Creato da marino.giannuzzo il 08/10/2009
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da ISTANTANEE
Tempo
Il tempo corre:
claudicanti siamo
in un pantano.
Il desiderio resta
degli incompiuti atti,
d’apprendere, di fare,
simili a Dio
volendo diventare.
Il fuoco eterno
che arrovella l’uomo
alfin si spegne
nel mezzo del pantano.
E sull’uomo tace
pure il pio ricordo
di color che in vita
lo hanno venerato.
L’eternità cercata
mai conosceremo,
l’eternità agognata
appartiene a Dio.
Temporale Volteggiano nel cielo grigio di gennaio torbido i gabbiani, sotto le nubi che viaggiano a brandelli, lenzuola dilaniate dal vento dell’inverno nero di neve, bianche come il pane. Schioccano le chiome degli alberi al nevischio, il tuono romba e rotola lontano, congiunge il fulmine l’infinito cielo al mare e al piano. Tifone E’ giunto in piena notte terribile il tifone. Disastro ha sparso e morte per le vie del borgo dove miseria era al cospetto di tutto il firmamento. In mare s’è tuffato e dalle acque è sorto alto fino a Marte mostruoso il gran tifone. Acqua terriccio e masserizie varie nel cielo roteavano sospesi in mulinello vorticoso andanti sopra il paesino abbandonato. Pochi minuti e tutto fu risucchio. Scomparvero le case vecchie e baraccate scomparve la natura misera d’intorno. Solo disastro resta e morte sparsi su d’un piano vile e desolato. Passato è il gran tifone. S’è sciolto e acquetato morte spargendo su tutto il suo cammino e dove s’è fermato. Tronco Vecchio tronco d’albero, galleggiando va per mare infinito dai flutti spinto o trascinato tra cento scogli aguzzi. Il vecchio tronco mille bufere ha visto, e bonacce tante, mille disastri di navi in fondo al mare, ma, tronco vecchio, vecchio da mill’anni viaggia col vento girovago sull’acque. I continenti ha visto di ogni dimensione, ha spiato popoli negli intimi meandri. Viaggia il vecchio tronco d’albero indistinto e salutando va le stelle e il sole con lo straccio bianco impigliato ai rami ondeggiante al vento. Tunnel In fondo al tunnel io vedrò la luce. Non ricorderò chi mi stava accanto brioso o triste. Tutti gli amici da me non conosciuti mi abbracceranno e diranno: -vieni! vieni a godere questo eterno giorno dove la notte a tutti è sconosciuta, dove il sole non darà più vita dove alla notte non seguirà l’aurora. Sulla mia tomba questi versi scrissi quando sognai d’essere già morto un meriggio afoso nel mezzo dell’estate mentre d’intorno frinivan le cicale garrivano le rondini e la natura tutta era in gran fermento.
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Inviato da: giorgia19.90
il 06/12/2009 alle 01:22