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capire le donne IV: le debolezze

Post n°12 pubblicato il 11 Ottobre 2010 da genserich

Nei giornali femminili spesso si legge di donne con mariti bravi e amanti focosi. Il commentatore di turno (spesso un psicologa) parla di debolezze, di compensazioni... ma, in maniera provocatoria, non era meglio una volta quando venivano chiamate "puttane" ? [puttana, dal francese putaine, meretrice, a sua volta dal latino putidu, puzzolente] Così la donna, di fronte a questo bivio esistenziale, poteva dire "allora sono una puttana, e sono fiera di esserla" oppure "ma se faccio così sono una puttana, e non mi va di esselo", tirandosi indietro da certi comportamenti. Puttana, una parola forte, ma che aiutava una donna a trovare la sua dimensione. Certo, la colpa è anche dei maschi che usano questa parola sempre di sproposito. Penso che oggi parlare di debolezze e compensazioni non si faccia altro che creare confusione: la donna traditrice oggi è diventata una poverella che ricerca comprensione, mentre la donna forte capace di controllare i propri impulsi sia diventata una bigotta autorepressa, incapace di vivere la vita con pienezza.

Io non amo l'esaltazione della debolezza: non la giudico, non la condanno, ma nemmeno si può usare la parola "debolezza" per giustificare ogni comportamento sconveniente.

 
Rispondi al commento:
zyggie
zyggie il 15/10/10 alle 15:35 via WEB
Chiaro che la tua è una provocazione, ma io ti rispondo seriamente perché una donna dovrebbe trovare una sua dimensione? o meglio un'etichetta? ne abbiamo già tante, moglie mamma, donna in carriera, casalinga, ma dobbiamo per forsa incasellare sempre tutto? anche la debolezza, mica si può prendere un commento di una su un giornale per catalogare tutte le donne fedifraghe, o no?
 
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