Successivamente si venne a conoscenza che Bingham non era stato il primo a scoprire Machu Picchu ma la scoprirono un fittavolo peruviano ed un certo Augusto Berns, avventuriero e trafficante tedesco, che visitarono per primi la città perduta nel 1867 ed iniziarono a depredarne le ricchezze col benestare del governo peruviano. E inoltre avevano iscritto il loro nome sulle mura quasi un decennio prima, ma Bingham fu il primo ad avviare uno studio scientifico del sito. Realizzata con il sostegno finanziario dell’Università di Yale e della National Geographic Society, la relazione preliminare del Prof. Bingham riguardo al lavoro svolto nel 1912, rappresenta uno dei più notevoli storie di esplorazione in Sud America negli ultimi. Durante la sua spedizione, Bingham liberò il sito archeologico dalla vegetazione, mappò e fotografò le rovine e spedì migliaia di manufatti per il Museo di Storia naturale di Yale. Quando si diffuse la notizia della “città perduta “, gli studiosi cercarono di decifrare la natura del sito. Si trattava di una fortezza? Un sito cerimoniale? Per molti decenni nessuno lo seppe.Un passo avanti venne fatto nel 1980 quando gli storici trovarono un documento datato 1568, meno di 40 anni dopo la conquista spagnola del Perù. I discendenti del sovrano Pachacutec Inca Yupanqui, in un una petizione alla corte spagnola, dichiaravano che il loro antenato reale aveva terreni di proprietà in un luogo chiamato Picchu , molto vicino a dove Machu Picchu si trova ai giorni nostri. Successivi studi di architettura del sito e manufatti – da vasi semplici utilizzati dai servi a specchi di bronzo adatti per una regina – suggeriscono che Pachacutec visse tra gli agi in questo rifugio di montagna , con cene servite su piatti d’argento , vasche in bagni privati in pietra e momenti di relax in deliziosi giardini di orchidee profumate. Negli ultimi anni il destino dei manufatti che Bingham aveva raccolto durante le sue tre spedizioni divennero la fonte di una disputa amara tra il governo peruviano e l’Università di Yale. Nell’autunno 2010, all’avvicinarsi del centenario della scoperta, Yale si arrese e annunciò che tutti i manufatti sarebbero tornati in Perù .Ancora ai giorni nostri, questa icona del mondo Inca attrae numerosi visitatori da tutto il mondo. Ogni giorno, circa 2.000 persone rimangono estasiate davanti allo spettacolo che ha fatto esclamare a Bingham: “Mi toglie letteralmente il respiro.” Di seguito riportiamo alcuni spezzoni e sintesi del famoso articolo del Prof. Bingham. L’antica tradizione Inca Alcuni dei primi cronisti spagnoli raccontano che migliaia di anni fa viveva negli altopiani del Perù un popolo megalitico che ha sviluppato una civiltà straordinaria e ha realizzato strutture ciclopiche come le fortezze di Sacsahuaman e Ollantaytambo. Attaccati da orde barbariche provenienti dal sud, probabilmente dalle pampas argentine, questo popolo è stato sconfitto e si è rifugiato in uno di canyon più inaccessibili delle Ande, protetti da una natura inespugnabile. I loro discendenti hanno vissuto qui per diversi secoli, in una città chiamata Tampu Tocco. Tempo dopo, per riacquistare la loro forza militare e per evitare il sovraffollamento della vallata, che si era eccessivamente popolata, gli abitanti del luogo lasciarono Tampu Tocco e, sotto la guida di tre fratelli, e cominciarono a popolare la zona Cuzco, stabilendo un regno Inca che da lì partì alla conquiste di terre lontane come il Cile e l’Ecuador. Quando arrivarono i primi conquistadores spagnoli, l’impero Inca aveva raggiunto il suo culmine. Gli spagnoli raccontarono che Tampu Tocco era in un luogo chiamato Pacaritampu , un piccolo villaggio a un giorno di viaggio da Cuzco, in direzione sud ovest, nella valle di Apurimac. “Tampu” significa taverna, o “un luogo di dimora temporanea, mentre ” tocco” significa finestra. La storia è chiaramente collegata ad un posto di finestre , preferibilmente tre finestre, da cui i tre fratelli, i capi delle tre tribù o clan, iniziarono la campagna che ha fondato l’impero Inca .“Per quanto ho potuto scoprire, alcuni viaggiatori non hanno mai preso la briga di visitare Pacaritampu e nessuno sapeva se ci fossero edifici con finestre o grotte, nei dintorni . Era parte del nostro piano poterlo scoprire, e il dottor Eaton andò in ricognizione a Pacaritampu, dove trovò un piccolo rudere, una sorta di casa o taverna, piacevolmente situata nella valle del Apurimac, ma non naturalmente difeso dalla natura e non distinto da finestre. In realtà , non ci sono né finestre né grotte nelle vicinanze, e la topografia generale non si presta ad un collegamento razionale con la tradizione per quanto riguarda Tampu Tocco. La presenza a Machu Picchu di tre grandi finestre in una delle strutture più cospicue e meglio costruite mi ha portato a chiedermi se fosse possibile che gli Inca avessero volutamente ingannato gli spagnoli nel porre Tampu Tocco a sud ovest di Cuzco, quando si trovava effettivamente nord di Cuzco, a Machu Picchu . Gli Incas sapevano che Machu Picchu, nella parte più inaccessibile delle Ande era abilmente nascosto dalla giungla tropicale sulla cima di giganteschi precipizi, che gli spagnoli non sarebbero stati in grado di trovare a meno di non farsi aiutare da una guida locale. Era interesse degli Inca nascondere il segreto della posizione attuale di Tampu Tocco, un luogo che loro tradizioni devono aver portato loro a venerare. L’interesse per la questione storica delle “tre finestre” e la meraviglia del sito di Machu Picchu, i cui palazzi estremamente rifiniti e ben conservati erano sfuggiti alla devastazione della mano spagnola, ci hanno convinti della necessità di liberare l’area dalla giungla al fine di portare avanti uno studio architettonico e topografico”. Le difficoltà dei lavori a Machu Picchu “Abbiamo deciso di mappare i luoghi di sepoltura e di fare una raccolta dei reperti ossei. Il nostro compito non è stato facile”. Il sentiero percorso da Bingham era impraticabile dai muli, e i trasportatori indiani non potevano farsi carico di troppi pesi. Per prima cosa si optò per la costruzione di un ponte sul fiume Urubamba, che resistesse alle piogge e alle inondazioni, e consentisse di attraversare le rapide. Se ne occupò Mr Heald. Venne utilizzato del legno duro ricavato da alcune piante presenti sulla riva del torrente e rotoli di corda di manila. Vennero messi al lavoro 10 indiani riluttanti costretti dal governatore della città più vicina. Il ponte venne costruito lungo un passaggio del fiume ampio 80 metri. Il quel punto il fiume si divide in quattro flussi e vennero costruite quattro passerelle di 8, 40, 22 e 15 metri.
Matchu pictch
Successivamente si venne a conoscenza che Bingham non era stato il primo a scoprire Machu Picchu ma la scoprirono un fittavolo peruviano ed un certo Augusto Berns, avventuriero e trafficante tedesco, che visitarono per primi la città perduta nel 1867 ed iniziarono a depredarne le ricchezze col benestare del governo peruviano. E inoltre avevano iscritto il loro nome sulle mura quasi un decennio prima, ma Bingham fu il primo ad avviare uno studio scientifico del sito. Realizzata con il sostegno finanziario dell’Università di Yale e della National Geographic Society, la relazione preliminare del Prof. Bingham riguardo al lavoro svolto nel 1912, rappresenta uno dei più notevoli storie di esplorazione in Sud America negli ultimi. Durante la sua spedizione, Bingham liberò il sito archeologico dalla vegetazione, mappò e fotografò le rovine e spedì migliaia di manufatti per il Museo di Storia naturale di Yale. Quando si diffuse la notizia della “città perduta “, gli studiosi cercarono di decifrare la natura del sito. Si trattava di una fortezza? Un sito cerimoniale? Per molti decenni nessuno lo seppe.Un passo avanti venne fatto nel 1980 quando gli storici trovarono un documento datato 1568, meno di 40 anni dopo la conquista spagnola del Perù. I discendenti del sovrano Pachacutec Inca Yupanqui, in un una petizione alla corte spagnola, dichiaravano che il loro antenato reale aveva terreni di proprietà in un luogo chiamato Picchu , molto vicino a dove Machu Picchu si trova ai giorni nostri. Successivi studi di architettura del sito e manufatti – da vasi semplici utilizzati dai servi a specchi di bronzo adatti per una regina – suggeriscono che Pachacutec visse tra gli agi in questo rifugio di montagna , con cene servite su piatti d’argento , vasche in bagni privati in pietra e momenti di relax in deliziosi giardini di orchidee profumate. Negli ultimi anni il destino dei manufatti che Bingham aveva raccolto durante le sue tre spedizioni divennero la fonte di una disputa amara tra il governo peruviano e l’Università di Yale. Nell’autunno 2010, all’avvicinarsi del centenario della scoperta, Yale si arrese e annunciò che tutti i manufatti sarebbero tornati in Perù .Ancora ai giorni nostri, questa icona del mondo Inca attrae numerosi visitatori da tutto il mondo. Ogni giorno, circa 2.000 persone rimangono estasiate davanti allo spettacolo che ha fatto esclamare a Bingham: “Mi toglie letteralmente il respiro.” Di seguito riportiamo alcuni spezzoni e sintesi del famoso articolo del Prof. Bingham. L’antica tradizione Inca Alcuni dei primi cronisti spagnoli raccontano che migliaia di anni fa viveva negli altopiani del Perù un popolo megalitico che ha sviluppato una civiltà straordinaria e ha realizzato strutture ciclopiche come le fortezze di Sacsahuaman e Ollantaytambo. Attaccati da orde barbariche provenienti dal sud, probabilmente dalle pampas argentine, questo popolo è stato sconfitto e si è rifugiato in uno di canyon più inaccessibili delle Ande, protetti da una natura inespugnabile. I loro discendenti hanno vissuto qui per diversi secoli, in una città chiamata Tampu Tocco. Tempo dopo, per riacquistare la loro forza militare e per evitare il sovraffollamento della vallata, che si era eccessivamente popolata, gli abitanti del luogo lasciarono Tampu Tocco e, sotto la guida di tre fratelli, e cominciarono a popolare la zona Cuzco, stabilendo un regno Inca che da lì partì alla conquiste di terre lontane come il Cile e l’Ecuador. Quando arrivarono i primi conquistadores spagnoli, l’impero Inca aveva raggiunto il suo culmine. Gli spagnoli raccontarono che Tampu Tocco era in un luogo chiamato Pacaritampu , un piccolo villaggio a un giorno di viaggio da Cuzco, in direzione sud ovest, nella valle di Apurimac. “Tampu” significa taverna, o “un luogo di dimora temporanea, mentre ” tocco” significa finestra. La storia è chiaramente collegata ad un posto di finestre , preferibilmente tre finestre, da cui i tre fratelli, i capi delle tre tribù o clan, iniziarono la campagna che ha fondato l’impero Inca .“Per quanto ho potuto scoprire, alcuni viaggiatori non hanno mai preso la briga di visitare Pacaritampu e nessuno sapeva se ci fossero edifici con finestre o grotte, nei dintorni . Era parte del nostro piano poterlo scoprire, e il dottor Eaton andò in ricognizione a Pacaritampu, dove trovò un piccolo rudere, una sorta di casa o taverna, piacevolmente situata nella valle del Apurimac, ma non naturalmente difeso dalla natura e non distinto da finestre. In realtà , non ci sono né finestre né grotte nelle vicinanze, e la topografia generale non si presta ad un collegamento razionale con la tradizione per quanto riguarda Tampu Tocco. La presenza a Machu Picchu di tre grandi finestre in una delle strutture più cospicue e meglio costruite mi ha portato a chiedermi se fosse possibile che gli Inca avessero volutamente ingannato gli spagnoli nel porre Tampu Tocco a sud ovest di Cuzco, quando si trovava effettivamente nord di Cuzco, a Machu Picchu . Gli Incas sapevano che Machu Picchu, nella parte più inaccessibile delle Ande era abilmente nascosto dalla giungla tropicale sulla cima di giganteschi precipizi, che gli spagnoli non sarebbero stati in grado di trovare a meno di non farsi aiutare da una guida locale. Era interesse degli Inca nascondere il segreto della posizione attuale di Tampu Tocco, un luogo che loro tradizioni devono aver portato loro a venerare. L’interesse per la questione storica delle “tre finestre” e la meraviglia del sito di Machu Picchu, i cui palazzi estremamente rifiniti e ben conservati erano sfuggiti alla devastazione della mano spagnola, ci hanno convinti della necessità di liberare l’area dalla giungla al fine di portare avanti uno studio architettonico e topografico”. Le difficoltà dei lavori a Machu Picchu “Abbiamo deciso di mappare i luoghi di sepoltura e di fare una raccolta dei reperti ossei. Il nostro compito non è stato facile”. Il sentiero percorso da Bingham era impraticabile dai muli, e i trasportatori indiani non potevano farsi carico di troppi pesi. Per prima cosa si optò per la costruzione di un ponte sul fiume Urubamba, che resistesse alle piogge e alle inondazioni, e consentisse di attraversare le rapide. Se ne occupò Mr Heald. Venne utilizzato del legno duro ricavato da alcune piante presenti sulla riva del torrente e rotoli di corda di manila. Vennero messi al lavoro 10 indiani riluttanti costretti dal governatore della città più vicina. Il ponte venne costruito lungo un passaggio del fiume ampio 80 metri. Il quel punto il fiume si divide in quattro flussi e vennero costruite quattro passerelle di 8, 40, 22 e 15 metri.