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COME IN UNO SPECCHIO
Post n°16 pubblicato il 31 Maggio 2010 da ParafrasandoOblii
Il film che andiamo adesso ad analizzare è il primo di una trilogia che Bergman dedica al Silenzio di Dio. Come in uno specchio "Adesso noi vediamo come in uno specchio, in maniera confusa; allora vedremo faccia a faccia" (Prima lettera ai Corinzi, Capitolo 13, Verso 12, Paolo di Tarso) Innanzitutto l’ambientazione fu ispirata da un sopralluogo all’isola di Fårö, nel Baltico. Il luogo, a differenza delle isole Orcadi da lui pure visitate ma che non riuscirono a soddisfarlo, affascinò tanto il regista da divenire sfondo non che emblema della tematica scelta. Con la sua natura presente ma nostalgica, l’isola riesce bene a fondersi con lo stato d’animo dell’uomo spinto al culmine dell’essere esistenziale che lo contraddistingue. La storia narra di una famiglia colta nel doveroso assistere alla malattia di una donna: moglie, sorella e figlia. I personaggi riflettono, come in uno specchio, un amore che si fa dolore, filtrato dalle sfumature caratteriali dei tre. Il padre, scrittore famoso, combatterà l’avanzare del tempo che dilegua sempre più la possibilità di cogliere l’essenziale e lasciarsi andare ad esso. Il cruccio è quello d’aver perduto gli anni in una corsa forsennata verso tutto quanto alla fine non conta. "Vedi Karin si traccia un magico cerchio intorno a noi, escludendo tutto ciò Pare quindi che la crudeltà della vita sia proprio questa, quella di tendere egoisticamente verso scopi inessenziali, vani. L’altro è vissuto come un ostacolo, qualcosa da fuggire, ecco perché il padre annuncia ad inizio film la sua volontà rinnovata di partire per un viaggio culturale. "Dal mio animo vuoto sbocciò qualche cosa che non ho quasi il coraggio di nominare: un'amore per Karin, per Minus, per te", dirà poi al marito della figlia, confidandogli quindi, che nonostante il suo apparire egoista, c’era qualcosa, di gran lunga più grande di qualsiasi successo, che gli premeva, qualcosa che si era reso evidente in seguito ad un evento terribile: il tentativo di suicidio. Gesto culminante di un disprezzo di sé e della vita che lo aveva reso, e continuava a renderlo ogni giorno, un uomo indegno di ogni scelta. Affrontare la morte riesce quindi a scuoterlo dal torpore di un’esistenza spesa in un circolo vizioso che rifugge l'unico bene: l’amore. Il marito è un medico, l’uomo di scienza perduto in un amore destinato alla fine, non una qualsiasi, la più terribile: una malattia che condurrà la donna amata a scegliere tra due vite, due realtà. "Non si puo' vivere in due mondi, bisogna scegliere. C’è una porta che la donna continua ad attraversare, un varco tra i due mondi. In quel mondo esseri dal volto illuminato aspettano Dio, dicono che arriverà, sta già arrivando. L’attesa è amplificata anche da un udito più potente del normale, che costantemente la concede a delle voci. L’attesa di Dio è il nostro tempo, la nostra premura, eppure siamo costantemente rivolti ad altro, non udiamo le voci, perché siamo distratti da una realtà che prepotente fa soccombere l’altra ai nostri sensi. "Ho avuto paura, la porta si è dischiusa, ma il Dio che è entrato era solo un ragno. Si è avvicinato a me ed io l'ho visto in faccia, un viso ripugnante e gelido. Si è lanciato su me, voleva possedermi ma io mi sono difesa". Questa è la sola parte che ha destato qualche perplessità in me, per l’incongruenza che, come vedremo, avrà nei confronti di un’altra visione di Dio (in senso non letterale), quella del padre. E’ possibile, sebbene si tratti di ipotesi, che questo Dio di cui parla in queste parti la donna sia un essere diabolico che non coincide con il Dio che noi intendiamo. Credo che però in realtà si voglia così mostrare come la vita possa in tutte le sue sfaccettature, e soprattutto in situazioni limite, convincerci o dell’inesistenza di Dio (dell’essere quindi affacciati al nulla), oppure del suo essere malvagio. Ed è infatti accertato che l’uomo, all’insorgere di alcune situazioni, non riesca a concepire l’esistenza di un Dio buono. Si chiederà infatti: “Se esiste, perché fa succedere tutto questo?”. Questa è una delle conseguenze principali del silenzio: nessuna motivazione, nessuna voce che infiammi il buio di verità consolatrice. Il fratello, Minus, è un giovane ragazzino, tanto giovane da soffrire per una paternità che non si fa rispetto. Il rapporto tra Minus e la sorella sarà, invece, contaminato dall’insorgere della malattia in tutta la sua prepotenza, finendo nell’incesto. Eppure, nemmeno questo, riuscirà a scalfire l’affetto dei due fratelli, il loro amore ci colpirà, tra scambievoli premure e sentimenti di colpa, per la forza in cui riesce comunque ad essere puro, oltre le degenerazioni della malattia, oltre l’abbandono. "Affronto il supremo momento della perfezione e tremo di sublime gioia. Sembra che di fronte alla morte tutto perda di senso, ogni cosa decada. Persino l’amore ha bisogno di qualcuno che lo accolga, che lo consacri. Eppure, questa prospettiva così desolante verrà smentita proprio alla fine del film. Da notare quindi come i due poli dell’antitesi si collocano in posizione diametricalmente opposta: il giovane, ad inizio film, costruirà un’opera teatrale sul malessere dell’uomo che non riesce a rinunciare alla vita, nemmeno per l’amore. A fine film, il padre svelerà la sua verità al figlio.
A questo punto è evidente che l’identificazione Amore e Dio è alla base del pensiero dell’autore e che solo questa puo’ salvare l’uomo dalla nullificazione totale e lenire le sofferenze della malattia e poi della morte. Il dialogo finale si chiuderà con la gioia di un figlio che assiste alle parole del padre, quasi come fossero un’epifania, rivelazione di una qualche verità che generi conforto, non solo per il contenuto ma, principalmente, perché sente la sincerità di una comunicazione vera.
Dunque c’è nel silenzio qualcosa, qualcosa che non possiamo udire se non vegliamo, qualcosa che si riflette nel mondo ed in noi, come in uno specchio, qualcosa che noi tutti chiamiamo amore.
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Inviato da: porno_zombie
il 16/02/2012 alle 16:26
Inviato da: rubenviola1975
il 19/01/2011 alle 13:07
Inviato da: cherytamtam
il 16/10/2010 alle 00:58
Inviato da: ParafrasandoOblii
il 14/10/2010 alle 22:28
Inviato da: ilmaredinotte71
il 14/10/2010 alle 21:09