Precariato
Rabbiosa e violenta e la vita,
morsa da mille vermi
che la scavano fino al succo.
Marcisce fino alla radice la verità.
Rimpiazzata dalla percezione
della realtà,
impressa di un,
io accondiscendente.
Ovattato nel buio,
con conati periodici,
scavo la mia buca vicino all’oceano.
È un mare calmo quasi piatto.
Mail futuro non esiste,
in questo posto
di transenne e cantieri aperti
e chiusi,
e società di comodo e comodi tutti!
Nessun proseguimento
di quello che siamo,
la vita si ferma con noi,
paese di vecchi, e stanchi giovani.
Ma il posto migliore dove vivere,
il migliore dei tempi non è….
E scandisci la vita anno per anno,
in spazi di tempo
che sanno straziarti,
nell’attesa di un insicuro,
oramai divenuto costante.
Incitare a coincidere gli altri con noi,
che non siamo peggiori
ma diversi nello stile di vita
e nei modi di fare,
in questi anni sbagliati.
In cui tutto è attonito,
fermo,
eppure si muove all’unisono.
C.Moraldi
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Post n°242 pubblicato il 15 Marzo 2010 da claudiomoraldi
Territori segnati
Umiliamo noi stessi avvizziti nell’anima, creando imbarazzo e situazioni spiacevoli in persone e nelle vite degli altri, prestatisi calmi e sinceramente distratti, nel portarci una voce falsa.
La noia che mai ci manca, in un tempo spazientito di giorni sbagliati, ripetono il loro ciclo di stridente ronzio, come cicale impazzite al sole, mosche in un campo, concimato da poco.
Circolare in gallerie che non sanno salire, ma scendono piano in strutture barcollanti, costruite da persone consapevoli utilizzando: fango, cemento, sangue e poco sale.
Strozzati da un tempo che ci tiene tutti insieme, ed ogni uno diviso, in spazzi confinanti di celle apprezzabili, in confini delineati.
Non si entra in territori segnati! in poco tempo ci si abitua, però, allo stare da soli!
Ed infine si crede di essere al top, sacrificando ogni giorno, la vita di persone inusuali, vive eppure tanto segnate dal tempo, da rimanerne più forti.
Districare un mondo complicato, rimane follia, nella strana ultima occasione che ci è stata consentita dal mondo, schivo che ride di noi, che falliamo.
Così lui, ci ammonisce ci schermisce, per ragioni consuete, che ci rendono schiavi inconsapevoli, di un giorno che deve ancora venire, ma ne intravediamo l’inizio.
Poiché l’ingranaggio iniziale, porta ormai via anche noi, col suo cigolio sottile, di lamine stridenti.
Claudio MORALDI |