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De Chirico a Palazzo Strozzi. Quando l’arte č sospesa tra i Sogni, il Mistero e le Libere associazioni

Post n°135 pubblicato il 10 Maggio 2010 da gabriellatiganisava

De Chirico a Palazzo Strozzi.

Quando l’arte è sospesa tra i Sogni, il Mistero e le Libere associazioni

(De Chirico. Max Ernst, Magritte, Balthus. Uno sguardo nell’invisibile, Palazzo Strozzi, Firenze, 26 febbraio-18 luglio 2010)

Palazzo Strozzi ospiterà dal 26 febbraio fino al 18 luglio 2010 la mostra dedicata a Giorgio De Chirico, uno dei più importanti artisti italiani, precursore del Surrealismo. Oltre alle sue opere saranno presenti anche le tele più celebri di altrettanto grandi interpreti dello stesso movimento artistico, quali Max Ernst, René Magritte, Balthus. Uno sguardo nell’invisibile: così è sottotitolata, non a caso, la mostra che Firenze ospita a Palazzo Strozzi. Non a caso, poiché la pittura di De Chirico e degli artisti che subirono la sua influenza (Ernst, Magritte, Balthus), fu fortemente orientata alla rappresentazione non della realtà oggettiva, sensibile, bensì alla percezione di essa. Un interessante insegnamento della psicoanalisi (nel 1900 Freud pubblica l’Interpretazione dei sogni) recepito anche dalla più recente storiografia, è che spesso non è l’avvenimento/evento in sé a produrre eventuali traumi o disturbi, a segnare la vita di un individuo, ma la percezione che di esso ne ha il soggetto. Il mondo dell’Invisibile, sia esso l’Inconscio o il mondo non reale, quello immaginario, costituiscono l’oggetto d’indagine della nuova arte che abbraccerà un lungo arco di tempo, tutta la prima metà del XX secolo. Innegabile nei pittori surrealisti è la lettura freudiana e quindi i concetti chiave della moderna scienza, la psicologia. Probabilmente se Freud non fosse esistito la pittura surrealista non sarebbe mai nata. Il Sogno, l’Inconscio con i suoi accessi intricati e a volte indecifrabili, le sue proiezioni, le fantasie oniriche, le libere associazioni sono i soggetti prediletti della corrente artistica surrealista, che si autodefiniva nel Manifesto del 1924 come “un automatismo psichico”.

Sinteticamente riassumiamo le biografie dei principali protagonisti della mostra segnalata:

Giorgio De Chirico : dalla Metafisica al Surrealismo

Tutta intrisa di classicità la pittura di de Chirico, nato in Grecia nel 1888. Il mito di Arianna, quello di Orfeo, Ettore e Andromaca, la figura di Ulisse, saranno temi cari a De Chirico, nato in Tessaglia da padre greco ferroviere e madre italiana, nobildonna genovese. Un’aderenza alla civiltà classica mai abbandonata, neanche quando l’artista si avvicinerà alle correnti innovatrici internazionali. Un altro tema ricorrente è quello dei treni, che fa parte dei ricordi infantili dei cantieri ferroviari. De Chirico frequenta l’Accademia di Belle Arti proprio a Firenze, in seguito soggiornerà a Venezia e Milano. Determinante nella sua formazione sarà un viaggio compiuto a Parigi nel 1911: nella città lumière De Chirico incontra Apollinaire, Guillaume, Picasso, Modigliani, Cocteau e si avvicina al cubismo. Paul Guillaume sarà il suo primo venditore di quadri. Scoppiata la prima guerra mondiale, è richiamato alle armi, assieme al fratello minore Andrea. A Ferrara, nel 1916, dall’incontro con i pittori Carrà e De Pisis (avvenuto in una caserma militare), nasce il movimento avanguardista, la Metafisica che predilige soggetti quali manichini, Piazze d’Italia, statue, fabbriche, forme geometriche, oggetti di vita quotidiana e figure enigmatiche e misteriose. Il 1918 fu un anno importante, di transizione, espresso nella tela Malinconia ermetica(1818-1819): De Chirico è amareggiato dallo scarso interesse della critica verso la sua pittura metafisica. Nello stesso anno incontra Mario Broglio, fondatore della rivista avanguardista Valori Plastici, cui lo stesso de Chirico collaborerà assieme a Carrà e al fratello che oramai si fa chiamare Alberto Savinio (scrittore, musicista e infine pittore anch’egli). Intorno agli anni Venti De Chirico lascia l’Italia e torna a Parigi dove si accostò alla emergente corrente surrealista (tra gli esponenti, Breton, autore del Manifesto del Surrealismo, 1924). Tra gli anni Trenta e Quaranta, nuovamente in Italia (Milano), De Chirico si avvicina all’arte barocca (autoritratti in costume).

Tra le opere più note: Autoritratto (1911), L’enigma dell’oracolo (1910), L’enigma dell’ora (1911); della serie di Piazze d’Italia, La meditazione del pomeriggio (1912-1913), la Nostalgia dell’infinito (1913) , La Torre rossa (1913); La stazione di Montparnasse (La nostalgia della partenza, 1914), Il cervello del bambino (1914), Le muse inquietanti (1918), Il figliol prodigo (1922), Ettore e Andromaca (1933).

Max Ernst

Pittore e scultore tedesco (sposò una delle più importanti collezioniste d’arte, Peggy Gugghenheim). L’arte di Ernst deve un grande tributo alla psicanalisi e alla filosofia di Nieztche (influenza che subì lo stesso De Chirico, suo maestro riconosciuto). Nel 1921 è a Parigi dove si avvicina al gruppo Dada e al surrealismo (tra gli adepti anche Breton, Tanguy, Masson e Mirò). In realtà però Ernst non aderì mai pienamente a nessuno dei movimenti da lui pur contattati, mantenendo un suo personale stile. Ernst reinvesta alcune tecniche pittoriche, tra cui la più nota è il c.d. frottage (1925) (sfregamento); essa consiste nel porre un foglio sopra un oggetto e poi nel coglierne le linee fondamentali sfregando sopra con una matita o un pastello. In tal modo è più semplice ottenere delle immagini spontanee, forme astratte care alla c.d. pittura automatica.  Altre nuove tecniche sono il fumage, il grattage, il dripping (si lasciano colare le gocce di pittura dal pennello direttamente sulla tela, tecnica ripresa dalla Pop Art). Ernst si diverte a stupire e disorientare lo spettatore con le sue figure irrazionali, misteriose ed inquietanti. Tra le sue opere più conosciute: L’incontro degli amici (1922), La famiglia numerosa (1926), La città pietrificata (1933), L’occhio del silenzio (1943-44),

René Magritte

Nato in Belgio nel 1898, Magritte subì diverse influenze artistiche (cubismo, futurismo, metafisica). L’incontro con il Surrealismo avvenne a Parigi, grazie all’amicizia con André Breton, Joan Mirò, Salvador Dalì. Il lungo soggiorno francese è seguito dal rientro a Bruxelles nel 1930. La decontestualizzazione degli oggetti d’uso quotidiano, resa anche tramite proporzioni gigantesche, fu una costante della sua arte. Un tema ricorrente di Magritte è quello di un paesaggio dipinto su un cavalletto, che l’artista ripropone più volte, ponendolo al centro di una scena. Anche Magritte, come Ernst, si diletta a stupire lo spettatore, a irretirlo con immagini che creano illusioni visive, oppure reinterpretando quadri famosi (nella serie Prospettive). Una delle figure più celebri è l’omino vestito di nero con bombetta e il volto nascosto di volta in volta da oggetti diversi (es. una colomba, una rosa). Tra le sue opere più celebri: L’assassino minacciato (1926), L’età delle meraviglie (1926), La condizione umana (1935 ma ne esistono più versioni), Il tradimento delle immagini (1929, con la celebre frase Ceci n’est pas une pipe).

 M. Gabriella Tigani Sava

 
 
 
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