Creato da francescozizzi il 25/05/2010

FRANCESCO ZIZZI

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Il piano di Intesa San Paolo che prevede utile di 5,6 miliardi nel 2015

Post n°81 pubblicato il 06 Aprile 2011 da francescozizzi

 

Giornate chiave per il futuro di Intesa-San Paolo. Il Consiglio d'amministrazione ha deliberato di proporre all'assemblea un aumento di capitale di 5 miliardi di euro che permetterà di raggiungere circa il 10% di Core tier 1 ratio e la stessa percentuale di Common equity ratio entro il 2011. E' stato presentato alla comunità finanziaria il piano industriale triennale, che secondo il ceo di Intesa Corrado Passera - dovrà rispettare determinati obiettivi.

I proventi operativi netti sono fissati a 19,6 miliardi tra due anni e a 21,7 nel 2015. Questa stima di crescita si basa su obiettivi di crescita su uno scenario prudente, con un tasso di incremento annuo del Pil dell'area-euro fissato all'1,3% (0,8% in Italia) e all'1,6% per il 2011-2015. Quindi, si andrebbe ad includere entro il 2013 1,3 miliardi ed entro il 2015 la quota di 1,5 miliardi. Sul fronte profitti, Intesa San Paolo prevede un risultato netto di 4,2 miliardi per passare a 5,6 miliardi nel 2015.

Il top management scommette su una produttività in crescita, con il rapporto fra costi e margine in calo del 43% nel 2013. Il target è basato anche sui circa 800 milioni di investimenti su almeno 1000 filiali e almeno 5000 convertite in ruoli commerciali. 

Lo stock dei crediti deteriorati netti si riduce da 17,9 miliardi nel 2010 pro-forma a 17,1 miliardi nel 2013, con un'incidenza di crediti netti in calo dal 4,8% al 4%.

Uno dei punti più rilevanti e attesi dal mercato è quello del patrimonio aziendale. Il piano indica un Common equity ratio-pro forma al 9,4% nel 2010, e di questo 7,1% è conseguenza delle cessioni acquisizioni in corso e dell'assorbimento di imposte differite prima dell'entrata di Basilea III. 1,6% costituito dall'aumento di capitale di 5 miliardi e dallo 0,7% ottimizzazione di fonti e fabbisogni previsti dal piano. Questo common equity ratio deve salire al 10% nel 2011 per rimanere tali durante il corso degli anni.

Grande importanza sarà data all'investment banking, la cui incidenza sui ricavi sarà del 9%nel 2013, ma non del proprietary trading che mantiene una rilevanza piuttosto bassa (sotto l'1% dei ricavi nel 2013).

 
 
 
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