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L'UOMO CONSUMATORE 1°


Siamo nell’epoca del consumo totale, di immagini, di prodotti, di pacchetti vacanze. Dall’America alla Cina è lo stesso motto: stordiamoci nel consumo più di prima! Le visioni del futuro indotte da un eccesso di razionalità penso al Marxismo, hanno fatto il loro tempo, la classe operaia destinataria di un futuro migliore è completamente integrata nei processi di consumo. L’uomo consumatore ha soppiantato l’uomo sociale e ancora prima ha soppiantato l’uomo istituzionale che era completamente integrato nei processi di violenza degli stati contro altri stati, di comunità contro altre comunità. Oggi la violenza permane ma viene incanalata nei processi di consumo. Se i processi di consumo creano inquinamento e spazzatura non si devono ridurre i processi di consumo, ma l’inquinamento e la spazzatura anche se non si sa come, agli amministratori locali il compito di inventarsi qualcosa. Ogni tipo di comunicazione che volesse incidere sulla diminuzione del processo di consumo sarebbe inefficace pubblicamente e alla lunga fallimentare politicamente. L’uomo consumatore ha un meccanismo mentale teso al desiderio come necessità che produce egoismo e asocialità, materialismo e bisogno di spiritualità di consumo. L’uomo consumatore è profondamente infelice, rifiuta la tradizione se non è un pacchetto consumabile in determinate occasioni, vorrebbe espandersi ma il suo comunicare con gli altri è occasionale e per motivi di consumo, è un uomo-merce che depotenzia la sua violenza lasciandosi anestetizzare dal consumo, una violenza che comunque cresce per le enormi insoddisfazioni che prova in un disagio della civiltà che è anche disagio della quotidianità. I vuoti vengono in parte colmati dalla soddisfazione occasionale, la sessualità si riduce a prostituzione esercitata in casa o fuori casa, (alla Rai – un posto dove i funzionari non chiedono mai)  la politica diventa consumo di parole vuote, esercizio retorico di autoreferenzialità, l’economia un consumo di cifre tra variabili inossidabili, il buon senso diventa un consumo di stabilità, tuttavia i processi che si aprono sono interlocutori e contraddittori, il consumo di informazioni è eccezionale, tutti vogliono dire la loro, partecipare con idee dal basso, è il desiderio di far parte di una comunità di consumo. I sensi sono aperti e vigili, attivati a mille, ma i corpi sono transeunti, il vuoto ritorna e non riesce ad essere completamente colmato, ma l’uomo è dinamico, non più fermo a certi principi, tutto si muove e diventa instabile, l’uomo consumatore allora si aggrappa alle sicurezze, è cauto, i processi di cambiamento lo attirano e lo spaventano allo stesso tempo. L’uomo consumatore risulta essere più avanzato dell’uomo istituzionale, in quanto riesce ad annegare i suoi peraltro forti pregiudizi, in altre occasioni di consumo che sono più soddisfacenti rispetto alla fissazione di un discorso mentale di odio.