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Raccolta foto Storiche Bolzano

Post n°2 pubblicato il 01 Agosto 2010 da fotobolzano.com
 
Foto di fotobolzano.com

 

Foto Storiche

Cenni di architettura razionalista per capire al meglio la città di Bolzano Il razionalismo aveva come scopo quello di risolvere i problemi dell’edilizia di massa cercando di far congiungere la creatività individuale con la serialità ripetitiva per rispondere alle organiche esigenze della coscienza civile. Dopo lo sconvolgimento totale in Europa, successivo alla prima guerra mondiale, l’art nouveau finì col riprodurre forme arbitrarie e prive di funzione, perché non collegate ai contenuti, perdendo in questo modo quelle iniziali caratteristiche di modernità. 

Fotografie storiche di Bolzano

Il razionalismo nasce soprattutto in Germania da esperienze innovative ed è caratterizzato da: una stretta connessione tra forma e funzione, l’utilizzo di elementi prefabbricati di dimensioni standard, la riduzione all’essenziale eliminando ogni aspetto superficiale come ad esempio la decorazione, il funzionalismo ed infine un ampio uso di linee, angoli netti e volumi netti. Ciò che più contava era la necessità di un’architettura universalmente comprensibile e che si staccasse nettamente dal passato. 

Foto storica Stazione Stazione di Bolzano

Nel 1933 venne redatta a Parigi, con il preminente impulso di Le Corbusier, la “Carta di Atene”, una sorta di documento che gettava le basi per l’architettura contemporanea. Con l’inizio dell’imposizione dei regimi di tipo totalitario come quelli in Italia e Germania e lo stanlinismo nell’URSS e quindi con l’imposizione di una politica celebrativa a carattere propagandistico, il movimento razionalista iniziò a vacillare e ci fu la successiva emigrazione di artisti come Gropius che trovò ad accoglierlo un paese in via di sviluppo dove poté affermare il suo prestigio. 

Non mancarono comunque le critiche che attaccarono il razionalismo per l’assenza di suggestioni figurative, l’utilizzo di standard in urbanistica ed edilizia, la produzione di serie che si limitava a riprodurre determinati canoni. In Italia, come detto prima, si soleva far coincidere razionalismo e fascismo poiché il primo era lo stile privilegiato. L’architettura fascista fu senza ombra di dubbio favorita dall’elevato numero di opere pubbliche le quali, realizzate dal regime, ne testimoniavano l’incisiva e concreta presenza all’interno del paese. Questa nuova scuola intendeva abolite totalmente ogni sorta di legame col passato recuperando però alcuni elementi classici rendendoli in chiave nazionalistica. 

Nello stesso tempo questo genere di architettura che testimoniava un rifiuto delle tradizioni, voleva anche contrapporre allo stile di vita individualistico borghese, quello eroico e collettivo. Il regime fascista diede il via alla progettazione di aree urbane, alla costruzione di edifici e nuove città come Littoria ( l’attuale Latina), Pomezia, Sabaudia ed Aprilia. Alcune di queste opere hanno pura funzione propagandistica, altre rappresentano dei capolavori ed altre ancora degli scempi ( come nel caso di via della Conciliazione a Roma). Gli edifici eretti in quegli anni avevano un’immagine gelida e cupa seppur grandiosa, a causa dell’utilizzo del marmo, di facciate con lastre piane, della ripetizione di forme geometriche come il cubo e il cilindro, il contrasto dei bianchi e dei neri e l’assenza di decorazioni. Lo scopo principale dell’architetture era quello di incanalare il gusto popolare in un’estetica che fosse lo specchio fedele del regime fascista è quello di “ smuovere le masse”. L’architettura procede di pari passo con l’aumentare della fama del regime fascista e, come questo, inizia a cambiare alcuni aspetti: dal rigore tecnicista basato soprattutto sull’uso geometrico di volumi e forme, si passa ad un aspetto che privilegia l’effetto di stupore e grandezza passando così al monumentalismo. L’aspetto che viene messo in evidenza è quello della scenografia che colpisce per l’utilizzo di proporzioni enormi e del marmo che sostituisce il solo intonaco. Il miglior architetto monumentalista di quel periodo era Marcello Piacentini. 

La sua opera più prestigiosa è il palazzo di giustizia a Milano (1939-40) completamente rivestito di marmo, con ampie e lunghe finestre, le retoriche scritte in rilievo e due altissimi setti all’entrata che ricordano due colonne greche, i quali si distaccano nettamente dalla precedente architettura razionalista secondo cui ogni elemento della costruzione doveva essere legato alla sua funzione nella struttura e non ad una ideologia propagandistica.

 

 

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