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Matchu pictch

Post n°971 pubblicato il 10 Marzo 2018 da giorgino41

Successivamente si venne a conoscenza che Bingham non era stato il primo a scoprire Machu Picchu ma la scoprirono un fittavolo peruviano ed un certo Augusto Berns, avventuriero e trafficante tedesco, che visitarono per primi la città perduta nel 1867 ed iniziarono a depredarne le ricchezze col benestare del governo peruviano. E inoltre avevano iscritto il loro nome sulle mura quasi un decennio prima, ma Bingham fu il primo ad avviare uno studio scientifico del sito. Realizzata con il sostegno finanziario dell’Università di Yale e della National Geographic Society, la relazione preliminare del Prof. Bingham riguardo al lavoro svolto nel 1912, rappresenta uno dei più notevoli storie di esplorazione in Sud America negli ultimi. Durante la sua spedizione, Bingham liberò il sito archeologico dalla vegetazione, mappò e fotografò le rovine e spedì migliaia di manufatti per il Museo di Storia naturale di Yale. Quando si diffuse la notizia della “città perduta “, gli studiosi cercarono di decifrare la natura del sito. Si trattava di una fortezza? Un sito cerimoniale? Per molti decenni nessuno lo seppe.

Un passo avanti venne fatto nel 1980 quando gli storici trovarono un documento datato 1568, meno di 40 anni dopo la conquista spagnola del Perù. I discendenti del sovrano Pachacutec Inca Yupanqui, in un una petizione alla corte spagnola, dichiaravano che il loro antenato reale aveva terreni di proprietà in un luogo chiamato Picchu , molto vicino a dove Machu Picchu si trova ai giorni nostri. Successivi studi di architettura del sito e manufatti – da vasi semplici utilizzati dai servi a specchi di bronzo adatti per una regina – suggeriscono che Pachacutec visse tra gli agi in questo rifugio di montagna , con cene servite su piatti d’argento , vasche in bagni privati in pietra e momenti di relax in deliziosi giardini di orchidee profumate. Negli ultimi anni il destino dei manufatti che Bingham aveva raccolto durante le sue tre spedizioni divennero la fonte di una disputa amara tra il governo peruviano e l’Università di Yale. Nell’autunno 2010, all’avvicinarsi del centenario della scoperta, Yale si arrese e annunciò che tutti i manufatti sarebbero tornati in Perù .

Ancora ai giorni nostri, questa icona del mondo Inca attrae numerosi visitatori da tutto il mondo. Ogni giorno, circa 2.000 persone rimangono estasiate davanti allo spettacolo che ha fatto esclamare a Bingham: “Mi toglie letteralmente il respiro.” Di seguito riportiamo alcuni spezzoni e sintesi del famoso articolo del Prof. Bingham. L’antica tradizione Inca Alcuni dei primi cronisti spagnoli raccontano che migliaia di anni fa viveva negli altopiani del Perù un popolo megalitico che ha sviluppato una civiltà straordinaria e ha realizzato strutture ciclopiche come le fortezze di Sacsahuaman e Ollantaytambo. Attaccati da orde barbariche provenienti dal sud, probabilmente dalle pampas argentine, questo popolo è stato sconfitto e si è rifugiato in uno di canyon più inaccessibili delle Ande, protetti da una natura inespugnabile. I loro discendenti hanno vissuto qui per diversi secoli, in una città chiamata Tampu Tocco. Tempo dopo, per riacquistare la loro forza militare e per evitare il sovraffollamento della vallata, che si era eccessivamente popolata, gli abitanti del luogo lasciarono Tampu Tocco e, sotto la guida di tre fratelli, e cominciarono a popolare la zona Cuzco, stabilendo un regno Inca che da lì partì alla conquiste di terre lontane come il Cile e l’Ecuador. Quando arrivarono i primi conquistadores spagnoli, l’impero Inca aveva raggiunto il suo culmine. Gli spagnoli raccontarono che Tampu Tocco era in un luogo chiamato Pacaritampu , un piccolo villaggio a un giorno di viaggio da Cuzco, in direzione sud ovest, nella valle di Apurimac. “Tampu” significa taverna, o “un luogo di dimora temporanea, mentre ” tocco” significa finestra. La storia è chiaramente collegata ad un posto di finestre , preferibilmente tre finestre, da cui i tre fratelli, i capi delle tre tribù o clan, iniziarono la campagna che ha fondato l’impero Inca .

“Per quanto ho potuto scoprire, alcuni viaggiatori non hanno mai preso la briga di visitare Pacaritampu e nessuno sapeva se ci fossero edifici con finestre o grotte, nei dintorni . Era parte del nostro piano poterlo scoprire, e il dottor Eaton andò in ricognizione a Pacaritampu, dove trovò un piccolo rudere, una sorta di casa o taverna, piacevolmente situata nella valle del Apurimac, ma non naturalmente difeso dalla natura e non distinto da finestre. In realtà , non ci sono né finestre né grotte nelle vicinanze, e la topografia generale non si presta ad un collegamento razionale con la tradizione per quanto riguarda Tampu Tocco. La presenza a Machu Picchu di tre grandi finestre in una delle strutture più cospicue e meglio costruite mi ha portato a chiedermi se fosse possibile che gli Inca avessero volutamente ingannato gli spagnoli nel porre Tampu Tocco a sud ovest di Cuzco, quando si trovava effettivamente nord di Cuzco, a Machu Picchu . Gli Incas sapevano che Machu Picchu, nella parte più inaccessibile delle Ande era abilmente nascosto dalla giungla tropicale sulla cima di giganteschi precipizi, che gli spagnoli non sarebbero stati in grado di trovare a meno di non farsi aiutare da una guida locale. Era interesse degli Inca nascondere il segreto della posizione attuale di Tampu Tocco, un luogo che loro tradizioni devono aver portato loro a venerare. L’interesse per la questione storica delle “tre finestre” e la meraviglia del sito di Machu Picchu, i cui palazzi estremamente rifiniti e ben conservati erano sfuggiti alla devastazione della mano spagnola, ci hanno convinti della necessità di liberare l’area dalla giungla al fine di portare avanti uno studio architettonico e topografico”. Le difficoltà dei lavori a Machu Picchu “Abbiamo deciso di mappare i luoghi di sepoltura e di fare una raccolta dei reperti ossei. Il nostro compito non è stato facile”. Il sentiero percorso da Bingham era impraticabile dai muli, e i trasportatori indiani non potevano farsi carico di troppi pesi. Per prima cosa si optò per la costruzione di un ponte sul fiume Urubamba, che resistesse alle piogge e alle inondazioni, e consentisse di attraversare le rapide. Se ne occupò Mr Heald. Venne utilizzato del legno duro ricavato da alcune piante presenti sulla riva del torrente e rotoli di corda di manila. Vennero messi al lavoro 10 indiani riluttanti costretti dal governatore della città più vicina. Il ponte venne costruito lungo un passaggio del fiume ampio 80 metri. Il quel punto il fiume si divide in quattro flussi e vennero costruite quattro passerelle di 8, 40, 22 e 15 metri.

 

Alla ricerca di grotte sepolcrali. Mr Heald, che si era occupato della costruzione del ponte, venne mandato in ricognizione alla vetta di “Huayna Picchu “, che non riuscì mai a raggiungere, mentre i lavori a Machu Pichu andavano avanti. “I nostri operai scavavano intensamente ma non riuscirono a trovare tesori sotto il tempio. In alcuni punti arrivarono alla profondità di 8-9 metri, ma il lavoro si concluse solo con una grande delusione. C’erano molte crepe e buchi tra i massi sotto il pavimento, ma neanche un osso o coccio. Anche gli scavi nel tempio delle Tre Finestre non portarono a nulla, ma scavando sulla terrazza sotto le tre finestre trovammo una grande quantità di frammenti ceramici decorati. La maggior parte erano a 2-4 metri sotto la superficie”. “Alla fine di una settimana di lavoro duro e continuativo non eravamo riusciti a trovare neanche un cranio, una grotta sepolcrale, né eventuali pezzi di bronzo o vasi degni di nota. Alla fine, dopo due giorni di lavori senza successo, abbiamo deciso di offrire un premio di un sol (50 centesimi oro) a tutti gli operai che avessero potuto indicare una caverna dove poter trovare un teschio, e che l’avessero lasciata come l’ avevano trovata, per poter analizzare il cranio e la sua posizione”.

Il giorno successivo tutti gli operai iniziarono presto una caccia febbrile per trovare grotte sepolcrali. Si scavarono la strada attraverso la giungla, uno di loro si squarciò l’alluce con il suo machete, i loro vestiti erano a brandelli ma non trovarono nulla. Ma gli indiani che vivevano nelle vicinanze, che avevano sicuramente già esplorato la zona, risposero prontamente all’offerta della ricompensa e nel giro di una giornata trovarono non una ma otto grotte sepolcrali. Questo fu l’inizio di un percorso positivo che ci portò ad individuare e raccogliere i resti scheletrici degli antichi abitanti di Machu Picchu. Il maggior numero delle tombe erano nelle caverne sotto i grandi massi e sporgenti cornicioni del fianco della montagna. Si partiva con il fotografare la tomba dall’esterno, dopo che la tomba era stata aperta ed il contenuto accuratamente rimosso. In alcuni casi è stato possibile anche fotografare gli interni delle tombe . Il contenuto delle grotte sepolcrali In alcune delle grotte sono stati trovati solo i resti scheletrici più frammentari, in altre solo le ossa più grandi e un teschio o due, mentre altri non contenevano scheletri ma pentole in stato più o meno perfetto di conservazione e occasionalmente, pezzi di bronzo. In questo modo abbiamo potuto raccogliere un gran numero di scheletri umani, ceramiche e altri manufatti di vari materiali, tra cui alcuni degli strumenti probabilmente utilizzati dagli Inca e pre- Inca.

Abbiamo scoperto che i morti venivano seppelliti in posizione seduta, con le ginocchia sollevate. In pochissimi casi i corpi sono stati sepolti ” tombe a forma di bottiglia”. “Mentre eravamo impegnati in questo lavoro i collezionisti erano molto infastiditi dai serpenti velenosi della regione, e molti di questi serpenti sono stati uccisi e conservati nell’alcol”. Le grotte sepolcrali erano collocate in genere sui fianchi della montagna sotto le rovine. Si trovavano in luoghi inaccessibili, coperti dalla fitta giungla tropicale. Il lavoro di esplorazione e scavo era estremamente arduo ed è davvero degno di nota il lavoro che è stato fatto da tutti quelli che si sono messi all’opera per accedere alle grotte e raccogliere il materiale. Cosa ha rivelato l’abbattimento della giungla Anche se gli edifici sono molto ben costruiti, non c’era cemento o malta nella muratura, e non sono stati adottati espedienti per impedire alle radici delle piante tropicali di penetrare nelle pareti. In diversi casi abbiamo trovato giganteschi alberi arroccati sulle punte dei timpani di case piccole e ben costruite. Un ideale luogo di rifugio “Anche se è troppo presto per parlare della Machu Picchu , possiamo dare una breve descrizione delle caratteristiche principali della città. Machu Picchu era essenzialmente una città di rifugio. E’ stata arroccata sulla cima di una montagna nell’angolo più impervio e nella parte più inaccessibile del fiume Urubamba.

Per quanto ne so, non c’è parte delle Ande che è stato meglio difeso dalla natura . C’è un canyon stupendo, dove la roccia principale è di granito e dove i precipizi sono spesso profondi oltre i mille metri. Qui, su un crinale stretto, affiancato da tutti i lati da pendii scoscesi, un popolo altamente civilizzato, artistico, pieno di inventiva, e capace di incredibili sforzi, in qualche momento nel remoto passato ha costruito una città di rifugio . Visto che non disponeva di ferro o di acciaio, ma di strumenti di sola pietra e martelli, la costruzione di Machu Picchu deve aver richiesto il lavoro di molte generazioni e di decenni o secoli di impegno . Dall’altra parte del crinale i costruttori hanno costruito due pareti di difesa. Una di queste va di precipizio in precipizio, utilizzando nel miglior modo possibile la pendenza naturale della collina. In cima alla montagna chiamata Machu Picchu, che domina la valle dalla vetta di uno dei precipizi più stupendi, c’è una stazione di segnale, dalla quale l’arrivo di un nemico sarebbe stato immediatamente comunicato alla città sottostante . All’interno della parete esterna Sono stati costruiti una lunga serie di terrazzamenti agricoli, rivestiti in pietra da pareti di circa 8 metri . Tra queste pareti e la città c’è un ripido fossato asciutto.

 

La città era invulnerabile Sul lato nord , sul crinale sottile che collega la città con Huayna Picchu , forti terrazzi difensivi sono stati posizionati strategicamente in modo da rendere nullo il pericolo di un attacco su questo lato. Le difese della città sono state ulteriormente rafforzate mediante la costruzione di pareti scoscese e alte nei punti i cui i dirupi sarebbero potuti essere praticabili. All’interno della città le case sono molto vicine, ma un vasto sistema di stradine e scalinate scavate nella roccia hanno reso la comunicazione comoda e facile. Entrando in città, forse la prima caratteristica che colpisce è che la grande maggioranza delle case avevano un piano e mezzo di altezza, con timpani contrassegnati da blocchi cilindrici sporgenti fuori dalla casa in modo da suggerire l’idea di estremità delle travi. Le travi di legno sono scomparse, ma esiste ancora l’anello di pietre a cui erano legate. Questi anelli di pietre sono costituiti da una lastra di granito, lunga circa 2 metri e largo 6 pollici,con 2 pollici di spessore. Solitamente c’erano quattro di questi anelli di pietra su ogni pendenza della parete. Una città di scale L’altra caratteristica più evidente di Machu Picchu è la quantità di scale. Dentro la città ve ne sono più di 100 , grandi e piccole. Alcune hanno più di 150 gradini , altre solo 3 o 4 . In alcuni casi ogni gradino è un unico blocco di pietra di 3 o 4 metri di larghezza. In altri casi, l’intera scalinata è stata ricavata da un unico masso di granito. In nessun caso le scale sono state realizzate per ornamento ma solo per favorire lo spostamento. In città sono stati realizzati dei terrazzamenti da coltivare, per poter disporre di prodotti agricoli in caso di assedio. Sembra probabile che uno dei motivi per cui la città era deserta è stato un cambiamento climatico che ha generato scarsità di approvvigionamento idrico. Al momento ci sono solo tre piccole sorgenti sul fianco della montagna e nella stagione secca questi potrebbero a malapena fornire acqua sufficiente per sole 40-50 persone. Le fontane sulla scalinata Siamo stati in grado di rintracciare le principali fontane dalla vicinanza delle sorgenti lungo il fianco di una montagna per una distanza di circa un miglio, attraverso il fossato asciutto su un ponte snello, poi sotto le mura della città , lungo una delle terrazze , e infine il primo di una serie di fontane o vasche , che si trova sulla scalinata principale della città . I clan Forse la conclusione più interessante di un intenso lavoro di scavi è che la città era un tempo divisa in gruppi di clan. Ognuno di questi gruppi aveva un solo ingresso. Nessuna delle porte di case e templi avevano un dispositivo di bloccaggio dall’interno, ma tutti gli ingressi ai gruppi di clan ce l’avevano e lo stesso dispositivo si ritrova nel cancello principale della città . Un clan si distingueva per avere propri giardini privati disposti in modo che l’accesso ad essi fosse possibile solo passando attraverso un piccolo gruppo di case. Un altro clan era caratterizzato dalla raffinatezza della lavorazione di un blocco in pietra. Un altro gruppo si distingue per avere architravi monolitici per le porte . In questo gruppo anche i timpani sono insolitamente ripidi. Quasi tutti i gruppi avevano quello che sembrava essere un centro religioso, costituito da un blocco di granito più o meno intagliato. E’ religioso il miglior esempio di muratura a Machu Picchu .

Questa bella parete era fatta di blocchi appositamente selezionati di granito bianco a bella grana ed è stata costruita da un artista maestro. Nella torre semicircolare collegata a questo bel muro, le pietre sono state intagliate ingegnosamente in modo da seguire una curva che raggiunge una perfezione riscontrata solo nella parete celebre del Tempio del Sole (ora Convento dei Domenicani), in Cuzco. Una delle finestre di questa torre ha diversi piccoli fori nella parte inferiore, dove i serpenti potrebbero aver costruito i loro nidi. Ci sono ancora molti serpenti a Machu Picchu, ci sono anche i serpenti scolpiti in diverse rocce. E’ possibile che in questo muro il sacerdote di questo clan tenesse un paio di serpenti addomesticati e che ha usato le loro uscite da un foro o da un altro come espedienti per raccontare presagi e profetizzare . La cosiddetta piazza sacra è il sito di due delle più belle strutture a Machu Picchu. Uno di questi è il Tempio delle Tre Finestre, una struttura notevole di circa 12 metri di altezza, costruita intorno a tre lati di un rettangolo, lungo circa 30 metri e largo 18 piedi. Il luogo a cui è legato il Sole Sulla cima di una collina splendidamente terrazzata, dietro a questo tempio, c’è una pietra Intihuatana , o meridiana – l’Intihuatana è il ” luogo a cui è legato il sole”. Pietre simili sono stati trovate dai conquistatori spagnoli a Cuzco , Pisac e Ollantaytambo. “Spero in un futuro lontano di preparare una relazione esaustiva di questa meravigliosa città , il cui fascino si può solo vagamente mostrare attraverso queste foto . La meraviglia del cielo blu tropicale, le varie tonalità del verde che rivestono le magnifiche montagne e il fascino misterioso delle rapide ruggenti che scorrono per migliaia di metri non possono essere ritratte e possono difficilmente essere immaginate”. La vista panoramica La splendida vista panoramica di Machu Picchu , che accompagna questo articolo, dà un’idea del grande canoyon dell’Urubamba così come si vede dal Machu Picchu , del sacro Plaza , e Intihuatana Hill , e del City East . Purtroppo , era impossibile scattare una foto che comprendesse anche l’altra metà del Machu Picchu, tra cui la notevole Città Alta , con le sue file di case, ognuna su una terrazza separata , i bei palazzi del Gruppo principessa e la splendida pietra del Gruppo del re. Gli Incas erano senza dubbio amanti di uno splendido scenario. Molte delle loro rovine più importanti si trovano sulle cime di colline e vette da cui si può godere di una vista meravigliosa. Così com’è notevole l’architettura di Machu Picchu , e impressionante la lavorazione della pietra, fatta da un popolo che non aveva acciaio o strumenti di ferro. La foresta La foresta nella regione di Machu Picchu è costituita da legni duri subtropicali, probabilmente di più di 30 specie differenti. Si estende soprattutto nel fondovalle, ma nei pendii in ombra si estende anche a 2.000 metri sopra il fiume. Ma in alto, gli alberi sono di scarsa forma, nodosa e stentata .

Dato l’elevato numero di specie, la qualità del legno varia notevolmente. Molte di queste specie producono legno duro e resistente, altre specie a rapida crescita producono legni di qualità inferiore, fragile e di poco valore. L’importanza della scoperta E ‘ancora troppo presto per poter fare affermazioni precise sull’importanza di questa scoperta, tali valutazioni possono essere fatte solo da archeologi esperti dopo che una relazione completa del lavoro svolto a Machu Picchu possa essere redatta e pubblicata. Questo però , si può dire per quanto riguarda la portata superiore e l’interesse della scoperta di Machu Picchu rispetto alle rovine Inca scoperte in precedenza. Le più importanti rovine Inca finora scoperte sono nella città di Cuzco , la città e la fortezza di Ollantaytambo , Pisac , e sulle isole del Lago Titicaca. Ci sono, oltre a queste, sulla costa un numero di località come Pachacamac Nazca , Ancon , Trujillo e il paese del Gran Chimu , dove l’interesse principale risiede nell’ampio numero di mummie, ceramiche, tessuti e ornamenti metallici, tra cui oro , argento, bronzo , ecc. Tutti questi luoghi, tuttavia , erano noti ai conquistatori spagnoli , e sono state saccheggiati dai cacciatori di tesori dai tempi più antichi. Cuzco, il luogo più importante di tutti , è stato adottato dagli spagnoli come la città più importante dopo Lima. Essi hanno interamente ricostruito la città , utilizzando grande parti delle antiche mura Inca per costruire i propri palazzi e chiese. Anche se la città ha ancora molti resti Inca e conserva un grande fascino per il turista e lo studente di archeologia, è di fatto più una città coloniale spagnola che una città Inca. Lo stesso è in parte vero di Ollantaytambo. Le rovine di Pisac e molti altri nelle vicinanze, di cui non è necessario rendere conto in questa sede , sono state ripetutamente state saccheggiate dai cacciatori di tesori.

 
 
 

Peru Matchu Pichu

Post n°970 pubblicato il 10 Marzo 2018 da giorgino41

erù shock, una misteriosa spaccatura nel terreno rischia di far sprofondare Machu Picchu

Davvero un disastro quello che sta accadendo in Peru, vicino al famosissimo sito archeologico Inca del Machu Picchu, sulle Ande peruviane, si è creata una spaccatura. Un vero e proprio disastro idrogeologico, che ha messo in pericolo la sopravvivenza del sito stesso e 90 famiglie che vivono nelle campagne di un piccolo paese limitrofo, nel distretto di Ilusco, a sua volta situato nella regione di Cusco, ad altissimo tasso turistico – vi si recando milioni di visitatori l’anno -. Perchè tutto ciò? A causa del cambiamento climatico di cui si parla molto in questi anni, di devastanti alluvioni e del disboscamento al fine di creare aree coltivabili.

Secondo i media locali, già 37 case sono cadute mentre la provincia di Chumbivilcas affonda. Finora il centro sanitario del settore è crollato. Si contano 300 metri di strada distrutta. Per gli specialisti la faglia potrebbe arrivare a Tambomachay e persino alla strada Hiram Bingham di Machu Picchu. Inoltre i geologi di Cusco parlano di 53 faglie “dormienti” che in qualsiasi momento potrebbero germogliare dalla terra.

Questo fenomeno non è recente. “Il primo segnale è stato registrato nel 2012”, ha affermato il capo dell’Istituto di protezione civile Gustavo Infantas. Le cause di questo tipo di disastri naturali sono generati dalla presenza di piogge o cambiamenti di temperatura. Per Infantas, quello che è successo è stato quindi causato dall’indebolimento della terra a causa della quantità di pioggia che provoca la rottura del terreno. La profondità all’inizio era di 7 metri, ma dopo altre alluvioni è aumentata fino a 11 metri.

 

Era la mattina del 24 luglio 1911 quando il Professore Hiram Bingham III , un trentacinquenne assistente di storia latino-americana all’Università di Yale , si trovò davanti alle incredibili rovine del sito incas di Machu Pichu. In un paesaggio straordinario, circondato da montagne dalle cime innevate, da strapiombi di granito e dalla fitta vegetazione della giungla, l’altopiano del Machu Picchu racchiudeva il più importante tesoro storico di tutta l’America Latina. Il Prof. Bingham si trovava in Perù per condurre un importante studio a Vitcos, nella regione di Cuzco, quando decise di indagare sull’esistenza di possibili altri siti. Partì una mattina di aprile dal suo campo di spedizione sul fiume Urubamba con due compagni peruviani, tra cui una guardia messa a disposizione dal Governo, per cercare le rovine su un crinale torreggiante noto come Machu Picchu (“vecchia montagna ” in lingua Inca).

Lungo la scalata verso le montagne, attraverso la giungla peruviana, i tre uomini attraversarono una natura quasi incontaminata, dove si percepivano ogni tanto le tracce di una precedente civilizzazione. Dopo sei giorni di cammino, arrivati ad un’altitudine di circa 550 metri, i tre incontrarono due contadini che si erano trasferiti sulla montagna per tenersi lontani dagli esattori delle tasse. Gli uomini assicurarono ad un sempre più scettico Bingham che le rovine si trovavano a portata di mano e inviarono un giovane ragazzo per indicare loro la strada. “Ci siamo accampati a pochi metri dalla capanna di uno di loro, fatta di canne e di paglia. Non passò molto tempo da quando lui si avvicinò e ci chiese perché fossimo lì. Era un indiano dal livello un po’ più alto rispetto alla media , ma troppo appassionato di “acqua di fuoco “. La sua attività consisteva nella vendita di foraggio per viaggiatori di passaggio e di tanto in tanto forniva loro dell’alcol. Disse che in cima ai magnifici dirupi nelle vicinanze c’erano alcuni ruderi in un luogo chiamato Machu Picchu , e che c’erano altri ancora più inaccessibili a Huayna Picchu , su un picco non lontano dal nostro campo. Si offrì di mostrarmi le rovine, che una volta aveva visitato, se gli avessi offerto un compenso per i suoi servizi. Mi propose 50 centesimi al giorno. Non era un prezzo irragionevole, seppure costituisse due volte e mezzo il suo guadagno giornaliero” “Lasciammo il campo subito dopo colazione e mi unii alla guida (… ).

Arrivammo ad un piccolo ponte traballante fatto di quattro tronchi legati insieme da viti e corde, che passava a pochi centimetri dalle rapide ruggenti. Affrontammo quindi una dura salita, prima più mite, attraverso la giungla, poi molto più ripida, a precipizio verso la montagna. Verso mezzogiorno raggiungemmo una piccola capanna d’erba, dove una famiglia indiana ci accolse con zucche piene di acqua fresca deliziosa e patate dolci bollite. Oltre ad un’altra capanna nelle vicinanze e un paio di terrazze in pietra di fronte, ci sembrava che ci fosse poco in termini di rovine, e cominciai a pensare che il mio tempo fosse sprecato. Tuttavia, la vista era magnifica, l’acqua era deliziosa, e l’ombra della capanna più gradevole. Così ci siamo riposati un po’ per poi dirigerci verso la vetta della montagna. Intorno a noi, su tutti i lati eravamo circondati dalle vette del canyon Urubamba, mentre 2.000 piedi sotto di noi le acque impetuose del fiume roboante circondavano tre lati del crinale in cima al quale andavamo a caccia di rovine”. Quando finalmente Bingham raggiunse il sito rimase a bocca aperta dallo stupore per la scena che gli si presentò davanti. Un impenetrabile e fitto groviglio di sottobosco era un labirinto di terrazze e mura, una città fantasma Inca che era rimasta nascosta al mondo esterno per quasi 400 anni . “Sembrava un sogno incredibile “, più tardi scrisse ” Che cosa potrebbe essere questo posto?

 

 
 
 

Cinque modi originali per riciclare il vostro vecchio tablet

Post n°969 pubblicato il 30 Gennaio 2017 da giorgino41

Avete un vecchio tablet? O siete pronti per cambiarlo ma non volete separarvene? Ecco qualche idea per riutilizzarlo in cinque modi simpatici

Venderlo non è l’unica alternativa

 

Chi l'ha detto che l'unica alternativa per un tablet datato sia di provare a venderlo, regalarlo o buttarlo? Esistono semplici idee di regalargli una "seconda vita" riutilizzandolo e trasformandolo in qualcosa di assolutamente originale che non avreste mai pensato.

Come riutilizzare un vecchio tablet

 

Avete un tablet che non usate più e che tenete in un cassetto? Forse vi siete, persino, dimenticati di averlo. È arrivato il momento per trovargli qualcosa di utile da fare. Vi proponiamo cinque idee per farlo tornare in azione. Che ne dire, per esempio, di usarlo come una telecamera di sicurezza? Oppure come una fonte inesauribile di manicaretti sempre a portata di mano in cucina? O ancora nominarlo fotografo ufficiale di evento come feste, compleanni o testimone affidabile di momenti speciali della vostra vita? Lo sapere, infine che, con applicazioni ad hoc, può diventare un telecomando o un monitor supplementare?

Telecamera di sicurezza

 

La qualità della fotocamera non è mai stato un punto di forza dei tablet, soprattutto dei modelli di qualche anno fa. I video sono, solitamente tendono a essere "granulosi" e, spesso, fuori fuoco. Sono qualità importanti quando l'obiettivo è scattare foto, o selfie, oppure girare video di buona qualità, non è fondamentale per un sistema di sicurezza a costo zero. Vi abbiamo già spiegato come trasformare uno smartphone in una telecamera di sicurezza. Ebbene, il procedimento per il tablet è in sostanza lo stesso. Bisogna, in estrema sintesi, bisogna scaricare l'applicazione e installare Manything (per iOS o per Android) sul tablet e seguire le istruzioni che man mano il programma vi propone. L'ultima operazione è scegliere il posto giusto in cui collocare il vostro tablet per sorvegliare il luogo per voi più strategico.

Cosa si mangia oggi?

 

C'è una moltitudine di app che è stata sviluppata apposta per aiutarvi a cucinare, ogni giorno, qualcosa di diverso e delizioso. Perché allora non installarle sul vostro vecchio tablet e tenerlo in cucina? È una soluzione semplice ed economica che potrebbe funzionare, con un po' di fantasia, anche in altre stanze della casa come trasformarlo, per esempio, in una sorta di TV o radio da tenere nel bagno. È solo un'idea tra le tante.

Una cabina fotografica

 

Chi vive una casa piuttosto grande potrebbe organizzare una parte della stanza - magari addobbandola per le varie occasione - come un'area adibita e già pronta a scattare foto o girare video per immortalare ricordi importanti come feste, compleanni, o avvenimenti speciali da condividere, poi, con tutti i partecipanti e/o con i vostri amici sui social network. L'unico componente che conviene acquistare è un piedistallo per scattare foto, o girare video, senza preoccuparsi che vengano mossi.

Telecomando universale

 

Altra idea per trasformare il vostro vecchio tablet in qualcosa di utile è usarlo in un telecomando universale. È possibile anche con uno smartphone, ma perché sovraccaricarlo di "impegni" quando avete una "tavoletta" che non aspetta altro che rendersi utile? È possibile configurarlo per controllare spaparanzati sul divano il vostro Chromecast o l'Apple TV, o molti altro smart device sparsi per la casa. Molti tablet, anche di vecchia generazione sono dotati di una connessione a infrarossi (lo stesso tipo di sensore presente in un normale telecomando). Se così non fosse basta scaricare qualche applicazione ad hoc dall'Apple Store o Google Play.

Display extra

 

E che ne dite, infine, di usare il tablet come schermo supplementare. È molto semplice perché esiste un’applicazione che fa questo per mestiere: iDisplay disponibile per iPad or tablet Android. È una soluzione a pagamento ma funziona alla grande. Basta disporre di una connessione Wi-Fi in modo per farla funzionare, ma è più sicuramente più conveniente che comprare un nuovo monitor. Non trovate?

 

 
 
 

Wts up i consigli

Post n°968 pubblicato il 25 Gennaio 2017 da giorgino41

http://tecnologia.libero.it/migliori-trucchi-consigli-whatsapp-6405?ref=libero#viewall

 

 
 
 

rovare app che consumano batteria su Android con Wakelock Detector

Post n°967 pubblicato il 15 Gennaio 2017 da giorgino41

Come fare quindi per trovare le app che consumano batteria su Android? Un aiuto ci viene proprio da un’applicazione: Wakelock Detector. È gratuita, intuitiva da utilizzare e si scarica sul Google Play Store. Una volta installata bisogna caricare lo smartphone e aspettare circa due ore prima di poterla utilizzare. L’attesa serve per dare il tempo a Wakelock Detector di aggiornare le statistiche. Avviando l’applicazione nella schermata principale troveremo la lista delle app ordinate per la quantità di batteria che consumano.

La ricerca può anche essere filtrata sulla base di vari parametri tra cui le applicazioni che utilizzano lo schermo acceso, quelle che usano più CPU o quelle che impiegano più wakelock. Oppure si può impostare che la lista segua un ordine alfabetico o che riporti solo i processi in uso in quel momento. Inoltre, per ogni app in elenco, si può vedere un dettaglio e visualizzare quale dei servizi offerti dall’applicazione stessa consuma più batteria. L’unico limite di Wakelock Detector è che richiede il root su Android Kitkat.

 
 
 
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