo nel affievolirsi della loro immagine pubblica, altro che lotta e protesta chi se la prende con l'attualità, i problemi concreti e scottanti e poi fa lo scrittore è complice di chi produce questa realtà perché sa che apparire significa essere attuali, cioè più sono attuali più appaiono. E così i temi sono sempre tragicamente quelli: Batman e Robin, Quentin Tarantino, il delitto di Cogne, la solitudine condita in tutte le salse, tanto che la gente si sente sola per tutto quello che vogliono fargli credere tranne che per i loro problemi reali, lagne esistenziali, metafore sbaidite di conformismo e anticonformismo del conformismo, disperazione precotta e felicità a momenti. Basta, tanto non dureranno, l'Eternità non li tocca. Perché dura ed è eterno ciò che eternamente ritorna, è questo "l'eterno ritorno dell'identico" di cui parla Nietsche, i veri artisti che ritornano identici a se stessi in ogni epoca e aldilà di ogni epoca, atavici, ancestrali. Così Dino Campana contro la Storia già esisteva nelle pietre del tempio di Cnosso trenta secoli fa, così Giordano Bruno già era in Apollonio di Tiana, inviolabili meteore che ritornano eterne a far saltare il mondo iun aria: James Joyce, Beckett, Artaud già vivi negli sciamani di popoli scomparsi, Orazio e poi Ovidio che tornano e tornano in Nerval, Rimbaud, Holderlin sopratutto, Coleridge, Klaist, Jean Pau Keats, Borges. E ancora Torquato Tasso e la sua paranoia la stessa  paranoia di Amelia Rosselli e così via così via, il classico vivrà più del bronzo il resto è morto prima di essere scritto, facciata scema del mondo.

Andrea Foschini

 
 
 

Donchischotte e Amleto

Post n°13 pubblicato il 14 Marzo 2010 da anfo80
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 Donchischotte deve complicarsi la vita. Per la prima volta nella letteratura un eroe inventa la realtà che lo vedrà soccombere. Soccombe a quel linguaggio per sempre sganciato dalla realtà condivisa, per sempre autonomo dal mondo, il linguaggio è il mondo e lo uccide. Perché ogni tragico e violento problema è un problema inventato, il mondo una trappola di problemi solenni e inventati. Così' come amleto suscita lo spettacolo e i fantasmi che lo distruggerano.  Questa trappola è il corpo, il mondo come linguaggio tatuato sul corpo. Umile e folle l'Hidalgo si aggrappa au epica che non trova spazio nel quotidiano scontarrasi con la vita. Perché il mondo è questo susseguirsi di trappole sempre più intricate sollevate dal suolo della mente, degli eventi che non sono.

 
 
 

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