Fulvia1953

E' il tempo della riconciliazione


                                                   Quando non era in quelle giornate nere dove la rabbia di dentro gli saliva e per giorni e giorni non trovava pace se non prendendosela con tutti e tutto, se non erano quei giorni in cui i piatti volavano oppure in quegli altri che non si presentava né a pranzo né a cena...mio padre era un cantastorie eccezionale che ci affascinava con Polifemo e l'isola dei ciclopi, la maga Circe e storie vere di guerra, vissute in prima persona e descritte e raccontate così bene che gli si perdonava il fatto che ormai le conoscevamo a memoria per le tante volte che le avevamo sentite. Continuava a vivere nel passato e del passato; forse il presente non gli piaceva o forse aveva dei conti ancora aperti. Chi ha vissuto la guerra sicuramente ha avuto una gioventu' intrisa di paura, in mezzo a fatti atroci che spesso non avevano nessuna logica umana, ma poi la vita deve riprendere...mio padre si è interessato di tante cose poi, ma in definitiva non si è interessato di niente, perchè non credeva in nessuna cosa che faceva. C'era un fuoco che gli bruciava dentro e lo tormentava e gli scoppiava nel cervello perchè portava sulle spalle una storia pesante, la storia della sua famiglia. Di quella famiglia non c'era rimasto piu' nessuno, ma ogni cosa ritornava a vivere nel momento in cui mi metteva in mano quella busta contornata dalla bandiera italiana che ogni mese andavo ad imbucare finchè poi finì anche quel periodo.  A me bambina sembrava una lettera misteriosa e la sentivo così pesante che non vedevo l'ora di liberarmene imbucandola subito, dopo essere stata attenta a spedirla insieme a quelle per l'estero.  L'emigrazione ha diviso tante famiglie ma io non ho mai sentito una storia simile, dove noi tutti ci siamo trovati coinvolti  rischiando di affondare nel pantano delle passioni umane e soprattutto in un rancore sconfinato che solo piu' tardi ho rifiutato perchè non mi apparteneva, io volevo solo capire.  E di questa vita che forse non era vita, mio padre ne sente ancora tutto il dolore ed il tormento, e tutto è ingigantito  perchè tutto è stato visto con gli occhi di un bambino e quella umiliazione, quella mancanza di sicurezza, la  vergogna e l'improvvisazione per vivere, tutto questo è sempre quel bambino che l'ha subito e che faceva lo strafottente solo per farsi coraggio e per non piangere.  Era stato tentato anche lui d'andarsene, di raggiungere quel padre che non aveva mai visto, questo mi confidava non pensando che io ero pur sempre sua figlia, ma poi non ne ha avuto il coraggio perchè lui sapeva bene cosa voleva dire crescere senza padre.  Ha conosciuto la solitudine di sua madre appena ventenne e poi la gelosia nel vederla amare uno sconosciuto che permetteva loro di sopravvivere e le chiacchiere della gente che la indicavano quando passava e la maldicenza che lo aveva segnato... ma lui recitava... in teatrini improvvisati ed impersonava tutti quegli eroi del libro "Cuore" che gli mostravano un mondo diverso dove tutti invece lo amavano come quando cadeva, colpito a morte, interpretando  "Il piccolo tamburino".  Se il vuoto che uno ha dentro  è colmato solo dalla gelosia per non aver avuto l'amore che gli spettava, allora la rabbia cresce e diventa un incendio e non c'è posto per nient'altro.  La Vita gli sta dando ancora tempo, ma lui è ritornato nella sua mente il bambino di una volta e divampa feroce ed incontrollata la sua rabbia che è solo dolore bruciante, ma io ora riesco a comprenderlo, sento il suo dolore e sono meno dura.