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MARC BEHM - L'OCCHIO CHE GUARDA


Leggendo questo romanzo hard boiled mi è venuto in mente quello che deve essere, almeno per me, il modo di scrivere un romanzo, parlo quindi di teoria letteraria.Di questa idea sono debitore a Marc Behm perché dopo vari tentativi, non avevo capito bene come deve essere la scrittura oggi.Innanzitutto perché abbia un senso la scrittura, si deve uscire dalle secche di un avanguardismo sterile in cui la parola non riesce ad essere un referente per il lettore, in quanto questo rapporto scrittore - lettore comunque rimane inalterato, nel mercato letterario.Non ci deve essere una scrittura autoreferenziale di difficile decodificazione, perché altrimenti il romanzo acquista forme di pura astrazione e chi legge lo rifiuta e finisce col ripiegare verso altre forme magari di disimpegno, o d'evasione, una letteratura ad es. costruita a tavolino formata da best-sellers in cui si ha un occhio che non guarda che il business e quindi alle esigenze commerciali-in dustriali che partoriscono libri ben confezionati e sensibili ai gusti medio-bassi. La letteratura di consumo usa e getta rischia di trashinare verso una rimozione della realtà di un periodo storico.Sappiamo che in passato è stata condotta una critica anche serrata all'industria culturale, fatta propria dagli intellettuali impegnati degli anni '60 con il rischio di scadimento conseguente del libro a pura merce, ci sono state per fortuna delle eccezioni, ma si può dire senza tema di smentita che la letteratura ha perso quella centralità nell'attuale società, che aveva ad es. nel '900, se pensiamo ai grandi scrittori e poeti del secolo passato che ancora riuscivano a condizionare la vita sociale, i comportamenti, ad essere punto di riferimento anche di costume, constatiamo invece oggi che l'intellettuale-scrittore-autore non è più cosi presente ncanche a livello mediatico come un tempo lo era, venendo relegato ai margini rispetto al contesto sociale.