Giornalista per caso

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Creato da stefano.carina il 01/05/2009

 

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LUIS ENRIQUE: "TOTTI? IO PENSO AL GRUPPO"

Post n°792 pubblicato il 25 Agosto 2011 da stefano.carina
 

ROMA. A muso duro. Al fioretto, Luis Enrique preferisce la sciabola e per la seconda volta da quando è a Roma esce allo scoperto. Lo aveva già fatto nel post Bratislava, si è ripetuto ieri nella conferenza stampa pre-gara. La domanda che gli viene posta è in riferimento all'esclusione di Totti a Bratislava e sulla mancata comunicazione al calciatore che ha saputo solo negli spogliatoi che non avrebbe giocato per lasciar posto al giovane Caprari. Ecco la risposta: «Ho tre figli e non tratto tutti allo stesso modo visto che ognuno di loro necessità di una sensibilità diversa. Mi comporto ugualmente da allenatore. Ci sono però regole generali che vanno rispettate. Gestire un gruppo significa dare delle norme che sono uguali per tutti e dunque pretendo un comportamento uguale per raggiungere il risultato comune. Io giudico in base a quello che vedo in allenamento. E' così questa settimana, sarà così la prossima e sarà così per sempre. Non cambierò il mio modo di lavorare, è l'unico che conosco. Non mi faccio condizionare dalle voci che circolano anche perché mi sento sostenuto dalla società». Il tecnico si nasconde parlando in generale del gruppo per non entrare nel particolare riferito al capitano giallorosso. E anche quando si torna alla carica, con una nuova domanda su Totti, Luis Enrique va dritto per la sua strada non menzionandolo nemmeno: «Una squadra non è composta da un solo giocatore, ma è un gruppo formato da tante individualità. Io gestisco un gruppo ampio e da questo per ogni partita scelgo i giocatori più preparati. Ho imparato che la forza di una squadra dipende da questo e non dai singoli e sono qui per provare a fare lo stesso. I tifosi che incontro per strada mi dicono sempre "Falli correre". E questo mi ha stupito. Ma possono stare tranquilli: non so quali risultati faremo, ma con me in campo andranno sempre i giocatori più preparati».
NERVOSISMO. A tratti il tecnico sembra essere un elefante che si muove all'interno di una cristalleria. Basterebbe forse una forma differente (a tratti appare troppo intransigente) per ribadire una sostanza (gioca chi lo merita) con la quale difficilmente non si può non essere d'accordo. Il suo nervosismo lo si evince anche quando gli viene chiesto dell'impiego di Borriello a 12 minuti dal termine nella prima gara in Europa League che ne ha pregiudicato il valore in vista di una prossima cessione: «Pensate che non sapessi che se giocava poi non poteva più essere impiegato in Champions sino a febbraio? Fa parte del mio lavoro esserne a conoscenza. Borriello è un giocatore coinvolto al 100%, mi aspetto molto da lui. Sapevo che era sul mercato ma questo non cambia il discorso: lo considero un elemento a disposizione della Roma e ho deciso di utilizzarlo a Bratislava. Quando c'è una partita, faccio affidamento sulla rosa al completo». E dovrà farlo anche stasera contro lo Slovan, già diventato nodo cruciale della stagione. La sconfitta per 1-0, costringe alla rimonta: «Non abbiamo ancora trovato la quadratura del cerchio ma la mia idea è chiara: raggiungere i risultati attraverso un calcio collettivo, attraverso un sistema in cui tutti sono coinvolti a prescindere dal ruolo. Il giocatore ha un unico obbligo: deve allenarsi e condurre una vita da professionista. Il gol ci è mancato, ma la squadra ha creato. Negli ultimi giorni ci siamo allenati molto bene in vista di una partita fondamentale: è il nostro esordio in casa, è il mio all'Olimpico. Vogliamo ricambiare l'affetto della gente: di sicuro lo faremo dal punto di vista dell'impegno, ma vogliamo farlo anche con i risultati». Che potrebbero essere facilitati se la Roma oltre ad Osvaldo e Kjaer, acquistasse almeno un centrocampista. A domanda diretta, stavolta il silenzio (diplomatico) del tecnico vale più di mille parole. STE CAR

ARTICOLO PUBBLICATO SU TUTTOSPORT 25-08-11

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