Creato da marino.giannuzzo il 08/10/2009
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da ISTANTANEE

Post n°9 pubblicato il 21 Ottobre 2009 da marino.giannuzzo

 Orchestra

 

 

Stasera in piazza

sul palco c’è l’orchestra

per tutti i popolani.

 

Prova il violino

la corda del lamento,

la tromba a tratti

allegra e scoppiettante

tremola nel vento,

l’arpa e il clavicembalo

s’accordano lontano,

del flauto al fraseggio

risponde il clarinetto

ed il sommesso corno.

 

Rimbombo di tamburo

odi in sottofondo.

 

Tintinnano gli ottoni

ed eco allegra fanno

agli squillanti piatti.

 

Poi tutto tace.

 

Ed un ometto

simile a pinguino

dinanzi a tutti

richiama l’attenzione.

 

Un, due, tre.

 

Ad un suo cenno

riprende vita l’arpa,

si sveglia ogni strumento;

e nel coral tripudio

in cielo sale

festante la fanfara.

 

Estasiati stanno i popolani

e muti

beandosi dei suoni

armoniosi e lievi

che l’orchestra manda

nella sera stellata

al vento.

 

 

 

Pagliaccio

 

 

A letto agonizzante

la donna sua ha lasciato

l’umile pagliaccio.

 

Sul palco è giunto

e ridere farà

gioiosamente tutti.

 

Gli si torce il cuore

nel cervello ha tenebra

il pagliaccio.

 

Il mestiere suo

è ridere e far ridere:

mai pensieri tristi

che turbino la gioia

di chi ha pagato.

 

Ridere farà

tutta la serata

gioiosamente tutti.

 

Finisce lo spettacolo.

 

Solitario un angolo

nascosto

del festante mondo

è suo

ed in silenzio piange

stravolto il viso

impiastricciato il trucco

negli occhi e sulla fronte.

 

Maschera di mostro

è diventato

che fa paura a sé

quando allo specchio mira

la figura torva

di colui che in scena

ridente fu il pagliaccio.

 

 

 

Passaggio

 

 

Tutti siam cresciuti

ed invecchiati.

Siamo rimasti tutti

senza volto

e le sembianze nostre

trasformate,

da lontani amici

sconosciute.

 

Eran le nostre

sembianze giovanili

amabili, belle,

dagli anni trasformate.

 

Degli attributi antichi

serbiamo dei ricordi,

solo effimere

sembianze giovanili,

breve passaggio della vita.

 

 

Pensiero

 

 

Risucchiato in vortice

ubriaco della vita

andato è il tuo pensiero.

 

Tornerà con altre spoglie,

altra forma avrà.

 

Fuggevole è passato

fuggevole il pensiero

senza una traccia

un ricordo o scia

che illumini il cammino

dell’esistenza tua.

 

Fissalo al momento

come chiodo al muro

il labile pensiero

che se ne va col vento.

 

 

 

 

 

Perseguitato

 

 

Perseguitato

in nome della legge.

 

Era un brav’uomo,

uno come tanti,

e come tanti immune

d’abietto servilismo.

 

Essere spia non avea voluto

e traditore degli amici suoi.

 

                                     (Chi deve non dormire

                                      per acciuffare il ladro

                                      pretende che altri porgano

                                      una celata mano

                                      a tutto vanto e gloria

                                      di chi di quella mano

                                      vile si è servito

                                      rovesciando i compiti

                                      che la norma ha dato.)

 

Perseguitato

l’han condotto a morte:

stamattina

si è suicidato,

di tutti amico schietto,

di tutti il più fidato.

 

 

 

 

 

Peso

 

 

Stanno crollando

a dieci a dieci gli anni

dell’esistenza mia.

 

Come macigno

che dall’alto cade

io novello Atlante

li reggo sul groppone.

 

Avverto il peso

il peso sulle spalle.

Col macigno corro

verso il mare.

 

La paura è tanta

sotto il greve pondo.

 

Fingo iattanza

fingo gran coraggio

ma la paura è tanta

d’andare in fondo al mare.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

    

 

 

 

 

 

 
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da ISTANTANEE

Post n°8 pubblicato il 21 Ottobre 2009 da marino.giannuzzo

Natale

 

 

Col freddo e con la neve

è nato il Bambinello.

 

Il fratello muore

tra l’odio della gente

mentre Cristo nasce

in ogni cuore.

 

Cristo rinasce.

 

Nasce nei deserti

nasce oltre i mari

ma odio ci circonda

insulso e vile.

 

Cristo rinasce.

 

Nasce nella stalla

ma nell’uomo cresce

orgoglio e presunzione.

 

Cristo rinasce.

 

Pur per l’indigente

che colpa non ha mai

dei propri guai.

 

 

Nebbia

 

 

Come voci al vento

sale la nebbia in cielo

e nella valle scende

a ondate in primavera.

 

Pioggia insistente e fitta

la nebbia poi diventa

tra l’ondeggiar di canne

alla brezza della sera.

 

Ondeggiano i gabbiani

nel vento e nella nebbia

punti neri in cielo

nella grigia sera.

 

L’animo mio sopito

scruta di là dal muro

se un lume solitario

appare oltre la nebbia.

 

 

 

 

Nemica

 

 

Viso sereno

è quello della morte.

Portamento austero

di persona adulta

o passo svelto e allegro

di vergine fanciulla.

 

Sorride a questo e a quello

e sorridendo

abbraccia due bambini

teneri ancora

nella prima età.

 

Minaccia il vecchio,

occhio truce e torvo.

Talvolta lo ghermisce

tal altra lo spaventa

poi sorridendo passa

e abbraccia questo e quello

giovani ancor

nel pieno della vita.

 

Amici lei non ha,

lei non ha parenti.

Unica e sola

nemica della vita.

 

 

Nevicata

 

 

La natura tace

e gli alberi sonnecchiano:

dalla finestra miro

il manto bianco.

 

D’uccelli neri stormi

solcano la nebbia

grigia del bresciano

mattino di novembre.

 

Sotto i bianchi tetti

le auto son ferme

in periferia

sotto i rami verdi

vestiti di candore

nel mattino freddo

di novembre.

 

E miro e son mirato

per gli appannati vetri

dall’inquilina

mia dirimpettaia

che un saluto accenna

e sorridendo indica

l’immenso manto bianco.

 

 

 

 

 

Nonno

 

 

Ho detto ai figli miei:

andate al cimitero

ove il nonno aspetta

e veglia su di noi.

 

Ditegli: nonno,

quando le forze

sono insufficienti

dacci una mano

a spingere la ruota della vita.

 

Non capiva molto

il nonno

quand’era tra i viventi.

 

Ignorante ed analfabeta

non conosceva Dante

e un tale era Marconi

che abitato aveva

due strade un po’ più in là

ed era morto.

 

Or che li ha incontrati

un attimo è bastato

per apprender tutto:

ottave, endecasillabi,

tangenti e cotangenti,

onde sonore

e di gravità la forza,

la filosofia

e l’invenzion futura

che tra mille anni

qualcuno inventerà.

 

Non capiva molto:

ora è il più saccente.

Se glielo chiederete

vi aiuterà.

 

D’animo è buono

il nonno

e nonno resterà

per sempre.

 

 

Notturno

 

 

Sotto la luna fummo

nella notte

in mare

in piena estate

come gli antichi greci

a mangiar friselle

inumidite in acqua

senz’olio e senza sale.

 

Immersi i corpi

luminosi tutti

di plancton luccicanti

nello splendor notturno

tacito e silente.

 

Noi eravamo,

Antonio,

amici non felici,

ognun con la sua pena

che si sciogliea nell’acqua

nella notte

limpida e serena.

 

Eravamo in due

e cercavamo appoggio

l’uno nell’altro

come sostegni

di capanno al vento.

 

Ci divise il tempo

e il mare della vita

e fummo ognuno

su diversa barca

a rimembrar le notti

sotto la luna

e la brillante acqua.

 

 

 

 

Notturno campestre

 

 

Immenso mar mi fingo

tra le barche tante

all’orizzonte

quando di luci

la miriade scorgo

nella notturna nebbia

la campagna mirando

e i monti scuri

evanescenti in cielo

che non vedo.

 

Riposo la natura

e gli animali tutti

hanno trovato

nella notte nera.

 

Unica bestia l’uomo

nella notte corre

sull’autostrada

rovente ed infinita

che dove porti

e se finisca

mai capirà.

 

 

 

 

Nubi

 

 

Dietro la gran muraglia

di nubi minacciose

nere del mattino

balza tra l’arena

del cerchio di montagne

luminoso il sole.

 

Leggero il soffio

dell’estivo vento

rende il cielo limpido

a mezzo luglio.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
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da ISTANTANEE

Post n°7 pubblicato il 21 Ottobre 2009 da marino.giannuzzo

Lidia

 

 

Batton le chiome i glutei.

 

Lidia saltella e corre

nel crepuscolo serale,

unico compagno

lo sciabordio del mare,

che l’acque sue non muove

e quasi stagno pare.

 

Nuda nel corpo

turgida nei seni

braccia e gambe

roteando al vento

armoniosa avanza

quasi in lieve volo

verso il buio immenso

Lidia

simile a puledra

indomita e selvaggia.

 

Luccichio

 

 

Pisciato ho sulla terra

dentro un vaso

tra le piante nere

nella notte:

luccica la luna

in mille stelle.

 

Rombano i motori

sull’asfalto

e penetrando vanno

l’autostrada.

 

Dalla boscaglia

nella notte fonda

un grido di civetta

solitario e tetro.

 

Gli occhi ho fissi

alle mille stelle

che la luna invia

dalla mia pisciazza.

 

 

 Lupinelli

 

 

Per le vie del borgo

nel vespero d’estate

passava il venditore

di lupini sotto sale.

 

“I lupinelli,

i salatielli te lu mare“

iva bandendo

per vicoli e viuzze

poco vendendo

tra poveri tuguri.

 

Correvano i bambini

a comprar lupini

sotto sale, acqua piovana

e aromi al naturale,

dal venditore

ciarlatano e stanco.

 

Queste le gioie

di color che furono

vecchi bambini

fuori dalla guerra

dentro la fame

per folli deliri.

 

“I lupinelli,

i salatielli te lu mare”:

vecchia cantilena e dolce

odo la notte ancor

quando all’infanzia

chiusi gli occhi ho fissi.

 

 

 

 

Mariannina

 

 

Per i campi va

la piccola Marianna

con due canestri enormi:

raccoglie tra i rifiuti

la ricchezza:

cianfrusaglie ed immondizie varie.

 

A casa torna a sera

carica di mille porcherie.

Talvolta trova un frutto

talvolta un osso

tal altra un barattolo di carne

vuoto.

 

Si nutre Mariannina

come un cane

randagio tra i dirupi

di montagne

assolate e in fiore.

 

Ferma è il dì festivo:

è giorno di riposo.

 

Ma tutti gli altri giorni

con pioggia o con la neve

o al solleon di luglio

girovaga vedrete

la matta Mariannina,

piccola e sbilenca,

felice tra i rifiuti

cogliere dei fiori

tra pezze colorate

vetri luccicanti

e cadenti muri.

 

 

 

 

Maternità

 

 

In carnale abbraccio

la madre serra il figlio

al petto verginale

come in incesto,

quasi maritale.

 

Abbraccio della madre

casto e puro

che la carne sua

tende a trasformare

in carne del suo figlio

con materno ardore.

 

Abbraccio della madre

tenera e gioiosa

abbraccio della madre

che d’amore è pregna

e d’apprensione.

 

La madre veglia

veglia sul bambino

che abbarbicato al seno

latte succhia e vita.

 

Alfin s’addorme

il figlio nella madre

alfin s’addorme

la madre sul suo figlio

le braccia a protezione,

petali di fiore.

 

 

Musica

 

 

Dolci pensier la musica

nell’animo riverbera.

 

Antica vision rimembra

di piccoli selvaggi

crescenti nell’arena

che sempre ha nome vita.

 

Le guerre con i sassi

in campi avversi vedo,

i giochi coi nemici

che furono di ieri

nella sassaiola,

le corse per i campi

tra gli alberi ed i fiori

nei ruscelli asciutti

di piani sterminati

o a coglier frutti

la sera nei giardini

per dimostrare a tutti

le mie capacità.

 

Come linfa scorrere

sento nelle vene

la musica suadente

in mezzo al gran teatro

che sempre ha nome vita.

 

Sale ai folti pini

nella natura verde

echeggia lievemente

nelle profonde valli.

 

Tutto intorno a me

inonda dolcemente

la musica suadente.

 

 

      

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
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da Istantanee

Post n°6 pubblicato il 17 Ottobre 2009 da marino.giannuzzo

Giungla

 

 

Navigammo

nella giungla nera

tra le paludi

i canali e i fiori

in superficie all’acqua

tra gli alberi marciti

e le zanzare.

 

A cielo aperto

in canoa poi fummo,

il sole ci abbagliò

e un alito di vento

fresco e voluttuoso

dalle scorie

ci purgò la pelle.

 

Era la giungla

con le paludi

i canali e i fiori

in superficie all’acqua,

l’inabitato ambiente

da maculati amori.

 

Vergini fummo

in amplessi vergini,

tornati alla natura,

tornati ai nostri padri,

ove scoprimmo

d’essere già nudi,

ove scoprimmo

i nostri pudori.

 

Rinati ci trovammo

in verde paradiso

ormai sperduti

nella giungla nera

tra le paludi

i canali e i fiori.

 

 

 

                                

 

Gocciolìo

 

 

Gocciola l’acqua

giù nel cortile

gocciola, gocciola

nel fontanile.

 

Gocciola l’acqua

limpida, fresca

giù nel cortile:

mai si riposa.

 

Gocciola l’acqua,

gocciola, gocciola,

gocciola a gocce

gocciola e tace.

 

Gocciola l’acqua,

gocciola, gocciola,

limpida, fresca,

mai si riposa.

 

 

Illusione

 

 

Unico illuso

in questo mondo infame

sol’io resto.

 

Il mondo tutto

corre sui binari

come ai tempi

dei nostri morti avi.

 

Al mondo intero

la femmina è venduta

anima e corpo

solo per danaro.

 

Non v’è regola

che regoli la vita.

 

Si brama il sesso

si vuol potere e gloria

il denar si adora

grande dio vivente.

 

Saggezza grande

ognun di noi terrebbe

se un pizzico d’amore

di potere e gloria

con lieve affanno

dalla vita avesse.

 

 

Kamikaze

 

 

Felice il mondo,

il mondo in piena pace:

questa la promessa,

con lui che tornerà

tra color che stanno

in questa terra,

ignobili

spregevoli e vigliacchi

e destinati a perdersi

eternamente tutti.

 

Lui, il kamikaze,

sarà per loro

martire ed eroe

prescelto dall’Immenso

che tutto sa e dispone.

 

Tre chili di tritolo

l’han disintegrato

all’alba,

il piccolo Abukir,

e morte han dato

a quindici bambini

come lui innocenti

e ignari

degli avidi disegni

di color che hanno

carisma sui mortali

con promesse vane

e innaturali.

 

 

Luccichio

 

 

Pisciato ho sulla terra

dentro un vaso

tra le piante nere

nella notte:

luccica la luna

in mille stelle.

 

Rombano i motori

sull’asfalto

e penetrando vanno

l’autostrada.

 

Dalla boscaglia

nella notte fonda

un grido di civetta

solitario e tetro.

 

Gli occhi ho fissi

alle mille stelle

che la luna invia

dalla mia pisciazza.

 

 

 

 

 

 Lupinelli

 

 

Per le vie del borgo

nel vespero d’estate

passava il venditore

di lupini sotto sale.

 

“I lupinelli,

i salatielli te lu mare“

iva bandendo

per vicoli e viuzze

poco vendendo

tra poveri tuguri.

 

Correvano i bambini

a comprar lupini

sotto sale, acqua piovana

e aromi al naturale,

dal venditore

ciarlatano e stanco.

 

Queste le gioie

di color che furono

vecchi bambini

fuori dalla guerra

dentro la fame

per folli deliri.

 

“I lupinelli,

i salatielli te lu mare”:

vecchia cantilena e dolce

odo la notte ancor

quando all’infanzia

chiusi gli occhi ho fissi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
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da Istantanee

Post n°5 pubblicato il 17 Ottobre 2009 da marino.giannuzzo

Fantasia

 

 

Io mi trastullo

con la fantasia

a sfogliar donne,

metterle distese

in roseo letto

tra carezze e baci

in bocca, al collo,

dietro le orecchie

e ai seni vellutati.

 

Labbra carnose

e soffici mammelle

tutte posseggo

con la fantasia.

 

Natiche tonde

com’alba rosee,

cosce sottili

in offerta al sole

vibranti come canne

nei turbini del vento

sotto il corpo mio

con la fantasia

io sento.

 

Questo è l’amore

questo il sesso mio

quando riposo

e supino resto.

 

Il seno e gli occhi

di tenera fanciulla

dentro di me io sento

in caldo amplesso

tutto penetrato.

 

Ed amoreggio.

 

Poi m’addormento

della fanciulla

abbarbicato al seno

con la fantasia.

 

Fico d’India

 

 

Il fico d’India

dai colori vari

spinoso e infido

a fine agosto

sulla cima sta

d’albero verdastro

e succulento.

 

Fidanzatini

 

 

Gina Lariano

la più bella fu

delle bambine

nell’elementari.

 

Due fossette ai lati

delle guance rosa

due occhetti vispi

neri e appassionati.

 

Era bambina

e bambin pur io.

Due fidanzatini

ingenui e puri.

 

Fummo lontani.

 

Lei divenne madre

ed io più non tornai.

 

Solo il ricordo

di fidanzatini

or ci rimane

dell’età che fu

d’ingenui bambini

ingenui e puri.

 

 

 

Filosofia

 

 

Le contorte menti

dei filosofanti

voltano il mondo

dall’interno in fuori.

 

I visceri gli torcono

gli fan l’anestesia

lo girano e rigirano

in sala chirurgia,

vogliono capire

tutto com’è fatto:

da dove ha origine,

quale ne è il costrutto

e quale la sua meta.

 

Pirandelliano

l’argomento appare

ma è semplice com’acqua

il mondo naturale.

 

Dove parte arriva

e dove arriva parte

come in cerhio tondo

l’alta mente umana.

 

Arriva l’ignoranza

a comprender tutto

al par della sapienza.

 

Filosofia stantia

e ragionar moderno

giungono sempre

a conclusione antica:

al buon senso eterno.

 

 

 

 

 

Francesca

 

 

Non è Francesca!-

dice la madre

incredula al marito,

che invoca invano

la figlia sua dormiente

perché si svegli

e fine ponga

al gioco maledetto.

 

Non è Francesca!-

illusione vana

pure per se stessa.

 

Credere non vuole

che sia andata via

senza un saluto

senza un bacio in fronte

la figlia sua diletta.

 

Orgoglio e vanto

fu la sua Francesca,

amore e gioia

per tutta la famiglia,

gioviale, sorridente

e pien di vita.

 

Or sul letto giace

immota e muta.

 

Rivivrà in eterno

negli occhi tristi

della madre mesta.

Rivivrà tra i fiori,

dei fiori il più splendente,

nella primavera

degli amici in vita.

 

Giovane sarà

la giovane Francesca

per gli amici suoi

quando appassiranno.

E tutti l’ameranno

perché per tutti

lei sarà “Francesca”.

 

 

 

Giovane e bella

 

 

Giovane e bella

della danza al passo

sei andata via

in primavera.

 

Gli amici tuoi

tutti son rimasti

a mirare intorno

la grande pietra nera.

 

Scivolasti

lieve come l’onda

sulla battigia

nella quieta sera.

 

Senza rumore

senza sussulti

tacita e serena

come primavera.

 

Con la nota ardente

gioiosa frizzante

e pien di vita

sei tornata

alla madre terra.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

                                                                                                         

                                                                                 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
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