Creato da: blacksphereintheroom il 25/05/2006
Questi racconti sono pura finzione: qualsiasi riferimento e fatti o persone realmente esistenti è da considerarsi casuale... forse.

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Hay, grazie! ^_^
Inviato da: blacksphereintheroom
il 22/07/2006 alle 14:50
 
bellissimo post *__*
Inviato da: eufemia_g
il 21/07/2006 alle 08:44
 
grazie del passaggio sul mio blog: ma scrivi anche tu vedo....
Inviato da: eufemia_g
il 17/07/2006 alle 18:10
 
Il tuo racconto mi sembra interessante. Come avrai capito...
Inviato da: Chand79
il 14/07/2006 alle 21:37
 
molto adeguate. Macabro ma molto bello. Davvero fantasioso...
Inviato da: elaine66
il 10/07/2006 alle 16:32
 
 

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3.0

Post n°12 pubblicato il 20 Luglio 2006 da blacksphereintheroom
Foto di blacksphereintheroom

L'isola dei sogni*, 1 anno prima

Ritto in piedi su una montagna di rifiuti, alla luce delle stelle e dei numerosi fuochi accesi in tutta la discarica, un uomo vestito di nero osservava il desolante paesaggio intorno a sé, con un nodo alla gola. Un ragazzo di origini indiane si arrampicò freneticamente fino a lui e, palesemente sconvolto, gli parlò tra lacrime di disperazione:
"Meastro, maestro!"
L'uomo, pur rendendosi perfettamente conto della presenza dell'amico, era talmente teso che non mosse un muscolo.
"Maestro... è terribile... anche Sej è caduto!"
Lo straniero non riusciva a trattenere le lacrime: "Non ce la facciamo... sono troppi... e stanno venendo da questa parte!!"
L'uomo premette con il pollice un tasto nascosto sulla strana elsa nera che impugnava, e immediatamente la lama della katana** (nera anch'essa, ovviamente) si allungò.
"Maestro?"
"Io non sono maestro di nessuno, Govinda."
"Koji..." disse allora Govinda, ancora tremante "cosa vuoi fare?"
"Affrontarli."
"Ma è impossibile!!"
"Che altro possiamo fare??" gridò Koji in tutta risposta.
L'indiano, seduto a terra, si teneva la testa tra le gambe, e riprese a piagnucolare: "Io non ce la faccio... Non ce la faccio più..."
Koji quasi sussurrò la risposta, e non si capiva bene se parlasse con l'amico o con sé stesso: "Non mi arrendo senza combattere."
"Ma a che serve?" replicò l'indiano, che lo aveva udito "Non abbiamo speranze!"
"Io non lo accetto! Non accetto di dover morire qui! Non mi importa nulla di questo gioco, di Gantz o degli alieni, ma io voglio vivere! Non è giusto che dobbiamo morire in questo modo!"
Koji fece stridere i denti dalla rabbia, ed anche a lui cominciavano a sgorgare lacrime dovute alla tempesta di emozioni che gli imperversava dentro. Un'orda di mostri insettiformi si era radunata intorno alla montagna di rifiuti su cui erano arroccati i due, e stava cominciando a salire; Koji strinse la spada con entrambe le mani.
"Anche se ci fosse una sola possibilità su mille di vincere, io non mi darò per vinto! Non ho paura di soffrire! Non ho chiesto io di essere qua, e odio Gantz molto più di questi mostri, ma non mi arrendo! Non posso... non riesco ad accettarlo! Combatterò fino alla fine! Combatterò finché avrò anche un solo alito di vita in corpo! E se devo morire, morirò maledicendo Gantz! Questo è il mio modo di agire! Perché io sono un guerriero! Perché io sono un EROE!! FARO' QUELLO CHE DEVE ESSERE FATTO, A TUTTI I COSTI!! A QUALSIASI PREZZO!!!"
Gridando con tutta la rabbia che aveva in cuore, Koji spiccò un salto e, sfuttando le capacità della tuta, atterrò in mezzo alle file nemiche. Poi diede inizio al suo ultimo combattimento.

*L'Isola dei Sogni è il nome della discarica di Tokyo.
**La katana è la classica spada giapponese che utilizzavano i samurai.

 
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2.5

Post n°11 pubblicato il 14 Luglio 2006 da blacksphereintheroom
Foto di blacksphereintheroom

E' difficile spiegare quello che successe in quel momento, anche perché neppure coloro che lo vissero riuscirebbero a darne un resoconto dettagliato. Ma se si potessero riosservare quelle scene al rallentatore, si vedrebbe una creatura umanoide dai tratti lupini lanciata all'inseguimento di un ragazzo vestito di nero. Il ragazzo fugge in direzione di una ragazza (seminuda) armata di un fucile fantascientifico, e lei quando lo vede spara. Lui ode il rumore e vede il bagliore del colpo, ha un attimo di smarrimento, perde l'equilibrio e finisce addosso alla ragazza, travolgendola e facendola cadere. L'alieno licantropo, lanciato verso la sua preda, a questo punto perde anch'egli l'orientamento e manca il bersaglio. La ragazza a terra, terrorizzata e disorientata, tiene ancora il fucile (ultraleggero) con una mano sola, ed ha le dita premute sui grilletti; l'arma è casualmente puntata contro un albero. Poiché il bersaglio non era stato puntato prima di fare fuoco (Choko aveva infatti premuto i due grilletti contemporaneamente), il fucile spara adesso i suoi raggi protonici contro l'albero, che esplode all'altezza della base e cade con gran fragore. La creatura aliena, non meno disorientata dei due ragazzi, scappa via.

Che notte orrenda! Yoko-chan, fino a quel pomeriggio, stava lavorando alacremente nella serra dei suoi genitori, pensando solo a come suddividersi gli esami universitari della sessione estiva conciliandoli con la prossima vacanza in montagna, quando ad un tratto si era punta con la spina di uno di quei nuovi fiori sudamericani. Chi avrebbe mai detto che ciò le avrebbe provocato una reazione allergica che l'avrebbe portata, nell'arco di un'ora, a tirare le cuoia sul lettino del pronto soccorso? Ed ora eccola lì, rannicchiata al buio, in un bosco a lei sconosciuto, braccata da orrende creature e senza saperne il motivo. Il passaggio del lupo mannaro in corsa la fa sussultare! Non si sarebbe mossa comunque, ma a questo punto neanche trovarsi di fronte il più brutto dei demoni le darebbe la forza di alzarsi in piedi e fuggire. Per fortuna, ad ogni modo, il licantropo non la vede.

Un attimo dopo il mostro si trova, invece, faccia a faccia con Midori! Arresta la corsa di botta, rizza il pelo, digrigna ferocemente i denti, ritto sulle zampe posteriori. La donna sussulta visibilmente, impugna la pistola con entrambe le mani, trema. I due antagonisti si squadrano per alcuni istanti. Poi il lupo scatta verso il basso, spicca un balzo ed è addosso a Midori, a penetrarle le carni con gli artigli e reciderle la carotide con le zanne, in un lago di sangue.

 
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2.4

Post n°10 pubblicato il 14 Luglio 2006 da blacksphereintheroom
Foto di blacksphereintheroom

"Perché ti fermi?" sussurrò lei.
"Ho visto un'ombra muoversi tra gli alberi!"
Choko scrutò nell'oscurità, in direzione del punto indicato da Sabu.
"Non vedo niente."
"Forse mi sono sbagliato..."
La ragazza si spazientì.
"Allora, cosa fai lì impalato?? Vai a controllare, no?!"
Ma Sabu esitava, in bilico tra la paura di fare un brutto incontro e il desiderio di compiacere la ragazza. Alla fine lei sbottò: "Che uomo di merda!" E si diresse nella direzione, a fucile spianato; ma si pentì quasi subito di quella smargiassata. Per fortuna, ad ogni modo, sembrava che non ci fosse niente nascosto nella notte.
Quando tornò da Sabu, era davvero alterata.
"Tutto a posto?"
"Tutto a posto, un cazzo!"
Il ragazzo annichilì ancora una volta, e questo fece ulteriormente imbestialire Choko.
"Dammi la valigetta."
"Perché?"
"Dammi quella cazzo di valigetta!!"
Sabu avvampò e obbedì all'istante.
"Resta qua, capito?"
"S-sì."
Detto questo, Choko si allontanò quel tanto che bastava da essere fuori dal suo campo visivo. Stava tremando dalla disperazione e dal freddo, si sentiva fradicia fino al midollo e voleva solo togliersi quei vestiti imbrattati del liquame verde dello zombi. La tuta nera era davvero ridicola, specialmente in quella situazione, ma almeno sarebbe stata asciutta!
Appoggiò il fucile ad un albero e si guardò intorno con circospezione (per quanto possibile in quelle tenebre). Poi cominciò a spogliarsi: sembrava che la tuta le calzasse a pennello sul corpo nudo, come se fosse stata fatta su misura per lei.

A un tratto vide qualcosa muoversi tra gli alberi.
"Sabu, ti ho detto di non avvicinarti!"
Come unica risposta, alcuni latrati rabbiosi. Poi un grido agghiacciante!
Choko, ancora mezza nuda e tremante, imbracciò nuovamente il fucile, pronta a sparare a qualsiasi cosa le si fosse parata davanti. E quel qualcosa, purtroppo, era Sabu...

 
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2.3

Post n°9 pubblicato il 07 Luglio 2006 da blacksphereintheroom
Foto di blacksphereintheroom

Choko richiamò a gran voce l'indiano, più volte. Nonostante fosse un personaggio a dir poco bizzarro, dava l'idea di essere perfettamente in grado di cavarsela in quella situazione, mentre lei non era sicura di riuscirci da sola.
"Ti prego, non lasciarmi sola!" supplicò infine, quasi in lacrime.
Nessuna risposta.
"Vaffanculo!" gridò con rabbia, a voce alta, quando capì che le sue richieste non erano ascoltate (cosa che le succedeva di rado, in verità).

In cambio, a quel punto, arrivò Sabu. Choko cercò di darsi un contegno mentre il ragazzo si guardava intorno prima spaesato, poi inorridito alla vista dei due cadaveri e della ragazza sporca di liquame verde. Anche stavolta Sabu non riuscì a dire una parola. Choko cercò di rompere il ghiaccio con una battuta di spirito sul suo abbigliamento e sul fatto che somigliava ad un completo sadomaso, ma forse non le uscì troppo bene, perché a lui suonò come una nota di scherno... e non sapeva reagir bene alle note di scherno!
"Non fare quella faccia da cane bastonato, stavo scherzando, era per sdrammatizzare... Scusami, è che sono un po' tesa in questo momento!"
"Ah... si."
"..."
"Andiamo via di qui..." proseguì Choko, alquanto demoralizzata "ho sentito il rumore di altri mostri nelle vicinanze."
"Prendimi la valigetta." disse infine, dopo che Sabu ebbe annuito. Lui obbedì.

Nel frattempo, nelle risaie di una fattoria poco distante, era in corso una battaglia. Anzi, si potrebbe definire più una carneficina! Le vittime erano alcune decine di zombi alieni; i carnefici erano Taro e il dogo argentino. Taro era un bambino sveglio e ci aveva messo pochissimo a capire come funzionavano le armi e la tuta (non che ci volesse un genio, intendiamoci)! Quanto al cane, sembrava che fosse addestrato a dar la caccia a quei mostri. Una ventina di minuti dopo l'inizio della battaglia, il magnifico campo di riso era intriso di sangue verde e cosparso di arti e teste mozzate. Il cane ululò selvaggiamente alla luna, mentre Taro, ancora eccitato dalla lotta, respirava affannosamente ed aveva un ghigno diabolico stampato in faccia.

Improvvisamente l'animale drizzò le orecchie e ringhiò in direzione di un punto al limitare del campo. Taro puntò subito la pistola.
"Fermo!" gridò Yasha uscendo dal suo nascondiglio con le mani alzate "Sono io!"
"Ah, sei tu, vecchio."
Veramente il signor Yasha non era così vecchio, nonostante le apparenze.
"Puoi tenermi lontana quella bestia, per favore?"
"A cuccia tu!"
Il mastino si calmò immediatamente.

"Come hai fatto a far questo?" chiese Yasha-san, intimorito.
"Oh, è stato facile!" rispose il ragazzino, felice di potersi vantare della propria impresa. Poi iniziò a spiegare che la tuta nera aumentava la forza fisica e la resistenza, fungendo anche da armatura; quanto alle armi, ciascuna era dotata di un visore a raggi x (con cui individuare il punto debole del nemico) e due grilletti, uno per il puntamento ed uno per il fuoco (perciò sembrava che il bersaglio esplodesse alcuni secondi dopo aver sparato). I fucili avevano maggiore gittata delle pistole, ma erano anche più ingombranti.
"Bhe, anche lui è stato un po' d'aiuto," concluse Taro indicando il cane (in realtà la maggior parte dei nemici erano stati abbattuti dall'animale) "ma in fondo questi zombi erano delle seghe!" affermò poi, veramente compiaciuto.
Al signor Yasha prese un nodo allo stomaco. Non si sentiva per niente bene. Emicrania. Nausea. Mentalmente ripeté la domanda al bambino: "Ma come hai fatto a far questo massacro?".
"Scusami..." gli disse solamente mentre si allontanava in direzione della fattoria.

L'urlo del bambino lo fece voltare! Evidentemente c'erano altri nemici in agguato: due mani scheletriche erano spuntate dalla terra ed avevano afferrato Taro per le caviglie. Tutt'intorno a loro, decine di scheletri viventi stavano emergendo dalla risaia insanguinata!

[modificato 1 volta il 10 lug 06]

 
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2.2

Post n°8 pubblicato il 23 Giugno 2006 da blacksphereintheroom
Foto di blacksphereintheroom

Emettendo un sinistro mugolio, la creatura uscì dall'oscurità ed avanzò lentamente verso di loro, con le braccia protese in avanti e gli occhi fuori dalle orbite. Non era per nulla diverso da uno di quegli zombi che si vedono al cinema, ma trovarselo di fronte per davvero fu l'esperienza più terrorizzante che Yasha-san e Yoko-chan* avessero mai fatto! Il buio della notte, il fluire del sangue, lo smarrimento, la sorpresa e l'orrore fecero affiorare nelle loro menti l'ancestrale paura dell'ignoto, un sentimento così forte e intrusivo che li immobilizzò lì, con lo sguardo fisso sul mostro, i nervi tesi allo spasmo ed il fiato mozzato. Lo zombi si avvicinò lentamente (come nella migliore tradizione degli zombi) e, man mano che avanzava, i loro corpi tremavano sempre più ed il battito dei loro cuori risaliva fino in gola, soffocandoli. Quando fu loro praticamente ad un palmo dal naso, un'altra forma di istinto prevalse, e così, strisciando come vermi in fuga, i due si allontanarono da Jinny, si rialzarono in un lampo e fuggirono, ciascuno in diversa direzione! Yoko, che era la più forte, riuscì ad emettere un soffocato grido di terrore; Yasha, invece, rimase muto.

Quando Choko si materializzò nel bosco, la scena che le si parò davanti non era certo più rilassante: un uomo (o qualcosa che gli somigliava) dall'aspetto butterato era chino su quel bambino a banchettare con le sue carni! Quando si voltò e la guardò, Choko riconobbe l'alieno zombi (o quel che era) che Gantz aveva indicato loro come obiettivo della caccia.
Non che Choko fosse particolarmente coraggiosa o fredda, ma il suo innato egoismo le aveva consentito, finora, di assistere a tutti quegli eventi da un'ottica leggermente più distaccata degli altri... quel tanto che bastava adesso per consentirle di reagire! Quando il mostro cominciò ad avanzare verso di lei, Choko non si pose nessuna domanda: lasciò cadere a terra la valigetta, imbracciò il fucile e, premendo entrambi i grilletti, sparò. La canna di quella strana arma raddoppiò il suo diametro aprendosi a raggiera come la coda di un pavone, s'illuminò di tante luci colorate e fece un rumore sordo. Per un attimo alla ragazza si gelò il sangue nelle vene al pensiero di avere davvero un giocattolo in mano! Dopo qualche secondo, invece, vide gli effetti del colpo: l'alieno zombi letteralmente esplose in mille pezzi davanti a lei, sporcandola, tra l'altro, del liquido verdognolo che gli scorreva nelle vene(?). L'orrore e il disgusto s'impossessarono allora anche di lei, che fece uno scatto all'indietro, respirando affannosamente. Qualcuno applaudì.

"Brava! Brava!" la elogiò una voce dal forte accento straniero.
Choko si voltò di scatto verso l'indiano e gli puntò istintivamente il fucile. Il buffo uomo, con aria divertita, compiaciuta e per nulla spaventata, alzò le mani e le parlò ancora. La giapponese stava diventando davvero isterica a quel punto, ma il tipo non sembrava accorgersene: raccolse con calma la valigetta che lui stesso le aveva dato (assieme al fucile) quand'erano nella stanza, la aprì e le porse la tuta in essa contenuta.
"E cosa dovrei fare con questa??"
Lo straniero, che cominciava a spazientirsi, tirò fuori di tasca una sorta di palmare e glielo mostrò.
In realtà Choko ora stava squadrando l'uomo da capo a piedi: era alto circa come lei (cioè era un tappo), aveva una faccia da alienato, indossava una mimetica militare da sfigato... però, a guardar bene, probabilmente sotto la mimetica indossava anche lui la tuta nera (vedeva infatti i guanti, le scarpe e il girocollo nero spuntare). Aveva un sacco di armi addosso: pistole, fucili, coltelli, persino un arco! Alcune erano chiaramente armi di Gantz, altre sembravano armi vere e proprie. Pensò che, esile com'era, avrebbe dovuto accasciarsi sotto tutto quel peso, invece sembrava portarlo senza sforzo.
"Guarda! Guarda!" le disse ancora indicando lo schermo del palmare (o quello che era: a giudicare dal colore nero lucente, probabilmente si trattava di un'altra delle diavolerie provenienti dalla stanza).
Choko si sforzò di calmarsi e guardò lo schermo, ma non riuscì a capire cosa vi fosse rappresentato: c'erano dei puntini più luminosi e altri meno, quasi tutti all'interno di un quadrato, e poi c'era un timer che scandiva un conto alla rovescia... ancora 55 minuti!
L'ottusità della ragazza stava facendo perdere la pazienza allo straniero, che una seconda volta, ma con più insistenza, le porse la tuta.
"Va bene, va bene, ora la indosso!!" e così dicendo iniziò cercando di infilarsi il pezzo che comprendeva le maniche e le spalline, ma era davvero troppo stretto per lei.
"No! No!" lo straniero scosse la testa e fece segno alla ragazza di togliersi la camicetta.
"Mi devo spogliare?? Ma tu sei fuori!!"
In quel momento un ululato riecheggiò nella notte, seguito immediatamente dal coro di mugolii degli zombi e poi dal rumore di violenti urti. L'indiano si voltò di scatto e letteralmente... scomparve nel nulla!


*Yoko-chan: in giapponese questo suffisso è un vezzeggiativo che si usa con i bambini, con le ragazzine o tra fidanzati. In questo caso l'ho usato per rimarcare che Yoko dimostra meno della sua età (20 anni).

[modificato 1 volta, il 7 lug 06]

 
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