La riflessione cinefila del giorno è che loro, gli americani, di film sulla prima e seconda guerra mondiale ne hanno fatti pochi.
Sul Vietnam, invece, ci hanno tritato le palle.
Sul Vietnam, metti che arrivi adesso da un viaggio interplanetario di settant'anni, ti vedi un film americano e zac, sai tutto: coordinate, clima, vegetazione, risorse, dialetti locali, usanze e religioni. Città. Cose. Animali.
Sul Vietnam, dico, ti fai un'idea precisa e inossidabile.
Tipo che per un fatto di tempestività mandarono al fronte ragazzini di diciannove anni che non sapevano sparare.
E che loro, i vietcong, erano animali e sleali e infanticidi, e giù bambini di sette-otto anni imbottiti di tritolo che s'infilavano negli accampamenti e si lasciavano esplodere. Così, giusto perché non s'era ancora inventata la Playstation.
E che certi colonnelli americani, in giro non si sapeva, ma erano pazzi. Specie se somigliavano a Marlon Brando.
E che nemmeno il napalm ci poteva qualcosa, contro i vietcong. Anzi, lo pippavano.
E che certi cecchini sparavano pure da morti.
E che il caldo e l'umido e l'aria ostica, che non si respirava.
Sulla prima e seconda guerra mondiale tanti dettagli non li abbiamo avuti.
Sul Vietnam sì.
Sul Vietnam sappiamo per filo e per segno tutte le cose che andarono storte.
Dobbiamo saperle, le porcate che subisci quando vai in Vietnam.
Perché è l'unica guerra che hanno perso.
E allora, fanculo, che non si dica che è stato perché erano fessi.