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Creato da marino.giannuzzo il 08/10/2009
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Cutrofiano
Cutrofiano,
lucente paesino di pianura,
ridente borgata,
abbandonata.
Piccole vie del centro
immense nella fanciullezza
tuguri già allor
cadenti.
Tutto previsto
tutto ormai scontato.
Sarei tornato
ma per ridirti addio.
Di nuovo andai
per le vie del mondo,
senza fermarmi,
senza riposare,
solo fra tanti
soli ed obliati.
Di strade immense
molte ne ho percorse,
altrove,
ma belle no,
come le tue
non belle.
La rosa rampicante
e l’altissima pergola
non rivedrò ma più
salire al cielo
dagli angoli degli usci.
La nostalgia è rimasta
al piede della rosa.
Come le piante
l’anima è invecchiata
con le case senza vita.
Non tornerò mai più,
no, no, non tornerò
sui luoghi dell’infanzia.
Anche gli amici
sono andati via,
per le strade immense:
e non torneranno
che per ripartire.
Soli nasciamo
e soli ce ne andremo.
Anche i più cari
poi andranno via,
lontani.
Solo i ricordi ci riuniranno
in tempi e luoghi
solo per noi belli.
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Viaggio
Trascina il tempo
un vecchio al suo guinzaglio
le gambe tremolanti
la schiena informe
ed acciacchi tanti.
A sera è a braccetto
d’un avvenente giovane,
cordiale e lusinghiero.
Sprona la corsa
all’estremo faro,
premio certo
all’uomo più ardito.
Passano i giorni
e con lusinghe beffa
l’umana gioventù
il traditore tempo:
frena gli slanci
e i furori ardenti
dell’età più bella.
D’eterno è un segmento
il tempo,
compagno in viaggio
nell’alba e nel tramonto
della vita,
che in nulla si dissolve
per il vecchio.
Viaggio solitario Nella giungla tra alberi crollati ed infinite liane viaggiavo solitario libero cerbiatto in libera natura senza padroni cacciatori e cani. Tra acque nere scivolanti a valle senza rumori cascate o fruscianti canne la barca mia scivolava lenta come il tempo lenta tra nubi di zanzare che zigzagando frenetiche negli occhi e nelle orecchie vanno. Fuori dall’ombra fuori d’apprensione nel mondo chiaro che mostrava il giorno con la barca fummo. In silenzioso mondo d’ogni convivio ignaro anima e corpo vergini in vergine natura senza padroni cacciatori e cani.
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Ubriaco
Fissi gli occhi al cielo
guardava tra due nubi
una lucente stella
nella notte nera.
Dei passi ovattati
della madre gatta
non udì il rumore
che in testa ai suoi gattini
al buio lo cercava.
Non girò lo sguardo
su chi s’avvicinava.
Non aprì la bocca
per ghigno o per sorriso.
Muto restò l’ubriaco
gli occhi fissi al cielo
fissi tra due nubi
nella notte nera
in cerca d’una stella.
Uomo Essenza della vita oltre la vita è l’uomo con il progresso e le invenzioni sue. Punto invisibile dell’universo che s’avvicina a Dio, che s’avvicina alla consunzione dell’umanità pregna d’orgoglio e di presunzione. La presunzione d’essere Dio e come Lui potente. Piccolo nulla re dell’universo e impotente. Potenza umana equivalente al nulla.
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Tempo
Il tempo corre:
claudicanti siamo
in un pantano.
Il desiderio resta
degli incompiuti atti,
d’apprendere, di fare,
simili a Dio
volendo diventare.
Il fuoco eterno
che arrovella l’uomo
alfin si spegne
nel mezzo del pantano.
E sull’uomo tace
pure il pio ricordo
di color che in vita
lo hanno venerato.
L’eternità cercata
mai conosceremo,
l’eternità agognata
appartiene a Dio.
Temporale Volteggiano nel cielo grigio di gennaio torbido i gabbiani, sotto le nubi che viaggiano a brandelli, lenzuola dilaniate dal vento dell’inverno nero di neve, bianche come il pane. Schioccano le chiome degli alberi al nevischio, il tuono romba e rotola lontano, congiunge il fulmine l’infinito cielo al mare e al piano. Tifone E’ giunto in piena notte terribile il tifone. Disastro ha sparso e morte per le vie del borgo dove miseria era al cospetto di tutto il firmamento. In mare s’è tuffato e dalle acque è sorto alto fino a Marte mostruoso il gran tifone. Acqua terriccio e masserizie varie nel cielo roteavano sospesi in mulinello vorticoso andanti sopra il paesino abbandonato. Pochi minuti e tutto fu risucchio. Scomparvero le case vecchie e baraccate scomparve la natura misera d’intorno. Solo disastro resta e morte sparsi su d’un piano vile e desolato. Passato è il gran tifone. S’è sciolto e acquetato morte spargendo su tutto il suo cammino e dove s’è fermato. Tronco Vecchio tronco d’albero, galleggiando va per mare infinito dai flutti spinto o trascinato tra cento scogli aguzzi. Il vecchio tronco mille bufere ha visto, e bonacce tante, mille disastri di navi in fondo al mare, ma, tronco vecchio, vecchio da mill’anni viaggia col vento girovago sull’acque. I continenti ha visto di ogni dimensione, ha spiato popoli negli intimi meandri. Viaggia il vecchio tronco d’albero indistinto e salutando va le stelle e il sole con lo straccio bianco impigliato ai rami ondeggiante al vento. Tunnel In fondo al tunnel io vedrò la luce. Non ricorderò chi mi stava accanto brioso o triste. Tutti gli amici da me non conosciuti mi abbracceranno e diranno: -vieni! vieni a godere questo eterno giorno dove la notte a tutti è sconosciuta, dove il sole non darà più vita dove alla notte non seguirà l’aurora. Sulla mia tomba questi versi scrissi quando sognai d’essere già morto un meriggio afoso nel mezzo dell’estate mentre d’intorno frinivan le cicale garrivano le rondini e la natura tutta era in gran fermento.
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Inviato da: giorgia19.90
il 06/12/2009 alle 01:22