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Post n°3 pubblicato il 20 Ottobre 2006 da frasan13
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Post n°2 pubblicato il 17 Ottobre 2006 da frasan13
Ora voglio concludere parlando delle caratteristiche della pellicola e sia dello sviluppo che della stampa, e infine voglio dare alcune nozioni sulla luce e l'illuminazione! ###PELLICOLE SVILUPPO E STAMPA###
L'emulsione è composta da sali d'argento sensibili alla luce che, mescolati in una gelatina secca, una volta colpiti dalla luce subiscono una trasformazione chimica. Finora abbiamo considerato questi 2 valori e abbiamo visto come la coppia tempo-diaframma rispettasse una regola di reciprocità dove all'aumentare dell'uno deve necessariamente dimezzarsi il secondo. Abbiamo visto in precedenza come siano molteplici i fattori che definiscono la qualità e le caratteristiche dell'immagine finale. Una volta sviluppato, lavato, asciugato ed opportunamente tagliato il negativo è pronto per essere stampato e quindi per concludere la lunga serie di operazioni che servono a creare una fotografia. La stampa a contatto si usa spesso per avere la prima idea concreta delle foto che andremo più avanti ad ingrandire, si tratta di mettere il negativo a contatto con della carta fotografica (fotosensibile) e quidi impressionarla esponendola alla luce. Il negativo lascia passare la luce attraverso di esso, la carta si impressiona in base alle varie densità delle zone del fotogramma. Per comprendere la funzione dell'ingranditore è utile pensare ad una specie di "macchina fotografica al contrario", in quanto la luce proviene dall'interno di esso e non dall'esterno. Una volta esposta la carta ha bisogno di un trattamento simile a quello dello sviluppo del rullino, il foglio viene fatto passare in apposite bacinelle contenenti i 3 bagni (sviluppo, arresto e fissaggio). La materia base della fotografia è, senza dubbio la luce. Altra differenza importante è quella tra luce naturale ed artificiale, la prima ha il vantaggio di essere estremamente economica ma ha lo svantaggio di non poter essere controllata, al contrario della luce artificiale delle lampade o dei flash, fondamentale per fotografare di notte o in interni. |
Post n°1 pubblicato il 17 Ottobre 2006 da frasan13
Ciao siccome la mia passione è la fotografia ho deciso di condividerla con altri per questo voglio pubblicare per iniziare una guida che darà le basi achi si avvicina per la prima volta a questa meravigliosa passione! Bene cominciamo col parlare della fotocamera in generale e delle sue caratteristiche ###LA FOTOCAMERA### CARATTERISTICHE Essendo questa guida rivolta prevalentemente ai principianti, si comincerà affrontando le caratteristiche ed il funzionamento delle fotocamere reflex, ovvero le macchine fotografiche attualmente più diffuse in commercio e più utilizzate sia dai fotografi dilettanti che dai professionisti. Le due caratteristiche principali che contraddistinguono le fotocamere reflex dalle altre (compatte, polaroid etc.) sono in primo luogo la possibilità di montare obbiettivi diversi sul corpo della macchina stessa e, in secondo luogo, quella di vedere nel mirino l'esatta immagine che si fisserà sulla pellicola (o sul sensore ccd nel caso di reflex digitali) nel momento dello scatto. Esistono vari tipi di reflex, in questa guida tratteremo solo quelle destinate al formato 35 mm, il normale rullino fotografico da 12, 24 o 36 pose, a colori o in bianco e nero che tutti hanno avuto occasione di usare. Queste fotocamere rispetto a quelle "compatte" completamente automatiche consentono al fotografo di determinare in maniera diversa il risultato dello scatto agendo su vari fattori che andremo più avanti delineando. Come abbiamo già accennato la fotocamera è composta da due parti fondamentali, una parte fissa, il corpo, nella quale viene alloggiato il rullino e da dove è possibile inquadrare il soggetto attraverso il mirino e una parte mobile, l'obbiettivo, attraverso il quale passano i raggi luminosi che andranno a comporre l'immagine sul piano della pellicola. 1.2a OBBIETTIVI, DIAFRAMMA E MESSA A FUOCO L'obbiettivo è l'elemento che primo tra tutti ricopre un ruolo fondamentale nell'acquisizione dell'immagine, infatti è attraverso di esso che passano i raggi luminosi, provenienti dagli oggetti , che in seguito colpiscono la pellicola e la impressionano. Esistono vari tipi di ottiche da montare sui corpi delle fotocamere, differiscono tra loro per l'angolo di campo, (l'angolo sotto il quale l'obbiettivo vede il soggetto) e sono principalmente tre: gli obbiettivi "normali" che hanno una lunghezza focale intorno ai 50 mm, i grandangolari (17-35 mm) e i "teleobbiettivi" con focale che parte dagli 80 mm e arriva, in alcuni casi, ad oltre 1000 mm. (Gli obbiettivi che usano i fotoreporter sportivi a bordo dei campi di calcio etc.) La lunghezza focale di un obbiettivo normale è vicina alla misura della diagonale del fotogramma. (che nel caso del classico rullino, è 24 X 36 = 43 mm) e l'angolo di campo che copre un obbiettivo di questa focale è di 46°. (L'angolo di campo dipende dal formato del fotogramma e dalla lunghezza focale dell'obiettivo). Al fine di rendere più chiara la differenza tra le varie ottiche, immaginiamo di trovarci in una sala di un ristorante, a cena con i nostri amici. Avendo a disposizione 3 obbiettivi: un 35 mm, un 50 e un 135 potremmo effettuare diverse inquadrature. Per il primo piano di chi ci è di fronte useremmo il 135, per fotografare tre amici a mezzobusto il 50 mm, per una panoramica su tutta la tavolata il grandangolare da 35mm. Oggi sono molto diffusi gli obbiettivi "zoom", quelle ottiche che cambiano lunghezza focale e quindi angolo di campo, consentendo al fotografo di non dover montare e smontare l'obbiettivo in base alle necessità. Questi obbiettivi pur essendo oggettivamente molto utili non hanno la stessa qualità delle ottiche fisse viste in precedenza in quanto per realizzarli obbediscono a dei compromessi, sono meno luminosi e producono immagini meno nitide e contrastate. Per luminosità di un obbiettivo si intende la sua capacità massima di trasmettere la luce alla pellicola, e dipende da due fattori: il diametro della lente frontale e la lunghezza focale ( si definisce luminosità di un obbiettivo il rapporto tra la lunghezza focale e il diametro dell'obiettivo. Nel barilotto cilindrico dell'obbiettivo è alloggiato un altro fondamentale elemento; il diaframma. In ultimo, più il soggetto è lontano dal punto di ripresa e più sarà estesa la profondità di campo. Come abbiamo detto in apertura di questa guida, le fotocamere che trattiamo, le reflex monoculari, hanno il grande vantaggio di far apprezzare al fotografo la reale inquadratura che l'obbiettivo effettua. Questo grazie alla presenza di uno specchio presente nel corpo macchina, inclinato a 45° rispetto all'asse dell'ottica, che ha una doppia funzione: riflettere l'immagine nel mirino per consentire al fotografo inquadratura e messa a fuoco e, allo stesso tempo, deviare i raggi luminosi affinché non colpiscano la pellicola prima dello scatto.
Ora sappiamo come gestire la quantità di luce che vogliamo vada ad impressionare la nostra pellicola. Abbiamo a disposizione due dispositivi: il diaframma, e l'otturatore.
In questa sezione tratteremo gli esposimetri incorporati che "leggono" la luce attraverso l'obbiettivo, in TTL (through the lens - attraverso l'obbiettivo).
Per chiarire meglio, immaginiamo di fotografare una scena che presenta un tot di luce "x", l'esposimetro fatta la lettura ci indicherà una coppia di valori necessaria, ad esempio f 8 - 1/125s. Impostando questi valori sul diaframma e sull'otturatore avremmo una foto esposta correttamente. Il fotografo quindi ha la possibilità di dare priorità ad uno di questi due fattori, tempo e diaframma in base alle necessità del caso. Il fotografo sportivo, avrà bisogno di usare tempi brevi che congelino il movimento degli atleti, rinuncerà così a qualche stop in più sul diaframma, il paesaggista con la macchina sul cavalletto si potrà permettere tempi lunghi in favore di una maggiore profondità di campo data dal diaframma chiuso. |
Inviato da: simoveganblu
il 28/10/2006 alle 18:39