Fulvia1953

Il manicomio e la voce di un angelo


   "T'adoriam...Ostià d'amor..." era una voce bellissima, d'infinita dolcezza che si è levata all'improvviso ed ha riempito l'aria ed io bambina ho pensato istintivamente che Dio era in quella voce e non nella processione che stava passando lentamente davanti al Manicomio. Non si vedeva chi stava cantando, le finestre del Manicomio sono alte e poi c'erano le sbarre, ma tutti si sono girati verso quella finestra e la Voce ha continuato a cantare e noi cantavamo con lei però piu' a bassa voce finchè è diventata troppo lontana.Il Manicomio era in fondo alla mia via e non si passava davanti senza avere un po' di timore.Io e la mia amica del cuore ci passavamo spesso perchè si andava a giocare agli "Orti Giulii" il posto piu' magico del mondo. Ufficialmente si chiamava Ospedale psichiatrico e da fuori aveva l'aria di un normale ospedale, ma passando davanti non si avvertiva il "dolore", ma un senso di "inquietudine" e poi non sapevo perchè le persone rimanessero lì senza poter piu' uscire. Ecco che potevo vedere con i miei occhi chi c'era lì dentro: un giorno la suora che ci faceva catechismo e che viveva e lavorava in Manicomio ci chiede se volevamo andare con lei a salutare una bambina che viveva lì. Così siamo entrate. Oltre la facciata e le prime stanze pulite ed immacolate c'era la parte all'aperto, il grande cortile. Oltre la facciata...siamo entrate in un mondo completamente diverso, fuori da ogni tempo. C'erano diverse baracche in quello spiazzo all'aperto ed i camini delle stufe buttavano fuori tanto fumo. Non c'erano molte persone, era molto freddo quel giorno, i pochi che giravano erano talmente coperti da far intravvedere solo gli occhi. Tutto sembrava immobile, c'era una grande desolazione che stringeva il cuore. Poteva avere ancora un senso la vita così? "Dai svelte, venite qui!". La suora ci ha portato in fretta in una baracca. Subito non riuscivamo a vedere niente perchè dentro era buio...c'era tanta gente... Sulla parete di sinistra erano allineati i letti, mentre a destra c'era una grossa stufa. Alcune donne erano sedute sul letto ma la maggior parte, tutte infagottate, si stringevano intorno alla stufa per scaldarsi. L'aria era pesante e quelle donne mi sembravano enormi, coperte com'erano da cappotti e maglie e scialli pesanti in testa. La suora è andata verso di loro e poi è tornata da noi con una bambina che aveva poco piu' della mia età spiegandoci che era stata lasciata piccolissima in quell'ospedale ed era cresciuta con loro. Un saluto, qualche parola, ma la bambina ci rispondeva solo con qualche suono strano ed incomprensibile ed io ho pensato che forse era straniera. Ci guardava però con curiosità, anche se teneva la testa bassa, un altro minuto, poi è volata verso il gruppo di donne intorno alla stufa e da lì non siamo riuscite piu' a vederla dietro quel muro umano che la proteggeva da noi, così diverse.Allora anch'io ho cercato protezione per me... fuori dalla baracca, verso la luce, verso l'aria fresca... e poi finalmente fuori. Uscire dal Manicomio è stata una liberazione. Ho accantonato il ricordo di quel giorno in un angolo della mia memoria grazie alla leggerezza dell'infanzia.domenica, 15 maggio 2011