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da ISTANTANEE

Post n°15 pubblicato il 27 Ottobre 2009 da marino.giannuzzo

Tempo

 

 

Il tempo corre:

claudicanti siamo

in un pantano.

 

Il desiderio resta

degli incompiuti atti,

d’apprendere, di fare,

simili a Dio

volendo diventare.

 

Il fuoco eterno

che arrovella l’uomo

alfin si spegne

nel mezzo del pantano.

 

E sull’uomo tace

pure il pio ricordo

di color che in vita

lo hanno venerato.

 

L’eternità cercata

mai conosceremo,

l’eternità agognata

appartiene a Dio.

 

Temporale

 

 

Volteggiano nel cielo

grigio di gennaio

torbido i gabbiani,

sotto le nubi

che viaggiano a brandelli,

lenzuola dilaniate

dal vento dell’inverno

nero di neve,

bianche come il pane.

 

Schioccano le chiome

degli alberi al nevischio,

il tuono romba

e rotola lontano,

congiunge il fulmine

l’infinito cielo

al mare e al piano.

 

 

 

Tifone

 

 

E’ giunto in piena notte

terribile il tifone.

 

Disastro ha sparso

e morte

per le vie del borgo

dove miseria

era al cospetto

di tutto il firmamento.

 

In mare s’è tuffato

e dalle acque è sorto

alto fino a Marte

mostruoso il gran tifone.

 

Acqua terriccio e masserizie varie

nel cielo roteavano sospesi

in mulinello vorticoso andanti

sopra il paesino abbandonato.

 

Pochi minuti

e tutto fu risucchio.

 

Scomparvero le case

vecchie e baraccate

scomparve la natura

misera d’intorno.

 

Solo disastro resta

e morte

sparsi su d’un piano

vile e desolato.

 

Passato è il gran tifone.

 

S’è sciolto e acquetato

morte spargendo

su tutto il suo cammino

e dove s’è fermato.

 

 

 

 

Tronco

 

 

Vecchio tronco d’albero,

galleggiando va

per mare infinito

dai flutti

spinto o trascinato

tra cento scogli aguzzi.

 

Il vecchio tronco

mille bufere ha visto,

e bonacce tante,

mille disastri

di navi in fondo al mare,

ma, tronco vecchio,

vecchio da mill’anni

viaggia col vento

girovago sull’acque.

 

I continenti ha visto

di ogni dimensione,

ha spiato popoli

negli intimi meandri.

 

Viaggia

il vecchio tronco

d’albero indistinto

e salutando va

le stelle e il sole

con lo straccio bianco

impigliato ai rami

ondeggiante al vento.

 

 

 

 

 

 

Tunnel

 

 

In fondo al tunnel

io vedrò la luce.

Non ricorderò

chi mi stava accanto

brioso o triste.

 

Tutti gli amici

da me non conosciuti

mi abbracceranno

e diranno: -vieni!

vieni a godere

questo eterno giorno

dove la notte

a tutti è sconosciuta,

dove il sole

non darà più vita

dove alla notte

non seguirà l’aurora.

 

Sulla mia tomba

questi versi scrissi

quando sognai

d’essere già morto

un meriggio afoso

nel mezzo dell’estate

mentre d’intorno

frinivan le cicale

garrivano le rondini

e la natura tutta

era in gran fermento.

 

              

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
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