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Le news e le dirette sportive. I fatti della politica e del sindacato.

 

 
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Post N° 373

Post n°373 pubblicato il 21 Agosto 2007 da gigiatwork1
 

In gioco sul serio. L'avventura dello sport

domenica 19 agosto 2007 - sabato 25 agosto 2007
Rimini Fiera - Pad C7

da http://meetingrimini.org

L’enorme forza dello sport moderno sta nell’essersi saputo accreditare nella mentalità comune come fenomeno positivo.
Ma lì sta anche la sua debolezza, perché i sempre più gravi problemi che lo travagliano non riescono ad essere seriamente affrontati. Il mondo sportivo si contorce nel tentativo di espellere dal suo corpo, sano per definizione, i virus di doping, calciopoli, bilanci truccati, atleti drogati di vittorie e di soldi, e via degenerando. Ma il senso di incapacità ed impotenza è evidente.

Dietro mura che ostentano immagini di passione, gloria, salute, amicizia, lo sport coltiva una concezione autarchica di sé, che pretende di porsi fuori dalla storia e i suoi drammi, libera da vincoli di appartenenza che non siano i suoi propri.

Ma non è così. Non si può pensare lo sport “a prescindere”, pena cadere nelle mani del potere egemone. Come in effetti accade.
Come ogni fenomeno umano lo sport riflette un punto di vista, una concezione della realtà che in esso si esplicita nel modo di affrontare gli elementi che lo compongono: corpo, gioco, lotta.
La mostra propone una precisa, ben definita concezione di questi ed illustra le conseguenze che sull’umano si
vengono a determinare se lo sport viene usato come strumento educativo in funzione della crescita totale della persona.

Bellezza, passione, sacrificio, appartenenza, autorità, disciplina, senso del limite, lealtà prendono corpo solo in un clima che afferma che il corpo, il gioco e la lotta sono straordinarie occasioni per far scoprire l’io a se stesso, la stoffa di cui è fatto, esaltare la persona nella sua unicità ed autenticità.
Non sono valori dello sport in sé. Molte realtà sportive infatti ne documentano di diversi ed anche opposti, che prendono il nome di arrivismo, superficialità, prepotenza, presunzione, successo ad ogni costo, frode ed inganno. Tutto dipende dal contesto,. dall’identità culturale.

Due esempi storici lo documentano chiaramente: i giochi sacri della Grecia classica e la nascita dello sport moderno nel XIX secolo.
L’esaltante epopea delle antiche Olimpiadi si inserisce perfettamente, anzi concorre in modo determinate, allo splendore della civiltà ellenica. Fidia, Socrate e Leonida non sono altro rispetto ai sacri concorsi sotto il tempio di Zeus. Lo stesso ethos li animava, il medesimo che spingeva a ritrovarsi ad Olimpia, movendo dalle più remote sponde del Mediterraneo, quel popolo diviso e rissoso che però sapeva sospendere anche le guerre per riaffermare la sua identità.
Un’identità culturale forte ed unitaria, che non è rintracciabile nell’Europa del XIX secolo, dove la genialità degli educatori dei college anglosassoni si giustappone alla onirica visione tardoromantica del barone De Cobertin. Le reinventate Olimpiadi, simbolo e sintesi dello sport moderno, non possono non risentire delle tensioni che percorrono la civiltà occidentale e che sfoceranno nei drammi del Novecento. Lo sport non ha in sé la forza di cementare ciò che è all’origine diviso.

I filmati di esaltanti pagine sportive nonché gli inediti reperti cinematografici del primo Novecento e le grandi immagini di un fotografo di sport che sa coglierne l’invisibile fascino, non hanno lo scopo di provocare sentimentalmente il visitatore, bensì di aiutarlo in un percorso critico, realmente appassionato perché ragionevole

 
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